. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:32

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cuore è interamente per lui; io non amo gli
uomini,
non
amo
che
Gesù.
Sentendomi parlare così, il giardiniere sorrideva, e nascondeva il suo viso con la
piccola croce, ed io sentivo molto amore nel mio cuore, ma per Gesù solamente. Io,
che non amo gli uomini, vedo ora un pastore, ora un giardiniere. Non mi occorre che
Gesù!».
Lo stesso giardiniere ritornò il 5 novembre durante l'orazione: Io voglio accompagnarti
in India, le disse. «Resta nel tuo giardino, ella gli rispose, ho abbastanza da Gesù».
Ami mia madre? riprese il giardiniere misterioso. «Sì, io la amo, se ella ama Gesù». E
girandosi dalla parte di un angelo che era là sotto forma di un bambino, gli disse:
«Bambino, questo giardiniere viene a vedere tutti i giorni se c'è un posto per lui nel
mio cuore; non c'è posto che per Gesù. Bambino, dimmi perché il demonio fugge
quando il giardiniere arriva».
In mezzo alle sue sofferenze, ella esclamava: «O Gesù, niente quaggiù mi può
contentare! Te solo, o Gesù! O Gesù mio amore, quando verrò? Quando ti possederò?
O Gesù, fratello mio! Tu sei il mio Amico, il mio Sposo». E rivolgendosi alla sua
maestra: «Vede, Madre mia, che famiglia che ho in cielo! Dio Padre, mio creatore!
Gesù, mio Sposo! La santa Vergine, mia madre! San Giuseppe, mio papà! Padre Elia,
mio nonno e mio padrino! Santa Teresa, mia madrina!` Gli angeli, miei custodi! Gli
apostoli, miei fratelli! San Giovanni, mio fratello! Tutti i santi, miei amici! Che
famiglia! Ma io ho tanto peccato! Come presentarmi davanti a questa famiglia? Ah!
Come il cielo è più grande della terra, così la misericordia di Dio è più grande dei miei
peccati. Se io gettassi quattro bottiglie d'acqua sporca nel mare, l'acqua del mare non si
sporcherebbe. Per questo i miei peccati davanti a Dio sono come queste quattro
bottiglie gettate nel mare. O mio Dio, spero nella Tua misericordia».
11 13 novembre, raccontava ciò che aveva visto: «Gesù, diceva, mi ha mostrato
un'anima profondamente addormentata, circondata da serpenti che la mordevano; ella
non sentì nemmeno i loro morsi: Guarda, mi ha detto il divino Maestro, la pioggia
cade su di lei, il sole la illumina, ed ella dorme sempre! E non sente niente, tutto
diventa inutile per lei. È la figura dell'anima tiepida, addormentata nel male; i serpenti
sono le tentazioni; l'acqua, la mia grazia; il sole, la mia luce; io le mando tutti questi
beni, ed ella non profitta di niente. O Gesù, questa anima, sono forse io,
illuminatemi!».
Il 14 novembre, il vescovo di Bayonne venne al Carmelo. Dopo la messa, entrò nella
clausura con il Rev. Abate Manaudas. Costui raccontò di nuovo a Monsignore, proprio
sul luogo, tutto ciò che egli aveva visto e provato durante la possessione, soprattutto
nel momento del passaggio di Gesù. Sua Eccellenza ascoltava tutti questi dettagli
meravigliosi con il più vivo e il più religioso interesse. Guardando il lettino dove si
trovava la novizia al momento della sua liberazione, disse alle suore con una grande
emozione: Volete vendere questo letto? Io lo comprerei volentieri. Si fece leggere una
parte degli insegnamenti dell'Angelo durante i quattro giorni di estasi che seguirono la
possessione; non nascose la sua ammirazione per una tale dottrina, dichiarandola
pienamente conforme a quella della chiesa. Ma la semplicità della novizia, ignara di
tutto, pur se oggetto di favori così eccezionali, fu ciò che lo commosse di più. La vide
privatamente, e questo incontro aumentò ancora di più la sua gioia. La novizia, da
parte sua, era commossa della bontà del suo vescovo.

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L'indomani fu un giorno di grandi sofferenze. Per distrarla, le si portarono
due pesciolini in un. vaso pieno d'acqua, sembrò dimenticare per un istante i suoi dolo-
ri. Disse loro: «Pesciolini, benedite il Signore che vi ha creato»; e, siccome si accorse
che aprivano la bocca, aggiunse «È così, che dobbiamo fare per Gesù; è così che
dobbiamo attirarlo nella nostra anima con le nostre aspirazioni».
Durante i vespri, la si era lasciata sola con una colomba e i due pesciolini. La sua
Maestra, al ritorno, la trovò addormentata. La colomba riposava sulla sua testa; i
pesciolini usciti dall'acqua, ma pieni di vita, stavano sul ripiano del suo capezzale.
Svegliandosi esclamò: «Questi pesciolini vengono da me, perché io li amo e li curo.
Devo così andare a Dio, al Dio che mi ha creata e che mi ama molto più di quanto io
non ami questi pesci. Spero che mi userà misericordia».
Pregò Monsignore di benedire quei pesci e gli domandò di poterli conservare in un
vivaio. Perché, le chiese il vescovo, ci tieni ad avere questo vivaio e questi pesci?
«Perché, rispose lei, questi pesciolini sono creature del buon Dio». Ma, riprese il
prelato, il buon Dio non ha creato tutto? «Sì, senza dubbio, rispose ancora; ma questi
pesci, aprendo la bocca, fanno pensare a Gesù; e poi, Gesù ha amato i pesci, e ne ha
mangiato». E siccome ella insisteva per avere un vivaio, il vescovo le disse: Ora basta,
figlia mia. «Sì, Monsignore, se questa è la volontà di Dio, Egli lo farà per me, e non ci
penserò più». Abbiamo citato questo episodio per dimostrare come la più amabile
semplicità fosse unita in questa anima a degli stati così straordinari.
E ciò che vi era ancora di più sbalorditivo, era la sua completa ignoranza in ri-
ferimento a se stessa. Un giorno che si parlava davanti a lei di un'anima condotta per
vie straordinarie, disse alla sua maestra: «Madre mia, quanto compiango questa anima!
Ve ne sono così poche che non siano nell'illusione! Dio ci preservi da questi stati». Tu
non vorresti dunque esserci? le chiese Madre Elia. «Piuttosto morire, rispose; Madre
mia, bisogna bene volere ciò che Dio vuole ma io guardo questi stati come un castigo
di Dio; è così facile cadere nell'orgoglio!». Conosci questi stati? «Sì, Madre mia, ho
visto ad Alessandria una persona simile. Si correva da ogni parte per consultarla e per
raccomandarsi alle sue preghiere; il suo confessore la considerava una santa. La prima
volta che la vidi, mi sembrò sentire una voce interiore che mi diceva: È sotto l'azione
del demonio. Feci conoscere le mie impressioni al suo confessore che era anche il mio;
mi trattò da orgogliosa. "Ha ragione, Padre mio, gli dissi, ma se vuole conoscere la via
di quest'anima, la umilii, faccia finta di disprezzarla, e ciò a più riprese, perché il dia-
volo può fare sopportare esteriormente una umiliazione per meglio ingannare in
seguito". Il sacerdote seguì il mio consiglio. Quest'anima sembrò dapprima accettare
bene la prova; ma, la seconda volta, divenne triste, e si lamentò perfino di non essere
compresa; lo scoraggiamento non tardò a venire. Tutti questi stati straordinari
cessarono come per incanto. Il rilassamento la condusse ben presto alla apostasia.
Abbandonò la vita religiosa, che aveva abbracciato da lungo tempo, due mesi dopo, si
sposava».
Suor Maria di Gesù Crocifisso era continuamente tormentata riguardo alle sue
Comunioni. Il demonio tentava di farle credere che lei ingannava i superiori, e che era
per questo motivo che le si permetteva di comunicarsi. Malgrado tutto ella obbediva.
Nostro Signore, per ricompensarla di quest'atto di obbedienza, le mostrò un giorno
degli uccelli immersi nell'acqua; alcuni uscivano facilmente dall'acqua con l'aiuto delle
loro ali; altri vi restavano tuffati, perché non avevano affatto ali. Gesù le disse: Figlia

