Perdonaci Signore
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Meditazioni

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2015 18:02
23/02/2015 17:54

7. Astuzie di Giuda


La morte di Gesù era decretata, ma non era facile trovare il modo e il tempo per attuarla. I nemici "temevano il popolo" e dicevano: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo". Ben presto Giuda, uno dei dodici Apostoli, si sarebbe fatto avanti e li avrebbe tolti d'imbarazzo. In quella stessa sera, Gesù con i suoi era uscito dal tempio e si era avviato verso il monte degli Ulivi, dove era solito pernottare. Anche Giuda era con loro, ma presto si era allontana­to dalla comitiva con il pretesto, forse, di prov­vedere a qualche necessità del gruppo aposto­lico. In realtà il traditore aveva ben altri progetti. Destinato ad amministrare i beni, offerti dalla generosità dei fedeli, era divenuto, da qualche tempo, avaro e ladro, continuando a seguire Gesù con la speranza di saziare la sua avarizia. Questa speranza dileguava di giorno in giorno, per cui concluse che servire Gesù non gli avrebbe fruttato più nulla. Decise quindi di lasciarlo col tradimento, cercando di ricavare da questo la desiderata ricchezza. Va­gò per la città, rientrò al tempio, ascoltò i di­scorsi che qua e là si tenevano sul conto del Maestro. Venne a sapere, forse per qualche se­greta confidenza, che quella sera stava svol­gendosi l'importante convegno e che sarebbe stato largamente ricompensato chi avesse con­segnato Gesù nelle mani dei nemici. Non at­tendeva altro. Invaso dal dèmone dell'avarizia, Giuda si reca nella casa di Caifa offrendosi di tradire Gesù per intascare la somma stabilita.


Considera. Giuda opera con la più fine astuzia per entrare in possesso di pochi denari; sii santamente furbo per guadagnarti la ricompensa eterna.

8. Il contratto infame


Giuda, col favore delle tenebre che coprono la faccia della terra, si dirige verso l'abitazione di Caifa, dove si sta tramando contro il Salva­tore. Prende la strada di Betlemme. Non cam­mina, ma corre, preso dal timore di non arriva­re in tempo. Chi lo incontrasse per via lo giudi­cherebbe un uomo che ha perduto la ragione. Giunge finalmente dove si tiene l'assemblea, trova il mezzo di farsi introdurre e si mette su­bito "a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nel­le loro mani". Il traditore domanda: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". Alla sua proposta "essi si rallegra­rono... e gli fissarono trenta monete d'argen­to" o sicli, somma che si pagava per l'acquisto di uno schiavo. Giuda accetta l'offer­ta e l'infame contratto è stipulato. Da quel mo­mento egli si preoccupò soltanto di trovare "l'occasione propizia" per consegnare Ge­sù ai Giudei. Intanto conveniva dissimulare. Tornò frettolosamente alla solitudine sul mon­te degli Ulivi, associandosi ancora a Gesù e agli altri Apostoli e comportandosi con la massima disinvoltura. Ma la sua malizia non poteva sfuggire all'occhio del divino Maestro, che conosce le occulte trame del rinnegato di­scepolo.


Considera. Giuda vende il Salvatore per un prezzo vile; rifletti che quando pecchi, non apprezzando per nulla la grazia del Redentore, lo vendi per un prezzo anche più vile.

 

 

III - L'ULTIMA CENA

9. L'addio alla Madre


Il giorno seguente, mercoledì, il Salvatore si recò coi suoi a Betania, non molto distante da Gerusalemme. Lontano dalla folla, nascosto ai suoi nemici, in solitudine ed in intimi collo­qui, prepara i discepoli alla sua prossima morte. Inoltre, sapendo che la sua fine era vicina, vo­leva dare un addio alle persone più care, a Laz­zaro, a Maria Maddalena, a Marta, e ad altri che gli erano stati tanto devoti. Fra questi occu­pava certamente il primo posto la sua benedet­ta Madre, Maria SS., a cui Egli aveva riservato un particolare attestato del suo filiale affetto nell'addio che stava per darle. Il Vangelo non ne parla, è vero; ma pensare diversamente è come dimenticare il sentimento universale del­la pietà cristiana. Gesù, inginocchiato dinanzi a sua Madre, le dice che è giunto il tempo di sacrificarsi per il genere umano, per riconciliarlo con Dio; le do­manda la sua benedizione prima di eseguire la volontà del Padre celeste. Quale scena subli­me! Quale momento solenne per Maria! Essa, non badando ai suoi vivissimi sentimenti di Madre, immersa in un dolore che non ha no­me, e fra lacrime abbondantissime, pronuncia quel fiat che aveva già espresso nell'Annuncia­zione e in mille circostanze della sua vita, uni­formandosi pienamente alla volontà del Divin Padre. Così Gesù può andare alla morte, sa­pendo che sua Madre è divinamente rassegna­ta al grande sacrificio.


