. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:30

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Se Gesù aveva abbandonato il corpo di suor Maria a Satana, gli aveva nello
stesso tempo proibito di dire o fare qualcosa contro la purezza. Durante l'attacco più
forte, le sue gambe si scoprirono un poco e il demonio gridò subito: Coprite la piccola
Araba; il Maestro ci ha proibito di fare alcunché contro la modestia, perché lei non ha
mai peccato su questo punto. Noi non abbiamo che il potere di cercare di ucciderla.
Questa cattiva Araba, io la annienterei, diceva Satana; avrei voluto soffocarla nel seno
di sua madre. Più avanza in età, più la mia rabbia aumenta, soprattutto a causa dei suoi
segni (le stimmate). Datemi uno dei suoi occhi, uno delle sue dita, ed io riempirò d'oro
una delle vostre celle.
Satana avrebbe voluto impedirle di mangiare, per farla morire, ma Madre Elia
trionfava su questo punto sullo spirito infernale. Esso usava tuttavia largamente del
permesso di tormentare il suo corpo: si sarebbe detto che delle unghie di ferro fossero
passate sulle membra della vittima. Il suo corpo era agitato come un'acqua che il vento
solleva. Le sue grida erano spaventose, le sue sofferenze orribili. Le sue forze si
decuplicavano, impossibile tenerla. La parola del sacerdote aveva in quel momento
una grande potenza sulla posseduta. Ella baciò con amore una stola che era stata
posata su di lei a diverse riprese durante la crisi: «Questo, ella disse, è un indumento
della mia santa madre Chiesa». Per ordine del sacerdote, come abbiamo
precedentemente detto, il demonio conservava il silenzio durante la notte; però si
ripromise di vendicarsi della violenza che gli era imposta. Si rallegrava della prossima
partenza dell'abate Manaudas. Avendolo le suore avvertito, costui proibì al demonio,
in nome di Gesù, di fare alcunché durante la sua assenza. Esso fu costretto ad
obbedire.
Satana rendeva suor Maria ora sorda, ora muta; i superiori non avevano che da dirle:
Per obbedienza, parla; per obbedienza, senti e la novizia parlava e sentiva. Dov'è
l'Araba? diceva di tanto in tanto il demonio furioso. Se potessi raggiungerla, che gioia!
lascerei in pace tutta la comunità.
Si voleva costringere il demonio a parlare in latino: No, no, disse, io non vi ac-
consentirò mai; questa maledetta lingua mi fa molto soffrire, è contro di me. Insultava
le suore, insultava la Priora, insultava soprattutto Madre Elia, a causa della potenza
che ella aveva ricevuto dall'alto per combatterlo. Cercava di soffocare la sua vittima,
facendole inghiottire spilli e frammenti di vetro. La vigilanza delle suore preveniva tali
incidenti; e se non si poteva impedirli, la sola parola obbedienza bastava per farle
rigettare questi oggetti diabolici.
Nei rari e brevi istanti di respiro che Satana le lasciava per ordine di Dio, la novizia
emetteva delle grida sublimi: «Soffrire, diceva, fino alla fine del mondo, o mio Dio, se
è la tua volontà! Soffrire sempre ciò che tu vorrai! Io non desidero che piacerti! Gesù,
fammi compiere la tua Volontà!». Un coraggio cosi eroico aumentava la rabbia del
diavolo. Gridava, urlava, si torceva, malediva; la vista del sacerdote lo metteva fuori di
sé: Datemi un capello della piccola Araba, diceva all'abate Manaudas, e me ne vado.
Io non sono che niente, rispondeva costui, il Salvatore è il suo unico maestro; non un
capello cadrà dalla sua testa senza il permesso di Dio. Quest'atto di umiltà fece tacere
il demonio.
Il venerdì della seconda settimana della possessione, Satana rifiutava di obbedire: Io
non mi sottometterò, gridava, né in nome dell'obbedienza, né in nome di Gesù Cristo.
Nessuno ha il diritto di comandarmi. Io sono il padrone; io annienterò la piccola

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Araba. È vero, disse l'abate Manaudas, noi non siamo che niente, che peccato; ma
io sono sacerdote di Gesù Cristo: in nome di Gesù Cristo, ti ordino di obbedire; e si
prostrò insieme a tutte le suore. Satana fu vinto; egli confessò la sua disfatta: Mille
come voi non mi avrebbero sottomesso; quest'atto di umiltà abbatte tutta la mia
potenza.
Il Signore obbligò il demonio a scoprire, attraverso la bocca della posseduta, le astuzie
che esso impiega per perdere le anime religiose: Io ho fatto cadere, disse, una religiosa
in Inghilterra; e appartiene a noi dall'altro ieri. Secondo la nostra tattica abituale,
quando noi facciamo l'assedio di un'anima consacrata a Dio, cominciamo a tentarla su
piccole cose. Siamo riusciti a farle credere che non era amata dalla sua superiora allo
stesso grado delle altre. La gelosia che essa provava l'ha spinta a scrivere di nascosto
delle lettere nel mondo. Ha finito per desiderare di uscire alfine di potersi sposare.
Quante anime, in religione, noi prendiamo nelle nostre reti, suggerendo loro il
pensiero che le si giudica buone a niente, che non le si ama! Ne conquistiamo altre con
la curiosità, col desiderio di tutto vedere, tutto conoscere. Se quelle che hanno
pronunciato le tre cattive parole (i tre voti), andassero a trovare la vecchia donna (la
Priora), e facessero ciò che ella dice, noi perderemmo tutto. Allorquando non si guarda
in lei che la creatura, e le si obbedisce solo perché la si ama, noi non perdiamo niente.
Trionfare di un'anima che ha pronunciato le tre cattive parole, per noi, è più che essere
padroni di una città intera.
Fin qui Satana aveva tentato inutilmente con la violenza di spaventare l'abate
Manaudas e le suore; egli ricorse allora alla lusinga: Quanto siete gentili! disse alle
suore, quanto siete sante! Quale moltitudine di anime salvate con le vostre penitenze!
Tutta la comunità si prostrò, e il demonio dichiarò che perdeva tutto con quest'atto di
umiltà.
La domenica, 2 agosto, a mezzogiorno, la posseduta aprì diverse volte la bocca, come
per far passare qualche cosa; ritornò in sé per alcuni minuti: «Dove sono, disse, mi
sembra di aver fatto un sogno. Ero immersa nell'acqua: tutti i pesci, tutte le bestie mi
divoravano; i miei peccati ne sono la causa. O Gesù, sempre soffrire per te! Io non
sono degna di soffrire! Vedo l'acqua nera che ritorna. Madre mia, esclamò
rivolgendosi a Maria, aiutami, l'acqua è là». Una nuova legione stava per prendere
possesso del suo corpo.
1 demoni tormentavano con tutti i mezzi il corpo di questa vittima. Il Salvatore aveva
promesso a Satana di consegnargliela, se egli riusciva a farle dire una sola volta nel
suo stato ordinario: «Signore, basta con le sofferenze!». Quello spirito infernale si
riteneva sicuro della vittoria. Quaranta volte tentò di farle pronunciare queste parole,
spiegando contro di lei tutta la sua rabbia; quaranta volte l'eroica vittima esclamò,
tornata in sé: «Sempre più soffrire per te, o Gesù!» Satana domandò al Maestro di
tentare, ancora a tre riprese, di farle dire almeno queste parole: «Io soffro». Il Maestro
gli promise di rinnovare la prova sette volte. Satana fu vinto di nuovo. Malgrado tutto
ciò che sopportava, la suora esclamò a sette riprese: «Io piango, o Gesù, di non soffrire
abbastanza per te». Questo seguito ininterrotto di vittorie, riportate dalla novizia,
indeboliva sempre più le forze di Satana e lo copriva anche di confusione. Le anime
del Purgatorio, liberate per i meriti di suor Maria, durante questo lungo e spaventoso
martirio, divenivano sempre più numerose. Il demonio scongiurò il Maestro di
lasciarlo partire, confessando a sua vergogna, di non avere più il coraggio di