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mia, l'obbedienza è per l'anima ciò che le ali sono per l'uccello. Incantata da queste
parole del divin Maestro, ella gli testimoniò la sua riconoscenza recitando subito il
cantico dei tre fanciulli nella fornace.
Ascoltiamo una delle sue preghiere della sera, che ella raccontava in estasi: «Vedevo,
diceva, due bambini che sembravano avere sette anni. Li vedevo come con gli occhi
del corpo. Uno teneva in una mano un calice, nell'altra una croce ed una corona di
spine. Il secondo mi presentava un vestito più bianco della neve, una bella corona di
rose e profumi raffinati. Il bambino che portava la croce mi disse: Scegli. Io gli
risposi: "Piccolo, va a domandare a Gesù di scegliere per me: il suo gradimento è il
mio gradimento; la sua volontà, la mia volontà". Il bambino mi sorrise e mi disse:
Colui che sceglie quaggiù la croce avrà un giorno la corona di rose; colui che sceglie,
durante la vita, la rosa e i profumi avrà più tardi la spina: tutto per lui si cambierà in
dolore. Io risposi: "Piccolo, io non voglio scegliere niente, perché sono debole; vai a
dire a Gesù che preferisco che scelga lui per me. Se sceglie per me la croce, la corona
di spine, il calice per tutta l'eternità, io sarò contenta, perché egli lo sarà". Il bambino
ha pianto e tutto e scomparso. Tutto ciò è senza dubbio frutto dell'immaginazione, e
non mi ci fermo».
Nelle sue sofferenze più vive, quando le suore le offrivano qualche sollievo, diceva:
«Tutto passa! Dopo la mia morte non avrò più un corpo che possa soffrire per Gesù;
lasciatemi dunque profittare del tempo per soffrire tutto ciò che potrò per lui. lo non
vedo né sole, né stelle, né terra, né acqua, né alcuna creatura, né Dio, né Satana; vedo
solo me e la sofferenza che mi circonda».
Il giorno della festa di san Francesco Saverio, tutta la comunità fu testimone di una
scena tanto eloquente quanto incantevole, sebbene silenziosa. Si vide la novizia fissare
una apparizione celeste, che le chiedeva lo spogliamento di tutto; con i suoi gesti
espressivi, la suora diede a questa apparizione tutte le parti del suo corpo. Costei
accettò tutto, ma reclamò di più. La suora si tolse allora tutti i suoi abiti, ad eccezione
della tunica, e glieli diede. L'apparizione prese gli abiti, ma volle di più. Non sapendo
più che darle, la suora fece comprendere con segni che si era disfatta di tutto con la sua
entrata in religione. Tutto ad un tratto ella si alzò, si stese sul pavimento, con la sua
croce in mano, e restò immobile, come morta, per esprimere la morte a tutto: ciò
costituì la perfezione consumata. Ritornando in sé, esclamò: «Rientriamo nella terra
come ne siamo usciti. O Gesù, offro il mio corpo per la Chiesa. Noi veniamo nudi
sulla terra; dobbiamo rientrare nudi nella terra».
O mio Dio, diceva un giorno dopo la Comunione, rendimi fedele alle piccole
illuminazioni, alle piccole ispirazioni, per non cadere nell'inferno».
Le sofferenze, che non cessavano, provavano che Gesù aveva scelto per lei la croce.
«Io sono contenta, diceva; avendo Gesù, scelto per me la croce, è obbligato ad
aiutarmi a portarla».
Il demonio usava largamente del permesso che aveva di tormentarla. In una cir-
costanza, gettò una tale quantità di spilli nel suo cibo, che la povera vittima, che li
inghiotti, ne soffrì orribilmente per tre settimane. Sentiva nell'interno del suo corpo
come una catena che saliva e che scendeva strappando le pareti del suo stomaco; i
dolori erano indicibili. Il medico, chiamato, non capì niente di questo stato; era im-
possibile sollevarla. Dopo parecchi giorni di vero martirio, ella riuscì a rigettare alcuni
di questi spilli. Li si mostrò al medico, che ne parve sorpreso e spaventato. Non

