. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:32

72
comunione mi sembrava essere l'inferno. Quanto sono cieca! Grazie, mio Dio, di
avermi illuminata». Durante la notte, Satana tentò di farla uscire, parlandole sotto la
forma di santa Teresa; la suora invocò Maria e il demonio fu vinto.
L'indomani una celeste apparizione venne a visitarla sotto la forma di Madre Elia.
Ecco come lo si seppe.
Vedendo entrare la suora infermiera nella sua cella, la novizia disse tutta contenta
«Madre Elia è uscita or ora»; e, mostrandole un lavoro ad ago, aggiunse «Madre Elia
ha fatto questo cucito per insegnarmi a lavorare bene». L'infermiera si affrettò ad
informare Madre Elia di ciò che aveva appreso; questa si recò dalla novizia per
conoscere la verità sul fatto, visto che lei non aveva visitato suor Maria quel giorno.
La pregò, senza altro preambolo, di ripeterle ciò che aveva detto. La malata, sorpresa,
credette che la sua maestra l'interrogasse così per provarla; le rispose ingenuamente
che non se ne ricordava più. Ebbene, riprese Madre Elia, facciamo una preghiera al tuo
angelo custode, affinché ti ottenga di ricordartelo. Finita la preghiera, la novizia le
disse: «Quando è venuta questa mattina, le ho comunicato le mie impressioni sulla
comunione. Ma perché ridirle adesso?» Per farti praticare l'obbedienza, rispose Madre
Elia. «Ebbene, riprese subito suor Maria, avevo visto, dopo la comunione, una
bambina come me, vestita come me e che mi rassomigliava perfettamente; era solo
molto più piccola di me. Gesù la teneva nelle sue braccia, sembrava la amasse molto.
Ero gelosa di questa bambina e ho detto a Gesù: questa piccola è felice, tu l'ami tanto!
Sì, io l'amo, mi ha risposto Gesù, vedi come la tengo nelle mie braccia, ma lei non lo
sa. Ed io ho detto a Gesù: ma ella è nelle tue braccia! Ah! se fossi al suo posto, ti
assicuro che lo sentirei e quanto sarei felice. O piccola, prega per me che non sono che
peccato. Tu sei pura, ed io non sono che letame. Questa piccola non mi vedeva. Non
guardava che Gesù, e anche Gesù la guardava sempre. La sua vista mi diede tuttavia
un po' di speranza. Osai dire a Gesù: o Gesù, tu sei venuto per i peccatori. Io non sarò
mai come questa piccola ma infine voglio sperare. Le ho detto tutto ciò questa mattina,
Madre mia, e lei ha pianto perché mi ama; anch'io sentivo che lei mi ama; era più
amabile di adesso. Usciva da "lei" un profumo che arrecava la grazia nella mia anima.
Perché non posso sentire, in questo momento, questa stessa grazia? Mi ha detto
piangendo: abbi fiducia, bambina mia; la Vergine santa ti ama, è con te; ti guarda, ma
tu non la vedi; sii molto obbediente. Mi ha dato speranza, conto sulla misericordia di
Dio così buono, così amabile! Chi è come Dio?».
La notte, diceva con una voce commovente: «Santa Vergine, Madre mia, mi getto ai
tuoi piedi; ho molto peccato, ma ti cerco, Madre amata. Cerco anche Gesù; ma tu ti
nascondi, come pure Gesù. O Madre mia, abbi pietà di questo piccolo nulla! O Gesù,
perdonami; non voglio più offenderti, abbi pietà di questa povera orfana! Tu non sei
venuto per niente sulla terra, non sei venuto per i giusti; sei venuto per salvare i
peccatori! lo non ho più Gesù; sono un piccolo nulla abbandonato. Dio mio, Dio mio,
misericordia! Tu sei infinitamente buono, spero in te!».