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prolungare la lotta. Tu mi hai domandato, gli rispose il Salvatore, di possedere il suo
corpo per quaranta giorni e non uscirai che dopo quaranta giorni. Davanti a questo
rifiuto, Satana domandò di provare, quattordici volte ancora, di farle dire queste pa-
role: Gesù, liberami da Satana. Il Signore glielo accordò, ma il demonio fu vinto come
sempre. Alla fine di ciascuno dei quattordici assalti la suora esclamava
invariabilmente: «Nient'altro che soffrire per Gesù». Il curato di San Martino di Pau,
accorso per soccorrerla in questo combattimento, fu insultato dal demonio, che non
riuscì a fargli lasciare il convento prima della fine della lotta.
Il 17 agosto, l'abate Manaudas che era stato a Bayonne per riferire tutto al vescovo
della diocesi, Mons. Lacroix, ritornò al Carmelo di Pau, latore di una lettera di Sua
Eccellenza e munito di tutti i suoi poteri.
Ecco come Mons. Lacroix parlava a questa vittima di Gesù.
16 agosto 1868
Figlia mia, ti chiami Maria di Gesù Crocifisso, e questo nome è una grandissima
grazia e un favore enorme: è la santissima Vergine che ha voluto che porti il suo
nome, ed è Gesù crocifisso che si è degnato di darvi il suo e associarvi alle sue
sofferenze. Quale attenzione, quale amore a vostro riguardo! Ma Maria, la madre di
Gesù, è stata la madre dei dolori. Ha condiviso tutti quelli della sua vita, tutti quelli
della sua Passione e della sua morte. Ha assistito a tutto, tutto ha provato, tutto ha
subito, tutto sofferto per Gesù, perché gli era intimamente e perfettamente unita,
volendo essere come lui e identificandosi completamente con lui.
Maria vuole anche averti con lei, vicino al suo divin Figlio e farti parte del suo calice,
rendervi conforme a lui, perché questa conformità è il segno degli eletti e della
predestinazione. Gesù, che vi ha fatto per lui solo, vuole anche farvi vivere della sua
vita di pene, di tentazioni, di lotte e di combattimenti contro il demonio e il peccato;
ma egli vuole anche farvi vincere con la sua forza divina, come lui stesso ha vinto.
Dopo aver permesso le tentazioni del demonio contro di lui, egli le ha permesse lo
stesso contro di te, ma egli le vincerà in voi, come le ha vinte in lui. Egli li scaccerà,
questi demoni, come li scacciava nel corso dei suoi viaggi evangelici, ovunque essi si
manifestavano. Egli li atterrerà, li ridurrà all'impotenza dopo averli umiliati e confusi.
Gesù ha vinto l'inferno con la Croce; e i chiodi, che lo hanno attaccato a questa croce,
hanno incatenato i demoni, e la sua corona di spine è diventata una corona di gloria.
Oh, figlia mia, sii dunque sempre Maria di Gesù Crocifisso, io non voglio darvi altro
nome e non voglio che ve ne si dia altro. Che tutti vi chiamino col solo nome di Maria
di Gesù Crocifisso.
Trovandomi occupato con doveri di obbedienza verso Gesù, non posso venire subito
da voi e presso le vostre care suore di Pau, così come avrei vivamente desiderato; ma
vi mando un altro me stesso, il venerabile Superiore del mio Seminario, al quale io
delego tutti i miei poteri, cioè tutti quelli che il divin Salvatore ha dato ai suoi Apostoli
e ai loro successori, quando ha detto loro: "Cacciate il demonio". Ed essi saranno
molto obbligati ad obbedire al Maestro supremo. Fiducia dunque, figlia mia, intera
fiducia. La vittoria è assicurata.
lo continuerò a pregare sulla montagna e con tutte le mie forze. Ogni giorno, tu sarai
accanto a Gesù sull'altare, ogni giorno, io farò sprizzare su di voi il sangue di Gesù
crocifisso, e questo sangue adorabile vivificherà la vostra anima e la riempirà di grazie
celesti.

