. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:37

164
seppellire fra poco tempo. Non diedi, in
quel momento, grande importanza a
questa affermazione, ma ecco come essa si realizzò.
Bisogna dire che la vigilia della morte della suora, Monsignore era ritornato a Bethjal-
lah, dopo aver amministrato gli ultimi sacramenti alla moribonda, e mi trovavo io
stesso in questa località con molti altri sacerdoti del Patriarcato. La notizia della sua
morte ci arrivò l'indomani. La sera di quel giorno, non era stato ancora deciso chi
avrebbe fatto il servizio funebre, la mattina seguente. Don Belloni passò questo onore
al curato di Betlemme: costui addusse a pretesto delle occupazioni. Don Emilio, Don
Teofilo, Don G. Marta, non so per quali motivi, rifiutarono di fare la cerimonia. Alla
fine, mi venne a cercare nella mia camera, ove ero già coricato e mi si impose
piuttosto che pregarmi, di cantare la messa.
Feci dunque il servizio funebre e fu solamente allorquando, secondo il rituale Carmeli-
tano, gettai un pugno di terra sulla bara della suora, che mi ricordai della profezia:
«Sarai tu a seppellirmi»: ne fui talmente emozionato che non potei finire l'orazione. 1
partecipanti se ne accorsero.
La vigilia della morte della suora, un messo, recante una lettera di Don Belloni, si pre-
sentò a Mons. Bracco, allora a Gerusalemme. Fu durante il pranzo, una domenica. La
lettera annunciava che suor Maria di Gesù Crocifisso era molto grave e desiderava
vedere il Patriarca.
Finito il pasto, Monsignore partì; io lo accompagnai con un giannizzero. Alla porta del
convento ci attendevano Don Belloni, il Padre curato di Betlemme e il Padre Guido. Il
Patriarca si recò presso la malata e, avendola vista, concluse che era necessario
amministarle senza ritardo il Santo Viatico.
Don Belloni passò questo onore al Padre Curato, e questi al Padre Guido. Non volendo
nessuno dei tre assolvere a questo compito, si concluse che, essendo presente il primo
Parroco della diocesi, bisognava lasciare a lui quest'onore e questo dovere. Lo si
pregò. Monsignore accettò.
Fatto ciò, siccome il male peggiorava, si decise di dare l'Estrema Unzione all'ammala-
ta. Stessa discussione e stessa conclusione come per il Viatico; anche questa volta,
Monsignore accettò. Non si decideva a lasciare il capezzale della malata, e fu
solamente a notte inoltrata che riprendemmo il cammino di Bethjallah.
Arrivati vicino alla tomba di Rachele, siccome camminavo ad una breve distanza da
Mons. Bracco, lo vidi tutt'a un tratto fermarsi e battersi la fronte come preso da
qualche cosa di grave; poi esclamò: Ecco una profezia realizzata! Che avviene? gli
dissi avvicinandomi. Si è che la malata mi aveva profetizzato che le avrei dato il
Viatico e l'Estrema Unzione, e in effetti, le ho appena amministrato questi sacramenti.
L'indomani, ci si venne ad annunziare la morte di suor Maria di Gesù Crocifisso. Noto
espressamente che Mons. Patriarca era molto riservato su tutte queste cose e che ha
potuto essere il confidente di altre cose ancora delle quali non sono a conoscenza.
Ho sentito raccontare che in un giardino (a Pau o a Mangalore, non saprei dirlo), suor
Maria di Gesù Crocifisso ebbe il cuore trafitto come lo si racconta di santa Teresa.
Effettivamente, alcune ore dopo la sua morte, un certo Carpani, che faceva la
professione di medico, venne a fare 1'espianto del cuore. Il cuore prelevato, lo si mise
su un piatto, perché tutti potessero esaminarlo. Ero-presente con Don Belloni, Don
Emilio, Don Teofilo, Don Giovanni Maria Marta, Don Riccardo Branca. Potemmo
tutti constatare che il cuore portava la cicatrice di una ferita che si sarebbe detta

165
prodotta da una lunga punta di ferro... Il
cuore posto così su un piatto passava di
mano in mano, di modo che tutti i sacerdoti presenti e le stesse religiose, poterono
constatare questo fatto meraviglioso.
Potemmo constatare anche che, ai piedi e alle mani, la suora portava le cicatrici delle
piaghe, simili a buchi. Su questo argomento, Don Belloni, confessore di suor Maria di
Gesù Crocifisso, mi assicurò che, lei viva, quando si metteva in controluce una sua
mano, si sarebbe detto che la carne ne era trapassata al posto delle stimmate.
Potemmo tutti inoltre constatare la traccia visibile di una larga ferita ricevuta al collo.
Suor Cipriana (suora di San Giuseppe dell'Apparizione) mi ha raccontato che suor
Maria di Gesù Crocifisso, trovandosi ad Alessandria, era stata colpita al collo
dall'arma tagliente di un miserabile che la gettò in un fosso, ove sarebbe morta se la
Santa Vergine non l'avesse salvata da questo pericolo.
Pochi giorni dopo la sepoltura, ho sentito raccontare che, essendo terminata l'operazio-
ne di Carpani per 1'espianto del cuore, il cadavere aveva steso le braccia a forma di
croce ed era rimasta in questa posizione fino a quando venne il momento di metterlo
nella bara. La Madre Priora ordinò a questo punto al cadavere di piegare le braccia... Il
cadavere obbedì a quell'ordine e la suora fu seppellita.
APPENDICE
GIUDIZI DI ALCUNE PERSONALITA SULLA BEATA
Lettere di Mons. Lacroix, vescovo di Bayonne, alla Madre Priora del Carmelo di Pau
Bayonne, 11 aprile 1868
Reverenda Madre,
i favori, che riceve da Dio la giovane Araba alla quale avete dato ospitalità, mi
sembrano mirabili e degni del più grande interesse. Spero di avere la consolazione di
vedere questa fortunata stimmatizzata, fra non molto in occasione del mio viaggio a
Pau. Vogliate continuare ad assisterla con le vostre buone cure; asseconderete così le
divine attenzioni in merito a questa eletta del cielo e a questa imitatrice di Gesù
Crocifisso. Mi raccomando alle sue preghiere e alle vostre e vi benedico tutte nel
nome del Signore.
+ Francesco, vescovo di Bayonne
È importante che ciò che avviene di straordinario, in merito allo stato della stim-
matizzata resti segreto e non esca dal monastero fino a quando il buon Dio non decida
altrimenti.
Bayonne, 16 settembre 1868
Reverenda Madre,
la ringrazio dei particolari che mi ha fatto conoscere in merito alla nostra cara Maria di
Gesù Crocifisso e che seguono alle altre informazioni così importanti e così
interessanti che avevo già ricevuto. Comprendo, così come lei me lo annuncia che il
tutto sia raccolto dalle vostre cure e da quelle delle sue beneamate sorelle della
comunità per la cronistoria completa di questo grande avvenimento, affinché si
conservi e serva come edificazione nel futuro, e nel tempo presente.

166
Sono ben certo che sarete tutte molto
fedeli alle raccomandazioni e istruzioni
che vi sono state così saggiamente e così meravigliosamente date e che ne risulterà un
gran bene per il Carmelo e la perfezione di tutte le figlie di santa Teresa.
Mi propongo di venire a celebrare una Messa di ringraziamento nel vostro monastero
al più presto, non appena le mie occupazioni me lo permetteranno, per ringraziare il
divin Salvatore della sua ineffabile bontà e delle grazie straordinarie delle quali ha
voluto colmare la sua piissima e fervente figlia Maria di Gesù Crocifisso ed anche
tutto il monastero.
Ho visto, a Bayonne, il vostro reverendissimo Padre Generale, ma non mi ha detto che
si proponeva di visitare la vostra casa di Pau. Quando verrà apritegli le porte, e ditegli
che avrà tutti i poteri che crederà di dover usare in questa visita e li avrà tutti senza
alcuna restrizione.
La benedico, mia buona Madre, e con lei tutta la Comunità; la ringrazio dei frutti
benedetti che la santissima Vergine si era degnata riservarmi, come pure la nostra suor
Maria di Gesù Crocifisso.
Siamo sempre più riconoscenti, a questa augusta e tenerissima Madre del Carmelo, che
vi prodiga così preziose e così dolci consolazioni.
+ Francesco, vescovo di Bayonne
Lettera di Mons. Lacroix, vescovo di Bayonne, a suor Maria di Gesù Crocifisso,
al momento della sua partenza per Mangalore (agosto 1870)
Carissima figlia di Gesù Crocifisso,
andate dunque lontano e molto lontano, ma per Gesù e per farlo conoscere, per farlo
onorare. Egli sarà con voi sempre: seguitelo con la sua croce, o piuttosto restate
sempre attaccata alla sua croce, dicendo con san Paolo: " lo sono con Gesù, legato,
inchiodato alla sua croce, in modo da essere inseparabili, Gesù e voi; abbiate un
medesimo spirito, un medesimo cuore, una medesima anima, uno stesso corpo, una
stessa esistenza.
Maria di Gesù Crocifisso resterà incessantemente con la divina Madre di Gesù.
Pregate molto per me, cara figliuola, io lo faccio ogni giorno per voi nella santa
Messa. Oh! Quante volte, ogni giorno ed ogni notte, penserò a Maria di Gesù Cro-
cifisso, unendomi alle vostre preghiere ed unendovi ai miei sacrifici, soprattutto a
quello dell'altare.
Scrivetemi le tante volte che ne avrete l'occasione, io farò lo stesso. Vi benedico dal
profondo del cuore.
+ Francesco, vescovo di Bayonne
Lettera di Mons. Lacroix, vescovo di Bayonne, a Mons. Bracco, Patriarca di
Gerusalemme
Venerabile Fratello,
le Suore carmelitane sistemate presso la Grotta di N. S. G. C. per volontà di Sua
Santità Papa Pio IX e per il vostro beneplacito, mi hanno spessissimo parlato nelle loro
lettere della vostra affettuosissima carità per loro, cosa che mi è stata molto gradita.
Ed è per questo, per la vostra benevolenza, che vi faccio larghissimi ringraziamenti, e
sono certo che questa benevolenza durerà sempre, poiché voi siete il padre e, per così
dire, la madre di queste suore.

167
Siete
fortunato,
venerabile
fratello,
perché il Cristo ci ha spogliati per
arricchirvi. Possedete in effetti preziose perle e, fra queste perle, una perla ancor più
luminosa, cioè, suor Maria di Gesù Crocifisso. Sì, io lo confesserò e non lo negherò, lo
confesserò davanti a Dio e davanti ai suoi angeli: questa suora è un mirabile tesoro di
tutte le virtù e principalmente un tesoro di fede, di umiltà, di obbedienza e di carità, e
per dire tutto, in una parola, ella è un miracolo della grazia di Dio.
Prima di morire, vi scongiuro, Venerabile Fratello, di custodire un così bel deposito
con la più grande cura e il più grande amore, e riceverete il centuplo in questa vita, e in
cielo possederete la vita eterna.
Mi raccomando ad ogni istante alle vostre preghiere. Vostro...
+ Francesco, vescovo di Bayonne
(La copia della traduzione di questa lettera, dettata in latino da Mons. Lacroix al Rev.
P Estrate, senza data, può essere datata agli anni 1876-77).
A proposito dell'approvazione data da Sua Santità Pio IX per la fondazione del
Carmelo di Betlemme, il cardinale Franchi diceva: lo non ci capisco niente, c'è
qualcosa sotto; mai il Santo Padre ha fatto un gesto simile! Ed ora, sono io ad essere il
Protettore di questa opera: siccome i tempi sono tristi, se sopravvenisse qualche
difficoltà, si prega di rivolgersi a me, me ne incarico io. Così pure il cardinale
Antonelli diceva che mai un'opera come quella era stata fatta a Roma. E parlando di
suor Maria di Gesù Crocifisso, dice, da parte del Santo Padre di continuare a dirigerla
come si era fatto, poiché era sulla buona strada.
Una comunicazione importantissima riguardante la santa Chiesa e l'augusta persona di
Pio IX era stata affidata al Padre Bordachar e al Padre Estrate dal Vescovo di
Bayonne, il quale l'aveva ricevuta da suor Maria di Gesù Crocifisso. Essi, compiendo
la loro missione, avevano parlato del cammino soprannaturale dell'umile
suora conversa, ciò spiega alcune delle parole del cardinale Antonelli, citate prima. La
verità delle rivelazioni contenute nella comunicazione della quale si è appena parlato,
era stata anche pienamente constatata.
Ecco ciò che ho sentito raccontare al Sig. Chesnelong, senatore, nella sua visita a
Bétharram, il 4 e 5 ottobre 1893, riguardo a suor Maria di Gesù Crocifisso. Nell'epoca
in cui il Sig. Chesnelong negoziava a Roma, con altri cattolici eminenti come lui, la
fondazione del Carmelo di Betlemme, l'abate Bordachar, che si trovava con questi
Signori, era anche quello che risentiva più sensibilmente, con la sua vivacità basca, le
peripezie di una vicenda che passava ogni giorno per le fasi più diverse. Ora, ogni
giorno, suor Maria di Gesù Crocifisso gli scriveva una lettera che esprimeva
mirabilmente lo stato d'animo dell'abate Bordachar in quel momento: "Eccovi nella
gioia; ai vostri occhi è finito, fiducia di bambini nelle cose umane piene di
vicissitudini". L'indomani, dal suo convento, lei vedeva l'anima del caro Abate tutta
agitata. "Io vi vedo, quale cambiamento! Ieri, una gioia senza limiti; oggi, una tristezza
sconfinata fino allo scoraggiamento!".
Il sig. Chesnelong ha letto parecchie di queste lettere; esse manifestano disposizioni
così intime, così diverse, con una tale precisione e penetrazione che, ai suoi occhi, Dio
solo poteva rivelare queste cose alla Veggente: è la sua profonda convinzione.

168
(Estratto di una lettera del rev. P
Etchécopar, Superiore generale dei Preti
del Sacro Cuore di Gesù, alla rev. Madre Priora del Carmelo di Betlemme).
Lettera di Mons. Felice Valerga, cameriere d'onore di Sua Santità, Chierico-
Beneficiato di San Pietro
Loano, 8 maggio 1912
Andai un giorno a celebrare la messa nella casa provvisoria che le carmelitane
abitavano a Betlemme prima che il monastero fosse costruito, ed ecco in quali cir-
costanze. Al mio arrivo, la messa del sacerdote maronita era a metà. Avvertii che avrei
celebrato io stesso subito dopo, ma a bassa voce e senza campanella, di modo che non
ci si potesse accorgere dal coro, dove erano le carmelitane, che si diceva una messa. E
così fu fatto.
Ed ecco che dopo la consacrazione, sento un gran movimento di persone ed una voce
forte che esclama: L'amore è tutto, l'amore è tutto. Era suor Maria di Gesù Crocifisso.
La sua estasi continuò fin dopo la messa, perché, essendo passato nel parlatorio, la
sentivo ancora, ma la sua voce era più dolce. Venne e, davanti a me,
parlò con una eloquenza sbalorditiva, delle anime sacerdotali, e dopo una mezz'ora, mi
congedò, pregandomi di dire al Patriarca che lei l'attendeva l'indomani, avendo una
importante comunicazione da fargli.
Ritornato al Patriarcato, feci a Mons. Bracco la commissione della suora. Egli non
parve sorpreso e parti l'indomani per Betlemme. Come sempre io ero il suo compagno
di viaggio. Il Patriarca ebbe un lungo colloquio segreto con la suora. Lei gli dovette
allora annunziare la piccola rivoluzione che accadde a Gerusalemme alcuni giorni
dopo, e rassicurarlo sulle conseguenze di questo avvenimento.
Monsignore, di solito, non ne diceva niente; ma tutti, al Patriarcato, si ebbe la
convinzione di questa rivelazione della suora, sia a causa della fretta con la quale
l'aveva chiamato, sia a causa dell'assicurazione e della certezza che il Patriarca mostrò
al momento dell'avvenimento. Alcuni giorni dopo, effettivamente, il Patriarca aveva
appena terminato la sua messa, quando don Antonio Morcos venne ad avvertirlo che
c'era una vera rivoluzione nella popolazione di Gerusalemme e che i latini non
credevano di poter salvare la loro vita che rifugiandosi al Patriarcato. Monsignore
permise che venissero, ma li rassicurò tutti, certificò loro che non vi sarebbe stato
spargimento di sangue. Io compresi facilmente che il Patriarca nel suo ultimo incontro
aveva dovuto essere informato dalla suora degli avvenimenti di questa giornata, che fu
in effetti tanto a Betlemme e a Bethjallah che a Gerusalemme una giornata di spaventi,
ma non ci furono disgrazie da deplorare.
Poco prima della morte di Pio IX, suor Maria di Gesù Crocifisso in estasi, vide una
processione di angeli e di santi; la santa Vergine aveva le braccia aperte per ricevere
l'anima in onore della quale si era formata quella processione. La suora pensò che Pio
IX fosse in pericolo di morte e che la sua anima era attesa in Paradiso.
Non sapendo né leggere né scrivere, si servì dell'aiuto di una suora per scrivere al
Patriarca Bracco, il quale secondo la sua abitudine quando riceveva simili co-
municazioni che non era urgente pubblicare, la nascose nel suo ufficio.
Alcuni giorni dopo, Mons. Bracco ricevette dal Rev. Padre Girolamo Priori un
telegramma annunciante la morte di Pio IX. Questo Rev. Padre, ex generale dei
Carmelitani Scalzi, era a Roma. Il Patriarca, doppiamente colpito, mi chiamò e come

169
se non avesse prestato fede al dispaccio,
mi incaricò di domandarne, per tele-
gramma, conferma al Rev. Padre Priori. L'indomani, ricevemmo la conferma richiesta.
E il Patriarca spiegò a Don Emilio, il quale lo raccontò a me, come fosse stato
avvertito di questo fatto, da suor Maria di Gesù Crocifisso.
Dio volle far conoscere a suor Maria di Gesù Crocifisso, e per lei, al Patriarca, la
persona dell'eletto che Egli destinava a governare la Chiesa. Lei scriveva, sempre per
mezzo di una segretaria, a Mons. Bracco, prima della elezione di Leone XIII:
"Mi sembra di vedere una grande sala, dove sono raccolti tutti i cardinali occupati alla
elezione del nuovo Papa. Vedo anche nell'aria un angelo che porta una tiara; a poco a
poco, scende e sembra seguire uno dei cardinali.
Io non conosco questo cardinale, ma vedo lo stemma che mette nell'intestazio-
ne dei suoi scritti e nel suo palazzo. Eccone la descrizione. Sul fondo il giglio dei re di
Francia. Al di sotto un cipresso. Una fascia bianca un po' ricurva attraversa il cipresso.
