. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:37

149
Signore mette le sue mani sulla sua testa
e dice: ti consacro mio Pastore ora e per
sempre.
Quella notte (24 febbraio), ho visto il Sovrano Pontefice. Era in ginocchio ed ho visto
Nostro Signore posare le sue mani sulla sua testa dicendo: Stella versa o bersa, 67 non
ho bene afferrato l'ultima parola. Non ho compreso se questo è il suo nome o se ciò
significa qualche cosa. Nostro Signore si è ritirato dopo queste parole. San Francesco
d'Assisi si avvicina e lo bacia in fronte e si ritira rispettosamente. San Domenico viene
e lo bacia sulla spalla destra.
Poi viene sant'Ignazio, che lo bacia sulle due spalle.
In seguito è venuto sant'Agostino, che lo ha baciato sulla testa, sopra la fronte. Ho
visto san Girolamo venire a baciarlo sul cuore. Dopo san Girolamo, ho visto il primo
Patriarca di Gerusalemme che ha versato il suo sangue (ho dimenticato il suo nome),
venire a salutarlo tutto contento.
In seguito, ho visto parecchi santi e parecchi angeli che sono venuti a salutarlo. La
santa Vergine è venuta dopo, l'ha circondato con le sue braccia e l'ha stretto sul suo
cuore.
Non so quello che sarà, questo Santo Padre. Non posso definirlo, ma posso dire che
sono felice di essere sotto il suo regno.
Confesso che con tutta la mia gioia, mi tormenta un po' la curiosità di sapere ciò che
significavano questi differenti baci, ma sono con l'anima piena di gioia. È molto
consolante per noi. Il Signore mi ha detto: Scrivi tutto questo al tuo Padre, che egli
conservi questa lettera, perché essa prefigura cose che l'avvenire farà conoscere».
Nel corso di questo mese di febbraio, parlava, in una estasi, della Madre Emilia
Giuliano, Superiora generale delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione, morta il
27 febbraio scorso. Diceva: «Oh!, ella è con Gesù... La si crede in Purgatorio e che vi
soffra molto; si prega ed è con Gesù! Madre mia, pregate per noi...».
Era più di un anno che qualche volta, spinta da una ispirazione divina, suor Maria
domandava a Monsignore il Patriarca di Gerusalemme l'autorizzazione a fondare un
Carmelo a Nazareth; gli ricordava, con una semplicità ed una ingenuità incantevoli,
che dapprima egli non aveva voluto il Carmelo a Betlemme, e aggiungeva che in
riparazione, doveva domandare egli stesso a Roma di autorizzare questa nuova
fondazione. Il 10 aprile 1877, parlandogliene ancora in parlatorio, Monsignore le ri-
spose: Mi rimproveri sempre questo, ebbene, (sorridendo con bontà) scriverò a Roma
per domandare questa autorizzazione. Il venerato Patriarca non soltanto mantenne la
sua promessa, ma inoltre incaricò qualcuno di trovare a Nazareth un terreno per il
nuovo Carmelo, non appena Roma ne avesse autorizzato la fondazione.
«Sapete, diceva suor Maria in estasi il 25 aprile 1878, ho dimenticato di dirvi che, la
notte scorsa, ho visto un giovane come un viaggiatore, con un bastone in mano: io non
so se è Gesù, non so chi sia... Era, credo, con san Giuseppe. Mi ha detto che voleva
dotare Nazareth. lo gli ho detto: vuoi essere come Sorellina?" E Gesù ti ricompensi!
Ed Egli mi ha risposto: Io sono più grande, più ricco di Sorellina. Sono più di
Sorellina!... Mi ha molto colpito... io non so se sia Gesù; sembra avere da diciotto a
vent'anni». Sembrava vederlo e diceva: «Non è vero che non ti ho domandato niente?
Mi ha promesso di fare tutto. Non c'è più bisogno di niente per la casa. Egli ha redatto
una carta, ho visto la scrittura: è in tutte le lingue. Io gli ho detto: Almeno io non ti ho
domandato niente? Sei tu che ne hai avuto 1'ispirazione! Ha dato la carta scritta a san

150
Giuseppe».
Esclamava,
o
piuttosto
cantava con trasporti indicibili: «Un
fondatore!... il mio cuore trasale di gioia. Nazareth è dotata!».
Il Salvatore, in quell'epoca incarica ancora la sua piccola serva di commissioni
importanti presso l'autorità ecclesiastica. Nello stesso tempo ella legge nei cuori e
continua a vedere gli avvenimenti a distanza. È questo quanto ripeteva, il 18 novembre
1877, dopo una muta contemplazione e con trasporti di gioia: «Lodiamo Dio,
benediciamo il suo santo Nome! Oh! quanto è bello oh! quanto è buono! C'è là un
fanciullo che non ha voluto lasciare l'ostia al nemico; egli è martire. Ora, gode di una
gloria che non si può esprimere. L'hanno schiaffeggiato, gli hanno tagliato le mani,
l'hanno calpestato, e non gliel'hanno potuta strappare. Il Signore lo ama! Tanto quanto
non si potrebbe comprendere! È la sua festa oggi, e bisogna rallegrarsi. Il cielo gode e
la terra anche deve gioire. Avremo un nuovo protettore perché il cielo lo ama; il
Signore lo ama».
Gli angeli, con le loro frequenti apparizioni, preparano la loro sorella alle gioie della
patria. Le fanno sentire i loro canti e questa musica celeste la trasporta e la fortifica
perfino corporalmente. La santa Vergine si guarda bene dal dimenticare la sua figlia
fedele. Le fa comprendere che il suo libro sta per chiudersi, che la morte si avvicina,
che il cielo la attende. Gesù soprattutto fa gioire la sua serva. Le mostra già la
ricompensa delle vergini nella gloria. Ecco come descrive questa gloria della verginità:
«Lo Sposo va avanti, dice, e la vergine lo segue, e sulla fronte della vergine è scritto il
nome dell'Agnello; la carne della vergine e la carne dell'Agnello non sono che una. O
vergine prudente e fedele! Se ferite la vergine, ferite l'Agnello; se onorate la vergine,
onorate l'Agnello. La vergine canta sempre; segue l'Agnello e non si stanca mai; e
s'inchina e dà il suo profumo nella misura in cui ha meritato sulla terra. O vista
dell'Agnello, mio sole, mia vita! La mia anima non ne può più, la mia anima non ne
può più! O vergine prudente! Il nome dell'Agnello è sempre scritto sulla tua fronte.
Rosa Teresa ha il nome dell'Agnello scritto sulla sua fronte, l'ha meritato per l'amore.
Rosa Teresa dice: Figlia mia, va'sempre al seguito dell'Agnello. Ricordati che l'angelo
scrive i tuoi sospiri, i vostri passi e tutto... ti chiamerò figlia prediletta, se fai tutto per
amore... Davanti all'anima che porta il nome dell'Agnello, tutto trema la terra, le rocce.
Vedo l'Agnello e le vergini che lo seguono; non credevo che ce ne fossero tante. Ve ne
sono molte, molte. Vi ho visto Rosa Teresa, Maria degli Angeli, Maddalena de' Pazzi
e Margherita Maria!... Ognuna di esse ha il suo profumo distinto secondo la virtù che
ha dominato in lei. C'è un percorso largo a forma di corona attorno ad una montagna;
l'Agnello va per questo cammino e le vergini lo seguono. Da ogni lato della strada, c'è
un grande numero di filari di fiori gli uni dietro gli altri. Sono rose, violette, fiori di
ogni specie, che danno il loro profumo in rapporto alle virtù praticate dalle anime che
non sono vergini, ma che godono tuttavia
della beatitudine. Quando l'Agnello passa, esse si chinano tutte e emanano il loro
profumo. Le più elevate per merito stanno avanti; i loro steli sono più grandi; e,
quando l'Agnello passa, esse inchinandosi lo toccano.
Le vergini seguono l'Agnello e cantano un cantico che nessun altro può cantare. La
vergine non è soltanto la vergine del corpo, la vergine della purezza; è soprattutto la
vergine della carità. Quella che manca alla purezza il male lo fa a se stessa; ma quella
che manca alla verginità della carità ferisce, anche Gesù. È più grave mancare alla
verginità nella carità che alla verginità nella purezza».