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+ Francesco, peccatore indegno, ma servitore di Gesù e tutto per lui.
Suor Maria di Gesù Crocifisso, liberata un istante, interruppe la lettura di questa
stupenda lettera; e, con una emozione piena di umiltà: «Io non sono degna, disse, di
ricevere una simile lettera; io non sono che peccato; c'è troppa carità per me». Ma il
demonio la riprese, mentre l'abate Manaudas continuava questa lettura e si mostrò
molto irritato di ciò che il vescovo diceva contro di lui.
Di tanto in tanto, Satana annunciava, come nei giorni precedenti, che usciva dal
corpo della novizia per andare a tentare le anime. Quando era di ritorno, raccontava le
sue prodezze: Questa mattina, diceva, ho spinto un Turco ad annegarsi; ho tentato di
spingere allo stesso delitto una signora che suo marito rendeva infelice: dopo alcune
ore, vi sono riuscito.
Un religioso ci faceva molto male. Noi gli abbiamo insinuato di imporsi, al di fuori
dell'obbedienza, delle penitenze corporali; egli ha ascoltato le nostre suggestioni,
credendo di sentire la voce di Dio: ancora alcuni giorni ed egli è nostro.
Ho tentato la portinaia di un convento. Alfine di insinuarle disgusto per il suo lavoro,
le ho detto: E che? tu sei venuta qui per pregare, per custodire il silenzio, per godere
della solitudine, ed eccoti obbligata a parlare sempre! Domanda alla Superiora di
toglierti da quest'ufficio. Ha prestato orecchio alla tentazione e ha pianto, ed io ho
raccolto le sue lacrime.
Malgrado tutte le sue disfatte precedenti, Satana domandò a Gesù di poter tentare,
cinque volte, di far dire a suor Maria: «Io non posso più parlare». Il Signore gli
accordò questo permesso. All'ora indicata, iniziò la lotta. Si posò sulla vittima un
pezzo della tunica di Pio IX. Togliete questa cosa, esclamò il demonio; è del cattivo
bianco, e non riuscì a farle emettere il più piccolo lamento. Dopo ogni attacco del
nemico, le parole della novizia erano sempre più belle: «Soffriamo, diceva, per la
Rosa, la santa Chiesa, rompiamo questo corpo per Gesù. Fino alla fine del mondo,
soffrire ed essere disprezzata! Io desidero solo Gesù e la sua santa volontà. Non potrò
dire di fare questa volontà che quando il mio corpo sarà spezzato, cambiato, per così
dire, in farina sotto la mola della sofferenza. Gesù ci ha dato questo corpo:
frantumiamolo per lui».
Il demonio, vinto, fu obbligato ad umiliarsi davanti a tutta la comunità. La posseduta si
mise in ginocchio, sul suo letto; il suo corpo era come piegato in tre parti; la sua testa
sprofondava nelle sue spalle; i suoi denti battevano, le sue smorfie erano spaventose; i
suoi pugni si alzavano fino al mento; le dita dei piedi erano strette e ricurve come delle
grinfie. L'abate Manaudas subissò Satana con parole crudeli: Eccoti dunque, disse,
spirito superbo! tu sei vinto da una bambina! Tu, il primo e il più bello degli angeli,
come sei caduto in basso! umiliati, miserabile! A questa intimazione, Satana si curvò
di più per nascondere la sua vergogna: Trema, disgraziato, aggiunse il sacerdote, Gesù
è il tuo vincitore; e tutto il corpo della posseduta tremava come la foglia agitata dal
vento: ella si prostrò completamente sul letto come per scomparire.
Tuttavia lo spirito maligno non si scoraggiava. Sollecitò dal Maestro la facoltà di
provare, a venti riprese, di far dire alla suora: «Io soffro, io soffoco!» Ti permetto, gli
rispose Gesù, di aumentare fino a trenta. Cento demoni la tormentavano insieme in
modo veramente spaventoso: tutto il suo corpo era dilaniato. Coraggio, dicevano fra
loro i demoni, noi l'avrem; riusciremo a farle dire: Io soffro. Battiamo su questo corpo;
laceriamolo. Dopo l'assalto, la suora disse: «Io do il mio corpo a Colui che me lo ha

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dato»; e, alzando la voce, aggiunse: «Mio Dio, sii benedetto!». L'infermiera le portò
da bere: «Nessun sollievo», ella disse. Cominciò il secondo attacco: le ferite furono
più profonde; la vittima gettò fiotti di sangue dalla bocca; la legione infernale strappò
urla e bestemmie. Dopo l'attacco, suor Maria disse: «Ora benedirò Dio»; e, con una
voce più alta: «Sii benedetto, mio Dio!».
Il terzo assalto fu più forte del primo, il demonio ruggì più che mai e tormentò la
vittima sempre di più. Fino alla fine del trentesimo attacco, i dolori e le bestemmie
andarono sempre aumentando. Ma, nello stesso tempo, niente di più toccante, di più
pio, di più bello delle parole pronunciate, dopo ogni nuova lotta, dalla novizia, che si
univa a nostro Signore nelle circostanze della sua Passione. Citiamone alcune:
«Io unisco la mia voce a quella di Gesù nel giardino degli Ulivi. Sii benedetto, mio
Dio!».
«Mi unisco a Gesù quando portava la sua croce nelle strade di Gerusalemme. Sii
benedetto, mio Dio!».
«Unisco le mie sofferenze a quelle di Gesù tradito da Giuda. Sii benedetto, mio Dio!».
«Mi unisco a Gesù che cadde sotto il peso della sua croce. Sii benedetto, mio Dio!».
Trenta assalti furono così successivamente consentiti, ma sempre la vittoria restava
dalla parte di suor Maria, e Dio ricompensava questa vittoria trenta volte ripetuta:
trenta anime di peccatori, morti in quel giorno dopo essersi riconciliati con Dio, grazie
alle torture di questa eroica vittima, vennero a salutarla ed a ringraziarla.
I santi, la santa Vergine e Gesù stesso la incoraggiavano e la dilettavano con la loro
dolce presenza.
Ritornata in sé, la novizia non sapeva che umiliarsi, annientarsi: «Io non sono niente,
nient'altro che peccato... Tutto serve a qualche cosa sulla terra; le pietre stesse hanno la
loro utilità; io, non sono buona a niente. Ma la vista del mio niente mi distacca da
tutto, principalmente dal mio corpo; io vorrei che questo corpo fosse spezzato per
Gesù. Non desidero che amare Gesù in silen o, osservare la Regola in silenzio. Mi
sembra di uscire da un mare. Mio Dio, se tutto il mondo vedesse i miei peccati come li
vedo io! Io non posso comprendere come mi si custodisca qui. Quale carità!».
Solo lo spirito di Dio può dettare un tale linguaggio.
Diceva a Madre Elia «...Desidererei soffrire fino al giudizio universale, tutta l'eternità,
se fosse possibile. lo non potrò dire: Gesù, io ti amo, che quando il mio corpo sarà
ridotto in putredine, in polvere, perché allora io non potrò più peccare... O Gesù,
taglia, stronca, brucia tutto ciò che vorrai. Mio Dio, chi mi separerà da me stessa?
Quando sarò tua, Gesù, per sempre? Oh! Madre mia, tutto è tristezza sulla terra, tutto è
tristezza!».
Scorgendo la Priora che venne a visitarla dopo il combattimento descritto prima, le
testimoniò la sua riconoscenza, e sorrise alle suore che non aveva viste, disse, da
molto tempo. La sua gioia di ritrovarle fu grande; non poté tuttavia dissipare
interamente il fondo di tristezza che restava nella sua anima. La novizia sentiva che la
lotta non era terminata, vedeva l'acqua nera avvicinarsi di nuovo: «Guarda, Madre
mia, guarda, l'acqua nera arriva», esclamò. La possessione ricominciava.
Le stesse scene si rinnovarono con raddoppiate sofferenze. Satana, attraverso la bocca
della posseduta, raccontava le sue vittorie e le sue sconfitte:
Abbiamo appena trionfato, disse, di una religiosa, tramite la disubbidienza e la
pigrizia.

