Perdonaci Signore
 
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Meditazioni

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2015 18:02
23/02/2015 17:56

30. Io sono la vera vite

 

La discesa non avviene in silenzio. Gesù desidera moltissimo lasciare gli ultimi ricordi ai suoi Apostoli, ed essi desiderano ascoltarli. Al chiaro di luna Egli vede i vigneti piantati sui clivi rocciosi del monte e coglie l'occasione per dire: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vi­gnaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Ri­manete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo rac­colgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli".

 

Considera. Gesù si definisce vera vite e dice che i suoi discepoli sono i tralci. Rifletti: solo da Gesù puoi avere il buon succo della grazia e il vero cibo per l'anima tua.

31. Questo è il mio comandamento

 

Un amore infinito trabocca dall'anima di Ge­sù. Ispirato da questo amore Egli continua a parlare: "Come il Padre ha amato me, così an­ch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i coman­damenti del Padre mio e rimango nel suo amo­re. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amo­re più grande di questo: dare la vita per i pro­pri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, per­ché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri".

 

Considera. L'amore fraterno è quel progetto che Ge­sù chiama particolarmente suo. Se vuoi essere un autentico discepolo del Signore, sforzati di osservare la carità come insegna il Vangelo.

32. Il mondo vi odia

 

Gli Apostoli, e tutti i seguaci di Gesù, saran­no bersagliati dall'odio del mondo. Il Divin Maestro lo dipinge chiaramente in anticipo, e premunisce i credenti contro i suoi assalti per­ché lo possano vincere, per quanto sia tremen­do e devastante: "Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricor­datevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno persegui­tato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non aves­si fatto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Pa­dre mio. Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza ra­gione. Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che pro­cede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, per­ché siete stati con me fin dal principio".

 

Considera. Chi ama Gesù odia il mondo e chi ama il mondo odia Gesù. Esàminati bene per conoscere da quale affetto sei dominato.

33. Le persecuzioni

 

L'odio dei nemici di Gesù non si esauriva nell'intimo del loro cuore, non si manifestava soltanto con parole di minaccia; doveva invece produrre una persecuzione crudele, violenta, sanguinosa, prima contro lo stesso Signore e poi contro tutti coloro che seguivano la via da Lui tracciata. Gesù prosegue, avvertendo i suoi discepoli anche di queste persecuzioni: "Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scan­dalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; an­zi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà cre­derà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, per­ché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato. Non ve le ho dette da principio, per­ché ero con voi. Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Do­ve vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora vi di­co la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli con­vincerà il mondo quanto al peccato, alla giusti­zia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, per­ché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato".

 

Considera. Le persecuzioni sono il distintivo dei se­guaci di Gesù Cristo. Sei preparato ad esse? Come ti comporti quando devi soffrire qualcosa nel nome di Cristo?

 

34. Io vado al Padre

 

" 'Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non par­lerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Ancora un poco e non mi vedrete; un po' anco­ra e mi vedrete'. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: 'Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' an­cora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Pa­dre?'. Dicevano perciò: 'Che cos'è mai questo un poco di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire'. Gesù capì che volevano interro­garlo e disse loro: 'Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi ve­drete e un po' ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla lu­ce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia' ".

 

Considera. Gesù se ne va al Padre, ma promette lo Spirito Santo, che consolerà gli Apostoli nelle loro sofferenze. Invoca spesso il Divino Spirito se vuoi avere sollievo nelle prove.

35. Io ho vinto il mondo

 

" 'In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho detto in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in simi­litudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi; il Pa­dre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. So­no uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre'. Gli dicono i suoi discepoli: 'Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio'.'Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è già ve­nuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto pro­prio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, per­ché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose, perché abbiate pace in me. Voi avrete tribola­zioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!' ".

 

Considera. Gesù vince il mondo con la sua Passione. Se vuoi essere vittorioso nei pericoli, medita sulle sofferenze del Redentore.

