. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:29

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3. Considerate l'agnello: vedete la fede che egli ha nel suo pastore; cammina vi-
cino a lui con fiducia; si abbandona alle sue cure, va dove lo conduce; si ferma quando
il pastore si ferma; conserva la sua lana o la dà come il pastore vuole; lo segue di
giorno, lo segue di notte. È così che dovete lasciarvi condurre dal vostro Pastore Gesù;
è così che dovete seguirlo sempre con fede, di notte come di giorno; è così che dovete
essere veri agnelli.
Se dicessimo con fede: Montagna, cambia di posto, la montagna ci ubbidirebbe; terra,
trema, la terra tremerebbe».
II
«Margherita, santa Veronica mi ha dato sette pratiche sull'umiltà:
1. L'orgoglioso è come il grano di frumento gettato nell'acqua: gonfia, ingrossa.
Esponete questo grano al sole, al fuoco: secca, è bruciato. L'umile è come il grano di
frumento gettato sulla terra: scende, si nasconde, scompare; muore, ma per rifiorire in
cielo.
2. Quando si raccolgono le olive, lo si fa con la più grande cura, si raccolgono tutte
quelle che cadono a terra allo scopo di estrarne l'olio. Cercate dappertutto con eguale
cura occasioni per praticare l'umiltà. L'olio dà la luce; l'umiltà ha la luce di Dio; fa
vedere Dio.
3. Considerate le api; volteggiano di fiore in fiore ed entrano in seguito nell'alveare per
fare il miele. Imitatele, cogliete dappertutto il succo dell'umiltà. Il miele è dolce;
l'umiltà ha il gusto di Dio; fa gustare Dio.
4. Lavorate ogni giorno per acquistare l'umiltà. Quando si dimentica di innaffiare gli
alberi appena piantati, questi muoiono; se dimenticate di praticare ogni giorno l'umiltà,
l'albero della vostra anima si seccherà.
5. Vedete come un piccolo uovo nel mare diventa in poco tempo un grosso pesce.
Abbiate cura di essere sempre piccoli con l'umiltà; diventerete grandi davanti a Dio. 6.
Considerate la bestia: non cerca che il suo bene e quello dei suoi piccoli. Siamo i figli
di Dio il quale non cerca che il nostro bene. Ecco perché ci fornisce le occasioni per
praticare l'umiltà: sappiamo approfittarne.
7. L'umiltà ci conserva; una bella e buona cosa, abbandonata, si perde: anche l'anima,
senza gli atti di umiltà, si perde».
III
«Margherita, santa Teresa mi ha dato quattro pratiche sulla pazienza:
l. Quando soffrite, pensate alla vostra debolezza, alle vostre miserie, pensate che un
piccolo nulla come voi non merita che di soffrire. Guardate Gesù nella sua Passione:
soffrirete tutto con amore, voi lo ringrazierete.
2. Al fine di conservare la pazienza nella prova, considerate Gesù sulla Croce. Tutti lo
ingiuriavano, tutti si burlavano di lui e dei suoi dolori; egli sopportava tutto in silenzio.
Una figlia di Teresa deve soffrire con pazienza, in silenzio. Tutto pasa.
3. Nelle vostre sofferenze, pensate che glorificate Dio. Sulla terra, il Signore fa tutto
per voi: voi soffrite tutto per Lui. Pensate alla sua gloria; pensate anche che la santa
Vergine sarà vostra Madre.
4. Pensate che dopo le sofferenze, le umiliazioni, sarete in cielo. Oh! allora, quale non
sarà la vostra gloria, la vostra gioia!».
IV
«Margherita, san Luca mi ha dato due pratiche sulla verginità:

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1. Conservate con cura il profumo della verginità. Quando un liquore profumato è
messo in un vaso, si chiude il vaso al fine di non fare evaporare il profumo. Fate così
per la verginità; custoditela ben chiusa, e riprenderà il suo profumo in cielo.
2. Custodite la verginità come gli alberi conservano la loro linfa. Occorre molto tempo
agli alberi prima che portino frutto. Dio sarà il frutto della verginità in cielo e sulla
terra.
La verginità è come una luce vicino a Dio nel cielo».
V
«Margherita, san Giuseppe mi ha dato cinque pratiche sulla carità fraterna:
1. Pensate alla colomba: ella si toglie il cibo dalla bocca per darlo ai suoi piccoli. È
così che dovete essere caritatevoli per tutte le vostre sorelle: dimenticatevi, privatevi
per gli altri.
Se agirete in questa maniera, Dio lo considererà come fatto a se stesso.
2. Guardate i pesci nel mare: vanno insieme in gruppi numerosissimi; marciate così
insieme con la carità.
3. Considerate le bestie prive di ragione. Quando una tra loro corre un pericolo, le altre
l'avvertono. Soccorretevi così le une con le altre.
4. Guardate le stelle: considerate come brillano e come fondono la loro luce, al fine di
produrre tutte insieme una grande luce; producete così insieme, perfettamente unite,
una grande luce di edificazione.
5. Guardate i bambini appena nati: li si nutre con il latte; crescono a poco a poco
grazie alla carità che si esercita nei loro riguardi; in seguito, mangiano per crescere
maggiormente, per potere camminare. Per mezzo della carità, dovete nutrirvi le une
con le altre, confortarvi e fortificarvi a vicenda».
VI
«Margherita, Gesù mi ha dato cinque pratiche sul silenzio:
l. Il giorno passa, la notte trascorre senza rumore, trascorrono in silenzio. Conservate,
anche voi, il silenzio; passate sulla terra in silenzio per trovare la gioia in cielo.
2. Quando l'acqua sgorga dalla sua sorgente, sgorga senza rumore, senza intorbidirsi;
scorre poi in silenzio: praticate così il silenzio.
3. Quando si piantano le erbe, le piante, i roseti, si lasciano radicare in silenzio,
crescono in silenzio; spandono il loro profumo in silenzio; cadono, muoiono in si-
lenzio; fanno tutto in silenzio: fate lo stesso.
4. L'uva si lascia cogliere in silenzio; si lascia gettare nel torchio e pigiare in silenzio;
è allora che il vino è dolce. Il buon frutto diventa dolce grazie al silenzio: praticate il
silenzio.
5. Imitate il legno; si lascia tagliare in silenzio; si lascia dipingere del colore che si
vuole in silenzio; si lascia bruciare in silenzio. Lasciatevi umiliare in silenzio; la-
vorate, soffrite, fate tutto in silenzio. Il silenzio preserva per il cielo».
Questi insegnamenti della novizia estatica facevano infuriare Satana. Egli ottenne il
permesso di tentarla anche durante l'estasi. La suora lo raccontò alla Beata:
«Margherita, il demonio mi ha detto: Hai parlato troppo, non sei sola. Io ho risposto:
ma sì, qui sono sola insieme a Margherita; non ho parlato troppo, parlerei ancora;
Gesù lo vuole, è Lui che mi ha detto di continuare. Lascia l'abito; da religiosa sarai
sempre malata; ti si dovrà sempre curare. Ebbene, se mi si cura, lo si farà per l'amore
di Gesù e Lui sarà glorificato. Vattene nel mondo, e avrai un portamento da gran

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signora. Per tutta risposta mi sono burlata di lui. Va nel mondo, farai del bene ai
poveri, invece qui, ti si fa l'elemosina: restare religiosa è umiliante. Vattene, Satana,
non otterrai niente. Come l'uva dà il vino quando è rinchiusa nel torchio dove la si
pressa, io voglio rimanere rinchiusa per dare a Dio il vino della purezza. Spogliati; nel
mondo, potrai fare molte penitenze, potrai seguire la tua volontà. Vattene, Satana, io
obbedirò; Gesù è stato obbediente fino alla morte».
«Margherita, voglio raccontarti ciò che Satana mi ha detto ancora: il mio martirio
all'età di tredici anni, è stato il più grande colpo che io gli abbia inferto. