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Meditazioni

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2015 18:02
23/02/2015 17:51

LA PASSIONE DI GESÙ

LA PASSIONE DI GESÙ


P. Luigi di S. Carlo Passionista

Direzione Apostolato Passionista Recanati (MC) 1989

Vi prego per quanto so e posso: approfittatevi di quel­la scienza divina che Gesù vi insegna alla scuola della sua Passione.

Fondate sempre la vostra meditazione sopra i misteri della Passione di Gesù, non la lasciate mai: vedrete miracoli della misericordia di Dio. È qui che hanno im­parato i santi.

Senza l'esperienza della Croce non s'intendono le splendide meraviglie che Dio opera nell'anima. (S. Paolo della Croce, Fondatore della Congregazione dei Passionisti)

 

METODO PER MEDITARE LA PASSIONE DI GESÙ

PREMESSA

Leggendo questo libro non devi contentarti di sapere quanto ha sofferto Gesù. Ti gioverà molto, dopo aver letto uno o più punti, fermar­ti alquanto a meditare le sue strazianti pene: al­lora esse penetreranno a fondo nella tua mente e nel tuo cuore, e il tuo spirito sarà imbevuto del sentimento della Passione di Gesù. Forse anche tu fai parte di quelle anime che potreb­bero chiedere: Come potrò meditare, se non ne co­nosco il modo? Per meditare non si richiedono qualità straordinarie. "Per ben meditare non si ricerca né grande capacità, né talenti, né stu­dio, né grandi ardori, né gusto sensibile sui mi­steri e sulle verità che si vanno meditando; ma solamente un cuore retto, una buona volontà, che desidera efficacemente la propria salvezza, un'umiltà sincera, che conosce i suoi bisogni. In poche parole: basta avere le qualità di un povero, penetrato intimamente dal sentimento della sua estrema miseria". Quanto è facile presentarsi a Dio con queste disposizioni! Il motivo, quindi, della tua incapacità è un pretesto qualunque da cui non ti devi far dominare.

(…) Che cos'è la meditazione? Nient'altro che l'eser­cizio, su qualche verità della fede, delle tre po­tenze dell'anima: la memorial'intellettola vo­lontà. Meditare la Passione del Signore è eserci­tare le tre potenze su qualche punto di essa. La memoria ricorda le sofferenze di Gesùl'intellet­to le considerala volontà suscita santi affetti e buone risoluzioni. In quante parti si divide? Si può dividere in tre partipreparazionemeditazione propriamen­te dettaconclusione.

Preparazione. Consiste nel disporre l'anima a ben meditare. È preparazione remota quando l'anima, qualche tempo prima della meditazio­ne, durante le stesse occupazioni giornaliere, pensa e stabilisce in anticipo il punto da medita­re, il frutto che si vuol ricavare, il tempo e il luogo più opportuni per raccogliersi. Molti non rie­scono a meditare convenientemente perché trascurano questo genere di preparazione. La preparazione prossima è quella che impegna immediatamente prima di considerare il punto prestabilito, e consiste nei seguenti atti: 1in­vocazione dello Spirito Santo2atto di fede3atto di umiltà4atto di adorazione5atto di pentimento6atto di preghiera. La prepa­razione dev'essere breve, proporzionata al tempo che si decide di impiegare nella medita­zione. Generalmente basta spendervi cinque o dieci minuti.

Meditazione. È la parte più importante, che dà il nome all'orazione mentale. Qui si mette in azione la memorial'intellettola vo­lontà.

La me­moria ricostruisce quel fatto della Passione che ti sei proposto di meditare, presentando la co­siddetta composizione di luogo. Questo libro ti fa­cilita il compito, offrendoti la possibilità di sce­gliere i brani della Passione che desideri. Non occorre fermarsi molto: basta rappresentarsi il fatto con le principali circostanze, senza per­dersi nelle minuzie descrittive.