Le tenebre interiori diventavano sempre più fitte, nella sua anima; non si credeva
degna che dell'inferno; fu per pura obbedienza che si comunicò l'indomani. Rivide
nelle braccia di Gesù la stessa bambina, la quale non sembrava avere che tre anni,
sebbene le rassomigliasse in tutto. Amo questa bambina, le diceva il Signore, perché è
piccola; i grandi non saranno con me. Queste parole del Salvatore contristarono la
novizia: «Come fare, diceva a Madre Elia. Il buon Dio non ama che i piccoli, ed73
eccomi grande; non posso tagliarmi per farmi piccola». La sua Maestra le fece
comprendere che Gesù aveva voluto parlare dell'infanzia spirituale, la quale non è
altro che l'umiltà; questa spiegazione consolò il suo cuore dissipando la sua pena.
Il 23 settembre, Satana si presentò di persona per venirla a tentare. Se un re potente e
un esercito nemico venissero a piombare su di te, le disse, che cosa faresti? «Offrirei
di tutto cuore queste prove a Gesù». E se si volesse distruggere la tua verginità? «Io mi
getterei dalla finestra. O felicità di sacrificare la propria vita per Gesù! Vorrei morire
martire». Esci da qui, dove si deve sempre obbedire, dove non si può mai seguire la
propria volontà; ritirati in un deserto, potrai meglio servire il tuo Dio, contemplerai la
creazione. «Mi piace contemplare la creazione nel nostro giardino. Obbedire è per me
volontà di Dio». Verrà nell'Ordine, una grande santa, conoscerà tutti i tuoi peccati e ti
farà mandare via. «Se è santa, avrà una grande carità; spero che avrà pietà di me».
Satana andò via furioso; la novizia ringraziò il Signore dicendo «La grazia di Dio mi
ha fatto vincere il demonio, da sola, non posso niente».
Satana ritornò presto alla carica e le disse Tu non amerai mai Gesù. «È vero, rispose
lei, che non amo Gesù come dovrei e come merita, ma voglio amarlo. Vattene, Satana,
io almeno non ho il desiderio di amare te, per te nient'altro che disprezzo!». Tu sarai
causa dell'uscita di tale suora. «Amo questa suora, prego per lei, se esce non ne
risponderò; quanto a me, non voglio uscire». Ma tu sei sempre malata. «Non amo il
mio corpo, vorrei vederlo ridotto in cenere». Tu sarai con me. «Con te, Satana? Tanto
meglio, ti odierò un po' di più, cercherò Gesù un poco di più: vorrei vederti sempre
come ora, perché non dimenticherei mai Gesù». Il demonio se ne andò.
Le si domandò un giorno se fosse tentata di orgoglio; questa domanda parve sor-
prenderla. «Eh che! lei rispose, un letamaio come me potrebbe avere orgoglio? Oh
no!». Ne hai più di quanto non credi, replicò la sua Maestra; più se ne ha, meno si
pensa di averne. «Lo credo, visto che me lo dice lei, riprese umilmente, ma ho tanto
peccato! Non sono che peccato! Che cosa potrebbe fare inorgoglire, me, povera
ignorante, sempre malata e senza virtù, che non sa né leggere, né parlare? Che 'posto
c'è in tutto ciò per l'orgoglio?».
L'indomani, per mantenerla nell'umiltà, Dio le mostrò gli angeli custodi delle suore
sotto le vesti di graziosi bambini, mentre, accanto a lei, vide un grande demonio nero,
con un bastone in mano. Questo contrasto dapprima la spaventò, ma colse subito la
lezione che il Signore voleva darle. «Questo demonio, disse, è la mia immagine; esso è
grande: ecco il mio orgoglio; esso è nero: ecco i miei peccati. Mio Dio, abbiate pietà
di me!». Domandò il permesso di raccontare davanti a tutte le suore ciò che aveva
visto, e le scongiurò di pregare per lei, per ottenerle un po' di umiltà.
Una nuova lotta si ingaggiò tra il demonio e la novizia: Ti sei riposata, le disse Satana,
invece di lavorare. «Sì, mi sono coricata, rispose lei, per obbedienza; preferisco più di
tutto obbedire». Tu ti sei pettinata. «Sì, mi sono pettinata per decoro. Gesù ama il
decoro, io l'ho fatto per Gesù e non per te: tu sei sporco, vattene! Io offro tutto a Gesù.