Nel vuoto, al di sotto del cipresso, brilla una stella che manda i suoi raggi
trasversalmente. Ecco ciò che posso dirvi. Ma se don Felice Valerga va nel grande
divano del Patriarca e prende l'album dove si trovano tutti i cardinali credo proprio che
troverà il cardinale del quale ho descritto il blasone e che si elegge in questo
momento".
Senza manifestare il contenuto della lettera, il Patriarca ordina che si vada a cercare
l'album (Don Emilio è presente quando egli dà quest'ordine). In quello stesso
momento, entra un Francescano, venuto per essere segretario di Terra Santa, e che
domanda il potere di confessare. Pregava che lo si volesse dispensare dall'esame,
avendolo già passato davanti alla Curia di Parigi, e presenta il documento che ne fa
fede. Vi si vedono le insegne del cardinale Pecci. Esclamo subito: L'enigma è risolto,
abbiamo lo stemma che descrive suor Maria di Gesù Crocifisso. Esaminiamo l'album
del divano e riconosciamo che c'è lo stemma del cardinale Pecci. Nessun dubbio,
questo cardinale deve essere Papa e non ci resta più che attendere il telegramma che ce
lo annuncerà. Arrivò l'indomani.
Lettera del Rev. P Xavier, Carmelitano Scalzo, Superiore del Carmelo di
Bordeaux
Carmelo di Bordeaux, 18 novembre 1878
Mia reverenda Madre,
non saprei troppo ringraziarla della sua delicata attenzione; non potrei dirle quanto mi
ha commosso. Sapevo da un nostro religioso, il Padre Maria Ephrem, della morte di
questa cara suorina che, ai miei occhi, era più una creatura angelica, che una creatura
umana. Come sarà felice per essere entrata nel seno del suo Dio! Quale accoglienza
Nostro Signore avrà fatto a questa sposa così fedele al suo amore e che Egli stesso ha
tanto amato! Dopo la sua morte me la sono ricordata più volte, ma tale ricordo è
sempre accompagnato da una specie di soavità che mi impedisce di rimpiangere che
ella ci abbia lasciato. Ho ferma fiducia che sentiremo l'effetto della sua potente
intercessione presso Nostro Signore; lei amava tanto la sua famiglia spirituale!
Se la mia richiesta non è indiscreta vi domanderò, mia Reverenda Madre, l'au-
torizzazione a conservare la relazione della quale avete voluto inviarmi copia. Voglio
farne parte ai nostri Padri, come pure a quelle anime pie che troveranno, come me, una
grande consolazione nel leggerla.

170
Lettera del Rev. P Ippolito, Carmelitano Scalzo
Carmelo d'Agen, 3 ottobre 1878
Mia Reverendissima Madre,
ho letto alla comunità il racconto della santa morte della nostra cara suor Maria di
Gesù Crocifisso e vi ha prodotto una profondissima impressione. Parecchie religiose
non hanno potuto ascoltare questa lettura senza versare lacrime.
Oh! Grazie cara Madre, d'aver pensato a me in questo dolore di famiglia, grazie per
avermi messo nel numero di quelli che hanno sempre avuto la stima per questa beata e
santa figlia.
Abbiate ancora la carità, mia reverendissima madre, di mettere da parte per me dei lini
che sono stati applicati alle sue sante ferite.
Tutto ciò che mi verrà da questa figlia, lo conserverò come una vera reliquia. F. M.
Ippolito
Estratto di una lettera del Rev. Padre du Bourg, Rettore dei Gesuiti Montpellier,
18 settembre 1878
(...) Eccola dunque (suor Maria di Gesù Crocifisso) che ha lasciato la terra dove era
come straniera, e si è riunita a Gesù, che l'aveva tanto attirata a sé e per vie tanto
straordinarie; è una cosa che mi sembra del tutto naturale. Con la dirittura e la
semplicità che le conoscevo, e che mi rassicurava pienamente su ciò che c'era di
sorprendente e di strano nella via che attraversava, mi sembra che sia andata diret-
tamente in cielo. Non mi viene neppure l'idea di pregare per lei. Ed è solo pensandoci
bene e con una specie di ragionamento generale che sento essere giusto di rac-
comandarla al buon Dio nel Santo Sacrificio.
Avete seguito nei particolari tutto ciò che ella faceva e diceva e ciò che il buon Dio ha
fatto o ha permesso che si facesse in lei. Vi raccomandavo di prenderne nota
accuratamente, affinché ci si possa rendere conto un giorno di tutto ciò, e, se piace al
buon Dio, di ricavarne la sua gloria e l'edificazione delle anime.
Parlando col buon Padre Lazzaro, ho constatato con piacere che i nostri pensieri erano
sempre stati d'accordo: che sempre seguendo da molto vicino questa cara piccola
anima, tanto quanto egli ne era stato direttamente incaricato, si era sempre tenuto in
una discrezione completa e molto prudente. Proprio lui aveva ottenuto e fatto accettare
la decisione che lei stessa si tenesse nel ruolo delle suore converse, e sempre lui
raccomandava che non si mostrasse tanta attenzione a lei, e nessun clamore a suo
riguardo. Io ritornerò a vederlo e parleremo più dettagliatamente di tutto ciò.
P. du Bourg
Lettera di Fra' Evagre, Provinciale dei Fratelli delle Scuole cristiane in Palestina
Gerusalemme, 30 settembre 1878
Mia Reverenda Madre,
il fascino che il mio confratello ed io abbiamo provato alla vista e alla conversazione
della santa da poco volata al cielo, l'alta idea che ci siamo formata delle sue sublimi
virtù, la forma di culto che già nutriamo per lei nelle nostre anime, tutto ciò che si dice
attorno a noi su di una vita così straordinaria tutto ciò messo insieme fa' sì che tutti e
due veniamo a chiedervi due favori.

171
Sapete, Reverenda Madre, ciò che diceva
e pensava la santa riguardo alla nostra
fondazione di Gerusalemme? Pensava e qualche volta ha parlato del bene che vi si
farebbe, che questa istituzione troverebbe delle difficoltà e di quale specie?
Le più piccole sue parole riguardo alla nostra Opera, sarebbero per me preziosi
avvertimenti.
Secondariamente, il mio confratello ed io vi supplichiamo, Reverendissima Madre, di
farci dono di un oggetto qualunque che sia stato usato dalla santa. Questo favore, noi
ve lo domandiamo con istanza, con fede e pietà.