L'intelletto, contemplando il fatto che sgorga dalla memoria, matura riflessioni naturali e semplici. È utile, nel meditare la Passione, ri­cordare le seguenti domande e ascoltare la ri­sposta che viene dalla fede: Chi patisce? Che co­sa patisce? Per chi patisce? Come patisce? Esse ti forniranno abbondante materia di riflessione e il tuo intelletto sarà illuminato. Non basta. Dopo esserti concentrato sui do­lori di Gesù, devi occupare l'intelletto rifletten­do sulla tua condotta in relazione a quello che mediti. Esamina la coscienza, fa l'applicazione a te stesso: "Questa è la parte principale della meditazione: l'applicazione pratica a se stesso di ciò che si medita. Rifletti se sei abituato a regolare i tuoi pensieri, i tuoi giudizi, le tue operazioni sulle verità che mediti". Qui fermati molto: tutto il tempo impiegato nel conoscere te stesso sarà speso benissimo. Alla luce delle pene del Salvatore da una par­te, e delle tue imperfezioni dall'altra, il tuo cuore si sentirà commosso e allora subentrerà la volontà. I primi atti, che sorgono spontanei dalla materia meditata, sono di compassione, di gratitudine, di pentimento, di amore, a cui devo­no seguire i propositi. In ogni meditazione si formula un proposito generale, di evitare i peccati e i difetti volontari, e uno particolare, il frutto che si intende ricava­re dalla meditazione. Perché questo riesca effi­cace, è bene stabilire nel proposito anche i mez­zi a cui ricorrere durante il giorno per mante­nerlo. L'omissione di questi mezzi impedisce di met­tere in pratica il proposito particolare. Conclusione.La meditazione si avvia alla con­clusione, che consiste in un atto di ringrazia­mento a Dio per le grazie ricevute durante l'ora­zione, e di preghiera al Signore, alla Madonna, ai Santi Angeli, ai Santi protettori. Chiedi la grazia della fedeltà ai propositi, della perseve­ranza finale, dell'eterna salvezza. Non dimen­ticarti mai di pregare per la Santa Madre Chie­sa, per i poveri peccatori, per le anime del Pur­gatorio. Fa' il segno della croce e recati al tuo lavoro.

 

ESEMPIO PRATICO

(LA FLAGELLAZIONE DEL SALVATORE)

Preparazione

Remota. Durante la giornata, attendendo alle tue incombenze, recita di tanto in tanto, più con la mente che con le labbra, questa espres­sione: O Gesù mio, domani mattina, in chiesa, o in casa, nel luogo più appartato e più adatto, voglio meditare la tua flagellazione, e intendo fare il proposito particolare di mortificare i miei sensi. Gesù mio, aiutami a meditare bene. Ma­ria SS., intercedi a tale scopo per me. Angelo mio custode, stammi vicino perché mi prepari adeguatamente. Gesù mio, le tue sofferenze mi spronino a mortificarmi.

Prossima. Nel luogo che hai scelto per la tua meditazione, prendi una posizione né troppo scomoda né troppo comoda, e inizia così: Invocazione dello Spirito Santo. Nel nome del Pa­dre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fe­deli e accendi in essi il fuoco del tuo amore. Manda il tuo Spirito e tutto sarà ricreato. E rinnoverai la faccia della terra. Preghiamo. O Dio, che con il dono dello Spiri­to Santo guidi i credenti alla piena luce della verità, donaci di gustare nel tuo Spirito la vera sapienza e di godere del suo conforto. Per Cri­sto nostro Signore. Amen.

Atto di fede nella presenza di Dio. Mio Dio, eccomi qui al tuo cospetto per ravvivare la fede nella tua divina presenza. Tu sei qui presente, mi vedi, mi guardi, circondi e penetri tutto il mio essere. Lo credo, mio Dio, più che se ti vedessi coi miei occhi. Sostieni questa mia fede.

Atto di umiliazione. Signore, non sono degno di parlare, di trattare con Te, maestà infinita, alla cui presenza tremano i cieli e la terra. Io sono una misera creatura, macchiata di innumere­voli difetti, meritevole d'essere allontanata per sempre da Te. Mio Dio, arrossisco e mi con­fondo.

Atto di adorazione. Ti adoro, mio Dio, prostrato davanti a Te. È questo il mio dovere, ma quan­to poco so compierlo! Sento perciò il bisogno di unire alle mie adorazioni quelle degli Angeli e dei Santi del cielo. Ti adorino per me.

Atto di pentimento. O Signore, tu non respingi un cuore umiliato e contrito; perciò mi pento delle mancanze commesse. Mi spiace tanto di averti offeso, mio Dio, che vorrei prima esser morto. Perdonami per la tua misericordia.

Atto di preghiera. Signore, col perdono dammi pure la grazia di fare bene questa meditazione, a cui Tu stesso mi chiami. Fammi bene inten­dere le pene di Gesù nella flagellazione. Maria SS., Angelo mio Custode, S... (si nomini il San­to Protettore) intercedete per me presso Dio.