Se non avessi offerto tutto a Gesù, il resto sarebbe per te, ma io ho offerto tutto. Oh!
quanto l'obbedienza è buona: è mio fratello; l'umiltà, è mia madre; la semplicità, è mio
padre. L'obbedienza è Gesù; l'umiltà è Maria; la semplicità è Giuseppe, ecco i miei
modelli. Satana, angelo decaduto, ti disprezzo!». Ecco la mia grandezza, le mie
ricchezze; io le do a quelli che mi seguono, sono re. «Tu, re! Gesù solo è il mio re;
preferisco essere povera con Gesù. Tieniti il tuo regno, le tue belle campagne, i tuoi74
polli, il tuo grande arrosto, preferisco il pane secco con Gesù. Ti disprezzo come
una carta straccia. Dici che mi dai delle noci? Vuoi conoscere le mie noci? Le mie
noci è sospirare dietro Gesù. E ti sto per dire quale è il mio pane: è Gesù; è la
sofferenza di ogni istante, è l'amore: ecco il mio pane, ecco la mia bevanda. Io
disprezzo la tua bevanda, la tua acqua zuccherata, la tua acqua odorosa. Ho sete di
anime, del calice della sofferenza: questa è la mia bevanda. Tieni per te i tuoi piaceri,
le tue ricchezze, i tuoi regni, preferisco la povertà. Tu dici che io diverrò cieca? Tanto
meglio: la cecità mi farà andare da Gesù. Gesù sarà la mia luce; l'obbedienza sarà la
mia luce. Felici gli occhi sempre chiusi! Gesù sarà la loro luce. Tutto passa sulla terra.
Se quaggiù io fossi sempre nelle tenebre e nella sofferenza, nel cielo gioirò sempre
con mio Padre».
È così che la novizia trionfava sempre sugli assalti di Satana.
Durante la recita dell'ufficio dei morti, sembrò un giorno molto felice. Raccontava che
le sembrava di vedere, le povere anime del Purgatorio come tante piante inaridite; la
preghiera delle suore cadeva su di loro, come la rugiada dal cielo, rendeva loro la
freschezza e la vita.
Nei rapporti di suor Maria di Gesù Crocifisso con Dio, quello che dominava era lo
spirito di infanzia. Esprimeva un giorno in modo incantevole questo stato della sua
anima. «Io sono, con il buon Dio, diceva, come un bambino con suo padre. Se il padre
è ricco, il bambino reclama sempre nuovi alimenti, abiti nuovi sempre più belli; egli
ama cambiare tutti i giorni. lo sono così con il Padre mio del cielo, così ricco. Non
conservo niente di ciò che mi dà ogni giorno, gli restituisco tutto. Gli dico: Padre
amato, tua figlia è povera, non ha niente; ma tutto ciò che è tuo mi appartiene. Dammi
qualche cosa per oggi, dammi la tua parola: quanto è dolce! Dammi il tuo amore,
perdona i miei peccati».
Ascoltiamo gli eccellenti consigli che ella dava un altro giorno in estasi: «All'inizio
della vostra orazione, riconoscete la vostra debolezza, la vostra povertà. Andate da
Gesù, domandate di illuminarvi, di attirarvi, in ogni cosa diffidate di voi stessi; temete
prima di tutto le vostre azioni. Pensate a Gesù, unitevi a Lui. Prima della preghiera,
prima del lavoro, unitevi al suo spirito quando era sulla terra. Pensate all'amore del
Padre che vi ha dato Suo figlio per prendere la vostra forma; non è venuto come un
angelo, né come un Dio, ma è venuto nella vostra forma per essere vostro modello in
tutto.
Praticate l'umiltà: avrete la luce. Praticate l'obbedienza: possederete la via. Praticate la
carità, diventerete puri. Praticate la pazienza, la dolcezza, avrete qualche cosa da
offrire a Gesù. Prima di ogni azione, invocate la luce, la grazia dello Spirito Santo.
Dite: Mio Dio, abbi pietà di me; vieni in mio aiuto! Gesù non è rimasto che trentatré
anni sulla terra per insegnarci a profittare del tempo, a lavorare per l'eternità. La terra
deve essere resa alla terra, le vostre opere sussisteranno. Se voi avete lavorato per
Gesù, andrete in Cielo con Dio a godere tutta un'eternità. Vedete se potete misurare
l'eternità, pensateci. Siate umili, piccolissime quaggiù. Felice l'anima che cerca sempre
di essere niente, di essere l'ultima dappertutto! In cielo sarà la prima.