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supponendo niente della malizia del demonio, credette che la suora avesse
inghiottito questi spilli per una mortificazione mal capita. Sorella mia, le disse con una
voce severa, questi spilli sono stati così contorti da qualcuno, e questo qualcuno, sei
tu. Confessa la tua mancanza. «Lei si inganna, signore, gli rispose con un dolce sor-
riso, io non ho né combinato in questo modo, né inghiottito volontariamente questi
spilli; bisognerebbe essere pazzi per agire così; farlo nel pieno possesso delle proprie
facoltà sarebbe un errore grave. Dio mi vede e l'inferno è là. Io non sono venuta qui
per fare simili cose. Tutto passa in questo mondo e Dio ci giudicherà».
Il disprezzo che aveva del suo corpo ritornava spesso sulle sue labbra: «O corpo,
diceva, ben presto sarai sotto terra; tutto passa per te; guarda il sepolcro. Nella tomba
godi dei piaceri, desideri begl'abiti, un buon nutrimento? Vedi la tua grandezza nella
tomba; i vermi, piccole bestie, ti divoreranno; essi sono più di te. Quando tu vivevi,
schiacciavi i vermi; nella tomba i vermi ti mangiano; nella tomba, sei nascosto a tutti
gli sguardi.
Ma la mia anima sale verso Gesù, la mia anima vede Gesù, lo benedice e lo ama
sempre. Tuttavia, io ho tanto peccato! Come sperare di andare in cielo? Sì, mio Dio, io
spero, perché ho molto peccato: in cielo, io farò risplendere, più di tutte le mie
consorelle, le misericordie del Signore!
Qui, non ho niente da soffrire. Sarei felice se mancassi di tutto! Ma non ne sono
degna. Oggi, avevo un desiderio così ardente di morire martire! Una voce mi ha detto:
Tu non meriti questa grazia. Ho subito risposto: "Almeno, mio Dio, martire della
povertà! Oh! Se avessi la felicità di morire di fame! Ma no, supposto che io non avessi
pane, Gesù farebbe un miracolo per darmene. La voce mi ha detto: Quanto è grande la
tua fede! Io ho pensato subito che fosse Satana che mi parlava così per farmi cadere
nell'orgoglio. Confesso tuttavia che questa voce mi ha ispirato l'amore e la fiducia in
Dio, e il disprezzo di me stessa».
Durante le feste di Natale, ella si preparò, con la migliore grazia del mondo, a tutti gli
innocenti svaghi autorizzati dalle usanze del Carmelo, come se non avesse sofferto
assolutamente niente. Sempre la stessa, si dimenticava per ricreare le sue consorelle.
Durante i vespri di Natale, aveva visto un uomo che le mostrava il suo cuore allo
scoperto, e, in questo cuore, numerose colombe bianche. Al di fuori, c'erano su
questo cuore delle spine, che lo straziavano e che facevano scorrere il sangue fino a
terra. Quell'uomo le disse: Figlia mia, nessuno raccoglie questo sangue; mi si fa
soffrire il martirio; se non c'è conversione, farò perire i frutti della terra: e se, neanche
dopo questo castigo, ci si converte, strapperò gli alberi e ne pianterò altri; e questi
raccoglieranno il mio sangue.
Alcuni giorni dopo, ella recitava durante la messa questa preghiera, che le era stata
insegnata durante una delle sue ore di orazione: «Signore, dammi l'obbedienza del tuo
cuore, l'umiltà di tua Madre e la semplicità di tuo Padre». Ad un tratto, vide due
montagne davanti a sé; credette di essere a Gerusalemme. Tra le due montagne vide un
canale, senza acqua. Un uomo di grande corporatura stava accanto al canale gli si
gettavano delle pietre. «Quest'uomo, disse, si è girato verso di me come verso un
amico, pregandomi di difenderlo e di nasconderlo. Io mi dicevo ascoltando la sua
preghiera: quanta poca intelligenza ha quest'uomo! lo così piccola, come posso
nascondere lui così grande? Ha compreso il mio pensiero e mi ha detto Io sono piccolo
e grande; tu, non sei piccola, ma grande. Ho compreso che ero grande per l'orgoglio.

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Ha aggiunto: Sono io che voglio nasconderti. Mi ha poi domandato da
bere. Nel mio imbarazzo, dicevo interiormente alla santa Vergine "Madre mia, dai
l'intelligenza a quest'uomo. Vuole che io gli dia da bere ed io non ho niente per dargli
da bere". Egli ha ancora compreso il mio pensiero e mi ha detto: Io non manco di in-
telligenza; sei tu che non ne hai. Io non ho bisogno di bere; sono io che voglio darti da
bere. Io gli ho detto "E tu chi sei per conoscere così i miei pensieri? Sei Satana o
Dio?". Mi ha risposto Io non sono Satana, ma non ho bisogno di dire chi sono, a te che
non sei nulla. Mentre mi parlava, le sue parole arrecavano grazia alla mia anima; mi ha
riempito di forza e di speranza, mi ha dato la pace; lo stesso mio corpo sentiva un
nuovo vigore. Tutto ciò non è durato che un istante».
1 prodigi di ogni genere si moltiplicavano; a diverse riprese, parecchie suore videro
nella bocca della novizia dei frutti misteriosi; due o tre ebbero perfino il favore di
mangiarne.` Ma ancora più straordinari erano il suo amore per la sofferenza, la sua
umiltà e la sua carità, che non si smentivano mai, ogni volta che si ritrovava nel suo
stato normale.
E non vi si trovava sempre. Spesso, come era stato predetto, parlava e agiva sotto
l'influsso di una ossessione diabolica. In tali momenti, se l'angelo delle tenebre si
compiaceva qualche volta di scimmiottare l'angelo della luce, ancor più fre-
quentemente era costretto a mostrarsi allo scoperto, come aveva fatto durante la
possessione di quaranta giorni. Dichiarava allora di non più volere né obbedire, né
lavorare; aveva violenti accessi di collera e di rabbia contro i superiori e contro la
stessa suor Maria di Gesù Crocifisso. Nel settembre 1869 tenta di uccidere la novizia
fracassandole la testa contro il pavimento; nell'ottobre dello stesso anno, la fa
precipitare violentemente, col viso contro il suolo; nel giugno 1870 le assesterà un
gran colpo sulla spalla che la farà star male per tre giorni e dal quale sarà guarita
improvvisamente da una apparizione celeste. Si è già parlato degli spilli gettati nel suo
cibo, con i quali il demonio cercava di soffocarla.
Soprattutto, si sforzava di convincere le Madri che lei non aveva la vocazione di
Carmelitana. Quante volte la novizia in preda all'ossessione ripeteva, con un tono
disperato, che non era chiamata, che al Carmelo si sarebbe perduta e che sarebbe stata
oggetto di scandalo per le suore!
Poi, passando dalle parole ai fatti, il demonio la spingeva a fuggire dal monastero. Ma
era molto evidente per tutti che lei non era responsabile e che queste mancanze
dovevano attribuirsi completamente all'ossessione diabolica.` 1 superiori del Carmelo,
ed ancora altri sacerdoti che videro la novizia in questo stato, dichiararono che non era
affatto colpevole. Molte volte la esorcizzarono; costretto a svelarsi il demonio si
allontanava per alcuni istanti; ma annunciava che avrebbe continuato a tormentare la
sua vittima, fintanto che sarebbero durati questi tre anni di prova. Egli lo fece,
lasciandole tuttavia lunghe settimane di calma, durante le quali la novizia si esercitava
in tutte le virtù e continuava a ricevere dal cielo i più segnalati favori.
.
Il ricordo delle mancanze commesse sotto l'influenza del demonio non serviva
allora che a immergerla in vivi sentimenti di pentimento e di umiltà. Perché, se at-
testava di non poter resistere a queste ossessioni, Dio permetteva tuttavia che lei non
vi supponesse affatto la mano di Satana. Si diceva abbandonata alla sua propria
debolezza, alla sua cattiva natura e si confessava sinceramente la più grande peccatrice
della terra.