151
In certe ore, suor Maria prova una vera
agonia in abbandono interiore. Il desi-
derio del cielo diviene di giorno in giorno più forte. Domanda preghiere a tutti quelli
che ama, affinché questa partenza sia anticipata. Si rivolge perfino agli stessi angeli
per ottenere questa grazia. Riportiamo, a seguito di un suo racconto, alcune parole di
uno di questi colloqui celesti:
«Ne ho visti due che dicevano: Prendi questa bambina con te, non può più restare sulla
terra! Mi sono avvicinata molto dolcemente ed ho detto loro: Diteglielo... Il Signore
mi ha vista ed è stato un po' seccato... Ecco che cosa è la curiosità, ma egli mi perdona,
perché è il desiderio di andare da lui... Signore, abbi pietà di questa bambina, ella
soffre quaggiù. Egli guarda con un occhio che non e compassionevole... Gli angeli
dicono: Pietà per questa bambina!... Egli guarda... Sento che lui mi ama... Mi ama e
non vuole... 1 suoi capelli ricadono sulle sue spalle, i suoi sguardi trapassano il
cuore!...».
Nel mese di gennaio 1878, ella era deliziosamente rapita e diceva riguardo alla sua
morte: «Egli mi ha promesso: al più presto, al più presto! Non mi manca che tanto», e
mostrava l'estremità del suo dito. Era all'impiedi e sembrava guardasse un essere
invisibile: «Sì, ella disse, ah! sì, felice il giorno! sì, l'ho visto e l'ho sempre scritto», e
mostrava il suo cuore. «È bello quando si vede tutto questo, ma è molto difficile.
Nessuno fa tante cadute quanto me. Mi meraviglio, dovrei essere affranta; non avere
più braccia e gambe. No, non sollevo la testa, l'ho molto bassa. Pertanto, desidero
sollevarla per vederti, o felice giorno!».
Dio permetteva così che tutto concorresse a crocifiggere questa bella anima prima di
richiamarla a lui. Lei era profondamente persuasa della imperfezione di tutte le sue
azioni; si credeva la più colpevole di tutte le creature. Il timore di offendere Dio la
abbatteva e ripeteva: «Non posso più vivere, o Dio mio, levatemi da qui!».
Un giorno, parlando delle sue disposizioni interiori, diceva: «Dio mio, quanto poca
cosa siamo! Come può l'uomo attribuirsi alcun bene? Ieri, sentivo Dio che mi attirava
a sé, e lottavo (contro l'estasi). Gli dicevo: Va' un po' più lontano... Egli mi
comprende, lui... Fuggivo quanto potevo e mi sono addormentata. Questa notte, non
sentivo più Dio. Oggi, vorrei pensare a lui, avvicinarmi ed egli è lontano. Lo chiamo,
lo scongiuro e resto tutta vuota... Dio mio, è possibile dire che l'uomo può qualche
cosa? Pertanto ho il sentimento, intimo e profondo, che malgrado tutte le mie
infedeltà, Dio mi ama e mi salverà con la sua pura misericordia».
Qualche volta, trasportata dalla vivacità del suo zelo, cadeva in qualche apparente
imperfezione che le faceva passare la notte nei gemiti e nelle lacrime, non osava
accostarsi alla sacra Mensa. Tuttavia, raccontava, l'angelo, le aveva detto: Perché lasci
Gesù? In cielo, non potrai ricevere il tuo Creatore, perché temere, quaggiù, di ricevere
il tuo Creatore?
Nella primavera dell'anno 1878, la Priora del Carmelo, accompagnata da un'altra suora
e dall'umile piccola suora conversa, si recò a Nazareth per visitare il terreno del futuro
Carmelo. Fu Mons. Bracco, Patriarca di Gerusalemme, che scelse il posto più
conveniente per elevarvi il monastero. Non è ancora arrivata l'ora per far conoscere i
fatti straordinari che ebbero luogo durante questo viaggio; diremo solamente che la
veggente indicò nella maniera più precisa certi terreni sotto i quali si sarebbero trovati
resti di venerabili santuari, cosa che in seguito si è verificata.