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Noi non amiamo l'unione nelle comunità; tutti i nostri sforzi tendono ad introdurvi
la discordia.
Le tre cose più potenti contro di noi sono: la carità, l'umiltà e l'obbedienza. C'è una
religiosa, da qualche parte, che ci irrita molto; noi non possiamo vincerla su alcun
punto. La battiamo, le facciamo avere la febbre, nevralgie atroci, è spesso nella
impossibilità di camminare, e resta sempre fedele. È impossibile avere un minimo
sopravvento su di lei. Ascolta la sua superiora, obbedisce al suo confessore. Siamo
riusciti a mettere contro di lei tutta la sua comunità: invece di irritarsi e di scoraggiarsi,
si è umiliata. La sua superiora stessa è stata contro di lei; ha ringraziato Dio, ed è stata
ancora più felice.
Il demonio parlò in seguito di molte persone, sia nel mondo, sia nella vita religiosa,
alcune delle quali lo ascoltavano, altre, invece, respingevano i suoi attacchi e
sfuggivano alla sua rabbia.
Egli domandò al divin Maestro: Chi combatterà contro di noi? Non saranno, gli
rispose il Signore, né i re, né i potenti; io vi batterò tramite un piccolo nulla. Ma chi è
questo piccolo nulla? diceva Satana, sarebbe la piccola Araba questo piccolo nulla?
Nel giardino, il diavolo scuoteva, con forza, un albero carico di frutti. Glielo si volle
impedire: Lasciatemi fare, disse Satana, non faccio alcun male. Il frutto cattivo, quello
che comincia a guastarsi, cadrà, ma il buon frutto resterà sull'albero! Così noi
scuotiamo il mondo: i cattivi cadono; i buoni restano.
Dopo aver tentato senza successo di farle pronunziare una parola di scoraggiamento o
di stanchezza, tentò di farla cedere a un sentimento di soddisfazione naturale
mettendole nella bocca, durante l'attacco, due pastiglie. Ritornata in sé, suor Maria le
gettò dicendo: «Io non cerco le dolcezze, non voglio che il fiele con Gesù. È bene
prendere il calice col Salvatore. Io amo Gesù con tutto il cuore e il prossimo più di me
stessa per Gesù».
Fra le confessioni di Satana, questa merita di essere menzionata: Da sei anni, diceva il
demonio, noi tentiamo una carmelitana in Spagna. I due primi anni, abbiamo fatto
tutto per ispirarle antipatia per una delle sue compagne; l'abbiamo spinta a non
parlarle, e nemmeno a guardarla, ma ha fatto il contrario. Il Signore ci ha permesso
che fossero tutt'e due messe dai superiori nello stesso ufficio; proprio allora abbiamo
soprattutto provato a farla spazientire: lei non ha mostrato che la più grande
sopportazione, la carità più perfetta. L'abbiamo tentato contro la purezza, contro la
mortificazione, contro l'umiltà, e sempre senza successo. Le abbiamo insinuato di
vedere più spesso la superiora, soprattutto il confessore e vi è andata più raramente.
Abbiamo esaltato la sua virtù solida, che poteva fare a meno di direzione frequente, ha
fatto ricorso più spesso alla priora e al sacerdote. Quando noi le ispiriamo di
domandare delle penitenze straordinarie, si contenta di quelle della Regola. Tentiamo
di convincerla della sua santità? Confessa il suo orgoglio in presenza di tutte le suore.
Questa miserabile ci schiaccia sempre.
Si avvicinava la fine della prova. Da parte sua, il vescovo di Bayonne non dimenticava
questa vittima di Gesù. Tenuto al corrente delle diverse fasi di questa possessione
eccezionale, scrisse una seconda lettera a suor Maria di Gesù Crocifisso.
Il Vescovo di Bayonne alla serva di Gesù Crocifisso: Figlia mia, quando il Figlio
unico di Dio è venuto, nella sua estrema carità, a salvare gli uomini e a distruggere
l'impero del demonio che li aveva vinti e soggiogati, Egli si è presentato a questo

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terribile nemico, non nello splendore e nell'apparenza della sua potenza e della
sua maestà infinita, ma nello stato più umile e più abietto, come l'ultimo degli uomini,
l'uomo dei dolori e delle infermità, con un corpo straziato dalle frustate e solcato di
sangue, con una corona di spine sulla testa, sospeso a una croce reputata infame, con i
piedi e le mani inchiodati alla croce; ed è in questo stato che egli ha voluto misurarsi
con il forte, armato di tutta la sua rabbia e sostenuto da tutte le potenze del mondo e
dell'inferno; e ciò, dice san Paolo, e dopo di lui, san Leone, al fine di mostrare che ciò
che vi è di più debole in lui in apparenza, è più forte di tutto, anche al fine di
confondere per sempre il principe delle tenebre atterrandolo e spogliandolo,
strappandogli tutte le sue conquiste e riducendolo all'impotenza con i mezzi più
semplici: con l'umiltà, con la sofferenza e lo spogliamento più completo.
Così l'Uomo-Dio ha voluto combattere e vincere il grande nemico del genere umano;
allo stesso modo egli ha voluto combattere e vincere il paganesimo e tutti i persecutori
della sua Chiesa; i tormenti e il sangue dei martiri sono stati lo strumento della sua
vittoria; sì, l'umiltà, la pazienza, la conformità a Gesù crocifisso hanno salvato e fatto
trionfare la Chiesa: sarà lo stesso sempre e sino alla fine. Le armi di Gesù devono
essere le nostre; ed è con queste stesse armi che noi vinceremo e che la Chiesa
trionferà.
Dio sceglie dunque ciò che c'è di più debole nel mondo, ciò che vi è di più disprezzato,
per confondere ciò che c'è in questo mondo di più forte in apparenza, di più grande e
di più elevato. È per la stessa ragione, figlia mia, che il divin Salvatore ha scelto
proprio te, creatura ignorata, abietta, povera e abbandonata, per opporti al demonio e
alle sue legioni infernali armate di rabbia contro la Chiesa: tu non sei che un nulla, e
questo nulla basta per vincere tutti i demoni e renderli impotenti.
Tu vincerai di nuovo, fragile creatura, povero nulla, vincerai con la forza potentissima
della croce di Nostro Signore Gesù Cristo, poggiata sul tuo petto; vincerai per Gesù
crocifisso, tu, serva della sua croce; e questo Dio di gloria sarà di nuovo glorificato per
mezzo della tua debolezza e della tua ignoranza, divenute strumento del suo trionfo.
Coraggio dunque, o figlia mia, coraggio, o serva fedele di Gesù crocifisso, resta ferma
e piena di fiducia fino alla fine. Gesù crocifisso è tutto potenza, tutto protezione e tutto
gloria; occorre che tutto cada ai suoi piedi, che ogni ginocchio si pieghi davanti a lui in
cielo, sulla terra e negli inferi.
O Gesù, mio Salvatore, combatti con la tua serva e per lei! O Gesù, salva la tua Chie-
sa, proteggi il suo augusto Capo e tutto il gregge riscattato dal tuo sangue adorabile!
Preserva la tua serva da ogni oltraggio e da tutto ciò che non sarebbe conforme alla tua
volontà e al tuo amore. Che esca dal combattimento con tutte le gioie e tutte le
consolazioni della tua vittoria; che Maria sia con lei nella lotta; che tutto il Paradiso
partecipi con lei; perché è per te e per te solo che combatte.
Trionfa, o Gesù, nella tua povera serva; noi ti benediremo per sempre.
Il tuo indegno ministro, ma, o Gesù, tuo servitore teneramente amato, tuo figlio, il fi-
glio della tua misericordia.
+ Francesco, Vescovo di Bayonne.
Serva di Gesù Crocifisso, io ti benedico con tutte le benedizioni di Gesù crocifisso.
Man mano che l'abate Manaudas avanzava nella lettura di questa lettera mirabile, il
demonio manifestava una rabbia più grande. Che dice, questo miserabile? esclamava;