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Dio le fece vedere un giorno un tesoro prezioso in un contenitore ricoperto da
immondizie. Il tesoro era la sua anima, oggetto di predilezioni divine; la spazzatura
erano le sue mancanze involontarie, che servivano a mantenerla, ai suoi propri occhi,
in una abiezione salutare. Così il demonio contribuiva, senza volere, a proteggere i
doni del Signore. Ancora una volta, la sua malizia si risolveva a sua propria
confusione ed a gloria di Dio.
CAPITOLO X
Il divin giardiniere. I suoi insegnamenti a suor Maria di Gesù Crocifisso (1869-
1870)
Durante questo tempo di prova annunciato dall'angelo, in cui il nemico del bene
metteva tutto in opera per scoraggiare la novizia e portarla alla disperazione, anche le
apparizioni e le consolazioni divine continuavano: erano come un elemento
soprannaturale e necessario per preparare quest'anima a combattimenti sempre nuovi.
Riportiamo qui l'apprezzamento di Madre Elia sulla sua novizia, negli appunti presi su
di lei per ordine del vescovo di Bayonne e del superiore del Carmelo, dalla sua entrata
nel Carmelo di Pau. Da questa nota abbiamo estratto i fatti relativi a questo periodo
della vita di suor Maria di Gesù Crocifisso.
Per quanto mi è possibile, uso il linguaggio della nostra suorina per descrivere lo stato
di quest'anima con più esattezza. Tuttavia, confesso che il mio compito è difficile e
che questa esposizione è spoglia del fascino legato alle parole e alle azioni della
novizia e che dà tanto interesse ed espressione a ciò che ella dice.
Sento che faccio il suo ritratto a metà. Occorrerebbe un'altra penna più esercitata per
fare conoscere questa bella anima: la sua ingenuità, la sua semplicità, la sua umiltà, la
sua generosità, la sua carità, il suo amore per Dio e per il prossimo, la sua forza
d'animo nelle prove, la sua fede, la sua fiducia in Dio, la sua costanza nel lottare
contro l'avversario che la perseguita senza posa, il suo amore per la vita nascosta,
comune ed ordinaria. Bisogna vederla e seguirla, per farsi un'idea giusta di questa
fanciulla. Se tutto ciò che avviene in quest'anima di straordinario, sia nel passato sia
nel presente, viene da Dio, non tocca a noi giudicarlo; tutto ciò che possiamo dire, è
che, se lo spirito di Dio non ne è l'autore, la nostra novizia ci sembrerebbe più degna di
ammirazione per essere capace, sotto l'azione del demonio, di restare fedele al suo
Dio, piena di speranza in Lui, umile e piccola in sé stessa, non cercando mai la stima
delle creature, non volendo in ogni cosa che la volontà di Dio e la Sua più grande
gloria. Ho ben sondato i suoi sentimenti ed ella non ha mai deviato dal suo cammino,
che è quello di un'anima piena di rettitudine la quale non cerca che Dio solo.
Trattenuta un giorno nella sua cella dalla febbre, la novizia disse alla sua maestra, che
l'aveva lasciata sola durante l'orazione della sera: «Madre mia, continui la riflessione,
così proficua, che mi ha fatto un momento fa». Madre Elia, ignorando il fatto, le
domandò di ripeterle quanto detto, per sapere se non l'avesse già dimenticato: «Le sue
parole, disse suor Maria, sono incise nel fondo del mio cuore, ma non saprei ripeterle.
C'erano tre punti: Cerca Dio solo, senza fermarti su nessuna cosa creata. Se parli, sii
come se non parlassi, se guardi, come se non guardassi, se ascolti, come se non
ascoltassi. Dio solo è tutto; la creatura non è nient'altro che nulla e peccato. Tutto
quaggiù è vanità, perché tutto ciò che passa non è niente. Al momento della morte,
come rimpiangeremo di non aver profittato del tempo!».

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L'indomani, durante l'orazione vide lo stesso uomo che aveva già visto più volte.
1 suoi occhi erano dolci e graziosi; i capelli biondi gli ricadevano sulle spalle.
«Quest'uomo, lei diceva, è ricco e povero nello stesso tempo. L'ho visto in mezzo al
coro, sorridente verso tutte le suore, le quali formavano una bianca corona attorno a
Lui. Ben presto ho visto questa corona dividersi in tre parti. Quell'uomo mi ha detto:
Voi dovete dividervi in tre, ma sarete tutte insieme nel cielo». La fondazione di
Mangalore e, più tardi, quella di Betlemme, così meravigliosa, dimostreranno la verità
di questa profezia.
Il 4 febbraio 1869, dopo compieta, ella cadde in estasi e raccontò, in questo stato, la
sua orazione del mattino: «Piangevo i miei peccati durante l'orazione, disse, e il
pensiero che sono sempre malata veniva a turbarmi ed a inquietarmi. Il Signore mi ha
detto con dolcezza (Oh! Come la sua voce mi ha restituito la pace!): Figlia mia, tu
rassomigli ad una vigna. Guarda come il vignaiolo lavora, coltiva la sua vigna; vanga
la terra attorno al piede della vite. La terra simboleggia il tuo corpo: io, lavoro la mia
vigna con la sofferenza. Per fare fruttificare la sua vigna, il vignaiolo taglia i rami
cattivi e monda i buoni: anche io mi servo delle tentazioni, delle umiliazioni, del
disprezzo, per mondare la mia vigna e tagliare i rami cattivi e inutili: l'orgoglio e
l'amor proprio, che bisogna fare morire.
Il padrone della vigna non lavora per niente; spera, agende il frutto, lavora molto la
sua vigna, rivolta più spesso la terra, taglia più volte i rami inutili. Il giardiniere che
lavora il suo giardino non lavora inutilmente: si nutre col frutto del suo lavoro. Vuole
che tutti i suoi alberi portino frutto, non si contenta del frutto di uno solo. Qui ho degli
alberi: li taglio, li lavoro perché portino frutto. Entro spesso nel loro cuore e faccio
sentire loro la mia voce. Spesso gli alberi non vi fanno attenzione, non mi vedono.
Fate attenzione: Bisogna portare frutto. Il Signore taglia gli alberi che non portano
frutto, getta nel fuoco gli alberi cattivi e ne pianta altri.
Ho detto al Signore: Signore, se tu mi abbandoni, sarò come la cenere che non porta
alcun frutto. Ma se tu mi guardi, divento una terra buona, una terra dolce che porta
buoni frutti, che è coperta di verde e di fiori. Signore, guardaci sempre, sii con noi».
L' 8 febbraio,, davanti al santissimo Sacramento esposto, ella vide un uomo molto
bello: «Quest'uomo, raccontava, mi ha detto: Il tuo cuore non è abbastanza vuoto, non
abbastanza distaccato; poi mi ha mostrato un fiorellino in un vaso senza terra e senza
acqua, che il sole dissecca e mi ha detto: Senza di me, tu sei simile a questa pianta, tu
manchi di terra e di acqua per rinfrescarti. Ero infastidita di ciò che mi diceva, che cioè
senza di Lui sarei come questa pianta disseccata; se mi avesse detto: senza Gesù, alla
buon'ora! Io gli ho domandato: Ma chi sei tu per parlare così? Il mio cuore non è tuo, è
di Gesù. Perché dirmi che non posso fare niente di buono senza di te? Dì invece: senza
Gesù. Ha riso, e nascondendosi il viso con la sua larga manica, mi impediva di vedere
il santissimo Sacramento».
«Ho visto, raccontava ancora due giorni dopo, ma da molto lontano, un uomo di una
grande maestà; somigliava a un re. Era seduto e sembrava sovrano, padrone del mondo
intero ma molti rifiutavano di riconoscere il suo potere. E ho detto: Signore, come fare
per amarti? Sentivo contemporaneamente un grande amore di Dio, un grande desiderio
di servirlo e di praticare la virtù. Sarei voluta diventare perfetta, per essergli gradita e
ricompensarlo dell'ingratitudine di coloro che non lo amavano; ma mi vedevo così
lontana dalla perfezione! Una voce mi ha detto: Guarda nella natura, gli alberi non