Meditazione

Composizione di luogo. (È opera della memoria e della fantasia. Per aiutare l'una e l'altra, giova leggere prima quanto è scritto in questo libret­to ai numeri 87, 88, 89, 90).

Ecco, anima mia, il tuo Gesù, sottoposto al tormento della flagellazione.

Tolto dal cospetto di Pilato, Gesù è condotto al luogo destinato a questo supplizio, spogliato delle sue vesti, legato strettamente per le mani alla bassa colonna. La sua sacra persona rima­ne curva, e subito i carnefici, armati di crudeli strumenti, li scaricano su di lui con ferocia inaudita. Nessuna parte del corpo rimane in­tatta dai flagelli: petto, spalle, dorso, fianchi, braccia e gambe vengono orribilmente per­cossi.

In breve la sua pelle si fa livida, poi si rompe e ne sprizza vivo sangue, che scorre sulla per­sona divina, intride i flagelli, le vesti dei perfidi esecutori e il terreno. Brandelli di carne si stac­cano per la violenza dei colpi. In alcuni punti si scoprono le ossa. Gesù stenta a reggersi in piedi, esaurito di forze, e cade immerso nel proprio sangue appena viene slegato.

Riflessione.

(È opera dell'intelletto).

Anima mia, avvicinati ora a Gesù ridotto in quello stato e domanda a te stessa: chi è che così patisce? Un uomo qualunque, un servo, uno schiavo? Dovresti averne pietà, anche se fosse un malfattore. Invece è il Verbo Eterno, la Sa­pienza del Padre, il Creatore, il Dominatore dell'universo, Dio fatto uomo per essere salva­tore, amico, padre, sposo. O Gesù, sei dunque tu quell'uomo disfatto dai flagelli? Che cosa patisce? Getta uno sguardo, anima mia, e rifletti se vi possono essere dolori più atroci. Gesù che è purezza, santità per essen­za, si vede vergognosamente spogliato delle vesti; poi, dalla pianta dei piedi fino alla som­mità del capo, il suo corpo immacolato viene lacerato e scorticato. Non ha più l'aspetto di un uomo, è una sola piaga, sembra un lebbroso. Gesù mio, come potrò credere che sei il più bello tra i figli degli uomini? E chi può dire quanto soffri nel cuore e nello spirito?

Per chi patisce? Non per sé, non per le colpe che non ha, ma per le colpe dell'umanità intera, di te in particolare. È spogliato con tanta confu­sione per scontare i peccati di immodestia. È coperto di piaghe per i peccatori disonesti. Il giusto patisce per il peccatore, l'innocente per il colpevole. A te erano dovuti quei flagelli. Ri­conosci almeno la gravità del peccato impuro. Come patisce? Con una mansuetudine, con una pazienza che non conosce limiti. Potrebbe fa­cilmente vendicarsi: basterebbe un gesto, un desiderio e i nemici perirebbero tutti. Invece soffre e tace, senza dare il minimo segno di ri­sentimento, lasciando indovinare l'asprezza del dolore dal sangue e dalle piaghe di cui è ri­coperto il suo corpo, dalle lacrime che gli scor­rono sul volto. Soprattutto soffre con infinita carità. Per l'amore che ti porta sta legato alla colonna e subisce quegli spietati flagelli. Se ti fosse concesso di penetrare nel suo Cuore Di­vino lo vedresti acceso del desiderio di patire ancora per liberare te dai flagelli dell'ira divina. Ecco come soffre. Rifletti ed esamina la tua condotta. Gesù è quel modello divino che devi ricopiare. Quanto sei dissimile da Lui! Tu fuggi il patire inerente alla condizione umana. Co­stretto a subirlo, ti lamenti, ti inquieti, di adiri, concepisci sentimenti d'odio, di vendetta. Eppure hai meritato le sofferenze. Ricorda i tuoi peccati e arrossisci. Tu sei la vera causa di quei flagelli, perché ti abbandoni ai piaceri e al­la sensualità. Dov'è la tua attenzione per frena­re gli istinti disordinati, per mortificare i sensi interni ed esterni, per assoggettare il corpo alla ragione e alla fede? Mio Dio, mi vergogno esa­minando la mia coscienza. Come sono diverso da Gesù.

Affetti, propositi. (Sono opera della volontà). Voglio, Gesù mio, mutar vita. Ti dono tutti i miei affetti.

Affetti di compassione. Ti compatisco, caro Gesù, nei tuoi acerbissimi dolori. Poiché non posso offrirti altro, accetta almeno questi miei senti­menti, queste mie lacrime di compassione. Vorrei compatirti come i Santi, Maria Maddale­na, la tua stessa Madre.

Affetti di gratitudine. Sii benedetto e ringraziato in eterno, Signore! Le tue piaghe liberano l'a­nima mia dal peccato, il tuo sangue mi purifica dalle colpe. Non me ne dimenticherò mai.

Affetti di pentimento. Mi pento dei peccati, li de­testo. Fossi morto prima di averti offeso. Affetti di amore. Ti amo tanto, Gesù mio, per quello che soffri per me. Il mio povero cuore non conoscerà in avvenire altro amore che il tuo, e spinto da questo dolce amore tutto sof­frirò per Te. Come segno della mia sincerità, accetta i miei propositi.

Proposito generale: Prometto di stare attento per evitare non solo qualunque peccato, ma anche qualunque difetto avvertito. Sarò umile, pa­ziente, obbediente, casto.

Proposito particolare. In particolare, o Gesù, ti prometto di mortificare la mia carne. Oggi a pranzo e a cena mi mortificherò due volte nel bere e nel mangiare.

Conclusione

Che cosa ti renderò in cambio, o Signore, per le grazie che mi hai concesso durante questa meditazione?

Atto di ringraziamento: Ti ringra­zio di tutto cuore, e voglio che ogni mio respiro sia un continuo atto di ringraziamento. Mi uni­sco agli Angeli e ai Santi del cielo, e ai giusti di questa terra, e ti offro i ringraziamenti che in­cessantemente ti fanno. Accettali come se fos­sero miei.

Atto di preghiera: Riuscirò a mantene­re questi sentimenti e questi propositi? Certa­mente no, se guardo alla mia debolezza. Si­gnore, assistimi e aiutami sempre, ho bisogno di Te. Nel momento del pericolo accresci in me l'orrore del peccato e la forza di evitarlo. Per i tuoi flagelli, per le tue piaghe, salva l'anima mia, converti i peccatori, consola gli afflitti, assisti gli agonizzanti, proteggi i miei parenti e benefattori, dona la pace alla Chiesa, la perse­veranza ai giusti. Venga il tuo regno. Ti rendia­mo grazie, o Dio Onnipotente, per tutti i tuoi benefici. Tu che vivi e regni nei secoli dei seco­li. Amen.

Nel nome del Padre e del Figlio e del­lo Spirito Santo. Amen.

 

Avvertenze

1. Nell'Esempio pratico ho supposto che si medi­ti un solo punto. Volendo dividere la medita­zione in due o tre punti, rimane la medesima prefazione e si cambiano in ogni punto le parti della meditazione (cioè la composizione di luo­go, le riflessioni, gli affetti e i propositi), adat­tandole a quel che si medita.

2. Il Metodo insegnato per meditare è utile per i principianti e per tutte quelle anime che in al­tro modo non possono meditare. È bene quindi che ognuno se lo ricordi, per servirsene quan­do ne ha bisogno. Oltre l'orazione ordinaria vi è un'orazione straordinaria o infusa che il Signo­re dona volentieri alle anime che corrispondo­no alle grazie dell'orazione ordinaria. Gli scrit­tori di Teologia Mistica fanno giustamente os­servare che il numero delle anime favorite dal dono dell'orazione è superiore a quello che co­munemente si crede. Mi basta aver accennato all'orazione straordinaria perché nessuno creda che il Metodo debba sempre e assolutamente essere seguito.

Preghiera prima della lettura

Gesù Crocifisso, illumina la mia mente e spro­na al pentimento il mio cuore mentre attendo alla lettura della tua dolorosa Passione. Conce­dimi il desiderio e la forza di imitare i tuoi lu­minosi esempi di virtù, per intercessione del­l'Addolorata tua Madre, Maria SS.ma.

Preghiera dopo la lettura

Ti ringrazio, o Gesù mio Crocifisso, dei buoni pensieri ed affetti che hai suscitato in me du­rante la lettura della tua Passione. Ti prego umilmente: accordami la grazia di conservare sempre il frutto spirituale che ho ricavato.

 

I - LA PASSIONE PREDETTA

1. La Passione di Gesù Cristo predetta dai profeti

La storia di Gesù Cristo è stata scritta prima che Egli nascesse.

I profeti dell'antica alleanza tennero fisso in Lui il loro sguardo fatidico, videro da lontano le sue meravigliose gesta, e le narrarono ai po­poli che credevano in Lui, Redentore futuro. Quel che si dice della vita di Gesù in generale, si deve dire in particolare della sua Passione. Tutto è stato predetto, dalla più grande alla più piccola circostanza, e leggendo le profezie ci sembra di leggere la storia evangelica della Passione. In particolare sono stati predetti l'o­dio e la congiura dei nemici contro Gesù; il traditore nella persona di un suo intimo; la vendita per trenta monete d'argento; la fla­gellazione; la condanna a morte; il fiele e l'aceto; la divisione delle vesti; la croce­fissione; la compagnia dei ladroni; la se­poltura; la risurrezione. Perché tanti dolori al futuro Messia? I profeti si preoccupano di farcelo sapere. "Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le no­stre iniquità... Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condot­to al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori". Di sua spontanea volontà, per nostro amore, per toglierci il peccato, per ridarci la grazia, il Messia si assoggetta alla Passione, alla morte.

Considera. I profeti predicevano la Passione di Ge­sù, la vedevano e meditavano. Mettiti spiritualmen­te in loro compagnia e rivivi i loro affetti verso le pe­ne del Salvatore.

2. Predizione di Gesù

Venuto il tempo stabilito da Dio, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi. Cresciuto in sa­pienza ed età davanti a Dio e agli uomini, vide avvicinarsi l'ora della sua immolazione. Cono­sceva minutamente lo strazio che si sarebbe fatto di lui, e ne parlò ad amici e nemici. Quando i sacerdoti ebrei e gli scribi gli chiesero con quale potere scacciasse così imperiosamen­te i profanatori del tempio, rispose predicendo la sua Passione: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere", intendendo parlare del mistico tempio del suo corpo che doveva morire sulla croce. Un giorno il si­nedrio mandò alcuni seguaci perché co­gliessero l'occasione di catturare Gesù. Il Sal­vatore disse loro: "Per poco tempo ancora ri­mango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato", indicando che la sua morte era vicina. Fece la stessa predizione dopo la guari­gione dell'ossesso:"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini". Si può dire che non perdesse occasione di avvertire della sua prossima fine specialmente i discepo­li, allo scopo di togliere loro ogni motivo di scandalo quando l'avrebbero visto morire sulla croce.

Considera. Gesù parla volentieri della sua Passione per farla conoscere prima ancora che avvenga. Ascolta volentieri la lettura di essa e richiamala so­vente alla memoria per piacere a Lui.

3. Circostanze della Passione

Il Signore non si contentò di predire la sua Passione in modo generico. Volle farla cono­scere in precedenza nei minimi particolari. Predisse e designò il traditore nella persona di un suo Apostolo. Pietro infatti gli aveva detto: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna". Gesù rispose: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!", indicando con ciò chiaramente l'Apostolo Giu­da Iscariota che l'avrebbe tradito. Predisse i singoli tormenti che doveva subire dopo il tradimento: "Ecco, noi saliamo a Geru­salemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanne­ranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo fla­gelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre gior­ni risusciterà". Predisse la sua morte in croce: "E lo consegne­ranno ai pagani perché sia schernito e flagella­to e crocifisso". "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia in­nalzato il Figlio dell'uomo". Noi sappiamo che il serpente di bronzo, innalzato nel deser­to, era collocato sopra una specie di croce. Predisse che sarebbe stato sepolto per circa tre giorni: "Come infatti Giona rimase tre gior­ni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuo­re della terra". Infine, Gesù compendia tutto in poche parole: "Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà". I profeti, a cui si ri­ferisce Gesù, non avevano taciuto nulla delle principali circostanze della sua Passione.

Considera. Gesù conosce e predice i singoli tormenti che dovrà subire. Tu adora la sapienza del Verbo Eterno, che tutto vede, e medita la sua Passione con viva fede.