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dice che la piccola Araba è il piccolo nulla? Ah! se io lo sapessi, la distruggerei.
Era il 2 settembre 1868.
CAPITOLO VII
Ultimi giorni della possessione 3 e 4 settembre 1868
L' indomani, s'ingaggiò l'ultimo combattimento. Prima di lasciare il corpo della suora,
Satana aveva ottenuto dal divin Maestro di farle subire cento nuovi attacchi, perché
mandasse almeno un lamento. La prima lotta cominciò, e fu terribile. La vittima versò
del sangue dalla bocca. Dopo l'assalto, disse: «Offro le mie sofferenze a Gesù e sono
pronta a tutto ciò che lui vorrà, con piacere, con amore. Mio Dio, sii benedetto!».
Seguì immediatamente il secondo attacco. L'abate Manaudas accostò la croce alle
labbra della suora, perché la baciasse. Il demonio vi sputò sopra bestemmiando.
Ritornata in sé, la suora disse: «Offro le mie sofferenze in unione con Gesù e con i
martiri per il trionfo della Chiesa. Mio Dio, sii benedetto!».
Satana ricominciò: Preparate la bara, esclamò, preparate la bara; e sputò sulla croce
facendo delle contorsioni orribili. Noi siamo cento, siamo cento, urlava e abbaiava, e i
suoi movimenti facevano tremare il letto. Dopo questo terzo assalto, suor Maria di
Gesù Crocifisso disse: «Desidero soffrire, essere immolata, annientata, bruciata, fino
alla fine del mondo, per il trionfo della Chiesa. Mio Dio, sii benedetto!».
Il demonio continuava a sputare sulla croce che il sacerdote gli presentava; la vittima
sopportò un martirio indicibile, poi disse: «Mi unisco a Gesù sul Calvario,
immolandomi con lui per la conversione dei peccatori. Mio Dio, sii benedetto! ».
Il diavolo faceva i versacci all'abate Manaudas: Signor curato, gli disse sogghignando,
il tuo viaggio da Bayonne a Pau non sarà perso: domani, seppellirai l'Araba. Io farò il
mio dovere, rispose il sacerdote, se muore, la seppellirò. Ma no, non morrà, sei tu che
sarai confuso da lei. Le grida della vittima erano spaventose, ma ben presto disse:
«Offro le mie sofferenze con quelle di Gesù nella sua vita nascosta; le offro per i
ciechi che non conoscono la Chiesa, perché essi giungano a questa conoscenza. Mio
Dio, sii benedetto!».
Il demonio irrideva l'abate Manaudas e l'ufficio divino che egli recitava; tormentò in
modo incredibile il corpo della vittima: Prima, disse, desideravo solo un capello
dell'Araba, ora, mi occorre tutto il suo corpo. Sapete perché faccio tanto soffrire questa
miserabile? Ah! perché, più tardi, sarà conosciuta da tutti, ed io non lo vorrei. Suor
Maria continuò i suoi atti ammirabili: «Mi unisco a Gesù e Maria, offro le mie
sofferenze per tutti quelli che sono contro la Chiesa, affinché siano per Gesù. Mio Dio,
sii benedetto!».
Vedi, diceva Satana al ministro di Dio, lei non ne può più; non può parlare, e noi
stiamo appena per cominciare la lotta; morirà prima della fine dei cento attacchi. «Io
mi unisco a Gesù, diceva la suora, quando andò a svegliare gli Apostoli addormentati;
offro le mie sofferenze per i peccatori perché ritornino alla loro madre Chiesa. Mio
Dio, sii benedetto!».
Aspetta, aspetta, esclamò il demonio, bisogna che io la soffochi, e simulando la voce
della novizia: Madre mia, ho male alle viscere; Madre mia, non ne posso più; sono
sfinita, Satana mi ha crivellato, e sghignazzava. Mi dia da bere, aggiungeva, e ri-
gettava sulle suore l'acqua che gli si dava. Voglio, proseguì, strappare un occhio
all'Araba. «Mio Dio, diceva suor Maria, unisco le mie sofferenze a quelle di Gesù nel

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giardino degli Ulivi, quando sudava sangue e diceva: Mio Dio, se è possibile,
allontana da me questo calice! Tuttavia, sia fatta la Tua volontà e non la mia! Offro le
mie sofferenze con quelle di Gesù per i peccatori e per la Chiesa. Mio Dio, sii
benedetto!».
Ho fatto di tutto, esclamò Satana, per impedirle di parlare, ed ha parlato più forte. Si
mise una croce sulla vittima; il demonio urlò a questo contatto, minacciò di mordere,
di dilaniare; aggiunse beffardo: Signor curato, le religiose mancano alla Regola
restando qui, fatele uscire perché vadano ai loro compiti; anche tu, vattene.
Bestemmiava contro le reliquie dei santi. «Mi unisco a Gesù, diceva la suora, quando
Giuda venne a baciarlo per consegnarlo ai malvagi; mi unisco a Gesù per la Chiesa.
Mio Dio, sii benedetto!».
Il demonio tormentava la sua vittima, soprattutto al petto; domandò di nuovo da bere,
gettò sulle suore l'acqua che gli era stata presentata, e si mise a ridere ed a soffiare. In
seguito, spinse la posseduta a mordersi. E siccome la Madre Elia glielo impedì, il
demonio disse ridendo: Vedete, vedete, questa vecchia ha un affetto particolare per la
piccola Araba; e non ama voi altre, che avete fatto la professione tra le sue mani.
Satana tentò di colpire Madre Elia alla testa; urlava come le bestie e fischiava come
una locomotiva. Bisogna, disse, che io rompa il corpo dell'Araba. Le sofferenze della
suora strappavano lagrime a tutti gli astanti. Dopo questa lotta la quale non è ancora
che la dodicesima, la novizia disse: «Mi unisco a Gesù, quando i persecutori lo
beffeggiavano, l'insultavano, gli sputavano sul viso. Offro le mie sofferenze per il
trionfo della Chiesa e per tutti quelli che le vogliono del male. Mio Dio, sii
benedetto!».
Sono il tentatore, esclamava il demonio, sono il tentatore. Poi, quando il Superiore
della comunità, il Rev. P Saint-Guily, arrivò: Vattene, gli gridò Satana, con - questo
vecchio (indicava l'abate Manaudas) e con il suo breviario. Io sono il tentatore, ripeté,
semino dappertutto la divisione, faccio ciò che voglio.
Alla sedicesima lotta, il corpo della vittima tremava come una foglia; bastò un segno
di croce del Rev. P Saint-Guily per fare cessare questo tremito: Noi trionferemo,
esclamò Satana, e del vecchio (l'abate Manaudas), e del cattivo nascosto (l'abate Saint-
Guily), e della manica violetta (Mons. Vescovo), e del cattivo bianco (il Papa).
Danzeremo su di loro. Tolse il velo a una suora, dicendo: Strappo questo velo, perché
non amo la modestia, mi irrita. «Mi unisco a Gesù, diceva la suora, quando cadde la
prima volta sotto il peso della sua croce; offro le mie sofferenze per i peccatori che
cadono, affinché si rialzino con Gesù. Mio Dio, sii benedetto!».
Sono il padrone; andatevene tutti e due, esclama Satana rivolto ai due preti; e, con una
ironia diabolica: Signor curato, informate di tutto la veste bianca (il Santo Padre),
affinché la piccola Araba sia un, giorno canonizzata, e faceva le smorfie. Voltandosi
dalla parte di M. Manaudas: Parti, aggiunse, ti si attende per cominciare un ritiro; parti
almeno domani mattina. Io non partirò, rispose costui Oh! il miserabile, esclamò
Satana furioso, egli sarà presente domani, quando il Capo verrà! Dopo l'assalto, la
suora disse: «Padre mio, mi unisco a Gesù che cade la seconda volta e a Maria che
cera Gesù quando le sue ginocchia vengono straziate dalla caduta; offro le mie
sofferenze per i sacerdoti, per i missionari che cercano le anime, io le offro, anche per
i peccatori. Mio Dio, sii benedetto!».