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diventano grandi in un giorno. Mi ha mostrato un albero che portava frutti
cattivi: ha tagliato i rami, l'ha trapiantato, ha messo della buona terra attorno al suo
piede, l'ha curato con pazienza, venuto il momento, l'ha mondato e quest'albero ha
cominciato a portare frutto. L'uomo ha raddoppiato le cure e l'albero, ogni anno, ha
portato un po' più di -frutto. Quell'uomo mi ha guardato e mi ha detto: Voglio che tu
sia come quest'albero: non voglio che tu porti frutto subito, ma col tempo. lo sentivo
una grande fiducia e il mio cuore si infiammava di amore per Dio, di desiderio di
amarlo, di non vivere che per Lui e di allontanarmi dalle creature, che vedevo come
tante bestie pronte a divorare la mia anima. L'innesto praticato sull'albero mi mostrava
la trasformazione di un'anima che cerca Dio, che vive unita a Dio, a Gesù».
Un altro giorno, supplicava il divin Maestro di rafforzarla nella verità, facendole
riconoscere l'orgoglio e l'umiltà. Ecco in quali termini rendeva conto alla sua maestra
di ciò che Dio le aveva mostrato: «Ho visto, diceva, che l'orgoglio è la sorgente di tutti
i peccati e l'umiltà la sorgente, il fondamento di tutte le virtù. L'orgoglio ha rovinato
l'angelo più bello, a causa di esso egli è caduto. Se si fosse umiliato, avesse riferito a
Dio tutto ciò che era, sarebbe diventato ancora più bello, l'orgoglio ne ha fatto un
demonio. Se Adamo ed Eva, dopo aver peccato, si fossero umiliati, Dio avrebbe loro
perdonato. Perfino Giuda, se si fosse umiliato, avrebbe ottenuto il Suo perdono.
L'orgoglio ci perde tutti, per orgoglio la volontà dell'uomo si rivolta contro Dio.
L'anima umile diventa luce, vive nella verità, arriva fino a Dio e Dio si abbassa fino a
lei. L'umiltà traccia la strada per acquistare le altre virtù. Ho detto a Gesù molte cose
che non saprei ridire. Ho visto che avevo dell'orgoglio in tutto; ho pregato Gesù di
darmi l'umiltà e ho preso la risoluzione di praticare questa virtù in ogni cosa. Oh!
Quanto desidero l'umiltà, il disprezzo delle creature! Dio è pronto a perdonare un
peccatore che si umilia, guarda con più amore l'anima che ritorna a Lui con l'umiltà
che l'anima fedele che si compiace nelle sue virtù. Questa rischia di perdersi con
l'orgoglio, mentre il peccatore ottiene misericordia umiliandosi.
Ho visto un giardino pieno di frutti, diceva un'altra volta sullo stesso argomento, alla
porta del giardino c'era del fuoco, e quelli che volevano entrare per cogliere della
frutta dovevano attraversare questo fuoco. Ho visto un'anima che prendeva dell'acqua
e, per mezzo di questa, passava in mezzo al fuoco senza bruciarsi, entrava nel giardino
e ne coglieva i frutti. Altre, al contrario, invece di prendere l'acqua, raccoglievano
legna e paglia e la gettavano nel fuoco che diventava più ardente, e queste anime si
bruciavano sempre di più, ogni volta che tentavano di penetrare nel giardino; invece di
cogliere della frutta, non pensavano che alle loro scottature. lo non comprendevo
niente di ciò che vedevo. Tutt'a un tratto, scorsi il padrone del giardino che guardava le
anime che attraversavano il fuoco e gli ho domandato la spiegazione di ciò che mi
veniva mostrato. Mi ha risposto: Guarda le anime che portano sempre l'acqua con loro:
quest'acqua è l'umiltà. L'umiltà, ecco la vera sorgente delle virtù. L'anima umile porta
sempre l'acqua con se; così non sente il fuoco, immagine delle umiliazioni, delle
prove, della sofferenza, della persecuzione, del disprezzo, delle calunnie. Tutto piom-
ba su quest'anima e le dice con disprezzo: sei cattiva, imperfetta, orgogliosa, pigra, di-
sobbediente, non hai carità, non sei buona per stare qui. Il fuoco che bisogna attraver-
sare per cogliere i frutti del giardino, è tutto questo. Più si passa attraverso questo
fuoco, più frutta si coglie. Con l'acqua dell'umiltà, tutto torna a profitto dell'anima, in-
vece le anime che mancano di quest'acqua, trovano il fuoco dappertutto e si bruciano