4. Desiderio di patire

A Gesù premeva soprattutto di far sapere ai discepoli che si sottoponeva volontariamente al­le sofferenze, per loro amore e per quello di tutti gli uomini: "C'è un battesimo che devo ri­cevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!". Era il battesimo del suo san­gue, che doveva versare interamente per l'u­manità. Soffriva perché gli era alquanto ritar­dato il tempo della Passione. Si paragonò al buon pastore: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore... Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il po­tere di riprenderla di nuovo". Molto signi­ficative, a questo proposito, sono le parole che indirizzò all'Apostolo Pietro. Gesù aveva par­lato apertamente della sua vicina Passione ai discepoli; ma Pietro, dopo averlo ascoltato, lo trasse in disparte, lo biasimò, lo riprese e ter­minò dicendogli: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Per l'affetto che portava al Maestro, Pietro non voleva persuadersi che "il Cristo, il Figlio del Dio vivente" si sarebbe sottomesso a tante umiliazioni. Gesù, che non voleva malintesi, tolse ben presto l'Apostolo dal suo inganno con una parola dura: "Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secon­do Dio, ma secondo gli uomini!". In questo modo Gesù faceva capire chiara­mente che desiderava la sua Passione e la subi­va volentieri per la gloria del Padre e per la re­denzione dell'umanità.

Considera. Poiché Gesù desidera tanto patire per amor tuo, impara a soffrire sempre per amor suo.

 

 

II - LA CONDOTTA DEI NEMICI

5. Scacciato dalla Sinagoga

Il momento sacrificale della Vittima Divina non era lontano. Gli scribi, i farisei e gli anziani del popolo odiavano Gesù, che aveva osato, a più riprese, smascherare la loro ipocrisia nella pratica puramente esteriore della legge. Non erano sempre riusciti a nascondere il loro odio, e lo manifestarono in particolare quando inviarono dei servi per catturare il Signore, impugnarono le pietre per lapidarlo e, dopo la guarigione del cieco nato, tentarono di met­tergli le mani addosso per arrestarlo. L'odio e l'invidia crebbero smisuratamente per la ri­surrezione di Lazzaro, l'ingresso trionfale in Gerusalemme e le entusiastiche acclamazioni del popolo. "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro". Determinarono perciò di disfarsene e il pri­mo atto, che doveva servire come punto di par­tenza, era di scacciarlo dalla Sinagoga, ossia di scomunicarlo. I pretesti non mancavano. Ba­stava dare un senso diverso alle parole e alle azioni del Salvatore relative al sabato, al tem­pio, alle tradizioni, alle prerogative della nazio­ne e al comportamento verso i peccatori. Si adunarono e presero la loro decisione: Gesù doveva essere escluso dalla Sinagoga. Nel giorno stabilito un sacerdote apparve sulla soglia delle numerose Sinagoghe di Gerusa­lemme e, a voce alta, dichiarò separato dal po­polo, per la vita e per la morte, Gesù di Naza­ret, il seduttore, il falso profeta. Così l'Eterna Sapienza fu imputata di errore, l'innocenza condannata come rea di delitti, il Salvatore del mondo proclamato pericoloso per l'umanità. Mai, come in questo momento, Egli apparve davvero il segregato dai peccatori, e i suoi stessi nemici, senza volerlo, proclamarono uf­ficialmente tale sua prerogativa.

Considera. Gli Ebrei allontanano Gesù, perché rie­sce loro di rimprovero. Rifletti che lo puoi scacciare dal tuo cuore con una vita riprovevole.

6. Il Cattivo Consiglio

Dopo averlo espulso ufficialmente dalla Si­nagoga, i nemici "tennero consiglio per arre­stare con un inganno Gesù e farlo morire". La sera del martedì prima di Pasqua, i pon­tefici e i farisei si riunirono in segretissima as­semblea, di cui potevano far parte solo i più co­nosciuti e dichiarati nemici di Gesù. Per essere sicuri della segretezza delle loro deliberazioni, scelsero, come luogo di adunanza, una casa privata e solitaria di Caifa, situata sopra un monte, detto oggi del Cattivo Consiglio, a sud di Gerusalemme, verso Betlemme. Quando tutti furono presenti, si aperse la discussione. "Che facciamo? Questo uomo compie molti se­gni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeran­no il nostro luogo santo e la nostra nazione". La discussione si fece animata, poiché tutti vo­levano suggerire qualche mezzo per impedire a Gesù di operare prodigi e raccogliere segua­ci. I capi della congiura volevano ben altro; Caifa, che presiedeva l'assemblea, disse aper­tamente: "Voi non capite nulla e non conside­rate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera". Ciò significava che era necessario far morire Gesù e tutti acconsentirono. L'Evangelista ag­giunge: "Questo però non lo disse da se stes­so, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi".

Considera. I nemici sono convocati per decidere la morte di Gesù. Tu, raccogliendo le potenze dell'ani­ma, stabilisci di farlo sempre vivere in te con la gra­zia.

 



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