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Rispose in seguito al demonio, che le rimproverava le sue colpe: «Sì, non sono
che peccato, ma spero nella misericordia di Dio; vattene, Satana!».
Un piccolo nulla, diceva il diavolo furioso, trionferà su noi tutti! È impossibile. Noi
faremo tanto, che lei finirà per mandare un lamento; e tormentarono il corpo della
vittima in maniera spaventosa. Dopo questa lotta, la diciottesima, la suora diceva: «Mi
unisco a Gesù che cade per la terza volta; offro le mie sofferenze per i sacerdoti che
combattono gli increduli, e per la Chiesa. Mio Dio, sii benedetto!».
Sempre vinto, il demonio domandò al Maestro di non continuare più la lotta. Gesù lo
obbligò a continuare. Emise allora delle grida di disperazione.
Dopo l'attacco, la suora disse: «Hai un bel da fare, Satana; mi torturi, mi annienti, ma
non fai che ciò che il Signore permette». Ben presto, esclamò il demonio, verrà
Lucifero; brucerà il corpo dell'Araba. «Offro le mie sofferenze, disse la suora, per i
nemici di Gesù, affinché essi lo amino come san Giovanni. Mio Dio, sii benedetto!».
E rivolgendosi al demonio: «Parla, Satana, io appartengo a Colui che mi ha creato.
Non ti temo. Amo Gesù al di sopra di tutte le cose. Quand'anche tu mi schiacciassi la
testa, che cosa importa questo? Altri la schiacceranno a te. È Gesù che ti permette di
farmi soffrire; io sono contenta. Tu vorresti che io mi rivoltassi contro Dio? Il mio
Maestro è il mio Signore, gli renderò gloria. Mi dici che egli mi ha abbandonato. Ac-
cetto tutto ciò che egli vorrà; voglio solo soffrire ed essere disprezzata».
Satana interpellò l'abate Manaudas: Hai sentito, gli disse, la piccola Araba? Sì, ho
sentito, rispose costui, suor Maria di Gesù Crocifisso. No, no, riprese il diavolo, non la
chiamare con questo nome: chiamala la piccola Araba. Se solo fosse come voi! Ma
non sa né leggere, né scrivere. Io tento inutilmente di farle emettere un lamento. La
novizia, ritornata in sé, disse: «Mi unisco a Gesù quando gli si asciugò il viso adora-
bile; offro le mie sofferenze per i peccati del mondo. Mio Dio, sii benedetto!
Satana, tu mi chiami miserabile; sì, io sono miserabile a causa dei miei peccati, e non
perché Gesù ti ha consegnato il mio corpo. Gesù è il Bene stesso, fa il bene; tu sei il
male, tu fai il male. Se il Maestro volesse che tu mi tentassi due anni, e perfino
diecimila anni, e perfino di più, io accetterei. lo non desidero affatto le estasi. Sai che
cosa desidero? Soffrire ed essere disprezzata».
Il diavolo fu costretto a dire: Sapete perché la piccola Araba parla così? perché essa è
forte? Perché cammina al seguito del Maestro. La suora diceva: «Con Gesù, io mi
unisco a tutte le anime che soffrono sulla terra; io offro tutto per i peccatori. Mio Dio,
sii benedetto!
Tu credi, Satana, che io ho bisogno di vedere Gesù? Tu credi che, senza di ciò, io non
abbia forza? Senza che io veda Gesù, la sua forza sarà in me. Tu, Satana, sei debole;
guai a quelli che ti seguono! Dici che sei grande: mostra la tua grandezza. Sei venuto
per ingannarmi, per farmi cadere! Grazie alla preghiera ed a Gesù, i tuoi attacchi non
servono che a farmi salire più in alto. So di non essere che debolezza, ma spero nella
misericordia di Dio».
Perdo tutto, perdo tutto, esclamò il demonio con disperazione, vado a domandare al
Maestro di non tentarla più. La posseduta cadde come morta. Ma Satana fu presto di
ritorno. Il Maestro mi ha detto, aggiunse il diavolo, di tentarla finché vorrò.
Dopo questo attacco, la suora disse: «Satana, tu mi tenti contro la Chiesa? Io amo la
Chiesa, è mia madre! Essa ti schiaccerà la testa. Tutti i tuoi attacchi contro di lei sono
necessari per dimostrare la tua malizia e la tua debolezza. Le tue tentazioni ci danno la