Se fate qualche volta degli errori, non scoraggiatevi; umiliatevi, confessate la vostra
debolezza, la vostra miseria; ricorrete sempre a Dio. Guardatelo sempre, amatelo,
pensate a Lui».75
Il Vescovo di Bayonne, su richiesta della Priora, aveva autorizzato Padre Saverio,`
carmelitano, ad entrare nella clausura per esaminare più da vicino lo stato straordinario
di quest'anima. La novizia era rapita in quel momento e versava lacrime. «Piango per i
miei peccati, diceva con una voce commovente; piango per i peccati del mondo. O
peccatori, se conosceste la grandezza di Dio, non pecchereste mai. Aggiunse
rivolgendosi al demonio: Satana, tu rubi le anime a Dio, tu le accechi; tu non puoi
donare niente, tu prendi; tu inganni le anime, tu le perdi; esse abbandonano Dio per
seguirti. Tu prendi ciò che Dio ha creato, tu non hai niente di tuo. Mostra la tua
grandezza. Bestia villana! Tu dici che io non vedrò mai Dio! Ebbene, io non ho
bisogno di vedere Dio sulla terra; la fede mi basta. Mio Dio! Io non desidero che tre
cose, tre virtù: l'obbedienza, l'umiltà, la semplicità. L'obbedienza, è Gesù; l'umiltà, è
Maria; la semplicità, è Giuseppe». Un linguaggio così pieno dello Spirito di Dio, non
poteva venire che da Dio.
Il giorno della festa di santa Teresa, suor Maria di Gesù Crocifisso poté seguire tutti
gli esercizi della comunità. Domandò di confessarsi prima della Messa, perché aveva
bisogno del permesso del confessore su un punto. «II sacerdote, disse a questo
proposito alla sua Maestra, rappresenta Dio, è Lui che io ascolterò: parola del
sacerdote, parola di Dio per me. Se il sacerdote mi dice che posso raccontarglielo, lo
farò. Nel sacerdote, io non vedo che Dio; non cerco la scienza del sacerdote, ma la
virtù di Dio in lui».
Avendo il confessore permesso alla novizia di riferire tutto alla sua Maestra, andò
subito a trovarla e le parlò così: «Ho visto che avevo tre montagne da superare: la
prima, un po' nera, l'ho scalata con fatica. Giunta alla cima ho visto uscire dalla
montagna un uccello bianco, che mi ha detto: Io amerò colui che ama mio Padre; sarà
il mio prediletto. La seconda montagna era tutta nera; ho potuto scalarla con
grandissime difficoltà. Una volta sulla cima, ho visto uscire dalla montagna un
grazioso agnellino tutto bianco, dagli occhi molto dolci; avrei messo questo agnellino
nel mio cuore. Egli mi ha detto: Io domando per colui che ama mio Padre il nome del
Suo amatissimo Figlio e il nome della madre dell'Amato Bene. La terza montagna,
sebbene più scoscesa, non era così nera come le prime due; dietro la cima, vedevo
degli alberi in fiore. Raggiungendo la cima, ho sentito il profumo dei fiori, che mi ha
dato speranza e gioia. Dal centro della montagna è uscito un uccello più bianco e più
bello del primo e perfino dell'agnello. Mi ha detto: vado a dire al Padre, dona ciò che
l'Agnello Ti ha domandato per colui che Ti ama, il nome del Tuo amatissimo Figlio e
il nome della madre dell'Amato Bene: Maria di Gesù Crocifisso. Ho compreso che si
trattava di me; ciò mi ha dato buone speranze ma temo che non sia altro che il
demonio, per farmi cadere nell'orgoglio. Ed ho detto: Va, Satana, non sono che una
povera peccatrice, e tuttavia spero, la misericordia di Dio è grande. Io non sono niente
per me stessa, nient'altro che peccato; ma Dio in me può fare contro di te, Satana,
grandi cose».
Un altro giorno, durante l'orazione, provava un fortissimo desiderio di vedere Dio
conosciuto ed amato; ella compiangeva tutti quelli che non amavano Gesù.