36. Padre, glorifica il Figlio tuo

 

Gesù, camminando con gli undici verso il Getsemani, arriva nella valle del Cedron, si ferma in riva al torrente e rivolge al Padre una preghiera che racchiude tutta la profondità del suo sacrificio. Continua infatti il testo sacro: "Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: 'Padre, è giunta l'ora: glorifica il Fi­glio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico ve­ro Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato' ".

 

Considera. Gesù domanda al Padre quella glorifica­zione che gli è dovuta. Anche tu glorificalo con una vita corrispondente ai suoi insegnamenti.

 

37. Padre, custodisci coloro che mi hai dato

 

Gesù continua la sua preghiera con lo stesso impeto di affetti e con nuovi e sublimi pensieri: "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sarò più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono an­cora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la mia parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tol­ga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Es­si non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità".

 

Considera. Gesù affida la custodia dei suoi discepoli al Padre. Impara a vivere sempre abbandonato nelle mani del Padre Celeste, e a fidarti pienamente di lui.

 

38. Padre, tutti siamo una sola cosa

 

"Come tu mi hai mandato nel mondo, an­ch'io li ho mandati nel mondo; per loro io con­sacro me stesso, perché siano anch'essi consa­crati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola cre­deranno in me; perché tutti siano una sola co­sa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sap­pia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché con­templino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi san­no che tu mi hai mandato. E io ho fatto cono­scere il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro".

 

Considera. Gesù domanda che i discepoli siano una cosa sola con lui e con il Padre. Ecco quello che devi domandare più insistentemente nelle tue preghiere: l'unione del tuo spirito con Dio.

 

V - GETSEMANI

39. Passaggio del Cedron

Sembrava che Gesù non volesse più smette­re di parlare, tanto il suo cuore traboccava di affetto per i discepoli, che tra poche ore sareb­bero stati sottoposti a durissima prova. Ma il tempo scorreva e i nemici non dormivano. Non conveniva farsi prendere alla sprovvista, ciò non si addiceva alla sapienza divina. Gesù si rimise in cammino con i suoi discepoli e sul ponte di pietra passò il torrente Cedron, di­rigendosi verso l'orto del Getsemani, dove era solito ritirarsi da solo o con i discepoli, per pregare e trascorrere la notte. Il sentiero che dalla valle del torrente sale al Getsemani è scavato nella roccia; lascia da una parte la tomba di Assalonne, sempre in­gombra di sassi gettati dai passanti in segno di disprezzo; poi si allunga tra due muriccioli di pietre a secco. Gesù percorre questo sentiero, ma non sembra più lui. Ha cambiato aspetto, è taciturno, meditabondo, mesto, precede di alcuni passi gli Apostoli. Questi, colpiti dal mutamento di Gesù, cominciano a temere che qualche cosa di molto doloroso stia per verifi­carsi. Il loro timore è più che fondato e diverrà presto una terribile realtà.

Considera. Attraverso il Cedron, Gesù calca quel sentiero che lo conduce al luogo dei dolori e della mortale agonia. Impara a superare le difficoltà che incontri sulle strade della vita, per fare la volontà di Dio.

40. Nell'orto degli ulivi

 

Verso le ore 22 Gesù giunse al cancello dell'orto, lo spinse e vi entrò. Non volle che tutti assistessero da vicino alla sua ultima pre­ghiera e alla sua mortale agonia. Solo quelli che lo avevano contemplato glorioso sul Tabor sarebbero stati ammessi a contemplarlo abbat­tuto dal dolore nel Getsemani. Le intense gioie e gli intensi dolori divini non sono confacenti a tutte le anime, ma solo a coloro che Dio pre­dilige. Il Salvatore si fermò all'inizio dell'orto e si ri­volse ad otto dei suoi discepoli, dicendo: "Se­detevi qui, mentre io vado là a pregare". Presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, che erano stati testimoni della trasfigurazione sul Tabor, si allontanò con loro. Gli altri otto, lon­tani dagli sguardi del Maestro, dimenticarono presto le sue raccomandazioni. Stanchi del cammino, affranti per le forti e differenti emo­zioni provate in quella memorabile giornata e per l'ora tarda, vinti dalla sonnolenza, si ritira­rono in un vicino casolare, dove altre volte avevano pernottato. Cominciava a crearsi at­torno a Gesù quell'isolamento che si sarebbe concluso con il totale abbandono da parte dei discepoli, come Egli stesso aveva predetto.