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luce. Tu dici che il Santo Padre morirà martire? Sarà martire dell'amore, perché
egli riterrà di non aver fatto niente per Gesù. Tu sarai sotto di lui, la tua testa sarà sotto
i suoi piedi. La mia madre Chiesa non cadrà; sarai tu, Satana, a cadere. Sei caduto una
volta dal cielo; da allora, cadi sempre. Se gli uomini ti vedessero, giammai ti
seguirebbero. Tu cerchi di causarmi fastidio? Io sono contenta. Tu tenti di
scoraggiarmi? Io ho fiducia in Dio. Da sola, io non sono che un piccolo niente; con
Gesù, io sarò al di sopra di te. Tu vedi come io mi burlo di te. Gesù sarà la mia luce.
Gesù sceglie i deboli. Giacché sono debole, egli mi ha scelta».
Il demonio esclamò: Tutto ciò che la piccola Araba ha detto, è menzogna. Non ha
forse affermato che, se mi si vedesse, nessuno mi seguirebbe? Ebbene, tutti mi
vedono, e tutti mi seguono. E il Maestro, venuto sulla terra per dare l'esempio, per
tracciare la via, tutti l'hanno visto e nessuno lo segue. Dopo questo ventiquattresimo
attacco, la novizia fece più volte su di sé il segno della croce e disse: «Mio Dio, sii
benedetto!
Tu credi, Satana, che io dia importanza al mio corpo? Portami tutto il tuo fuoco,
gettalo nel mio cuore; strappa questo cuore, è di Gesù Cristo. Tutto ciò che fai soffrire
non è gran cosa; noi non restiamo sempre sulla ,terra; oggi, siamo sulla terra; domani,
non ci siamo più. Desidero essere crocifissa alla croce, come il mio Bene Amato. Tutte
le mie sofferenze, paragonate a quelle di Gesù, non sono niente. Distruggi questo
corpo. Sono pronta a risponderti: non sono io che ti rispondo, è Gesù.
Restare cento anni con Gesù, senza mangiare niente, mi nutre più che mangiare mille
anni con te. Sì, con Gesù, sono ben più nutrita che con tutto ciò che tu offri. Tutto ciò
che io soffro è niente. Satana, io ti vincerò con Gesù. Credi che, a motivo del mio
corpo, abbandonerò il mio Amatissimo? Ho lasciato tutti i piaceri della terra. Non dire
che la tua grandezza è la causa delle mie prove. È il Maestro che, con mia grande
gioia, ti ha permesso di farmi soffrire. Io non sono che polvere. Ma tu, se sei qualche
cosa, parla. Vuoi sapere chi mi ha insegnato tutto quello che dico? Sei tu, con le tue
tentazioni. lo sono pronta a ricevere tutto per Gesù. Rideva.
Satana, sei caduto in piena luce; noi, cadiamo per debolezza. Chi segue la luce? Il
cuore retto. Se tu fossi giusto, non saresti caduto. Non hai vergogna di ripetere sempre
che sei giusto? Mi faccio beffe di te. Non piango, rido. Tu vuoi insegnarmi a piangere,
e io voglio insegnarti a ridere.
Se il Maestro ti dà il permesso di distruggermi, ti aiuterò in questo lavoro e ne gioirò.
Tieni, io ti do le mie braccia: tagliale, se Dio lo vuole; ti do la mia testa. Tu cerchi di
ingannare le anime; Gesù cerca di riscattarle. Mentre la mia bocca ti parla, il mio
cuore è con Gesù!
Tutto per Gesù, niente per te, Satana; perfino mangiare, perfino bere, per Gesù. Mio
Dio, io ti amo, aumenta il mio amore; spero in te, aumenta la mia speranza: non sarò
confusa; credo in te, aumenta la mia fede».
E al demonio: «Che dici, Satana? Parli della tua grandezza? La tua grandezza, è
l'abisso; la tua grandezza, è il fuoco.
Gloria a Maria! gloria a Gesù! gloria a Dio Padre che ci dà Gesù! gloria a Maria che
ha schiacciato la testa del serpente!».
Il demonio disse allora: Me ne vado a cercare la sofferenza; suor Maria cadde subito
come morta. Un momento dopo, il demonio ritornò per tormentarla. Dopo la lotta, la

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suora disse: «Padre mio, mi unisco a Gesù ed a tutti i peccatori convertiti. Mio Dio,
sii benedetto!
Sai, Satana, la nostra risorsa per vincerti? La prima, è l'acqua benedetta; presa con
fede, essa ti fa fuggire; la seconda è l'umiltà; la terza è la povertà.
Da seimila anni, tu tenti le anime, ciò è ineluttabile. Vattene, Satana; vergogna a
Satana!
Mi tenti contro la fede? Io ho Dio con me; non temo niente. Mi dici che non c'è Dio?
Vado in giardino a contemplare la creazione; vedo gli alberi piccoli diventare grandi:
questa vista fa crescere la mia fede. Mi tenti contro la Chiesa? Io vado ancora in
giardino; trovo un frutto e l'apro; guardo questo frutto aperto, e vedo il seme nel frutto.
Entro in una chiesa, apro il tabernacolo e trovo l'Eucarestia.
Mi tenti contro la carità? Io scendo; considero le bestie, vedo gli agnelli, i pulcini, li
vedo tutti insieme, uniti fra di loro. Vedo sopra un solo albero molti frutti. lo sono in
religione; mi vedo come un frutto, con molti altri frutti sullo stesso ramo, sullo stesso
albero. Oh! quanto amo la carità! Mi tenti contro il confessore? Quando mi confesso,
io non guardo l'uomo; io mi confesso a Gesù.
Mi dici che le mie consorelle sono meglio vestite e più curate di me? Mi vuoi fare
diventare gelosa. Per trionfare, ti guardo, guardo te, che sei caduto dal cielo per
gelosia, e dico: Perché dovrei essere gelosa, io che non sono niente? Signore, non sono
degna di essere ciò che sono.
Considero le mie consorelle come altrettante amatissime discepole, e non mi
meraviglia che le si ami più di me, che sono la più povera, che non sono che peccato».
Me ne vado, me ne vado, disse Satana, non posso più restare, e parti emettendo grida
spaventose. Dopo questo assalto, la suora disse: «Mio Dio, offro tutte le mie
sofferenze passate per le anime cieche, affinché esse vedano. Le offro con Gesù, con
le anime che hanno sofferto con amore, senza averne coscienza, perché esse erano
nella notte della prova. Mio Dio, sii benedetto!».
Dopo ogni assalto, la novizia continuava a confondere il suo nemico lodando Dio e
rinnovando i suoi atti di fede, di speranza e di amore:
«Mio Dio, diceva, mio Dio, sii benedetto! Che tutti i santi della terra e del cielo
benedicano Dio! Mio Dio, che la tua volontà sia fatta! Mio Dio, spero in te; tu sei la
mia forza: senza di te io non sono niente; sei tutta la mia speranza.
O mio Dio, ti ringrazio. O mio Dio, ti domando la grazia, la grande carità di essere
disprezzata. Mia buona Madre del cielo, mio buon angelo, intercedi per me. La vita
passa presto! Se non sono che peccato, imploro sempre la tua misericordia.
Ringrazierò, se mi si disprezza. Mio Dio, io ti ringrazio di tutti i tuoi benefici».
Signor Curato, signor Superiore, diceva il demonio ai due sacerdoti che assistevano
questa vittima, voi perdete il vostro tempo; tutto questo non è che menzogna, tutto
questo è un fenomeno naturale. Non ci sarà niente domani di soprannaturale, il
Maestro non verrà. Tutto ciò non è che di natura fisica, non è da Dio.
«Ho sete, ho sete di Gesù solo! diceva la novizia. Felici le anime che soffrono in
segreto, conosciute da Dio solo! Quanto mi piace un'anima che soffre con pazienza,
nascosta con Dio solo!
Ringrazio Dio di avermi ricevuta qui; io ho molto peccato. Grazie tuttavia alle
preghiere delle suore, spero che egli mi userà misericordia, che mi perdonerà tutte le
mie infedeltà.