Considera. Gesù e Maria, nel separarsi, soffrono in­dicibilmente per la tua salvezza; impara a separarti anche tu dalle persone care se così richiede la volontà di Dio.

10. Da Betania a Gerusalemme


Soddisfatti i doveri di affetto e di pietà verso parenti ed amici, Gesù non pensa che all'ese­cuzione della sua grande opera. Ma prima Egli vuol celebrare la Pasqua a Gerusalemme, nella cinta della città. La mattina del giovedì chiama Pietro e Giovanni e dice loro: "An­date a preparare per noi la Pasqua, perché pos­siamo mangiare". Essi gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?". Rispose Gesù: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate".


I due obbediscono e s'incamminano subito alla volta della città, dove incontrano l'uomo, lo se­guono, trovano tutto come aveva predetto Ge­sù e incominciano a preparare. La prepara­zione richiedeva del tempo. Volendo seguire in tutto le consuetudini della nazione, do­vettero lavorare quasi tutto il resto della gior­nata e solo verso sera era tutto pronto. Do­po alcune ore, sull'imbrunire, anche Gesù s'avviò lentamente con gli altri Apostoli verso la città santa.

Considera. Gli Apostoli, obbedendo a Gesù, prepa­rano il luogo dell'ultima cena. Tu prepara bene il mistico cenacolo dell'anima tua per la S. Comu­nione.

11. Cena legale


Vi giunse quando scendeva la sera e qua­si di nascosto, non volendo essere distur­bato in quella cena misteriosa ed intima, che stava per consumare con i suoi Apostoli. Andò direttamente al cenacolo, dove trovò ogni cosa bene apparecchiata, secondo gli ordini dati: sala ampia, mensa adorna e imbandita, sedili, o meglio una specie di letto che circon­dava la tavola, secondo il costume degli Ebrei. L'agnello di un anno e immacolato, scelto da due Apostoli, era stato immolato nel tempio, per mano del sacerdote, poi arrostito e condito con erbe amare. I pani azzimi erano stati cotti e il vino attinto dalle anfore. Tutto aveva un simbolo: il pane senza lievito e il condimen­to amaro simboleggiavano le soffrenze della schiavitù; l'agnello ricordava la vittima, il cui sangue era servito a marcare le porte delle case giudaiche, per preservarle dalla collera del­l'Angelo sterminatore. Non mancava nulla, e il misterioso rito, che ricordava la liberazione d'I­sraele dall'Egitto, poté incominciare. Sappia­mo dalla legge come doveva svolgersi: si mangiava l'agnello stando in piedi, con il ba­stone in mano, la tunica rialzata, i fianchi cinti, in perfetto silenzio. All'ora del banchetto, Gesù si mise a tavola con gli Apostoli e portò a termine la cena legale nel modo stabilito.


Considera. Gesù, nell'ultima cena, commemora la liberazione degli Ebrei dall'Egitto. Nella cena euca­ristica, impégnati a commemorare la tua liberazione dal peccato.