ConsideraPer fare orazione, Gesù entra nell'orto del Getsemani, luogo di solitudine e di silenzio. Im­para a separarti, almeno spiritualmente, dai rumori del mondo, se vuoi parlare con Dio.

41. La mia anima è triste fino alla morte

 

Gesù s'inoltra nel Getsemani, precedendo di alcuni passi i tre Apostoli, in silenzio e col vol­to segnato dal dolore. Egli si ferma presso un masso a fior di terra e con profonda mesti­zia si rivolge ai tre amici: "La mia anima è tri­ste fino alla morte; restate qui e vegliate con me". A queste parole i tre rimasero certamente ad­dolorati, perché non avevano mai udito simili espressioni dalla bocca del Maestro e non l'a­vevano mai visto così prostrato. Tuttavia non osarono chiedergli il motivo e, obbedienti, si fermarono nel posto indicato. Avrebbero voluto vegliare, praticando l'esortazione di Gesù, ma la carne era inferma, anche se lo spirito era pronto. Cedettero al sonno e alla stanchezza dove si erano fermati. Gesù si allontana dagli Apostoli quanto un tiro di sasso, una cinquan­tina di passi, e, oppresso da una tristezza mor­tale, entra in una grotta per iniziare la sua dolorosa orazione. L'isolamento è completo, perché nessuno gli tiene compagnia come avrebbe desiderato; può ripetere con Giobbe: "I miei fratelli mi hanno deluso come un tor­rente, sono dileguati come i torrenti delle val­li". E con Isaia: "Nel tino ho pigiato da so­lo e del mio popolo nessuno era con me".

 

Considera. Iniziando l'orazione Gesù prova un fasti­dioso disgusto, eppure continua a pregare con insi­stenza. Apprendi a non lasciarti sopraffare dalle dif­ficoltà che vorrebbero impedirti di pregare.

42. La grotta dell'orazione

La grotta dove si ritira Gesù è abbastanza ampia, illuminata appena da uno spiraglio di luce filtrante dalla volta molto alta, che pog­gia su colonne naturali. Sembra un tempio a più navate. Non è la prima volta che il Signore vi entra. Spesso gli Apostoli l'avevano visto penetrare in quell'antro per effondere il suo cuore nella preghiera, durante la notte, prima di concedersi un po' di sonno. In questo mo­mento vi accede per innalzare la sua ultima do­lorosa orazione, a cui seguirà non il riposo, sia pure sulla nuda pietra, ma il tradimento, lo strazio, la morte. È importante vedere come prega. Arrivato quasi in fondo alla grotta, s'in­ginocchia, si prostra con la fronte a terra, e incomincia a implorare il suo Divin Pa­dre con forti gemiti erompenti dal cuore, con abbondanti lacrime, con un brivido per tutta la persona e con un sudor di sangue che scorre fino a terra. Questa è la vera immagine di Gesù orante e agonizzante nell'orto, anche se alcuni fenome­ni appena accennati non si sono manifestati subito, ma nel corso della preghiera. La parti­colare situazione del Salvatore dovrebbe com­muovere ogni cuore.

Considera. Gesù, pregando, assume il più umile e commovente atteggiamento. Impara con quale rive­renza ed umiltà devi presentarti al cospetto di Dio per invocare le grazie che sono necessarie alla tua salvezza.