87
con l'egoismo, il quale fa si che esse pensino sempre a se stesse, e non entrino
mai in quella semplicità che Dio richiede per la salvezza. Bisogna diventare come
bambini per entrare nel regno dei cieli. Queste anime potranno anche praticare molte
virtù esteriori ma se non si applicano soprattutto ad acquistare l'umiltà, non saranno
mai gradite a Gesù, mentre quelle che si applicano ad acquistare l'umiltà, sebbene
abbiano peccato molto di più, troveranno grazia davanti a Dio». Non c'è niente che
esprima meglio lo stato di quest'anima di elezione, nel tempo della prova, della
seguente visione: «Ho visto, diceva, molti roseti verdi che avevano dei fiori, accanto a
questi roseti, ve n'era un altro, solitario ma più verde, più fiorito, più bello. Un uomo
che sembrava essere il Signore, è venuto, ha preso questo roseto così fiorito e l'ha
messo in una notte oscura. Non più sole per questo roseto, non più rugiada, non più
gioia. I rami si sono curvati, le foglie sono ingiallite, il roseto si è avvizzito: era quasi
morto. Gli altri roseti, che godevano la rugiada, il sole, la luce, dicevano: bisogna
estirpare questo roseto, che si secca per mancanza di acqua e di sole; le sue foglie sono
ingiallite; sradicalo, sradicalo. Il padrone del giardino ha loro risposto: Mi dite di
estirpare questo roseto, perché non fa più rose e perché le sue rose si sono appassite.
Non capite che, se voi foste come lui, privi di acqua per rinfrescarvi e di sole per
riscaldarvi, sareste già ridotti in polvere. Aspettate, e vedrete! Qualche tempo dopo, il
Signore ha fatto uscire questo roseto dalla sua notte profonda e l'ha innaffiato e il
roseto è rifiorito più bello che mai: le rose sono sbocciate e il profumo di questo roseto
ha rallegrato tutti quelli che l'hanno visto, ed essi hanno benedetto il Signore».
Ascoltiamo ancora queste parole del Salvatore alla sua serva; esse completano le luci
racchiuse nella visione precedente: «Ho sentito una voce che diceva: il Mae-
stro non dimentica la sua serva ma la serva dimentica il suo Maestro. Questa voce era
la voce del Signore, ne ho sentito la presenza; mi ha detto: tu mi devi rassomigliare;
starai ancora due anni nelle tenebre, perché io veda fin dove arriverà la fede degli
uomini. Tre volte l'anno il Signore visiterà la sua serva ma di sfuggita, come un lampo.
Ah! Signore, ho risposto, è troppo lungo questo tempo senza vederti. Tu mi vedi, tu,
ma io, io non ti vedo».
Non finiamo di citare questi insegnamenti raccolti durante le sue frequenti estasi e
pieni di essenza evangelica; essi fanno conoscere l'anima della quale raccontiamo la
vita meravigliosa meglio di tutto ciò che noi potremmo dire: «Ho piantato degli alberi,
richiedo del frutto per rinfrancarmi, dice il Signore. Alberi del Signore, il vostro
Padrone domanda da bere, domanda il frutto dell'umiltà, della carità. Alberi del
Signore, non date il vostro frutto per la terra, datelo per Colui che vi ha piantato. Non
lasciate che il cane raccolga il vostro frutto. Il Signore domanda da bere; domanda
frutti interiori, domanda frutti esteriori. Il Signore domanda da bere è triste, sofferente,
oppresso: dategli da bere perché vada ad innaffiare altre piante, perché queste piante
portino frutto. Alberi del Signore, ricompensate il Signore. Quando vedo Gesù, il mio
cuore è straziato, il mio cuore è dilaniato. Egli, questo Signore ha detto: il Padrone non
dimentica la sua serva ma la serva dimentica il suo Padrone.
Alberi del Signore, il Signore ha avuto fame. Se voi foste le vere spose del Signore,
dareste al vostro fratello perfino il boccone che avete in bocca e Gesù ve lo renderebbe
triplicato, e in seguito vi darebbe la vita eterna.
Gesù, nella prigione, ha freddo: attende che voi lo riscaldiate. Vi sente, ascolta ciò che
gli direte. I carnefici preparano le corde per legarlo, preparano i chiodi, preparano la

88
croce; da parte vostra preparategli cose buone: preparategli il vostro cuore. Gesù
geme; i Giudei non ascoltano i suoi gemiti che per beffarsi di lui. Ascoltatelo voi, per
consolarlo, per ricompensarlo. I Giudei sono contenti di accompagnare Gesù al
Calvario per farlo soffrire. Siate tristi a causa dei vostri peccati e a causa del tempo
che avete passato senza pensare a Lui. I Giudei cercavano Gesù per farlo morire; voi
cercate Gesù tutti i giorni per farlo vivere in voi, per farlo risuscitare, per glorificarlo
in voi. I Giudei hanno legato le mani di Gesù; voi legatevi a lui.
I Giudei beffeggiano Gesù; i soldati gli pongono sulle spalle, per derisione, uno
straccio di porpora e una canna nella mano; voi preparate per Gesù un amore tutto
filiale.
I nemici di Gesù lo schiaffeggiano; voi preparatevi a ricevere degli schiaffi per suo
amore.
I Giudei si incitano a vicenda per tormentare Gesù: voi incitatevi a vicenda per
benedirlo e farlo benedire.
I Giudei avrebbero voluto che altri popoli (altre folle) si unissero a loro per insultare
Gesù: voi attirate le anime all'amore di Gesù.
I Giudei gettano letame, sporcizia sul cammino che Gesù deve percorrere: voi
preparate delle rose e copritene la strada di Gesù.
Guardate, Maria piange, soffre, è affranta dal dolore; accompagnate Maria al Calvario
con la vostra fedeltà, con l'amore di Gesù, con l'amore del prossimo. Gesù è nudo sulla
croce; con l'esercizio della carità, rivestite Gesù».
Gesù ritorna, in seguito, agli insegnamenti che la riguardano più personalmente. Che
cosa di più toccante e di più istruttivo della visione seguente?
«Ho visto, diceva, un uomo in giardino; con una mano teneva un bastone, con l'altra
un mazzo di rose. Questo giardino era molto piccolo ma molto bello e tutto pieno di
fiori e di frutti. Non c'era una sola erba cattiva e tutto prosperava, secondo i desideri
del Padrone del giardino. Accanto a questo, ce n'era un altro chiuso, tutto nero: non vi
si vedevano che rovi e spine.
Il giardiniere, mostrandomi tale giardino, mi ha detto: Vedi questo brutto giardino? È
l'immagine di te: tu sei come questa terra. Io ti ho fatto tante grazie e tu non produci
che rovi, i quali straziano tutti quelli che ti avvicinano. Fai come questa terra cattiva:
ho spesso gettato buona semente ma le erbacce la soffocano. Osserva ciò che sto per
fare: voglio fare fruttificare questa terra per glorificare il Padre mio, che avrà più gioia
del cambiamento di questa di quanto non ne provi contemplando il primo giardino.
Tre uomini si sono presentati; erano neri e mi sembrava di vedere dei demoni. Ho fatto
il segno di croce ed ho detto: Signore, per la tua santa Croce, liberami dalla malizia di
Satana. Il giardiniere ha sorriso e il suo sguardo sollevava la mia anima. Si è rivolto a
questi tre uomini così spaventosi e ha detto loro: Lavorate, dissodate a fondo questa
terra, bruciate tutte le cattive radici che vi si trovano. Essi si sono messi all'opera,
voltando, e rivoltando la terra ad una grande profondità; le cattive radici emerse sono
state bruciate e la terra è diventata prima nera come il carbone, poi rossa. Quando gli
uomini neri si sono ritirati, è caduta la neve e la terra è diventata tutta bianca. Il
giardiniere è ritornato, ha piantato il suo mazzo di rose e ha seminato altri chicchi. Una
pioggia dolce è caduta su questa terra e la semente ha prodotto foglie verdi, fiori e
frutti. Il giardiniere ha chiuso allora il giardino di modo che non vi si potesse più
entrare; lo si poteva solamente vedere per glorificare Dio. Il giardiniere mi ha così