«Compiangevo perfino Satana, diceva. Allora ho visto un pollo nero in una prateria
arsa e ho detto: Povero Satana, io ti compiango, tu non ami Dio. Nello stesso tempo ho
visto cadere tutte le penne di questo pollo, e lo stesso pollo è sparito nella terra.76
Ho visto in seguito una grande vacca nera dalle lunghe corna. lo ero, sulla mon-
tagna, più in alto della vacca, la quale tentava in vano di raggiungermi, e dicevo:
Povero Satana, ti compiango, tu non pensi che al male. Tu non ami Dio e vorresti
impedire agli altri di amarlo. Tu rubi le anime. Una voce mi ha detto: Eh che! Hai
carità anche per Satana? lo ho risposto: No, non ho carità per Satana, ma vorrei vedere
Dio amato da tutti, perfino da Satana. La voce ha ripreso: Che faresti se Dio ti desse
potere su Satana? Mi servirei di questo potere per obbligarlo ad amare Dio. Mentre
formulavo questa risposta, ho visto le corna della vacca incrociarsi e cadere, anche il
pelo è caduto e la vacca è sparita sotto terra.
Ho visto ancora un altro animale immondo, con degli occhi rossi come fuoco, ed ho
cominciato a compiangere Satana. La stessa voce mi ha detto: Che faresti, se Dio ti
rendesse padrona di Satana? Lo forzerei ad amare Dio, se non fosse possibile, lo
incatenerei per non fare del male alle anime e non impedire loro di amare Dio».
La novizia raccontava tutto ciò che vedeva con la più grande semplicità, senza
nemmeno domandarne il significato. Le tre montagne si ripresentarono al suo sguardo.
Una voce le disse allora: Se tu sali le prime due, sarai Maria di Gesù Crocifisso. Ella
scorse in seguito sulla terza montagna un bambinello che le disse: Se tu superi la terza
montagna, ti si chiamerà beata Maria di Gesù Crocifisso.
«Non ho capito niente di tutto questo, disse ingenuamente, ma ho temuto che Satana
abbia voluto farmi perdere sulla via dell'orgoglio e mi sono umiliata; ho visto che ero
soltanto peccato. Tuttavia, voglio sperare nella misericordia di Dio. Ho detto a Satana,
Dio farà tutto in me, e, tuo malgrado, la sua misericordia mi salverà».
La sera, dopo mattutino, si faceva beffe del demonio: «Satana, gli diceva, ho visto,
durante il Te Deum, una colombina posarsi sul mio breviario, muoversi sul libro e
riposarsi sul mio petto, sul mio viso; la sua presenza mi ha riempita di gioia.
Ti ho visto, Satana, con tutti i tuoi simili, somiglianti a mosche nere, occupate a di-
strarre le suore. Alla vista della colomba, avete tutti preso la fuga, colti dal timore.
Credi, Satana, che Gesù mi lasci da sola? No, no, è lui che mi ha mandato la co-
lombina per consolarmi. Sii certo, Satana, che, se Gesù è con me, io sarò un giorno la
tua padrona, e, come tu vieni da me col permesso di Dio, verrò da te per incatenarti col
permesso di Dio.
Va', Satana, colui che Gesù custodisce non perirà mai. lo non sono niente, ma, con
Gesù, ti schiaccerò. Un istante con Gesù mi fa dimenticare tutto ciò che tu mi fai
soffrire. Che dici, Satana? che nessuno ti ha mai parlato come faccio io? vieni per
farmi inorgoglire? Vattene. So quanto sono debole. Se Gesù non mi custodisse, sarei
peggio di te; ma, se Gesù mi protegge, mi dà la sua forza contro di te. Se Gesù tenesse
una paglia, anche se voi tutti accendeste il fuoco sotto questa paglia, essa non
brucerebbe. Tu mi hai fatto soffrire molto per due giorni. Gesù, per ricompensarmi, mi
ha mandato la colombina.