152
Di ritorno a Betlemme, suor Maria si
dedicò a dismisura al completamento dei
lavori di costruzione con la più attiva sorveglianza. Si ammiravano sempre più le vie
di Dio in quest'anima, ma si temeva che questo tesoro, il quale diventava sempre più
prezioso, liberandosi con le prove, da qualsiasi legame, non fosse ben presto tolto
all'affetto di tutti. In quanto a lei, sapeva che il suo esilio stava per finire, e questo
pensiero la estasiava e la rapiva: «vedrò il Dio vivente... Ascolterò la sua voce... le mie
ossa e la mia carne saranno ripiene di gioia... Dopo essere stata in un abisso, sarò in un
palazzo con lui!
Quando ti vedrò, tutto in me riprenderà vita e una nuova potenza in te, mio Dio,
quanto è cieco il mondo nel temere la morte!... Questa felice morte!... O morte pro-
pizia, rendimi presto al mio Amato Bene!... Sì, tu sei favorevole, tu liberi dalla pri-
gione... fai uscire dalle tenebre per comparire alla luce!... Vedrò il mio Dio!... Il Si-
gnore l'ha promesso!...».
Il 2 agosto," ella senti queste parole: Il Signore ha pietà di te! Avrai una sofferenza
atroce, ma piuttosto breve.
Il 4 agosto, ella annunciò la sua prossima morte in due lettere scritte al Superiore dei
Preti del Sacro Cuore di Bétharram e al Padre Estrate.
Ascoltiamo il racconto di una carmelitana 'z di Betlemme sugli ultimi giorni di questa
vera figlia di santa Teresa, sulla sua morte e sui suoi funerali.
22 agosto 1878. Suor Maria di Gesù Crocifisso soffre molto. Tuttavia si reca al lavoro
con sforzi inauditi e una dedizione ammirevole.
Ci ha detto qualche volta: «Faccio tutto il possibile per andarmene presto, affinché do-
po la mia morte, voi siate tranquilli e a riposo».
Quel mattino, era molto debole, e, malgrado ciò, si preparava a raddoppiare la vigilan-
za. Due volte è caduta nel giardino.
Verso le dieci, sempre nel giardino, e compiendo una atto di carità, saliva una brutta
scala da dove è caduta, e si è fracassato il braccio sinistro. Era la sua terza caduta. È
caduta su una cassa del geranio miracoloso, richiesto da lei a Nostro Signore come
segno della fondazione del Carmelo di Betlemme.
Fin dal primo istante, la povera figlia ha molto sofferto ed ha detto alla nostra reve-
renda Madre: «Madre, è il segnale della partenza»; e ad altre suore: «Sono sulla via del
cielo, il desiderio di tutta la mia vita sta per compiersi: sto per andare da Gesù».
Le si diedero e le si fecero dare tutte le cure necessarie in simili circostanze.
Lei offriva i suoi crudeli dolori per la Chiesa e la Francia, per il Carmelo di Pau, per la
Congregazione di Bétharram, per la nostra Comunità, domandando che questo Carme-
lo camminasse sempre alla presenza di Dio ed anche per il ritorno a Dio di un'anima
infedele."
24 agosto. Dal momento della caduta della nostra amatissima suora, il male si è ag-
gravato, soprattutto da ieri; si teme la cancrena.
Non è che con molta fatica ed un raddoppiamento di sofferenza generale che ella ha
potuto ricevere a digiuno la santa Comunione nell'infermeria.
I suoi dolori al petto e al cuore sono raddoppiati. Sono sopravvenuti dei soffocamenti,
ed il tutto con una tale intensità, che ella dimenticava il suo povero braccio, che tutta-
via la faceva soffrire orribilmente; le ossa sono fracassate in molti pezzi tra il polso ed
il gomito.

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Si offre al buon Dio per sopportare tutto
ciò che egli vorrà in questa vita purché
Egli le faccia misericordia per l'altra vita. Del resto, era la sua preghiera continua,
soprattutto da una ventina di giorni; in quanto alla sofferenza, sembrava essere stata
proprio esaudita.
25 agosto. La nostra cara suora sta molto male fin da questa mattina. Il medico chi-
rurgo, che abbiamo fatto venire da Gerusalemme, ha constatato una cancrena che non
è normale e che è molto avanzata. Non le dà più di uno o due giorni di vita, al
massimo. La costernazione è diffusa nei nostri cuori e su tutti i visi, essendoci la vita
di questa cara figlia a tutte ed a ciascuna più cara della nostra stessa vita. In quanto a
lei, che comprende il suo stato, è calma e abbandonata a Dio.
Nel pomeriggio, il Rev. Padre Guido, religioso francescano," nostro confessore straor-
dinario, è venuto a visitare la nostra cara crocifissa. L'ha confessata e le ha portato il
santo Viatico. Lei sospirava dopo il momento in cui aveva ricevuto il suo Amato Bene
e ripeteva: «Vieni, Signore!... Signore Gesù, vieni!» Grazie, indulgenze e assoluzioni
erano prodigate alla nostra amatissima sorella che le riceveva in perfetta conoscenza.
Non perdeva una sola parola di tutte le preghiere e faceva abbastanza facilmente il
segno della croce.
Poco dopo, il Patriarca, che ella aveva desiderato vedere, venne a portarle ancora nuo-
ve grazie e nuove benedizioni.
Espresse il desiderio di ricevere l'Estrema Unzione e Monsignore volle ben dargliela.
Era assistito dal Rev. Padre Guido e dal Padre Belloni. Domandò in seguito perdono
alla comunità di tutte le pene e del cattivo esempio che aveva potuto darci. Fu in
termini così toccanti che scoppiammo in lacrime.
Dopo la cerimonia, Monsignore le disse: Sei ora pronta a partire? «Sì, Padre mio». Sei
rassegnata alla volontà di Dio per la vita e per la morte? «Sì, Padre mio».
E siccome manifestava un grande desiderio o piuttosto una grande gioia di morire,
Monsignore le domandò se si fosse rassegnata a vivere qualora il buon Dio lo volesse.
Rispose: «Sì, Padre mio». Ma subito aggiungeva: «Una buona morte, una buona
morte!». Disse a Monsignore quanto fosse felice e come non le mancasse più niente.
Poi lo ringraziò e gli disse che, nell'eternità, non lo avrebbe dimenticato e che avrebbe
chiesto al buon Dio di fortificare la sua salute.
Andandosene, Monsignore la lasciò colma di grazie e in una dolce pace.
Poco dopo, entrò il chirurgo e fece alcune incisioni e bruciature al suo povero braccio,
per cercare di conservarcela qualche ora in più. Lei non le sentì; già la cancrena
avanzava verso il fianco, le spalle e il collo. Seguiva tutti i movimenti del medico ed
era tanto calma come se si fosse lavorato su del legno. Lo ringraziò delle sue cure, e lo
fece ancora più tardi dicendo che Gesù lo avrebbe ricompensato.
Nella serata, sembrò soffrire di meno; ma, verso le undici, il male aumentò; già la sua
lingua si impacciava. Si fece entrare il Padre Belloni, nostro confessore e il Padre Chi-
rou, nostro cappellano, che passavano la notte nella foresteria, e che vennero a fortifi-
carla con parole di speranza. Essi le domandarono se avesse qualcosa che le desse
pena: «Oh! no, disse, non ho niente per nessuno, sono tranquilla». E, rivolgendosi ai
Padri, aggiunse: «Ora, non posso parlare; ma, nell'eternità, pregherò per voi, non
dimenticherò nessuno».
Poco prima, aveva detto: «Grazie, Gesù, grazie, Maria! Tutto passa! È finito! Non è il
braccio che importa, è questo». E mostrava il suo petto e il suo cuore.