12. Lavanda dei piedi


La cena legale era sempre seguita dalla cena usuale, che permetteva ai convitati di saziare la loro fame. Il piccolo agnello non poteva bastare per tutti (non erano mai meno di dieci e spesso passavano la ventina). Terminata la sacra cerimonia, anche Gesù e gli Apostoli si misero a sedere e incominciarono la cena d'uso. All'inizio di essa Gesù si alzò, "depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: 'Signore, tu lavi i piedi a me?'. Gli ri­spose Gesù: 'Quello che faccio io tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo'. Gli disse Simon Pietro: 'Non mi laverai i piedi!'. Gli rispose Gesù: 'Se non ti laverò, non avrai parte con me'. Gli disse Simon Pietro: 'Signore, non solo i piedi, ma anche le mani ed il capo!'. Soggiun­se Gesù: 'Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti'. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: 'Non tutti siete mon­di'". Quest'incidente di Pietro aveva per­suaso tutti gli altri Apostoli a non fare opposi­zione al Maestro. Tutti, Giuda compreso, si lasciarono lavare i piedi da Gesù.


Considera. Gesù lava i piedi agli Apostoli, dicendo loro che ciò è necessario. Rifletti che solo da Gesù Cristo puoi essere purificato dalle tue colpe.

 

13. Esempio da imitare


Lavati i piedi agli Apostoli, il Salvatore in­dossò le sue vesti e si rimise a tavola. Stando nel mezzo, al primo posto, aveva Pietro alla si­nistra e Giovanni alla destra; quest'ultimo in­chinandosi un poco, poteva posare il capo sul petto di Gesù. Giuda era coi dodici, non molto distante. Il Signore disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Si­gnore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, an­che voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi di­co: un servo non è più grande del suo padro­ne, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica". Insegnamenti sublimi per i sudditi e per i supe­riori. Sono soprattutto un preavviso agli Apostoli che fra poco si metteranno a discutere tra loro chi sia il maggiore. Gesù li previe­ne: "Sarete beati se le metterete in pratica". La cena intanto continuava.


Considera. Gesù stesso t'invita ad imitarlo nell'u­miltà. Proponi di obbedirlo, comportandoti umil­mente con i superiori, con gli uguali e con gli infe­riori.

14. Ardente desiderio


Presso gli Ebrei si usava, all'inizio dei pa­sti, servire una coppa piena di vino, che tutti i commensali dovevano gustare. Toccava al pa­dre di famiglia, o a chi lo rappresentava, pren­dere la coppa, dopo la preghiera, e passarla ai convitati. Gesù si attenne alla tradizione, e in quell'occasione pronunciò ineffabili parole: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passio­ne, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio... Prende­telo (questo calice) e distribuitelo tra voi, poi­ché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio". Tutti accostarono le labbra al calice, gustando il vino. Le parole di Gesù avevano profonda­mente impressionato gli Apostoli che non osa­vano parlare, pensando al doloroso significato di esse. Non erano convinti, nonostante le molte predi­zioni, che Gesù dovesse morire così presto. Temevano ciò che Egli ardentemente deside­rava. L'ultima Pasqua dava al Signore l'occasione di donarsi nell'Eucarestia, per morire poi sulla croce; ma toglieva agli Apostoli la presenza vi­sibile del dolce Maestro.


Considera. Gesù desidera intensamente trovarsi con i discepoli per offrire il dono eucaristico. Tu desideri davvero cibarti del pane celeste?

15. Il traditore scoperto


La cena produceva silenzio. Si capiva benis­simo che tutti avevano un peso nel cuore, un dolore segreto, dopo le ultime parole di Gesù. Ciò si rifletteva particolarmente sul volto divi­no del Salvatore. Egli aveva già detto: "Non tutti siete mondi". Ora è determinato a parlare più chiaro. Rompe il silenzio e dice: "Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avve­nuto, crediate che lo Sono". Detto questo Gesù si commosse e protestò: "In verità, in ve­rità vi dico: uno di voi mi tradirà". "...Co­lui che mangia con me", "uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto", "co­lui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà". Gli Apostoli si spaven­tano e tutti s'affrettano a chiedere a Gesù: "Sono forse io, Signore?". L'unico che non vorrebbe porre tale domanda è Giuda, evi­dentemente imbarazzato. Avvicinandosi al Salvatore, disse a bassa voce: "Rabbi, sono forse io?". Gesù gli rispose con voce fioca: "Tu l'hai detto". Nessuno dei presenti in­tese la risposta o chi l'udì non ne comprese il significato. Il Divin Maestro voleva evitare al traditore una pubblica umiliazione e dimo­strargli che gli voleva ancora bene e sperava che si pentisse.