 

43. Il calice delle umane malvagità

 

La preghiera di Gesù è delle più commoven­ti: "Padre mio, se è possibile, passi da me que­sto calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!". "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu!". Egli parla delle umane iniquità, che ora gli stanno tutte innanzi, lo circondano da ogni parte, e minacciano come impetuoso torrente di sommergerlo. Ha voluto sostituirsi al­l'uomo peccatore, prendendo su di sé tutti i peccati e rendendosi responsabile davanti a Dio. Ora prova tutta la pena di questa volonta­ria sostituzione. La sofferenza è lacerante, per­ché tra lui e il peccato non vi può essere che una ripugnanza invincibile, necessaria, infini­ta; eppure la deve subire, perché così ha deciso per la salvezza dell'umanità. In quell'istante discerne senza confusione, con estrema chiarezza, "tutte le specie di pec­cati per i quali doveva soffrire: i peccati dei re e quelli dei poveri; i peccati dei preti e quelli dei laici"; i peccati di tradimento, di perfi­dia, di impurità, di sacrilegio, d'imprecazione, di bestemmia. Cumulo spaventoso! In qualun­que parte Egli volga lo sguardo vede solo fiumi di peccati che si scaricano sulla sua persona, per cui Gesù può appropriarsi delle parole del profeta: "Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge al­la gola. Affondo nel fango e non ho sostegno; sono caduto in acque profonde e l'onda mi tra­volge".

 

Considera. L'anima di Gesù è atterrita alla vista di tutti i peccati del mondo. Pensa che anche i tuoi pec­cati rattristarono allora Gesù e proponi di piangerli e di farne penitenza.

44. I discepoli addormentati

 

Circondato, oppresso, sommerso nell'inde­cenza delle scelleratezze umane, Gesù, Agnel­lo Immacolato, continuava nella sua preghiera al Padre. Dopo un certo tempo si alzò dall'ora­zione e "andò dai discepoli e li trovò che dor­mivano, sfiniti per la tristezza". Disse allo­ra a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?".Rivolgendosi an­che agli altri due: "Perché dormite?". "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?". "Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione... Lo spirito è pronto, ma la carne è debole". Che cosa intendeva fare Gesù con questa interruzione e con questa visita agli Apostoli addormentati? Oppresso da tanti dolori, voleva aprire ad essi il cordoglio del suo cuore, per rendersi nostro modello di un legittimo sfogo nei momenti do­lorosi della vita. Egli non manifesta le sue pene interiori in pub­blico, e nemmeno a tutti gli Apostoli, anche se erano degli amici fidati. Si rivela triste solo ai tre intimi confidenti, che già avevano assistito alla sua gloria. Le parole da Lui rivolte ai tre prima di iniziare la sua preghiera, ci indicano come dobbiamo parlare in simili circostanze: "La mia anima è triste fino alla morte". Non una parola aspra, non un cenno contro coloro che stavano per togliergli la vita inno­cente: ma la semplice descrizione del suo stato interiore. Ecco come dobbiamo confidare agli altri le nostre sofferenze interiori.

 

Considera. Gesù rimprovera dolcemente gli Apostoli perché, invece di pregare, dormono. Forse anche tu meriti un simile rimprovero per la tua negligenza nel fare compagnia a Gesù con la preghiera.

45. Il calice della passione e morte

 

Gli Apostoli, sonnolenti e confusi, non sep­pero che rispondere al richiamo di Gesù. Si rendevano conto del grave stato in cui si trova­va il loro Maestro, ma il sonno impediva loro di obbedire alle sue raccomandazioni e di re­cargli conforto. Perciò Gesù, senza attendere risposta, tornò alla grotta per riprendere la sua orazione, che assumeva ora una modifica rile­vante, pur rimanendo sostanzialmente la stes­sa. In ginocchio, con la fronte a terra, pregò una seconda volta: "Padre mio, se questo cali­ce non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà". Non domanda più che il calice si allontani, ma solo che in Lui si compia la volontà del Padre. Nel compiere quest'atto di sottomissione accetta di bere il calice della sua passione e morte fino all'ultima goccia. Dinanzi alla sua mente si svolge la serie di umiliazioni e di sof­ferenze, per cui la sua anima e la sua carne de­vono giungere alla piena soddisfazione della giustizia divina. Ha preso l'apparenza del pec­catore: paghi dunque come se lo fosse davve­ro. Tutti i dolori cadranno su di Lui, che li vede e li sente prima ancora di esservi sottoposto: il tradimento di Giuda, l'abbandono degli Apo­stoli, la negazione di Pietro, le derisioni, gli schiaffi, gli sputi, la condanna, i flagelli, la co­rona di spine, la morte. Nell'orto subisce in an­ticipo tutti i dolori della passione.