Vogliate accordare questa grazia a F. S. mio compagno ed a me, vostro indegno
servitore.
Fra' Evagre
Lettera del Sig. Ch. Chesnelong, senatore, alla Signorina Dartigaux
Orthez, lì 9 settembre 1878
Signorina,
mi sono dolorosamente commosso apprendendo la morte di suor Maria di Gesù
Crocifisso, come pure molto commosso del pensiero avuto dalla Reverenda Priora del
Carmelo di Pau di volermela partecipare. Le sono anche molto riconoscente di essere
stato degno di servirle da intermediario.
La santa religiosa era di quelle anime per le quali la morte è la preparazione alla
ricompensa. Era stata, durante la vita, lo strumento delle grazie divine, qualche volta
l'eco delle voci che Nostro Signore Gesù Cristo faceva risuonare nel suo cuore, e
sempre l'esempio delle virtù che l'anima umana può acquistare immo-
landosi tutta intera sull'altare del sacrificio. Possedeva la pienezza della fede e del-
l'amore; aveva anche il senso divino della sofferenza accettata per amore di Gesù
Cristo e come supplemento di riscatto per le offese degli altri; perché lei, la santa
fanciulla, non aveva niente da espiare per se stessa. Univa ad una semplicità che era il
riflesso di una perfezione la quale ignorava se stessa, una quantità di coraggio e una
tale elevazione soprannaturale che rivelavano un'anima trasfigurata dai ritocchi del
Maestro Divino. La morte, per lei, non ha potuto essere che il passaggio da una santità
manifestantesi nella prova a una santità coronata nella gloria, fortunata voi, Signorina
per essere stata a tanti titoli la prima in questo cuore così divinamente privilegiato! Ed
è per me una grande soddisfazione d'avere forse avuto un piccolo posto nei suoi
pensieri e nelle sue preghiere e di sperare che la benedizione di questa santa continuerà
a proteggermi e ad estendersi sui miei. Nel mio prossimo viaggio a Pau, avrò l'onore di
andare a presentare alla Reverenda Priora del Carmelo l'omaggio dei miei sentimenti e
vi domanderò, Signorina il permesso di potermi intrattenere con voi circa la santa di
Betlemme e l'opera che vi avete fondato con lei.
Vogliate, ecc...
Ch. Chesnelong
LETTERE DI SUOR MARIA DI GESÙ CROCIFISSO
Alla Madre Priora del Carmelo di Pau
Mangalore, luglio 1871
Cara e diletta Madre mia,

172
sto per dirvi delle sofferenze della nostra
care Madre Elia; questo vi addolorerà,
ma vedrete come il buon Dio ha fatto tutto per rendere bella la corona della sua pre-
diletta. Nostra Madre allora non ha voluto dire tutto, perché la piaga era troppo fresca
e questo l'avrebbe resa troppo viva, ma non ha avuto l'intenzione di nascondere
alcunché; voleva al contrario dirvi tutto, ma ha temuto di darvi troppa pena.
Comincio da Port-Said. Madre Elia stava molto bene, aveva l'aspetto radioso, a partire
da Marsiglia la sua salute era perfetta; ci serviva tutte, rideva di me perché io che
avevo viaggiato per mare stavo male, mentre lei, che non era abituata, stava
benissimo. Godeva fisicamente e spiritualmente fino al mar Rosso e diceva: Quale
grazia di essere stata scelta, io, così vecchia e così indegna, quale grazia! Ebbene,
l'indomani di questo giorno, mi disse: Oh! Cara figlia, ho sognato qualche cosa che mi
fa una gran paura... Io allora dissi: «Madre, ve ne scongiuro, ditemi quello che avete
sognato». Rispose: No, mi sembra che il buon Dio non lo voglia; e, allora, mi sono
rattristata, ma non ebbi voglia di saperlo, giacché il buon Dio non lo voleva.
Dopo ciò, sul mar Rosso, sapete, quando le altre sono venute meno? Madre Elia non lo
sapeva; ricevette una grande consolazione e subito dopo, è caduta senza conoscenza.
In seguito si mise a cantare il salmo Laetatus sum e un altro: "Il Signore ha esaudito la
mia preghiera"... venne il medico e, meravigliato, diceva: Che gioia essere
carmelitana!
Venne Padre Lazzaro tutto tremante e andò a cercare il comandante che dice, come
aveva detto il medico: Bisogna cambiare cabina; ed allora, il buon Dio permise che si
mettesse Madre Elia in un'altro posto ancora più disagevole; con quel calore,
occorrevano due ore per aprire la finestra, poi sotto c'era il carbone. La sera, si era così
stanchi! Gli uomini che portavano il carbone gridavano, andavano, venivano. Infine fu
deciso di salire la notte sul ponte.
Suor Stefania mori proprio quella notte. Mio Dio, come abbiamo sofferto! L'indomani,
Madre Elia fu sistemata in una cabina presso la ciminiera della nave; il
buon Dio lo permise per farla soffrire ed anche perché le mancassero molte cose, ma il
buon Dio fa tutto per la sua gloria. Anche io, la facevo soffrire ripetendole sempre:
«Madre, se il buon Dio vi dicesse di offrirgli due rose, voi gliele dareste?» E
rispondeva: Mi tormentate, credete che rifiuterei qualcosa al buon Dio? Quando i
nostri Padri videro queste tristi cose, dissero: Andiamo ad Aden a portare il corpo di
suor Stefania; e poi, sono venuti a cercarci: Padre Lazzaro era pallido come un
lenzuolo ed anche padre Graziano.
Povera Madre Elia, come soffriva! Non vedeva suor Stefania e vedeva portare la mia
suor Eufrasia su un asse da quattro uomini. E lei, la Madre amata, doveva essere
trascinata... E se sapeste per quale strada: rocce, montagne, è terribile; vedere per
capire.
Vi racconterò l'obbedienza di suor Eufrasia. Sulla nave, non poteva stare un minuto
tranquilla, bisognava essere in tre o quattro per tenerla e sempre tremava per la
sofferenza e si sarebbe potuta gettare giù. Allora Padre Lazzaro, desolato, temendo che
fosse caduta per strada le disse: Figlia cara, vi ordino per obbedienza di restare
tranquilla lungo tutta la strada. Lei era senza conoscenza, ma il buon Dio permise che
comprendesse e che non si movesse più fino alla casa dove, appena arrivata, ha
ricominciato.