Considera. Anche il traditore Giuda, pur avendo la coscienza sporca, domanda ipocritamente: Sono for­se io? Anche tu, talvolta, potresti fingere di essere senza colpa.

 

16. La grande promessa


Frattanto la cena volgeva al termine, e il Re­dentore aveva stabilito di non terminarla prima di aver realizzato la sua grande promessa. Sappiamo quali parole, fino allora inaudite, erano uscite dalla sua bocca: " 'Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pa­ne che discende dal cielo, perché chi ne man­gia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo'. Allora i Giudei si mise­ro a discutere tra loro: 'Come può costui darci la sua carne da mangiare?'. Gesù disse: 'In ve­rità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo san­gue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera be­vanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno' .


Questa era stata la promessa: solo nell'ulti­ma cena si doveva conoscerne l'adempimento. Considera. Solo Gesù è il pane della vita. Risolvi di nutrirti sempre di lui nell'Eucarestia, per partecipa­re un giorno dell'eterna vita.

17. La mia carne è cibo


Il momento unico nella storia dell'umanità è giunto. Non si può descrivere, perché è al di sopra di qualunque intelligenza e di qua­lunque linguaggio. Bisognerebbe saper leggere le pagine evangeliche con la stessa fede di chi le scrisse e con la commozione del momento in cui furono redatte. "Prima della festa di Pa­squa Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine". Ecco l'introduzione al mi­stero d'amore. Poi viene la narrazione del fat­to. Gesù, quasi assorto nella grandezza del mi­stero che sta per compiere in favore dell'uma­nità, prende del pane azzimo, alza gli occhi al cielo, rende grazie a Dio, benedice lo stes­so pane e lo spezza. Mentre lo dà ai suoi disce­poli, dice: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Dio Onnipotente non aveva bisogno di altre parole per operare il prodigio. Con una sola parola, fiat, non aveva creato l'universo? La sua parola opera ciò che significa, e perciò il pane non è più pane, ma è mutato nel suo cor­po. Lo sanno gli Apostoli che, illuminati in quel momento sull'ineffabile mistero, prendo­no il pane consacrato dalle mani di Gesù e se ne cibano con somma riverenza. Gesù per pri­mo si comunica, e nessuna comunione sarà più accetta alla maestà di Dio.


Considera. comanda loro di cibarsene. Lo stesso co­mando ti fa Gesù dal sacro Gesù, porgendo agli Apostoli il pane consacrato tabernacolo.

18. Il mio sangue è bevanda


Con la consacrazione del pane Gesù aveva eseguito una parte della sua promessa, e aveva dimostrato che la sua carne era veramente ci­bo. Non era possibile che non eseguisse anche la seconda parte, dando il suo sangue in be­vanda. Finito il pasto, quando il padre di fami­glia, secondo i riti, passava l'ultima coppa ai convitati, Gesù prende il calice nelle sue san­te e venerabili mani, lo benedice, ringrazia il suo Divin Padre e dice, mentre porge il calice ai suoi discepoli: "Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati". Gli Apostoli, già illuminati e infiammati dal nutrimento del pa­ne celeste, comprendono ancor meglio la pre­ziosità del vino che viene loro offerto da Gesù, e si accingono a berlo con il maggior rispetto possibile. La coppa fa il giro della tavola e tutti, dopo il Signore, bevono il vino consacrato. Quando il calice arriva a Giuda, il Redentore non riesce più a contenere il dolore ed esce in queste espressioni: "Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio del­l'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito: ma guai a quell'uomo dal quale è tradito". Con queste parole Gesù intendeva spaventare il miserabile discepolo e farlo desistere dal suo perfido proposito. Giuda non si lasciò scuotere né convertire.


Considera. Gesù afferma di spargere il suo sangue per la remissione dei peccati. Solo per virtù di questo sangue puoi purificare l'anima tua.