89
parlato: Ecco come agisco con le anime: scelgo di preferenza le più peccatrici
cosicché tutto ciò che opero in loro fa risplendere la mia misericordia; e tutti quelli che
vedono l'opera del Signore rendono gloria al Padre mio. Io farò questo in te, sopporta
dunque la prova, la tentazione, la sofferenza, la noia, il disgusto, l'abbandono. Tutto
ciò purifica la terra cattiva e la prepara a ricevere la mia grazia».
Per consolarla, il Salvatore le fa intravedere così la fine delle sue prove. Ecco come si
esprime a questo riguardo: «Gesù, lei dice, mi ha fatto fare una buona orazione. Mi
sembrava di essere sostenuta dalla mano di Dio; mi sembrava che mi avrebbe usato
misericordia e che mi avrebbe aiutato a salire la montagna che vedo così nera, così
aspra, senza alcun altro appoggio che pietre appuntite che straziano. Malgrado tutti gli
ostacoli, ho visto che sarei arrivata al termine con la grazia di Dio e che avrei esaltato
la sua misericordia. Non desidero che una sola cosa: essere tutta di Dio, perfettamente
di lui solo. Ho la fiducia che, più tardi, sarò perfettamente
sua e allora niente mi potrà distrarre dalla sua presenza. È necessario ora che mi nutro
io stessa, che mangi il pane nero, il pane duro, le croste secche. Un figlio nella casa di
suo padre, che mangia sempre buon pane, non l'apprezza; ma se, dopo che ha
mangiato del pane cattivo, ne ha poi del buono, egli l'apprezza ed è contento. Io, per il
momento, mangio il pane duro; quando il faticoso cammino sarà passato, Gesù mi
darà del buon pane e mi ricorderò sempre di questo tempo penoso in cui il pane era
così duro. Apprezzerò meglio la bontà del Signore, la sua bontà per me».
È commovente sentirle dire, parlando di se stessa: «Sono un frutto cattivo, un frutto
marcio, gettato nel letamaio dei miei peccati. Chi vorrà di questo frutto? Nessuno:
lasciatelo sulla concimaia. Ma tu, giardiniere, guarda: in questo frutto, il Signore ha
messo un piccolo seme. Prendi questo seme, fa un buco nella terra, getta il chicco in
questo buco, coprilo con la buona terra attendi, abbiate pazienza: da questo chicco
verrà un albero, ed esso porterà buoni frutti grazie alle tue cure. Tu servirai questo
frutto alla tavola del Signore, tutti lo vedranno, si mangerà di questo frutto e si loderà
il Signore».
Ecco un affascinante paragone, pieno della dottrina più elevata e più pratica. «Dopo la
Comunione, diceva un giorno, un vecchio mi ha detto: Gesù vuole venire a casa tua
nel cuore della notte; per preparargli una cella, ascolta ciò che vuole.: vuole una
piccola cella molto povera, molto semplicé. Vuole un lettino, simbolo del silenzio; in
questo lettino, vuole un materasso sempre nuovo con degli atti di umiltà sempre nuovi;
vuole un cuscino di carità, una coperta di pazienza, le grandi tende bianche
dell'unione, che impediscono al vento della tentazione di raffreddare la carità. Gesù
vuole anche una lampada da notte: il bicchiere di questa lampada è la fede e la
speranza, l'olio è la preghiera continua, il sughero che galleggia, è l'amore di Dio, che
eleva l'anima al di sopra della terra, lo stoppino è la dedizione, che si sacrifica e
dimentica i suoi interessi per la felicità degli altri; infine la luce che illumina, è
l'obbedienza e la purezza di intenzione».
CAPITOLO XI
Suor Maria di Gesù Crocifisso, all'epoca del Concilio e durante la guerra del
1870
Siamo arrivati all'epoca del Concilio. Il lettore che ci avrà seguito fin qui, non si
meraviglierà di apprendere che il Signore mostrava a questa ignorante secondo il suo

90
cuore lo stato degli spiriti in questa augusta assemblea. Perché il grido di Ge-
sù sarà eternamente vero: Ti lodo, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai
nascosto queste cose ai saggi ed ai prudenti, e le hai rivelate ai piccoli.
Tutti constateranno l'esattezza delle visioni soprannaturali di quest'anima leggendo ciò
che segue: «La Chiesa soffre, ella diceva, il Santo Padre soffre; il suo cuore è afflitto,
perché non c'è abbastanza unione tra i vescovi del Concilio. La Chiesa è nostra Madre.
Quando una madre soffre, tutti i figli soffrono con la madre. La Chiesa è mia Madre.
Oh! Come vorrei dare il mio sangue per la Chiesa! Offro tutto per essa, per l'unione,
per la pace, per il trionfo della Chiesa.
Ho visto il Concilio. Ho visto tre vescovi del Concilio, santissimi e che hanno reso
grandi servizi alla Chiesa, erano circondati da tenebre, attorniati da migliaia di demoni
che si sforzavano di nascondere loro una piccola luce sempre presente ai loro occhi,
simbolo della fede, della verità; mentre a destra ed a sinistra, c'è una grande luce che i
demoni vorrebbero far loro seguire. Questi spiriti tentatori sono talmente numerosi,
che, se avessero un corpo, l'aria ne sarebbe oscurata. Questi stessi demoni vanno anche
su un grande numero di altri vescovi. Ve ne è più di duecento i quali non seguono la
piccola luce che hanno davanti agli occhi, perché Satana lo impedisce loro, ponendo
come una nuvola spessa fra questa luce e loro, mentre non si distolgono abbastanza
dalla luce che è a destra ed a sinistra; questa luce non viene da Dio, ma dal
ragionamento umano». Così ella si esprimeva nel mese di gennaio 1870.
Una visione del mese seguente è forse più toccante. Ci sembra che l'opposizione,
seguita dal trionfo della definizione e dal ritorno di tutti i vescovi dissidenti, non
potrebbe essere espressa con una più energica chiarezza: «Ho visto, ella dice, il Santo
Padre circondato dai Padri del Concilio. Alla sua destra c'era un giardino illuminato
dal sole, irrorato da un'acqua molto buona, e pieno di fiori e di frutti che spandevano
un profumo delizioso. Alla sua sinistra c'era un altro giardino, coperto di tenebre, di
rovi e di spine; là si trovavano alcuni roseti secchi e alcune piante buone, soffocate dai
rovi. Il Santo Padre ha tentato di aprire la porta di questo secondo giardino, per
lavorarlo e per sradicarne i roseti e le piante, per farle passare nel primo giardino.
Parecchi dicevano al Santo Padre che faceva un lavoro inutile. In seguito ho visto una
nuvola di dolore coprire il Santo Padre e quelli che erano alla sua destra; ma, tutt'a un
tratto, ho visto un sole brillare sul loro viso; erano radiosi. Poi, la porta del brutto
giardino si è aperta e si è cominciato a togliere alcune buone piante dal brutto giardino
per sistemarle nel buono. In seguito, ho visto il Santo Padre addormentarsi e due bimbi
l'hanno portato via nelle loro braccia. Un altro è venuto a sostituirlo ed ha trovato la
porta aperta, ed egli ha finito facilmente il lavoro cominciato e coloro che avevano
voluto altre volte fermare il Santo Padre nel suo lavoro, vedevano ora la verità. Una
voce mi ha detto: Rallegrati per il fatto che ti ho domandato questo digiuno di quaranta
giorni a pane e acqua, per farti partecipare ai meriti e ai lavori dei Padri del Concilio.
Bisogna che, con questo digiuno, tu tolga le pietre dal sentiero, affinché essi non
cadano.
Ho detto allora a Dio: Signore, se è tua volontà che io faccia questo digiuno, io lo
accetto, non soltanto per quaranta giorni, ma per quarant'anni, se tu lo vuoi».` Come è
commovente vedere Gesù domandare a delle anime ignorate penitenze eccezionali in
favore del Concilio! È sempre lo stesso agire di Dio, che si serve di ciò che non è
niente per condurre a buon fine le sue opere.