 

Considera. Dinanzi alle pene, che gli verranno in­flitte, Gesù soffre, ma si rassegna per adempiere alla volontà del Padre. Impara anche tu a rassegnarti al­la volontà di Dio nelle afflizioni presenti e in previ­sione delle future.

46. Seconda visita ai tre discepoli

 

Dopo aver pregato e sofferto a lungo, si alza una seconda volta e si reca dai suoi discepoli: "Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormiva­no... perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli". Questa seconda visita merita una riflessione. Non la fece solamente per mostrare agli Apo­stoli i nuovi tormenti del suo cuore, ma anche per rivelare il suo amore e la premura che ave­va per il loro bene. Forse temeva che fosse loro accaduto qualco­sa. Certamente desiderava sapere che cosa fa­cessero e come stessero. Per tre anni interi si era comportato così, prendendosi la più affet­tuosa cura di loro, vegliandoli sempre, come una madre amorosa verso il suo unico figlio. Non poteva trascurarli alcuni istanti prima di lasciarli definitivamente. Anzi la sua premura, in questa circostanza, doveva rifulgere di splendori più vivi, perché la esercitava proprio quando Egli stesso era schiantato da un'agonia di morte e i suoi più intimi seguaci si dimostravano indegni del suo amore. Poveri noi se il Redentore si preoccu­passe della nostra vita solo quando gli siamo grati! Dovrebbe lasciarci forse in un perenne abbandono. Gesù è venuto apposta per farsi nostro fratello, anche quando noi ci dimenti­chiamo di Lui.

Considera. Ai discepoli addormentati Gesù non ri­volge nessun rimprovero, ma soffre in silenzio. Im­para a soffrire e tacere anche quando le persone care si mostrano indifferenti nei tuoi confronti.

47. Il calice dell'ingratitudine

 

Questa seconda volta, per compassione, Ge­sù non rivolge ai discepoli neppure un dolce rimprovero. Poiché non spera di ottenere con­forto, ritorna sui suoi passi e rientra nella grot­ta, raggiungendo lo stesso punto e assumendo lo stesso atteggiamento. "E lasciatili, si allonta­nò di nuovo e pregò per la terza volta, ripeten­do le stesse parole...:Padre, se vuoi, allon­tana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Ora si presenta a Lui il calice di tutte le umane ingratitudini: ir­riverenze, profanazioni, sacrilegi verso il sacra­mento del suo amore (la SS. Eucarestia), calun­nie, persecuzioni contro il suo Corpo Mistico (la santa Chiesa), tradimenti orribili da parte di persone da Lui maggiormente beneficate. Il numero di quelle anime, che si danneranno nonostante il suo sangue, lo spaventa. Le vede passare davanti a sé, come portate via da un turbine di gemiti e di singhiozzi, trascinate ver­so gli abissi, dove il perdono non scenderà mai; stende loro invano le mani supplichevoli, con accento di indescrivibile tenerezza. Perché non può aumentare all'infinito gli spasimi e le torture della passione, pur di assicurare la sal­vezza a queste anime stolte? Anche se potesse raggiungere il suo scopo, queste anime non lo ascolterebbero e si dannerebbero ugualmente. È questa dannazione, tenacemente voluta, che fa tanto penare Gesù.