19. Fate questo in memoria di me


Consacrando il pane ed il vino, Gesù si era donato come cibo e bevanda agli Apostoli. Ma la sua promessa non si restringeva solo a que­sti: si estendeva a tutto il popolo che lo ascolta­va, a tutti i suoi seguaci, presenti e futuri. Biso­gnava provvedere perché tutti, anche in avve­nire, potessero nutrirsi del pane che elargisce la vita eterna. Gesù, con la morte in croce, se ne sarebbe an­dato al Padre. Chi avrebbe rinnovato il prodi­gio? Egli vi provvede in modo mirabile con un comando solenne che indirizza agli Apostoli e, per essi, a tutti i loro successori nella dignità fi­no alla fine dei secoli. Dopo la consacrazione del pane, dice espres­samente: "Fate questo in memoria di me". Quella stessa voce onnipotente che aveva con­sacrato il pane e il vino, consacra ora gli Apo­stoli conferendo loro il divino potere di fare quello che aveva fatto Gesù. Il comando divino è chiaro: "Fate questo". A tale comando l'uomo non può resistere, perché "è la bocca di Dio che ha parlato". Gli Apostoli, obbe­dendo al precetto di Gesù, dopo la Pentecoste, iniziarono a fare quanto era stato loro ingiunto e diedero ai fedeli l'Eucarestia. I fedeli "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere". Così l'umile cena­colo si moltiplicò sulla faccia della terra, diven­ne il tempio dei cristiani e ora si trova dapper­tutto: In ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura", "l'agnello di Dio... che toglie il peccato del mondo".


Considera. Il sacerdozio istituito da Cristo ti dona il sacrificio della Messa e l'Eucarestia. Abbi somma venerazione per i ministri di Dio, ascolta volentieri la Messa e visita spesso il SS. Sacramento.

 

20. Il discepolo prediletto


Le ultime parole pronunciate dal Signore e indirizzate al traditore ferirono gli Apostoli nel loro affetto verso il Maestro. Sembrava loro im­possibile che proprio là, durante l'ultima cena pasquale, si potesse tradire. "I discepoli si guardarono gli uni gli altri non sapendo di chi parlasse". Soprattutto Giovanni, il disce­polo prediletto, non sapeva darsi pace e prova­va una pena immensa. Quasi per consolarsi e per lenire il dolore di Gesù, chinò il capo e lo posò sul petto del Redentore nell'atteggiamen­to di chi vuole riposarsi dolcemente. Mentre si trova in questa posizione, Simon Pietro gi fa un cenno e gli dice: "Di', chi è colui a cui si ri­ferisce?". Giovanni, che aveva alzato un po' la testa per ascoltare Pietro, l'abbassa di nuovo sul petto di Gesù e gli chiede con vo­ce sommessa: "Signore, chi è che ti tradisce?". Gesù non seppe resistere all'accento affettuoso misto a dolore con cui gli era stata posta la do­manda e rispose a bassa voce: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". "E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giu­da Iscariota, figlio di Simone". Giuda lo prese e lo mangiò, e fu questo l'ulti­mo atto della sua ipocrisia. Poi si recherà ad eseguire il suo malvagio disegno.


Considera. Chi ama e compatisce Gesù è ammesso alle sue confidenze. Tu non godi di esse perché non ti curi di compatirlo e di amarlo.

21. Lezione di umiltà


Intanto, col pretesto di manifestare fedeltà al Maestro, era sorta una contesa fra i discepoli, "chi di loro poteva esser considerato il più grande". La discussione che nacque tra loro rivela tutto l'egoismo che si nasconde nel cuore dell'uomo anche in certi momenti solen­ni in cui dovrebbe scomparire del tutto. Gesù, sempre abile maestro, approfitta dell'occasio­ne per combatterlo e impartire sublimi lezioni di umiltà. "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare be­nefattori. Per voi non sia così; ma chi è il più grande tra di voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele". Tutto ciò significa­va che non dovevano preoccuparsi delle digni­tà terrene, perché Egli riservava loro onori ben più grandi nel regno del Padre suo, purché imitassero la sua umiltà nella vita presente. Al dolce rimprovero unisce appositamente il pen­siero della grandezza del premio, per distac­carli dalla terra e affezionarli al cielo.


Considera. L'umiltà è la via indicata da Gesù per raggiungere gli onori celesti. Pensa se stai percor­rendo questa strada, tu che desideri entrare nella gloria del cielo.