173
Ma, mio Dio, che casa! Era notte e si
mancava di tutto. Si dovette mettere Ma-
dre Elia in un letto pieno di buchi, peggiore della trave. Noi non lo sapevamo: essa ne
ha sofferto col suo povero corpo già rotto da pene e sofferenze!
Si accorgeva che le si nascondevano le suore e questo le faceva soffrire un martirio. Si
era pensato di dirle che suor Stefania sarebbe partita con Padre Lazzaro e le terziarie.
Ed allora, per prepararla, le dissi: «Madre, vi dispiacerebbe di non vedere più suor
Stefania, se partisse con Padre Lazzaro?» Ed ella disse: Non è possibile che parta
senza venire a vedermi! Un'altra suora le diceva: Siate tranquilla, Madre, suor Stefania
è ben curata. Infine, Padre Lazzaro disse: Impossibile nascondere la verità, bisogna
dirla.
Povero padre, impossibile dire tutto ciò che soffrì ed ancor più nel lasciarci ad Aden
dove mancava tutto, e con il Padre Graziano che era malato anche di noia o di dolore.
Padre Lazzaro non sapeva che pensare del buon Dio, si rassegnava, ma la sua volontà
gli sembrava crudele. Inoltre doveva partire e Dio sa tutto ciò che ha sofferto.
Sapete come Madre Elia apprese con eroismo la morte di suor Stefania, poi, tre giorni
dopo, quella di suor Eufrasia. Era magnifico vedere questa madre così tenera accettare
queste morti con la calma dei cieli. Si alzò, così malata come era, per il seppellimento,
e quando si cantò l'ufficio dei morti con le suore del Buon Pastore, aveva la voce più
forte di tutte con il fervore degli angeli e senza piangere; ma dopo, fu obbligata a
mettersi subito a letto. Ha sofferto mille morti in quella città di Aden; il vento le
sembrava il fuoco dell'inferno, niente poteva salvarla.
Dopo la morte delle suore, voleva che tutti i suoi figli restassero qui accanto a lei,
tanto aveva paura che le si nascondesse la morte di qualcuna. Neppure Padre
Graziano poteva restare in alto; tutte soffrivamo tanto! Avevamo bisogno di stare
insieme per consolarci e fortificarci. Mio Dio, vivessi pure mille anni, ti prometto di
mai dimenticare Aden!...
Una notte in cui le nostre suore erano in alto ed io in basso con Madre Elia, vedo un
ladro tentare di entrare attraverso la finestra... Mi metto allora a parlare come se vi
fosse molta gente. Madre Elia diceva: Figlia cara, che fate, venite a mettervi a letto...
Ed io, parlavo arabo: Ma, povera figlia, avete perso la testa? Non so che linguaggio
usate; come mi fate soffrire questa notte!... Ed io avevo paura! Ora vedevo un ladro
con un grande coltello vicino alla finestra dove era il letto di Madre Elia; ve ne erano
due che cercavano di entrare dall'una o dall'altra finestra. Se avessi detto ciò all'ama-
tissima Madre, sarebbe morta di spavento; se avessi chiamato Padre Graziano, sarebbe
stato ancora più atterrito, perché lui sa che in questo paese, si fanno molti delitti.
Infine, per tre ore circa, ho parlato arabo molto forte, allora i ladri sono andati via
senza osare di entrare.
La gente di Aden è stata magnifica verso di noi. Il Signor Console (il Console
francese) e la sua Signora sono stati molto buoni. C'era anche una signora protestante
che ci portava molte cose necessarie; la sua carità era generosa; suo marito era
cattolico, molto pio, molto santo; ci mandava latte e tutto ciò che poteva. Anche la
gente della nave era molto, molto buona: attori e attrici soprattutto, piangevano e
baciavano i piedi di suor Stefania dopo la sua morte.
Avevamo pure due ragazzini, buonissimi, devoti, ma pigri: uno si chiamava Bastiano e
l'altro Maometto. Volli fare mangiare un po' di carne di vitello a Maometto e non volle
mai. Gli domandai perché; disse: perché i buoi hanno riscaldato Gesù Cristo. Allora

174
gli ho detto se non avesse mangiato un
po' di cammello; mi disse di no, perché
esso ha portato Maometto. «E il maiale?». No, neppure, Maometto l'ha proibito.
Qualche volta Bastiano e Maometto bisticciavano fra loro e poi venivano a lamentarsi
con me: Signora, signora, m'ha fatto questo e questo; io li rimproveravo tutti e due e
poi facevo loro baciare in terra. Bastiano, gran signore, ha fatto allora un gesto
terribile. Quando la nostra Madre disse ciò a Padre Alfonso, egli, molto sbalordito ha
detto: Ma questa piccola è un uomo e non una donna, nessuno mai ha fatto fare
altrettanto. Questi due ragazzi ci volevano molto bene. Quando la nave francese dove
era mons. Maria Ephrem arrivò, essi saltavano di gioia perché ciò ci faceva piacere; e
quando noi ci allontanavamo, piangevano, ciò che toccava molto il buon cuore di
Madre Elia.
Quando arrivò il momento di partire, feci tutto ciò che potei per farla venire al
cimitero per vedere suor Stefania e suor Eufrasia; appena arrivata, lei baciò la tomba,
poi divenne pallida, pallida, e tutta tremante. Mi disse: Figlia mia, non mi reggo più,
usciamo da qui. Ho fatto di tutto per distrarla, ma in quel momento niente, proprio
niente poteva consolare il suo cuore.