Tu dici, Satana, che tormenterai ancora il mio corpo? Ti aiuterò per questo, perché il
mio corpo, come te, è contro di me. Se la natura ora soffre, più tardi verrà la gioia. Va',
Satana, io non ti temo. Ho con me quella che ti ha schiacciato la testa, Maria; Ella è
mia Madre! Tu ti arrabbi, Satana? Sì, Maria è mia Madre. Amatissima Madre, Madre
mia! Madre di Gesù! Buona Madre, non so se è il Tuo spirito che mi ha visitato; è
comunque un messaggio di Dio che è venuto sul libro, sul mio viso e che mi ha detto77
di sperare. lo lo faccio, spero. O Maria, Madre di Gesù e Madre mia! Lontano da
te la mia anima languisce, il mio cuore si annoia. Quando sarò con te?».
L'indomani, la lotta contro il demonio continuò, sebbene la suora fosse sofferente.
«Sei dunque tu, diceva a Satana, che getti dei vermi nella mia porzione di cibo (le
suore l'avevano constatato più volte)! Tanto meglio! lo ho domandato a Dio di trovare
il nutrimento sempre cattivo, per non avere alcun piacere sulla terra, né per il gusto, né
per altra cosa.
Tu mi dici che ho mancato di carità? lo amo il prossimo più di me stessa. Perché mi
invidi? Perché Dio mi ama. Sì, mi ama, benché io non sia che miseria e peccato; e
questo amore che mi porta fa ancor meglio risplendere la sua misericordia.
Sei tu che sei venuto un giorno, portando una croce, il costato aperto, una corona di
spine sulla testa con un angelo che ti sosteneva? Tu mi hai detto: Figlia mia. Come sei
furbo! lo non sono tua figlia, Satana. Hai continuato: Sono i tuoi peccati che mi hanno
coronato di spine; è il tuo orgoglio che mi fa così soffrire. Io ti ho fatto tante grazie e
tu non sei fedele! tu non sei per me, sei pèr l'inferno. Così sia, Satana! no, io non sono
per te: tu volevi scoraggiarmi, e questa tentazione è servita a darmi un po' più di
coraggio e di forza.
Un altro giorno, sei venuto nelle vesti di un angelo; sì, Satana, come un angelo; ma
Dio mi ha fatto sempre la grazia di riconoscerti. Tu mi hai detto: Sono il tuo angelo.
Poiché tu non sei fedele, io ti lascerò. Così sia, Satana, vattene, vattene! Mi hai detto
ancora: Non hai seguito le mie ispirazioni, tu dici sempre tutto alla vecchia (alla sua
maestra). Se, da questo momento, tu sarai fedele nel conservare tutto nel tuo cuore,
senza dire niente, otterrai misericordia, Dio ti perdonerà. O Satana, tu volevi farmi
mancare all'obbedienza!
Sì, va' ad agitare il mondo intero, mettilo contro di me, come sarò contenta! Non mi
scoraggerò mai, anche quando il mio corpo fosse coperto di piaghe e ne uscissero i
vermi, quando mi si gettasse in un angolo, spererei sempre. Vedi fin dove va la mia
fiducia in Dio: anche se fossi senza soccorso, senza risorse, incapace di muovermi,
credo che la terra si cambierebbe in uccelli per portarmi ciò di cui ho bisogno; credo
che diventerebbe per me dolce come un materasso. Credo che, se avessi sete e le mie
mani, diventate putride, non potessero prendere l'acqua, Dio farebbe venire l'acqua da
sola nella mia bocca. Vedi, Satana, fin dove va la mia fiducia in Dio.
Aspetta, aspetta, Satana, aggiungeva con una ironia tutta soprannaturale, ti canterò una
canzone:
Bell'Angelo il primo Precipitato l'ultimo; Sì, un piccolo nulla Ti tiene per mano
Incatenato come un cane. O quale mistero, Venire da così lontano! Un piccolo
pulviscolo, Venuto dalla terra, Sarà posto angelo di luce.
Ecco, Satana, la spiegazione del canto: Eri un angelo così bello, e, per il tuo orgoglio,
sei divenuto così brutto! Ci chiami sempre polvere; è vero che noi lo siamo, ma la
misericordia di Dio ci metterà al tuo posto; e tu, Satana, abbaierai come un cane.