154
Disse ancora: «Penso alla bontà di Dio a
mio riguardo ed alle mie ingratitudini.
lui, sempre buono per me ed io, sempre ingrata! Ma ho fiducia».
In un altro momento, le si domandava se non rimpiangesse di andare via prima che l'o-
pera di Bétharram a Betlemme fosse fatta.` Rispose: «E fatta in cielo; per
conseguenza, si farà sulla terra».
Durante questi quattro giorni di malattia, invocò spesso la sua Mamma del cielo, qual-
che volta sotto il titolo di Madre d'Amore; la chiamava ancora così nell'ultima notte
della sua vita.
La si sentiva ripetere parecchie volte: «Che il nome di Dio sia benedetto!».
Dopo mezzanotte, i Padri le portarono il santo Viatico e le fu applicata l'indulgenza del
nostro Ordine in articulo mortis.
Era radiosa, raggiante, e sembrava già di possedere il cielo.
Più tardi, siccome le si parlava di qualche cosa, riprese dolcemente: «Lasciatemi con
Gesù e a pensare ai suoi benefici!».
Alle commissioni che le si davano per il cielo, diceva: «ora, sono troppo stanca, ma
nell'eternità!».
Pertanto, ella ci disse in un altro momento: «Ricordatevi che tutto passa, e che non
avremo alla morte, per giustificarci davanti a Dio, che ciò che noi avremo fatto per Lui
durante la vita!».
Testimoniò così la sua felicità di morire religiosa.
Verso l'una, vedendoci ancora attorno al suo letto, ci disse: «Andatevi a coricare; è
sufficiente che ne restino due. Non crediate che parta ancora. Me ne andrò certamente,
ma ho ancora molto da soffrire: vi chiamerò».
Dimenticava, secondo la sua abitudine, le sue crudeli sofferenze e cercava di farci cre-
dere che stava meglio per darci il coraggio di lasciarla. Era commovente di ingenuità e
di tenerezza quando diceva: «Madre mia, va' a riposare. Sorella mia, va' a riposare».
Ne nominò parecchie, soprattutto le più deboli, e tutte protestavano che non
l'avrebbero lasciata. Omettiamo di dire che dopo la Comunione la sua lingua è
ridiventata completamente libera.
Alcune suore si rassegnarono infine a lasciarla ed ella ne sembrava tutta contenta. Ma
ben presto il cuore ci riportò vicino a questo caro tesoro che eravamo sul punto di
perdere. Si rimpiangeva un solo minuto passato lontano dalla nostra amatissima
piccola suora.
Verso le quattro e mezzo, disse con una espressione che non si saprebbe ridire, o piut-
tosto ella esclamò: «Come il cervo assetato sospira presso l'acqua del torrente, cosi la
mia anima sospira presso te, o mio Dio!».
Alle cinque meno un quarto, ebbe una forte crisi di soffocamento. Improvvisamente, si
mise in ginocchio sul suo giaciglio, e, giungendo le mani, disse con forza: «Sto per
morire, è il momento. Chiamate tutte le suore; io soffoco». Si alzò a sedere e fece
alcuni passi precipitosi verso la porta aperta. Là sarebbe caduta se due suore non
l'avessero fatta sedere su una sedia e non ve l'avessero sostenuta. Ebbe un momento di
grandi sofferenze.
La Comunità era riunita. I nostri due buoni Padri erano rientrati per assisterla. Alle
cinque si suonò l'Angelus, ella fece il segno di croce e si videro le sue labbra
muoversi.

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Un istante dopo, gettò, di traverso, uno
sguardo di sorpresa e di sdegno; ma
subito il suo viso ridiventò sereno; il suo sguardo si illuminò come nell'estasi, ma fu
solamente la durata di un lampo.
Sembrò allora rinvenire da questa crisi. Ebbe ancora la forza e l'energia di fare qualche
passo. Poi, di nuovo, le sue forze la tradirono.
Così ha conservato tutta la sua conoscenza e la sua forza di volontà fino all'ultimo mo-
mento.
Le si suggerì questa invocazione: "Mio Gesù, misericordia!" ed ella disse: «Oh! sì, mi-
sericordia!» furono le sue ultime parole. Le si fece baciare il crocifisso. Passarono
appena alcuni minuti ed era di nuovo coricata. Il Padre Belloni interruppe la preghiera
della raccomandazione dell'anima per darle un'ultima assoluzione, e subito rese la sua
bella anima al suo Creatore, senza agonia, con un sorriso celeste nello sguardo e così
dolcemente, che appena ce ne siamo potuti accorgere. Erano le cinque e dieci del
mattino.
Eravamo tutte là, felici di assistere ad una così bella morte la quale non ci lasciava che
una dolce pace in mezzo alle nostre lacrime... Sebbene la nostra cara sorella ci avesse
detto che non avrebbe finito i tre anni a Betlemme, il buon Dio aveva permesso che
noi non vi riflettessimo affatto. La povera figlia stessa, alcune ore prima di morire,
attendeva ancora, a quanto pare, là sofferenza atroce che le era stata predetta; il fatto è
che, nel suo fervore e nella sua generosità, contava come niente ciò che aveva sofferto
fino a quel momento.
Sebbene non avesse trascurato niente per portare avanti i lavori del monastero, è anda-
ta via lasciando dei muri incompleti; così non vide il monastero terminato come più
volte ci aveva predetto.
Siccome era suo diritto, il Carmelo di Pau desiderava possedere il suo cuore. Avevamo
avvertito il chirurgo che la curava e che venne, verso le otto a procedere alla apertura
del corpo. Non appena vide il cuore, vi notò come una cicatrice; prima di levarlo,
chiamò i nostri due Padri e a tutti fece vedere una apertura i cui due bordi sembravano
essiccati, il che provava, aggiungeva, che questa apertura non era stata fatta durante
l'operazione.
Il Padre Belloni gli fece questa riflessione: Ma, forse una malattia ha potuto provocare
E ciò? No, egli rispose, questo cuore non è mai stato malato.
Lo si deponeva in un piatto quando quattro sacerdoti del Patriarcato e ben presto un
quinto entrarono nell'infermeria, su richiesta del chirurgo, per servire da testimoni. Dio
aveva permesso che si trovassero a quell'ora nella parte esterna del monastero, perché
Monsignore Patriarca li aveva mandati per concordare l'ora e la cerimonia del
seppellimento. Tutti hanno potuto esaminare a loro agio il cuore; una constatazione di
ciò che è avvenuto sarà scritta da questi signori.
Il giorno dopo, il chirurgo ci fece ancora notare che la ferita trapassava il cuore da
parte a parte, lasciando in uno dei due lati una apertura meno larga.
Il corpo di suor Maria di Gesù Crocifisso, conservò per parecchie ore una bellezza di
paradiso come diceva il medico.
Tutta la giornata le sue braccia restarono flessibili, e ogni volta che non si tenevano
più le sue mani, esse si sistemavano da sole a forma di croce. Quando fu estratto il
cuore, un sangue caldo, liquido e vermiglio non cessò di scorrere fino a sera,
attraverso la piaga del petto.