 

Considera. Il Signore soffre immensamente alla vi­sta di tante anime che si perdono eternamente. Pen­sa se ti preoccupi veramente di salvare la tua anima.

 

48. Agonia e sudore di sangue

 

I peccati dell'umanità, i tormenti della sua passione, che già sente, l'ingratitudine di ani­me acquistate a caro prezzo, stringono così for­temente l'anima e il cuore di Gesù che egli co­mincia ad entrare in una specie di agonia mor­tale. Allora un angelo scende dal cielo e s'inginocchia accanto al martire divino per in­fondergli la forza di sopportare l'ultima lotta. Prostrato con la faccia per terra, il Salvato­re moltiplica le invocazioni al Padre, con mag­giore insistenza, perché le sue suppliche sem­brano inascoltate. Prova la pena dell'abbando­no da parte degli uomini e di Dio. Il Padre cele­ste lascia il suo Figlio prediletto, oggetto di tut­te le compiacenze, nell'abbandono che egli stesso aveva accettato in precedenza, quando aveva chiesto di prendere il nostro posto. L'ab­bandono è per lui peggiore della morte e "sa­rebbe morto certissimamente, se una potenza divina non lo avesse sostenuto per riservarlo ad altri supplizi". Se non muore, avverte però le pene di una straziante agonia. Il sangue gli scorre impetuo­samente nelle arterie; sforzando i pori, esce a gocce abbondanti dal corpo e bagna le vesti ed il terreno. La voce del Signore non si ode quasi più e la sua sacra persona, curva sul ter­reno, sembra priva di vita. Sudore, lacrime e sangue si mescolano insieme e scorrono per terra. La lotta finisce. Il Maestro, sentendosi esaurito, riprende le forze, si alza e raggiunge gli Apostoli, ai quali dice: "Dormite ormai e ri­posatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".

 

Considera. Gesù, per amore tuo, soffre la pena del più desolante abbandono. Per amore suo, prometti di stargli vicino nelle sue terribili sofferenze.

 

49. Giuda e i soldati

 

Giuda, seguito dagli sgherri, non era lonta­no. Aveva raggiunto il suo scopo. Dopo aver frettolosamente lasciato il cenacolo, era corso dai principali avversari di Gesù, per an­nunciare loro che era giunto il momento op­portuno di catturarlo. Li pregava di conceder­gli dei custodi ordinari del tempio e delle guardie assoldate, munite di armi e bastoni, perché sapeva dove si trovava Gesù. Fu subito esaudito. Il traditore, dopo aver costatato che il Signore, con gli Apostoli, aveva abbandona­to il cenacolo da alcune ore, con i soldati discese la città alta, arrivò alla valle di Giosafat, attraversò il ponte del Cedron e si diresse ver­so l'orto del Getsemani, dove sapeva che Gesù, come al solito, si sarebbe certamente rifu­giato. Intanto rivolgeva a quegli scalmanati mille raccomandazioni: "Accostatevi al luogo in gran silenzio, rimanendo un po' indietro e lasciando che io avanzi da solo, per non desta­re sospetti. Mi accosterò a lui e lo bacerò: que­sto sarà per voi il segnale di avanzare. Prende­telo e conducetelo via con precauzione". Tutti promisero di osservare attentamente i suoi consigli.

 

Considera. Giuda raccomanda l'osservanza di ogni minima precauzione per riuscire nel tradimento. Tu, al contrario, impara ad usare le stesse precauzioni per non perdere mai la grazia del Signore.