55
Dio mio, io ti ringrazio. Santa Vergine, quanto sei pura! rendi i tuoi figli puri
come te, affinché non cadano nelle reti di Satana. Santi del cielo e della terra, in-
tercedete per coloro che non conoscono la malizia di Satana. Mio Dio, uniscimi
a te... lo non ho paura, Satana. Se sapessi che il mio occhio dovesse offendere Gesù, lo
strapperei; se fossero le mani e i piedi, li taglierei. lo ho sete, ho sete di Gesù, e per
niente di te, Satana».
Miserabili, gridò il diavolo alle suore, che annotavano, voi scrivete! Tutto ciò è cattivo
come voi, tutto ciò non è buono che per essere gettato nella spazzatura. Non c'è niente
di soprannaturale: tutto è naturale.
«Santa Vergine, mia buona Madre, disse la suora, io mi unisco a te che sei venuta sulla
terra per dare il buon esempio; mi unisco alla tua pazienza, alla tua rassegnazione nella
sofferenza, quando tuo Figlio era abbandonato, e senza consolazione. Mio Dio, sii
benedetto!».
E al demonio: «Ebbene, Satana? Che cosa dici? Credi che tutti seguano l'orgoglio
come te? No, no, vi sono sulla terra un gran numero di santi nascosti. Miserabile, non
ti si vede che alla morte. Se solamente si vedesse il tuo viso, tutti ti fuggirebbero. Tu
sei brutto! Non c'è niente quaggiù di altrettanto brutto. Se sapessi dipingere! Spirito
Santo, Spirito Santo, ispirami sempre; mostra a tutti gli uomini la malizia di Satana.
Che dici ancora, Satana? Tu dici che io ti amo? No, certo, io voglio solo Dio.
Tu dici che perdi le anime? Oh! se ti conoscessero, si guarderebbero bene di venire a
te; perfino le bestie ti fuggirebbero. Se tu tocchi gli alberi, diventano neri; se tu tocchi
la terra, essa inaridisce. Tutto ciò che Gesù tocca, tutto ciò che guarda, fiorisce.
Dici che sei Dio? Se tu lo sei, vieni, crea un albero, fallo uscire dalla terra perché lo si
veda. Infelici quelli che ti seguono! Chi ti ha permesso, Satana, di prendere l'aspetto
delle suore per tentarmi?».
Noi abbiamo assistito fino ad ora alla metà del combattimento. Cinquanta nuove lotte
devono seguire le cinquanta prime. Solamente dopo i cento attacchi, Gesù . verrà a
passare nel corpo di questa eroica vittima per guarirlo.
Satana si rivolse a tutte le suore presenti: Ascoltate, miserabili! disse loro; la piccola
Araba l'ignora, ma io, io lo so.
«Mio Dio, diceva la novizia, uniscimi a te per amore del prossimo, affinché lo ami più
di me stessa».
E a Satana: «Se mi dici che tutti mi onorano, che tutti mi amano, io soffro; ma se mi
dici che tutti mi disprezzano, sono contenta. Il disprezzo è la mia felicità. Tu dici che,
a San Giuseppe di Marsiglia, hai spesso preso la mia sembianza per fare molti errori,
per dare una cattiva opinione di me alle suore. Tu hai fatto questo? Oh! quanto sono
felice di saperlo! Sarei quasi tentata di dirti grazie. Ma no, non ti ringrazierò
ringrazierò Gesù. Desidero soffrire per amore di Gesù, e non al fine di essere
conosciuta. Desidererei che tutte le creature mi giudicassero male come te. Mio Dio,
non cerco che di amare Gesù, di servirlo con semplicità. Non desidero che il mondo
mi conosca, io non desidero niente. Mio Dio, grazie di rendermi povera. Non voglio
che il tuo amore.
Dici, Satana, che sei tu che ispiri ripugnanza per i superiori? Sono ben contenta di
saperlo, per poterlo ripetere. Tu lavori a suscitare la divisione? Non vi riuscirai.
Non c'è nessuno qui (la suora, durante le sue estasi, si credeva sempre sola), non vedo
nessuno. Se tu vedi qualcuno, Satana, tanto peggio per te. Non c'è nessuno, qui con

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me; tuttavia non ho affatto paura. Io ti vedo, Satana, ma vedo anche il mio buon
angelo. O mio buon angelo ti onoro, ti amo, ti benedirò eternamente. (L'angelo
custode, accanto alla suora stessa, le dettava queste parole). E al demonio: Satana,
questo nome che ti do è ancora troppo bello per te: ti chiamerò letame. Se il mondo ti
conoscesse, ti disprezzerebbe. Sì, tu non sei che letame.
Disprezzo per Satana! amore per Gesù! Mi offro per i peccatori».
Che dice, quest'Araba? esclamò Satana. t possibile questo? No, no, gloria a me! Dopo
l'attacco, la suora disse: «Io offro le mie sofferenze per tutte le mie consorelle, per
tutto l'Ordine del Carmelo, per tutte le anime consacrate a Dio!». E a Satana: «Se ti
annoi, vattene. Io non sono venuta a cercarti. Sei venuto tu. Mio Dio, per la tua santa
croce, liberami dalla malizia di Satana!».
Miserabili, esclamò il diavolo, non siete neanche annoiate? E' da tempo che io lo
sono, io. Non posso più restare. Vado a vomitarvi. No, mai più entrerò in una casa
simile. La novizia diceva dopo questa lotta: «Mi unisco a tutte le anime che sono in
agonia, affinché Gesù le liberi dalla malizia di Satana. Mio Dio, sii benedetto!».
E al demonio: «Su, Satana, parla. Tu mi rimproveri di aver domandato da bere? Non
sono io che ho fatto questa domanda, io non ho sete che di Gesù; non mi nutro
d'acqua; perché, dopo aver bevuto, si ha ancora sete. Io mi nutro della parola di Dio.
La parola di Dio non passa, né sulla terra, né in cielo.
Quando lo spirito di Dio discende in un'anima, reca la calma, la pace, la gioia:
`
quando sei tu, Satana, tu non rechi che noia, pena, turbamento.
Disprezzo per Satana, gloria a Dio!».
E' mezzanotte, venite, venite, venite. Tutti insieme, annientiamo l'Araba, disse Satana
ai suoi compagni; e rivolgendosi alle suore la cui presenza lo irritava, disse: Nessuna
di voi vuole andare a dormire? Vedete quella, aggiunse indicando una suora ammalata,
tutte le sere è andata a letto di buon'ora; e questa notte, ha due occhi di gatto. Queste
parole provocarono l'ilarità delle suore. Voi inoltre ridete del mio linguaggio,
miserabili! esclamò il diavolo furioso. «Mi unisco a Gesù, diceva la suora, quando
giudica le anime; soffro per i peccatori, affinché essi abbiano la luce per seguire Ges&

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