156
Una volta nella bara, si videro a tre
riprese le sue braccia uscire da sole dal
feretro. Dopo che la nostra Reverenda Madre gliele ebbe più volte ripiegate invano, le
disse: Figlia mia, per obbedienza, restate con le braccia abbassate, perché si possa
chiudere la bara. E la cara figlia, che durante la sua vita aveva rispettato l'obbedienza
fino al miracolo, ubbidì ancora dopo la sua morte, e le sue braccia restarono immobili.
Fu portata nel coro e circondata di rose, di gigli e di lumi. I rosai ombreggiavano la
sua testa e i gigli formavano una corona attorno alla sua bara.
I nostri cuori erano molto commossi e consolati nello stesso tempo. Era stato in questo
stesso giorno e press'a poco nella stessa ora, che ci si era accorti che lei riceveva una
ferita soprannaturale nel Carmelo di Pau, il 26 agosto 1867, dopo i primi vespri della
Transverberazione del cuore di nostra Madre Teresa, di cui noi recitiamo l'ufficio.
Abbiamo passato la notte accanto a questa cassa che conteneva ciò che noi tutte
avevamo di più caro quaggiù.
Il 27 agosto, un numeroso clero si era recato in cappella per la messa del
seppellimento, che fu celebrata da don Valerga, segretario di Mons. Patriarca di
Gerusalemme.
Ai suoi funerali la partecipazione fu immensa; un solo grido sfuggiva da tutte le
bocche: La santa è morta.
Dopo la Messa, il clero entrò nel chiostro, come pure il Console di Francia. Tutti
portavano un cero in mano e questa cerimonia funebre rassomigliava più a un trionfo
che a un lutto. Sedici preti del Patriarcato circondavano il feretro.
Era venuto, infine, il momento dell'ultima separazione. Il nostro caro tesoro, o
piuttosto le sue spoglie mortali stavano per lasciarci per sempre, lasciandoci, però, una
pace che supera ogni sentimento, perfino quello del dolore e del vuoto immenso che si
era fatto in mezzo a noi.
CAPITOLO XIX
Dopo la sua morte
Gli abitanti di Bethjallah, villaggio distante un quarto d'ora da Betlemme, assicurarono
di aver visto, l'indomani della sua morte, un arcobaleno sul monastero con una corona
verde in mezzo.
Nel momento in cui la sua bella anima se ne volava verso il suo Creatore, una santa
religiosa` la vide, durante il suo sonno, sotto forma di una stupenda colomba. Ecco del
resto il racconto che ne faceva al Rev. Padre Estrate.
Nella notte dal 25 al 26 agosto (1878), fui tutt'a un tratto trasportata sulla riva del ma-
re; ero impressionata nel vedere questa distesa d'acqua, il mare era cattivo; tuttavia,
dovevo imbarcarmi per un lungo viaggio, non vedevo alcun battello per la traversata,
ero sola e dovevo partire senza ritardo. Tutt'a un tratto un uccello bianco come la neve
si mostrò volteggiando sulle acque dove apriva le sue lunghe ali bordate d'oro; arrivò
con un rapido volo, vicino a me sulla riva, mi fece segno di mettermi sulle sue ali;
esitai malgrado la fiducia che mi ispirava questa bianca colomba (molto più grossa
delle colombe solite); nel mio pensiero vi vedevo del soprannaturale, credetti che il
buon Dio mandasse un angelo in mio aiuto. Siccome temevo ancora, questo uccello mi
parlò e mi disse: «Mettetevi sulle mie ali e vi porterò là dove il buon Dio vi vuole». E
siccome volevo obbiettare la mia partenza, mi prese con il suo becco e mi sono sentita
io stessa leggera come l'uccello che mi portava; allora la paura che avevo avuto, cessò;

157
andavamo in alto mare, più presto del
vento. Il mare era calmo, il sole si
rifletteva sulle acque; mi sentivo tutta accesa di amore di Dio, non cessavo di
benedirlo per la sua protezione verso di me; assaporavo, per così dire, un anticipo di
cielo.
Dopo una lunga traversata senza fatica, arrivammo su una bella spiaggia. L'uccello mi
depose sulla riva; poi, guardandomi con un occhio intelligente ed innocente, mi disse:
«Vedete laggiù quel magnifico giardino? Seguite questa strada, essa vi conduce;
ammirate quei bei fiori e, quando vi sarete arrivata, vedrete un magnifico palazzo: è
quella la dimora di colui che mi ha mandato verso di voi, vi prepara una bella festa;
entrate dunque e presentate i vostri omaggi al padrone di questo palazzo esprimendogli
tutta la vostra gratitudine per le sue bontà verso di voi; vi riprenderò per assistere alla
messa che si dirà fra un'ora; ho una missione da compiere; a presto, sarò là per la
festa».
Seguii il mio cammino, vedevo come in un'ombra il palazzo che mi era stato indicato;
arrivai senza fatica; trovai alla porta del palazzo un domestico in sontuosa livrea; mi
sembrava che fosse a conoscenza del mio arrivo; con un'aria gentile e modesta, mi
pregò di entrare e, siccome attraversavo un vasto vestibolo, sentii un olezzante
profumo: tante specie di fiori, dai profumi deliziosi, ornavano i larghi corridoi che noi
attraversavamo; e là la leggiadra colomba venne a raggiungermi e, con aria
soddisfatta, mi disse: «Benedico Dio del vostro felice arrivo, seguitemi». La seguii per
alcuni minuti, poi si fermò e mi mise sulla fronte non so che balsamo odoroso ed io
feci il segno di croce. La colomba mi disse: «Entrate nella casa di Dio; sta, in questo
momento, per cominciare la messa, vi starò unita; fate la santa comunione ed io vi
rivedrò dopo; fate il vostro ringraziamento con fede, fiducia, amore, ed abbandonatevi
fra le mani di Gesù per lasciarlo liberamente agire in voi». Volendo sapere chi mi
parlasse così da parte di Dio, dissi con ingenuità a questa cara colomba: «Ditemi, vi
prego, chi siete voi». Mi rispose: «Vi si è parlato molto di me, mi farò conoscere a voi
dopo il vostro ringraziamento». Entrai in questa magnifica chiesa della quale mi si apri
la porta; mi misi in un angolo per raccogliermi, non era difficile, mi sembrava di
essere tutta raccolta in Dio; le persone che erano presenti in questo santo luogo erano
stupende, di celeste bellezza; io mi vedevo come un granello di polvere; non potevo
annientarmi abbastanza. Gruppi di angeli si lasciavano vedere vicino all'altare e
facevano risuonare dei loro canti il bell'edificio; la dolcezza, la soavità delle loro voci
mi rapiva; ero tutta assorta in Dio e quando venne il momento della comunione, non
osavo avvicinarmi per partecipare a questo celeste banchetto; allora il mio bellissimo
uccello bianco venne ad appoggiarsi sulla mia spalla destra; mi diede un significativo
colpo di becco per farmi avvicinare. Subito mi alzai e mi presentai alla sacra Mensa, in
mezzo agli angeli proni; uno di essi fissò su di me uno sguardo; sembrava che mi
mostrasse col suo atteggiamento il rispetto e l'amore che mi dovevano animare in
quell'istante supremo. Ricevetti dunque Gesù nella mia bocca e soprattutto nel mio
cuore!... Non so ciò che allora avvenne; rimasi tutta assorta nella mia felicità; pregai
per tutti quelli che mi erano cari, per voi, mio buon Padre, per Sorellina prediletta da
Gesù.` Sentivo il più ardente desiderio di farvi condividere la mia felicità, perché foste
testimonio di questa bella festa.
Un momento dopo, la mia colomba, secondo la sua promessa, venne di nuovo a tro-
varmi, si mostrò dapprima sotto la forma che ella aveva sempre avuto, poi, tutt'a un