Infine, siamo partiti con la nave. Madre Elia stava molto bene, l'aria del mare le
giovava molto fino a Madras. Ma arrivata là, come la povera cara Madre ha sofferto!
erano buoni dove noi passavamo, ma non la si poteva sollevare. A Calicut, era
presa di gioia e diceva: Oh! ho la felicità di toccare infine questa terra dell'India che
san Francesco Saverio ha evangelizzato! E poi gli onori che si rendevano a
Monsignore le facevano dimenticare un po' le sue sofferenze. Cara Madre, come si
stancò per questa processione, ma, mio Dio, quale ammirevole pazienza! Durante la
sua malattia, ha sofferto le cose più martorianti la natura; la si voleva guarire ad ogni
costo e si è fatto tutto ciò che era contrario al suo cuore ed al suo temperamento, il
buon Dio l'ha permesso. La superiora delle suore, santissima, buonissima,
caritatevolissima, voleva curarla come si fa in questo paese, diceva che ciò l'avrebbe
guarito. Povera cara Madre Elia, aveva bisogno di cose ricostituenti e non le si dava
che un po' di farina di riso cotta con l'acqua; le nostre povere madri non potevano fare
niente di quello che avrebbero voluto, perché si diceva loro che avrebbero ucciso
Madre Elia. Io, una volta, di nascosto, diedi qualcosa di fortificante a Madre Elia, ciò
che le fece molto bene; quando lo si seppe, furono tutti contro di me e mi si proibì di
accostarmi al suo letto; lei se ne accorse e fu per lei un colpo terribile. Vedeva anche
che le nostre Madri non erano libere di avvicinarsi a lei, ed ella avrebbe tanto
desiderato non avere che loro per curarla... Ma faceva atti eroici di pazienza e di
rassegnazione: non un lamento. Si fece venire un medico inglese, che era del parere
della Superiora delle suore. Monsignore temeva di essere responsabile, se non lasciava
fare come il medico voleva. D'altra parte soffriva nel vedere soffrire le nostre madri.
C'erano da una parte e dall'altra delle agonie, che bisogna aver sentito per
comprenderle, ahimè! ahimè!
Si fece venire una donna di grande fama nel guarire queste malattie; somigliava ad una
strega: i capelli tutti irti sulla testa. Mio Dio, quale orrore ci faceva! Non ci capiva
proprio niente: quando Madre Elia stava più male, diceva che andava meglio. Infine,
venne anche un medico francese: era di Mahé, e non appena la vide disse, come le
nostre Madri, che occorrevano dei ricostituenti.

175
Povera Madre! era troppo tardi! ma non
bisognava avere alcun rimpianto, il
buon Dio ha permesso tutto ciò da tutta l'eternità.
Monsignore pregava, pregava; che cosa non avrebbe fatto per salvare la nostra
Madre?... Io dissi: «Bisogna fare un voto a sant'Anna: se lei guarisce la nostra Madre,
le faremo costruire una chiesa»; ma non ha voluto ascoltarmi, la nostra Madre stava
sempre più male. Ed io, ero seccata contro sant'Anna e le ho detto che non le avrei
dato niente.
Padre Lazzaro era di una dedizione ammirevole; portava la santa Comunione alla
Madre amata a mezzanotte. Oh! con quale amore, quale fervore, quali trasporti
riceveva il suo Gesù, come era felice, perfino nel delirio! Tuttavia, le occorreva ab-
bellire ancora la sua corona: un grande dispiacere le era riservato. Monsignore, ve-
dendo che non andava meglio ed essendo obbligato a partire per Mangalore, disse a
Madre Elia che doveva partire e condurre delle suore per alleggerire un po' le suore di
San Giuseppe. Che pena allora, cara Madre, ma quali virtù! non ha detto niente a
Monsignore; ma quando una delle suore le disse che non aveva voluto acconsentirvi,
allora lei ha testimoniato la sua viva riconoscenza.
...Niente è mancato alla sua gloria, niente. Aggravandosi sempre più, sempre più, fece
a Dio il sacrificio della sua vita per le sue figlie di Pau e di Mangalore, per la sua cara
missione. Una volta mi prese fra le sue braccia e mi ha bagnato con le sue lacrime. In
quel momento, io ero immersa in un immenso dolore; vedeva che io soffrivo molto e
non mi si lasciava fare tutto quello che avrei voluto, perché si temeva che le facessi del
male e mi chiamava sempre; ho molto sofferto, il buon Dio sa tutto. Ma ho avuto una
grande e dolce consolazione. La Madre amata, prima di morire, mi guardava sempre,
sospirava molto forte guardandomi. Mi sono detta: Vuole che mi avvicini... Infine, non
potendone più, mi accosto al suo letto. Allora la sua respirazione cessa, diventa dolce,
dolce e muore, amatissima Madre, nelle mie braccia, sul mio cuore. Oh! che
momento!... Ma il buon Dio dà un grande coraggio, io l'ho vestita. Vorrei dirvi come è
diventata bella dopo la sua morte! si sarebbe detta una giovane vergine. Si vedeva la
morte che le si avvicinava; era spaventoso; il gonfiore saliva, saliva come le onde del
mare. Si è detto che ha sofferto tutto il supplizio degli annegati, ma con un coraggio,
una pazienza più che ammirevoli. Tutti dicevano: È una santa! Sì, sì, è una grande
santa!
In questo viaggio, lei ha sofferto più di tutta la sua vita. Lì, come d'altra parte,
dappertutto, sono stati riconosciuti il suo merito e le sue incomparabili virtù; lì come
altrove, ha dimenticato se stessa, e si è sacrificata per gli altri. Così tutti l'hanno amata
e venerata. Il suo funerale era una processione di trionfo. Spero che in questo caro
paese che è l'India si farà tramite lei molto bene.
Un giorno, le avevo detto: «Madre, mi dimenticherete, se il buon Dio vi prende in
cielo?» Oh! Cara figlia, mi disse, come lo potrei? Soffriva al pensiero che la sua morte
vi avrebbe fatto dispiacere, era una madre così tenera, così buona! Rinnovo il vostro
dolore, cara Madre, ma è per Gesù che bisogna soffrire.
Che tutte le nostre care sorelle preghino molto per me, perché mi prepari bene alla
santa professione.
Se sapeste come amo sempre il mio amato Carmelo di Pau! Il mio cuore vi è tutto
intero in quello di Gesù; una preghiera a tutti i miei eremitaggi e ben presto, anch'io
spero di essere eremita. O gioia, o felicità, o Amore!

176
Addio, sorelle predilette; e voi, Madre
beneamata, benedite la vostra piccola
figlia. Suor Maria di Gesù Crocifisso
A Mons. Lacroix, vescovo di Bayonne
Carmelo di Mangalore, settembre 1871
Monsignore,
la vostra figlioletta viene a gettarsi ai piedi del suo amatissimo e caro Padre, sup-
plicandolo di volergli dare la sua santa benedizione. Voi siete sempre il Padre più
amato dalla vostra piccola serva. Se sapeste, Monsignore, come penso alla vostra
materna bontà!... Ed anche, davanti al buon Dio, non dimentico mai di raccomandare
tutte le vostre intenzioni.
Ho soprattutto per voi una stima tutta particolare, perché amate molto la santa Chiesa e
il tanto amato Santo Padre!