50. Salve, Rabbi!

 

Gli inganni di Giuda non erano ignoti a Ge­sù, che aveva già tutto predetto e ne vede­va chiaramente lo svolgimento. Sapeva che fra poco il traditore sarebbe arrivato con gli sbirri per catturarlo. Uscì perciò dalla grotta, andò dai suoi discepoli per l'ultima volta e indirizzò loro le parole sopra riferite. Mentre i tre Apostoli, spaventati, tentavano di svegliarsi, Gesù, precedendoli, avanzò verso l'uscita dell'orto, dove aveva lasciato gli altri otto. Era circa la mezzanotte. Giuda, arriva­to al cancello, comandò al suo drappello di aspettare fuori. S'inoltrò, credendo che il Si­gnore fosse molto più lontano. Gesù inve­ce era ormai a pochi passi. Vedendolo improv­visamente così vicino, Giuda si trovò a disagio, piuttosto imbarazzato. Si tolse subito d'impac­cio, ricordandosi del segno concordato con gli avversari di Gesù. Si accostò al Redentore e gli disse: "Salve, Rabbi!". E lo baciò. Gesù esclamò, con un accento di tenerezza e di dolo­re: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio del­l'uomo?".

 

Considera. Con un bacio Giuda tradisce il Signore. Esamina se non ti sei mai servito della tua apparente devozione per nascondere le offese gravi o leggere contro la bontà di Dio.

 

51. La folla gettata a terra

Alle parole di Gesù, Giuda rimase umiliato, confuso, e quasi istintivamente indietreggiò, mentre dentro di sé cercava una frase qualun­que da indirizzare al Maestro, per nascondere

ancora, se fosse stato possibile, la propria perfi­dia. Capì che con Gesù erano inutili tutte le fin­zioni e che non gli si poteva nascondere nulla, nemmeno il più segreto pensiero. Indietreggian­do, si trovò fuori dal cancello, dove la turba da lui guidata si era fermata. "Gesù allora, co­noscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: 'Chi cercate?'. Gli ri­sposero: 'Gesù, il Nazareno'. Disse loro Gesù: 'Sono io!'. Vi era là con loro anche Giuda, il tra­ditore. Appena disse: Sono io, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: 'Chi cercate?'. Risposero: 'Gesù il Nazareno'. Gesù replicò: 'Vi ho detto che sono io. Se dunque cer­cate me, lasciate che questi se ne vadano'. Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: 'Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato' ". Con la seconda domanda Gesù faceva capire ai nemici che non intendeva lasciarli per sempre a terra e che ora, dopo aver dato momentanea­mente prova della sua divina onnipotenza, essi potevano rialzarsi. Si levarono subito in piedi, ma, per nulla mutati, "si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono".

 

Considera. Gesù, con una sola parola, atterra la tur­ba dei nemici. Pensa al terrore degli empi, nel giorno del giudizio, quando Egli si manifesterà in tutta la sua gloria e maestà.

52. Gli Apostoli tentano di difendere il Maestro

 

Dov'erano gli Apostoli, mentre accadevano questi fatti? Pietro, Giacomo e Giovanni, appe­na svegli, presentendo qualche cosa di grave, erano corsi a destare gli altri otto che riposava­no nel vicino casolare. Anch'essi si alzarono prontamente, pieni di sgomento, e in un attimo furono al cancello d'ingresso, vicini a Gesù. Assistettero alla sce­na appena descritta, senza però capire bene co­me sarebbe andata a finire. Quando videro che Gesù veniva brutalmente catturato, comprese­ro di che cosa si trattava e pensarono fosse giunto il momento di agire. "Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per acca­dere, dissero: 'Signore, dobbiamo colpire con la spada?'... Ed ecco, uno di quelli che era­no con Gesù... Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio de­stro. Quel servo si chiamava Malco". Ciò era avvenuto con fulminea rapidità, prima che il Maestro potesse rispondere. "Ma Gesù in­tervenne dicendo: 'Lasciate, basta così!'. E toc­candogli l'orecchio, lo guarì". "Gesù allo­ra disse a Pietro: 'Rimetti la tua spada nel fode­ro... perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi da­rebbe subito più di dodici legioni di angeli?... Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?... Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti' ".

 

Considera. Gesù non vuole che gli Apostoli lo difen­dano con la forza delle armi materiali. Tu pensa a di­fenderlo sempre con le armi morali di una vita inte­merata, di uno zelo illuminato.

 

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