158
tratto si trasformò, vidi una figura di una
bellezza incantevole; aveva conservato le
sue ali d'oro e mi disse: «Io vi do appuntamento, ogni giorno, a questo celeste
banchetto, sarò là accanto a voi e presenterò io stessa le vostre preghiere a Gesù; ed
ugualmente, do là appuntamento a tutti i miei amici della terra; vi troverete tutti il
nutrimento delle vostre anime e la forza di cui avete bisogno; siate molto fedeli, noi ci
rivedremo; che il ricordo di tutto ciò che voi avete visto vi sostenga nei giorni cattivi!
lo sono suor Maria di Gesù Crocifisso!». Potete ben farvi un'idea, o Padre buono, di
ciò che provai, svegliandomi; erano quasi le cinque, del 26 agosto; non vi faccio alcun
commento, non è che un sogno, esso mi ha fatto provare una indicibile felicità! Alle
sei, andai alla santa messa e feci la santa Comunione con le disposizioni che mi erano
state così ben dimostrate ma, ahimè! Tutto era scomparso... Mio buon padre, vogliate
se credete, spiegare voi stesso questo sogno, davanti a Dio, sicché io possa ricavarne
dei frutti di santificazione per la mia anima.
Il mese seguente, la stessa religiosa si svegliava durante la notte vedendo un grande
chiarore:
In mezzo a questa luce, scriveva al rev. Padre Estrate, vidi una colomba in mezzo a
raggi luminosi. Domandai a tale colomba ciò che volesse da me; mi guardava con
occhi intelligenti ed affettuosi. Tutto a un tratto, invece della colomba, vidi, in mezzo a
questi raggi di luce, la nostra santa, tale e quale come l'avevo vista nel mio sogno del
26 agosto; poi, siccome la fissavo per domandarle di nuovo ciò che volesse da me, mi
disse: «Perché non abbiate più alcun dubbio, sono io», e si mostrò da religiosa, così
come era nel suo ritratto, con un viso illuminato ed un sorriso celeste. Continuò:
«Alzatevi e baciate le piaghe del vostro Cristo, avete dimenticato di farlo,
coricandovi». lo ho un grande Cristo nella nostra cella, esso è estremamente
imponente; tutte le mattine e tutte le sere, bacio con rispetto e amore ogni piaga di Ge-
sù: è vero che avevo dimenticato di farlo, coricandomi; mi alzai all'istante, e strinsi il
Cristo sul mio cuore domandandogli perdono; baciai le sue piaghe. Allorché misi la
bocca sulla piaga del cuore, mi sembrò che la vita fosse in questo Cristo e sentii un
odoroso profumo.
La mia piccola santa, che durante questo tempo, avevo perduto di vista, era sempre là,
mi guardava fare. Le domandai di nuovo se volesse qualcosa da me; mi disse: «Vivete
quaggiù come gli angeli, non cercate che l'amore di Gesù, guadagnategli (delle) anime
con le vostre preghiere e i vostri sacrifici; siate unita con il padre e la amatissima
Sorellina, dite loro che mi avete vista; lavorate senza posa per il bene delle anime: Dio
vi prepara una bella ricompensa; siate molto fedele in mezzo alle vostre prove. Se Dio
lo permette, vi vedrò qualche volta; addio, sono felice!».
Sì Padre buono e amata Sorellina, scriveva ancora la stessa religiosa l'anno seguente
(1879), al rev. Padre Estrate ed alla signorina Dartigaux, il 2 luglio, durante la santa
messa che fu detta la prima volta nella nostra casa di Troyes, vidi la mia cara colomba
e mi portava con lei in un anticipo di cielo. Non ero più sulla terra, il mio spirito ed il
mio cuore godevano di Dio in modo inesprimibile... Avevo questa santa fanciulla
vicino i me, sentivo la sua presenza, mi infiammava d'amore per Gesù... Mi
accompagnò alla sacra Mensa, cioè all'Altare. Ricevetti il buon Gesù che mi aveva
tanto amato e mi sembrava che mi ottenesse tutto ciò che avevo desiderato e
domandato per sua intercessione. Dopo il mio ringraziamento mi disse:

159
«Siate sempre unita a Gesù e molto
annientata, non vivete che d'amore e di
sacrificio, non abbiate paura, Gesù vi sosterrà; è con questa prospettiva che si fanno
grandi cose per Dio e che si ottengono ogni specie di favori; fai parte ai due amici
della tua felicità; godete insieme dei favori che vi sono stati accordati, unitevi per fare
il bene; mettete in comune tutti i meriti che voi acquisterete con i vostri sacrifici; e,
spendetevi al servizio delle anime e usate tutti i mezzi per guadagnarle a Gesù; non
rifiutate senza alcun pretesto le anime che si presentano: Gesù veglierà su di voi. Se
voi agite così non avrete niente da temere... Comunicate al Padre e a Sorellina ciò che
vi dico e seguite i loro consigli; coraggio e completo abbandono a Gesù!...». A questo
punto tutto finì, ma questa volta, la realtà mi ha impressionato più del sogno.
derlo: essi faranno tre soste». Effettivamente, due mesi dopo la sua morte, tre preti del
Sacro Cuore di Bétharram, venuti dalla Francia con la fondatrice, la signorina
Dartigaux, arrivavano a Betlemme. Tutte le parole della veggente, citate più avanti, si
compirono alla lettera. Questi Padri che portavano il cuore di suor Maria di Gesù
Crocifisso, fecero realmente tre soste: a Roma, a Loreto ed a Montpellier, prima di
arrivare a Pau, dove il prezioso tesoro fu rimesso al Carmelo.
Nostro Signore aveva affidato alla sua piccola serva, parecchio tempo prima della sua
morte, la missione di lavorare ad un'altra opera assicurandone la riuscita. Era la
fondazione di una residenza dei Preti del Sacro Cuore di Bétharram a Betlemme. Una
lettera, da lei dettata per ottenere questa autorizzazione fu indirizzata a Roma, alla
Propaganda. Senza perdersi d'animo per un prolungato silenzio, scrisse di nuovo, e,
non ricevendo dapprima risposta favorevole, scrisse direttamente al Santo Padre;
questa lettera fu rimessa a Mons. Patriarca che doveva postillarla prima di mandarla a
Roma.
Dopo queste richieste, Nostro Signore le fece conoscere che il suddetto permesso non
sarebbe stato accordato che alla fondatrice del Carmelo di Betlemme, la signorina
Dartigaux. E fu quello che accadde.
Nella prima quindicina di dicembre 1878, si riceveva al Carmelo di Betlemme, da
parte della Propaganda, un rifiuto assoluto alle richieste fatte per questa fondazione.
Ma il 15 dicembre 1878, la signorina Dartigaux, inginocchiata in udienza particolare ai
piedi di Sua Santità Leone XIII, al Vaticano, otteneva il sollecitato permesso di
fondare una residenza dei Preti del Sacro Cuore a Betlemme. La pia fondatrice non
aveva nascosto al Santo Padre che Nostro Signore voleva quest'opera a seguito delle
rivelazioni che aveva fatto alla sua serva, suor Maria di Gesù Crocifisso. Ecco, del
resto, su questo stesso argomento alcuni particolari di un testimone autorizzato, il rev.
Padre Prospero Chirou.
Irún, 14 Dicembre 1911
Quando la fondatrice del Carmelo di Betlemme ebbe deciso di far costruire una casa
per i futuri cappellani di Bétharram, la Priora mi incaricò di andare a trovare un
architetto francese, chiamato Guillemot, che risiedeva a Gerusalemme, e di pregarlo di
fare un progetto. Su alcune mie indicazioni, l'architetto si mise all'opera. La piccola
suora (suor Maria di Gesù Crocifisso) voleva, ciò che fu eseguito, due padiglioni alle
estremità del corpo centrale. Ben presto, le piante furono terminate e mandate a chi di
diritto. Le critiche insorsero da tutti i lati. Un giorno, dissi alla piccola suora: Eh! Eh!
Cara suora, ciò non va bene, si trova che la nostra casa sarà troppo vasta per quattro
padri e due fratelli coadiutori.

160
«Lascia dire, mi rispose, vedrai che sarò
troppo piccola; si verrà in gran numero a
Bétharram. La fondatrice mi approverà». Si può apprendere, attraverso quanto è poi
avvenuto cKé ella aveva ragione.
Mentre si terminava l'ultimo piano del monastero delle Carmelitane e che si costruiva
nel giardino una lavanderia, ecc., la Madre Priora mi faceva entrare nel cantiere per
sorvegliare gli operai. C'era la piccola suora che serviva da interprete, perché essa sola
sapeva parlare l'arabo. Di tanto in tanto, mi parlava di Gesù, del suo desiderio di
andare presto dalui e, più volte, mi ripeté queste parole: «Padre, sento che Gesù mi
chiama, andrò ben presto a vederlo». Un giorno, come annoiato, gli dissi: Bah! Siete
sempre la stessa; continuamente mi dite che state per lasciarci, e il momento non
arriva mai; affrettatevi, non vi restano che tre mesi. Sapevo che aveva annunciato in
un'estasi che non sarebbe rimasta a Betlemme più di tre anni. Poco tempo dopo questa
conversazione, portando due contenitori di acqua, uno in ogni mano, per fare bere gli
operai, la suorina cade, salendo una scala provvisoria. La si trasporta nell'infermeria, si
chiama il medico il quale constata che il braccio sinistro è rotto. Malgrado tutte le
numerose cure delle buone suore e del medico, la cancrena si sviluppa rapidamente, e
suor Maria di Gesù Crocifisso muore con la più perfetta rassegnazione alla volontà di
Dio. Alcune ore prima che morisse, andai a vederla nell'infermeria e le domandai ciò
che pensasse della nostra possibile residenza a Betlemme. In quel momento si
sollecitava dalla Santa Sede l'autorizzazione a fondare questa residenza per il servizio
spirituale al Carmelo. La piccola suora mi rispose in questi precisi termini: «Ciò è
fatto in Cielo, e per conseguenza, si farà sulla terra». Effettivamente, alcuni mesi dopo,
la vigilia di Capodanno, secondo la mia abitudine, andai a porgere gli auguri di buon
anno a Mons. Patriarca Bracco. Quando ebbi finito, mi disse: Ed io, ora vi annuncio
che Bétharram è autorizzato da Roma a stabilire una residenza a Betlemme.
Ecco ciò che dichiaro e garantisco essere pura verità, e semplicemente redatta.
Prospero Chirou prete del S.C. Dopo la morte di suor Maria di Gesù Crocifisso,
parecchie carmelitane, sia a Betlemme, sia a Pau, hanno sentito dei profumi di una
soavità tutta celeste, in parecchi posti del loro monastero. Questo ci fa ricordare che,
durante la sua vita, questi stessi deliziosi profumi emanavano a diverse riprese dal
corpo della suora.
Le Dame di Nazareth a Chef-Amar, che possedevano un pezzo di tela intinta nel suo
sangue, ci hanno scritto per attestare che emana un soave profumo.
Suo fratello Paolo, che lei non aveva potuto più rivedere dalla sua infanzia, venne a
suonare al Carmelo di Betlemme poco tempo dopo la sua morte. Ci parlò della sua
prima infanzia; ci raccontò come lei era stata raccolta da uno zio paterno e la sua
sparizione all'età di circa tredici anni.
Ci disse che aveva ricevuto la lettera di lei fatta scrivere in quel periodo, per invitarlo a
venire a vederla, ma che non avendola trovata nella sua famiglia, ad Alessandria, egli
aveva creduto, come tutti i suoi parenti, che li avesse ingannati.
Paolo Baouardy morì nel marzo 1890. Il sacerdote cattolico che lo ha assistito durante
la sua morte, attestò a Don Sisha, allora curato latino di San Giovanni d'Acri, il quale
l'ha affidato ad una lettera, che possiede il Carmelo di Betlemme, che tre giorni dopo il
suo trapasso, sua sorella Maria di Gesù Crocifisso gli era apparsa e lo aveva avvertito
che, fra tre giorni, egli non sarebbe più stato in questo mondo; il che si era verificato. 1
Greci cattolici che lo hanno assistito durante la sua agonia hanno raccontato tante volte