Angelo delle tenebre, angelo del male, angelo di pigrizia, angelo di tristezza, nero
come un cane. Puoi ben abbaiare, ma non puoi fare altro contro quelli che non ti
temono. Resta ancora un po', ti canterò tutta la canzone; altrimenti, finirò di cantartela
in India: sono ventiquattro strofe». Satana fuggì via, e la novizia espresse la sua gioia
battendo le mani.78
Le prove interiori erano quasi continue. La vista dei suoi peccati la gettava in una
profonda tristezza, ma una voce dolce la richiamava al ricordo di Dio, dicendole:
L'anima che si occupa troppo di se stessa, perde di vista Dio; rimane chiusa in se
stessa, perde di vista Dio; rimane chiusa in se stessa, invece di andare a Dio.
Bisognerebbe poter annotare tutte le comunicazioni soprannaturali che ella riceveva.
Indichiamo almeno le più toccanti e le più istruttive.
Il 31 ottobre, vide una formica alata; sentì nello stesso tempo una voce che diceva:
Mio Padre ama molto questa formica, perché è piccola; sulle ali di questa formica,
Egli costruirà una grande casa.
Accanto a questa formica, vide un gigante caricare sulle spalle un fastello di pa- '
glia che non riusciva a portare; si piegava sotto il fascio e cadeva per terra, mentre la
formichina sosteneva sulle sue ali il peso di una grande casa. Non comprendendo
niente di questa doppia visione, senti la stessa voce dirle: Amo questa formica perché
è piccola; e per questo costruirò una grande casa su di lei. E la novizia, sempre nella
stessa felice ignoranza, esclamava: «Non so chi sia questa formica! Ma vorrei essere
come lei».
Lo stesso giorno, nella sua cella, si intrattenne con un bambino misterioso. «Bambino,
gli disse in estasi, tu mi porti il frutto della sofferenza; lo accetto, per quanto sia
amaro, poiché Gesù lo vuole. Solamente, per aiutarmi a mangiare questo frutto,
portami anche il chicco della pazienza».
Il 2 novembre, si lamentava col Signore di essere amata dalle creature. Una voce dolce
le rispose: Chi ti amerà mai come Gesù? Tutto l'amore delle creature non potrebbe
eguagliare l'amore costante e generoso che Dio ti porta. L'affetto delle creature si
raffredderà presto. Se tu dispiaci in qualche cosa alla persona che ti ama di più, ella
cesserà subito di amarti, invece Gesù ti ama sempre. Ti aiuta a rialzarti, se cadi, e
anche se lo offendi, egli ti perdona.
L'indomani, ella diceva a Dio nella preghiera: «Mio Dio, sei tu che hai creato tutte le
cose; tu dai loro ciò di cui hanno bisogno. Sei tu che hai creato le erbe del giardino;
dai loro l'aria, la pioggia, il sole, perché non periscano. Io sono come l'erbetta, ho
bisogno di te; ho bisogno di pioggia, di sole: abbi pietà di me! Tu solo, Signore, puoi
farmi vivere, così come tu solo conservi queste erbe».
Durante la messa, vide un giardiniere che teneva dei rami in mano; egli li rimondava.
Tagliava i rami secchi che cadevano a terra: solo quelli buoni restavano nella sua
mano ed erano in piccolissimo numero. Questo giardiniere le disse: Mi ami tu? Vuoi
farmi un po' di posto nel tuo cuore? «No, no, rispose la ingenua fanciulla, non
comprendendo che questo giardiniere altri non era che quello di Maria Maddalena, io
non voglio amare che Gesù». Il giardiniere riprese: Vedi questi cattivi che preparano
una guerra? essi faranno delle fosse per far cadere i buoni; queste buche saranno per
loro; io prenderò i buoni nel mio giardino. Mio Padre non è amato. «Giardiniere, gli
rispose la novizia con la sua incantevole semplicità, mi parli sempre di tuo padre! Chi
conosce tuo padre? Noi non abbiamo che un Padre, che è nel cielo! È lui che deve
essere amato».
Il giardiniere è ritornato durante l'orazione della sera, diceva suor Maria, teneva in
mano un lungo bastone sormontato da una piccola croce. Mi ha detto: allarga un poco
il tuo cuore per darmi lì un posto; sebbene io sia grande, tu puoi farmici entrare. Io ho
risposto: no certamente, solo colui che mi ha creata può ingrandire il mio cuore; il mio

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