Come siete fortunato per avere compreso la verità! Sì, l'infallibilità ha fatto arrabbiare
tutto l'Inferno! Satana si indispettisce. Ve lo dico, caro e amatissimo Padre, prego
molto, molto per il trionfo della santa Chiesa e per la Francia.
Non crediate che il momento della misericordia di Dio sia molto lontano... Tutta la
terra sarà meravigliata per la potenza di Dio tre volte Santo... sapete, monsignore, in
quale abisso ero sprofondata, ma Gesù mi ha teso la mano. Mi ha tirato fuori dalla rete
del cacciatore, dell'uomo ingiusto e cattivo. Ora, godo della pace degli angeli. Sento
che il Signore ha esaudito le preghiere che gli sono state fatte per me; sebbene così
indegna, Gesù mi vuole per sua sposa.
Domenica scorsa, festa di Nostra Signora delle Grazie, sono stata accettata dal capitolo
per la professione e spero che il buon Dio me la farà fare il giorno in cui la piccola
Maria si presentò al Signore.
Ora, tutti i miei turbamenti sono finiti, ma soffro di avere tanto e tanto offeso il buon
Dio. Il sonno (l'estasi) che anche ho, spesso, mi dà pena e confusione, perché allora il
buon Dio fa delle cose che mi provocano dolore, ma sento che, in questo periodo,
occorrono delle anime che si offrano vittime e, lo vedo, ve ne saranno molte ed anche
martiri fra i sacerdoti del Signore...
Il piccolo Carmelo di Mangalore è benedetto dal buon Dio... Madre Elia, dal cielo, ci
vede e ci protegge. Questa tenera madre veglia su di noi. Ho la grande speranza che i
non cristiani di qui si convertiranno. Abbiamo una casa di demoni molto vicina al
nostro giardino; si sente ahimè, ahimè la musica del diavolo tutte le sere! Occorre che
la facciamo cadere. Mandatemi molte vostre sante benedizioni perché possiamo essere
sante e soprattutto una grandissima per il giorno della mia professione; io non
dimenticherò che voi siete il mio amato Padre.
Sono, di Vostra Eccellenza...
Suor Maria di Gesù Crocifisso
A Padre Lazzaro, carmelitano (suo confessore a Mangalore)
J.M.J.T.
Carmelo del Sacro Cuore di Pau, 7 gennaio 1873
Padre mio,
non crediate che, poiché non ho scritto, vi abbia dimenticato; no, certamente, pensate
un po' se un figlio non dice tutto a suo Padre!

177
Sapete, Padre mio, che colui il quale ha
stabilito il legame è in mezzo a noi? Vi
ricordate quando eravamo entrambi vicino alla grata, voi al di fuori, ed io dentro?
Quando voi avete detto: Ah! Come vorrei soffrire per amore del nostro caro Maestro!
Quanti desideri allora in voi di soffrire! Ecco, che adesso, essi si compiono.
Vi ricordate anche, Padre mio, che quando Nostro Signore si mostra a qualcuno, carico
della sua Croce e coronato di spine, non è certo per gioire? Ma voi lo sapete meglio di
me; voi il perché me lo avete detto spesso.
Vi ricordate anche voi, o Padre mio, un anno e cinque mesi or sono, è stato detto: Se
fosse possibile, la terra si solleverebbe contro di voi. E se voi lo portate generosamente
per amore di Colui che vi ha creato, la vostra prova sarà abbreviata? In quanto a me, il
mio desiderio è che essa sia lunga, lo sapete, o Padre mio!
Una persona domandava a Nostro Signore: Perché la tale persona soffre? L'adorabile
Maestro ha risposto: Perché io la amo. E ai miei discepoli, quelli che ho amato di più
sulla terra, che ricompensa ho loro dato! Sono potentissimo, ma è il migliore amore
che io possa loro dare; non ho altra ricompensa per quelli che amo. Ebbene, Padre
mio, ora la fede è indebolita, la Religione e perfino le comunità più sante sono deboli,
la fede vi si è affievolita; cerchiamo di avere la fede, noi, la fede dei nostri Padri, se
essa si indebolisce dappertutto. Non vi meravigliate di tutto ciò che vedete e sentite
oggi, e non vi rammaricate; al contrario, scusiamo tutti. Che cosa ciò comporta? Che
tutti dicano bianco o nero, noi non siamo che ciò che noi siamo davanti a Dio. Perché
turbarci? Lasciamoci giudicare dalle creature; così il Signore non avrà cuore per
giudicarci. Cerchiamo di essere come la meretrice: quando tutti l'hanno giudicata, il
Signore non l'ha condannata. In quanto a me, tutti i giudizi delle creature non mi
hanno turbata, e nemmeno afflitta...
Ebbene, Padre mio, non giudichiamo ora gli altri come siamo stati giudicati. Siamo
giudicati e non giudici. Mi sembra, Padre mio, che il Signore permette tutto ciò che
accade perché si compia la sua parola. È stato detto che non vi avrei mai visto e che
avremmo saputo mai notizie l'uno dell'altro; ma sono le parole degli uomini e Dio ha
detto tutto il contrario.
In quanto a me, da quando vi ho lasciato o che voi mi avete lasciato, non ho avuto mai
alcun rimpianto, né il desiderio di rivedervi; non ho mai rivolto una preghiera a Dio
per sapere vostre notizie.
Quando siete venuto a dirmi che non sareste più ritornato, vi ricordate quello che vi ho
risposto: «Parti, o Padre mio; colui che vi ha dato, vi ha tolto; che il suo santo Nome
sia benedetto»? Non sono io che vi ho scelto, è il buon Dio, e il buon Dio che si è
servito di voi per farmi del bene, può servirsi di altri. Io ve lo avevo detto, credo, una
persona domandò un giorno al Maestro: Devo forse attribuire ad un servitore, che mi
ha fatto del bene, il bene che mi ha fatto?
No, ha detto il maestro; se il servitore è stato fedele, merita la ricompensa, ma non il
ringraziamento che è dovuto al maestro, il quale ha demandato il servitore. Ancora,
Padre mio, se il maestro ha un servo malato e ne manda un altro per curarlo, dopo che
il malato è guarito, a chi deve il ringraziamento e la riconoscenza? Deve il
ringraziamento e la riconoscenza al maestro che ha dato il servitore ed anche un poco
di riconoscenza a questo servitore, perché si è dato la pena di curarlo.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:47. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com