161
ai suoi figli, Giorgio e Maria," che era
meravigliato che non vedessero sua
sorella, come lui. La camera era tutta profumata da odore di incenso; quella brava
gente cercò in tutti gli angoli da dove potesse venire questo profumo; essi non
trovarono niente.
Ed è proprio questo profumo o quello di violetta che emana ancora qualche volta, la
biancheria delle sue stimmate.
Per completare questo capitolo, riferiremo ancora alcune guarigioni attribuite alla
Serva di Dio e che lasciamo all'Autorità competente di apprezzare.
Il medico che la curò durante la sua ultima malattia, ha assicurato che egli era stato
guarito da un male orribile al piede, con la sola applicazione di un panno che aveva
inzuppato lui stesso nel suo sangue.
La religiosa del Buon Pastore che l'aveva vista sotto forma di una colomba, ci scrisse
che suo cognato era stato immediatamente guarito da un male alla mano che i medici
dovevano amputare per evitare la cancrena, mediante l'applicazione di un panno
intinto nel sangue di suor Maria di Gesù Crocifisso. Questo panno emanava un soave
profumo.
Una giovane madre, dopo essere stata tutto un giorno in un incombente pericolo, fu
liberata non appena le si ebbe posato sopra un oggetto che era servito a suor Maria di
Gesù Crocifisso (Pau, 1880).
Una religiosa, affetta da malattia di cuore e da vomiti continui, che l'avevano ridotta in
uno stato di estrema debolezza, non riceveva alcun sollievo da tutte le cure del
medico. Cominciò una novena per ottenere la sua guarigione per intercessione di suor
Maria di Gesù Crocifisso; fin dall' indomani, si produsse un sensibile miglioramento.
Appese alla sua maglietta un sacchettino contenente dei capelli della suora, e, da quel
momento, il vomito finì completamente. Da allora, malgrado le sue deboli forze, non
ha mai cessato di assolvere il suo compito, e può perfino fare lezione senza alcun
disturbo, cosa che non era stata capace di fare da parecchi anni. (San Maurizio, Yonne,
1881).
La signora P.., di Bayonne, scriveva, il 22 luglio 1881, alla Priora del Carmelo di Pau:
"Che Dio sia esaltato nei suoi santi e sante! La santa figlia del Carmelo che ho avuto la
gioia di conoscere e che invoco con fede e fiducia, ha avuto pietà di me e mi ha
restituito la salute. Oh! quanto è potente, questa così buona suor Maria di Gesù
Crocifisso! Sono penetrata della più viva riconoscenza, non ho parole per dire tutto
quello che provo per lei... Ben lo dico ad alta voce e vorrei renderlo pubblico ovunque;
è lei che mi ha guarito, che mi ha restituito la salute che avevo perduto da quattordici
anni; oggi vivo come tutti... Ho la ferma fiducia che terminerà ciò che ho così ben
cominciato, e che questa salute, che mi ha fatto recuperare, non servirà che per
lavorare efficacemente".
Una giovane signora, pericolosamente ammalata, ebbe l'ispirazione di poggiare al suo
collo un rosario che aveva avuto da suor Maria di Gesù Crocifisso; il pericolo
scomparve e le fu restituita la salute per la felicità dei suoi figli. (Marsiglia, 1882).
Prima della sua partenza per Betlemme, suor Maria di Gesù Crocifisso aveva detto a
suor Agnese del Carmelo di Pau che il buon Dio avrebbe reso a sua sorella la sig.ra
S... ciò che aveva fatto per la fondazione. Questa signora, aveva offerto parecchi doni
per la sagrestia e la comunità. Alcuni anni più tardi, suo marito si ammalò; non era
praticante, e allorché fu in pericolo, non gli si poteva parlare degli ultimi sacramenti.

162
Un giorno, si sveglia come da un sonno e
domanda
un
sacerdote.
Da
quel
momento, pregava, era ammirevole per rassegnazione e pazienza in mezzo ad atroci
sofferenze. Il Padre Berdoulet, prete del Sacro Cuore di Bétharram, che l'assisteva, gli
mostrò un giorno la fotografia di suor Maria di Gesù Crocifisso che aveva già lasciato
questa terra e che il malato non aveva mai visto. Appena la vide la prese e la baciò più
volte dicendo: È lei che mi ha convertito, è proprio lei quella che mi ha convertito. Ed
era fuori di sé per la gioia e la felicità. Fin dai primi giorni di questa malattia, che suor
Agnese ignorava, suor Maria di Gesù Crocifisso la mise a conoscenza durante il suo
sonno, dicendole che suo cognato stava per morire. Questa notizia le fu ben presto
confermata dalla lettera di sua sorella.
I fatti seguenti avvennero perfino mentre suor Maria di Gesù Crocifisso era viva.
Prima della sua partenza per l'India, nel mese di agosto 1870, una guarigione ebbe
luogo in Inghilterra per sua intercessione. Il giovane sacerdote inglese che ne fu
l'oggetto, aveva conosciuto la novizia a Pau. La sua straordinaria devozione verso il
sacramento dell'Eucarestia e il suo grande amore di Dio stabilì tra la suora e lui una
specie di parentela spirituale, utile a tutti e due. Nel luglio 1870, questo sacerdote
cadde così gravemente ammalato a Londra, che i medici disperarono di poterlo
salvare. Egli fece gli ultimi saluti alla sua famiglia e ricevette gli ultimi sacramenti. A
questo punto, arrivava dalla Francia una lettera, dettata da suor Maria di Gesù
Crocifisso e contenente uno dei panni applicati sulla piaga sanguinante del suo costato.
La novizia avendo appreso per vie soprannaturali lo stato del malato, gli scriveva che
la volontà di Dio si opponeva a che egli morisse in quel momento, perché doveva
ancora compiere una grande opera per la gloria dell'Altissimo. Il malato applicò il
panno sul suo petto e si ritrovò subito guarito.
Una suora di San Giuseppe dell'Apparizione, molto conosciuta per la sua carità, ha
attestato per iscritto il fatto seguente, che citiamo in seguito alla sua testimonianza.
Questa religiosa era stata mandata dai suoi Superiori nell'isola di Cipro nel gennaio
1874. La sua salute era deplorevole e il suo stato non fece che aggravarsi, alcuni mesi
dopo, in seguito ad una forte febbre che ricompariva ogni quindici giorni seguita da
vomiti di sangue. 1 medici consultati dichiararono che la suora era tisica e che aveva
poco tempo da vivere. Questo triste stato si prolungò fino al 1876. In autunno il male
peggiorò in modo tale che i medici prescrissero alla suora il riposo più assoluto e
perfino di evitare qualsiasi movimento. La sua Superiora, vedendola come in agonia,
mise più volte uno specchio davanti alla sua bocca per assicurarsi se respirava ancora.
Le era stato detto di fare il sacrificio della sua vita ed aveva ricevuto il santo viatico:
pronta al terribile passaggio, attendeva il suo ultimo momento con tranquillità. Ora,
accadde che una notte, verso le undici di sera, vide suor Maria di Gesù Crocifisso,
innalzata dal suolo ad una grande altezza, rapita da Dio, con le braccia in croce, di
fronte a lei, in mezzo ad una luce che illuminava la camera come in pieno giorno.
Aveva il suo abito di religiosa

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