22. Partenza di Giuda


Ormai le parole del Maestro non avevano nessuna risonanza nell'animo del traditore, troppo ossessionato dal pensiero del tradimen­to. Capiva però che la sua posizione in quel luogo era diventata insopportabile. Gesù aveva dimostrato chiaramente di cono­scere ogni cosa, e gli Apostoli facevano inten­dere che si sospettava fortemente di lui. Bisognava uscire presto, altrimenti si sarebbe compromesso il buon esito di ciò che era stato concordato coi Giudei. A questo Giuda era an­che spinto dal demonio che si era impossessato di lui. "E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui". Da quel momento una forza misterio­sa interna agitò lo scellerato traditore e non gli lasciò più quiete. Egli si alzò e si avviò all'usci­ta. Passò accanto a Gesù e forse gli fece un cen­no e gli indirizzò qualche frase, quasi per otte­nere il permesso di allontanarsi. Gesù gli dis­se:"Quello che devi fare fallo al più presto". "Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: 'Compra quello che ci occorre per la festa', oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte". Proprio in quell'istante Giuda dà inizio alla passione di Gesù. Attuando la sua congiura, mette in moto le potenze del ma­le, e riserva al Signore una morte terribile, cru­dele e rapida. Domani, prima che il giorno si concluda, il san­gue di Gesù sarà tutto sparso, e la Vittima Di­vina consumata sulla croce.

Considera. Giuda, abbandonato Gesù, si affretta a compiere il tradimento. Quando abbandoni il Signo­re, puoi cadere in colpe maggiori.

 

23. Sollievo generale


La partenza di Giuda sollevò l'animo di tutti. Si sentivano finalmente liberi di parlare e alleggeriti di un peso che premeva sul loro cuo­re. Anche il volto di Cristo si illuminò di nuovo d'indescrivibile splendore, e la sua bocca si aprì ai più soavi discorsi. Non sembra più quel­lo di prima, taciturno, misteriosamente triste. Conversa con tutti e per tutti ha una parola di affetto. Appena Giuda è uscito, il Salvatore esclama: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glori­ficato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glori­ficherà da parte sua e lo glorificherà subito. Fi­glioli, ancora per poco sono con voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi dò un comanda­mento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; co­me io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". Queste parole fanno da introduzio­ne a quella serie di discorsi in cui Egli si è diffu­so come fontana di vita, e in cui si notano abis­si da far tremare.


Considera. Gesù si sente sollevato alla partenza di Giuda. Rifletti se la tua presenza è di peso o sollievo a Gesù.

24. Gesù predice l'abbandono dei discepoli


Pietro, prendendo spunto dalle ultime paro­le di Gesù, volle interrogarlo: "Signore, dove vai?". Gesù gli rispose: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tar­di".


"Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pa­store e saranno disperse le pecore del gregge, ma do­po la mia risurrezione, vi precederò in Galilea". "Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli". Pietro riprese: "Signore, perché non pos­so seguirti ora?". "Anche se tutti si scan­dalizzano di te, io non mi scandalizzerò mai". "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte". Gesù gli fece osser­vare: "Darai la tua vita per me? In verità, in ve­rità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu m'abbia rinnegato tre volte". "E Pietro gli rispose: 'Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò'Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli". Evidentemente si ingannavano sulla consisten­za delle proprie forze e il seguito del racconto ci svelerà quanto poco seppero mantenere le ri­petute dichiarazioni di fedeltà. Pietro, che più di tutti protestava, sarà quello che cadrà più miseramente.


Considera. Gesù predice che Pietro lo rinnegherà, perché si fida troppo di se stesso. Impara a fidarti so­lo di Dio, e non delle tue forze, se non vuoi cadere.

25. È necessario prepararsi


Le precedenti parole di Gesù erano un av­vertimento per gli Apostoli. Essi ormai non po­tevano più seguire il Maestro, ma dovevano separarsene dolorosamente, restando abban­donati a mille lotte e prove. I giorni tranquilli erano finiti e scomparivano insieme a Gesù. Cominciavano giorni di dolo­re, a cui bisognava che i discepoli si tenessero preparati. Perciò Gesù domanda loro: " 'Quando vi ho mandato senza borsa, né bisac­cia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?'. Risposero: 'Nulla'. Ed egli soggiunse: 'Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne com­pri una. Perché vi dico: Deve compiersi in me questa parola della scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi ri­guarda volge al suo termine'. Ed essi dissero: 'Signore, ecco qui due spade'. Ma egli rispose: Basta!'".Interpreterebbe erroneamente il pensiero di Gesù chi vedesse, in queste imma­gini energiche, un ricorso alla forza materiale. Com'era sua abitudine, spiega con parole viva­ci lo stato di ostilità che aspetta i suoi. Voleva che si tenessero pronti alla durissima prova im­minente.