91
Gli avvenimenti della guerra che seguì al Concilio non sfuggirono meno a que-
st'anima direttamente illuminata da Dio. Ascoltiamola raccontarci la visione che ebbe
il 16 luglio 1870: «Io ero, dice, tutta sola in giardino; tutt'a un tratto, sento una voce
dirmi: Prega, prega e fa' pregare. Vidi in seguito dei soldati uscire come da un giardino
chiuso; ve ne erano molti e passavano davanti a me. Vidi altri soldati uscire da un
nuovo giardino; venivano a combattere contro i primi. La stessa voce mi dice una
seconda volta: Prega, e. fa' pregare. Nello stesso istante vidi Roma davanti a me, e vidi
i nemici di Roma che dicevano: Mentre gli altri combattono, uccidiamo Roma,
soffochiamola, gettiamo acqua bollente su di lei, uccidiamo i piccoli e i grandi. Vidi
nello stesso tempo una lampada nel cielo; uscivano da questa lampada due raggi che
formavano come delle scale: uno di questi raggi cadeva sull'Italia e l'altro sulla
Francia. E vidi un uomo che sembrava essere Dio stesso; aveva con lui due bimbi, uno
alla sua destra, e l'altro alla sua sinistra. Uno di questi bambini era nero e lavorava a
fare un grande buco; l'altro preparava un piatto bianco sulla terra. L'uomo ha detto ai
nemici della Chiesa che gridavano: Gettiamo dell'acqua bollente su Roma:
Quest'acqua bollente sarà per voi eternamente. Dichiaro che nessuno di quegli uomini
che combattono per il mio nome, avrà da subire il minimo giudizio, anche se avesse
commesso tutti i peccati. A questi uomini che avranno dato la loro vita combattendo,
darò la pace e la vita eterna. Nello stesso tempo, si voltò verso la Francia, e disse
all'Imperatore: Fintanto che seguirai la luce sarò con te. Ti prometto quattro vittorie, se
combatti per la mia gloria, perché tutti sappiano che combatti in mio nome, che io
sono in te e che tu sei in me. Ti prometto in seguito una buona morte e una eternità
felice».
Ecco la visione del 5 agosto seguente: «Provavo una grande tristezza e angoscia; mi
sembrava che Roma stesse per perire e la Francia anche. Ho sentito una spada
conficcarsi nel mio cuore, e restarvi. Tutta la notte la sofferenza mi ha impedito di
dormire. La mattina ero afflitta ed oppressa come la vigilia. Passai la giornata nel-
l'angoscia, nella tristezza, nella sofferenza. La sera, vidi l'Imperatore davanti a me. Era
tutto nero, triste, quasi furioso: una grande nube nera era caduta su di lui. Vidi la santa
Vergine allontanare con la sua mano quella nuvola e ciò mi consolò un po'. Ma
compresi che la nuvola andava su Roma. U indomani, alla Messa, durante l'E-
levazione, vidi un vecchio crocifisso, e ai suoi piedi, l'Imperatore, triste ed umiliato, e
vidi il sangue del vecchio crocifisso cadere su di lui. Non so se la luce che avevo visto
davanti all'Imperatore e alla fedeltà alla quale erano legate quattro vittorie fosse di non
ritirare le truppe da Roma; ma, da quando egli l'ha fatto, l'ho visto per tre giorni di
seguito triste ed umiliato, ai piedi del vecchio crocifisso il cui sangue si effondeva con
abbondanza su di lui, sulla sua famiglia e su coloro che lo circondavano». Si vede che,
la suora indica chiaramente in questa doppia visione il trionfo della Francia, se
l'Imperatore è fedele all'ispirazione di non ritirare le truppe da Roma. Ella assiste alla
ritirata di queste truppe e alla disfatta della Francia che ne è la conseguenza. Vede il
sangue del vecchio del Vaticano cadere come una vendetta sull'Imperatore e sui suoi.
La morte così tragica del principe imperiale, dieci anni dopo, è ancora presente in tutti
gli spiriti e conferma in modo impressionante la verità di questa profezia.
Chi non riconoscerà, in ciò che segue, la Comune con i suoi orrori? «Un altro giorno,
dice ancora la suora, vidi, al momento dell'Elevazione, una grande nuvola nera, che
divenne in seguito gialla, e poi rossa; era carica di ogni sorta di disgrazie e copriva

92
tutta la Francia. E compresi che, perfino all'interno della Francia, si sarebbe stati
gli uni contro gli altri». La divisione delle fazioni, dopo la Comune, non è, ahimè, che
troppo bene annunciata da queste parole. Possa la visione che stiamo per citare, e che
fa seguito alla precedente, avere ben presto il suo compimento: «Vidi in seguito,
aggiunse la suora, che questa nuvola nera se ne andò con grande gioia di tutti, e venne
al suo posto una nuvola bianca che coprì interamente la Francia. La vista di questa
nuvola arrecò a tutti la gioia».
CAPITOLO XII
Suor Maria di Gesù Crocifisso dalla fondazione di Mangalore fino al suo ritiro di
professione (agosto 1870 - 3 novembre 1871)
La religiosa che aveva curato Maria dopo il suo martirio le aveva annunciato che dopo
aver preso l'abito del Carmelo in una casa, avrebbe fatto la sua professione in un'altra.
È necessario raccontare ora la realizzazione di questa seconda parte della profezia. I
carmelitani possedevano nelle Indie una missione importante, al centro della quale era
la città di Mangalore. Essa aveva per vicario apostolico Mons. Maria Ephrem. In uno
dei suoi viaggi in Francia, all'e

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