Considera. Usando immagini di armi materiali Ge­sù intende preparare i suoi alle prove morali. La pre­parazione spirituale ti è necessaria per essere vitto­rioso nei pericoli dell'anima.

 

IV - INEFFABILI DISCORSI

26. Non sia turbato il vostro cuore


Gli Apostoli si sentivano turbati ed afflitti in seguito alle parole udite. Gesù volle consolarli con indicibile dolcezza: " 'Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fe­de anche in me. Nella casa del Padre mio vi so­no molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via'. Gli disse Tommaso: 'Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?'. Gli disse Gesù: 'Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Pa­dre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto'. Gli disse Filippo: 'Signore, mostraci il Padre e ci basta'. Gli rispose Gesù: 'Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io com­pio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre' ".


Considera. Gesù consola gli Apostoli turbati ed af­flitti. Nelle tue interne afflizioni, solo da Gesù puoi essere consolato.

27. Non vi lascerò orfani


" 'Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Se mi amate, osserverete i miei comanda­menti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un al­tro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo co­nosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfa­ni, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, per­ché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi sa­prete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li os­serva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manife­sterò a lui'. Gli disse Giuda, non 1'Iscariota: 'Signore, come è accaduto che devi manifestar­ti a noi e non al mondo?'. Gli rispose Gesù: 'Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non os­serva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato'„.


Considera. Gesù consola gli Apostoli dicendo che non li lascerà orfani. Egli mantiene anche oggi la sua promessa per mezzo del SS. Sacramento dell'al­tare: prometti di stare sempre vicino a Lui.

28. Vi do la mia pace


"Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'inse­gnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia tur­bato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi, se mi amate, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma biso­gna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Al­zatevi, andiamo via di qui". Tutto ciò che l'uo­mo può sapere di Dio, del Figlio di Dio, dello Spirito Santo, della religione, opera divina di Gesù, tutto è riassunto in questi intimi colloqui del Salvatore, che sorpassano le più alte conce­zioni della mente umana, senza che tuttavia esauriscano i tesori dell'insegnamento del Maestro.


ConsideraGesù distingue molto bene la sua pace da quella del mondo. Rifletti di quale pace sei desidero­so, e impara a non fidarti della falsa pace del mondo.

29. Il ringraziamento

Le ultime parole scossero gli Apostoli che, udendo gli insegnamenti del Maestro, erano assorti in soave estasi. Non avrebbero voluto muoversi, ma si alzarono anch'essi quando vi­dero che Gesù si era levato in piedi. Recitarono insieme l'inno di ringraziamento intitolato Al­leluia. Dall'autorità dei libri della Sinagoga risulta che un tale inno era composto dei seguenti sal­mi: 112. Lodate, servi del Signore; 113A. Quando Israele uscì dall'Egitto; 114. Amo il Signore perché ascolta; 115. Ho creduto anche quando dicevo; 116. Lodate il Signore, popoli tutti; 117. Celebrate il Si­gnore, perché è buono. Sono salmi che ricordano l'uscita dall'Egitto, il passaggio del Mar Rosso, la promulgazione della legge, la passione e la resurrezione del Messia. In essi Gesù vedeva il proprio destino, le sue lotte, la sua morte e il suo trionfo. Recitato l'inno, Gesù uscì dal ce­nacolo con gli undici, discese dal monte Sion e si avviò verso la valle di Giosafat per lo scosce­so pendio dell'Ophel, dirigendosi al Monte degli ulivi.

ConsideraGesù dopo la cena ringrazia pubblica­mente il suo divin Padre. Impara a elevare un fervo­roso ringraziamento dopo la Santa Comunione, con atti di fede, speranza, carità, dolore e formulando propositi di bene.

 

 


 

 

 


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:41. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com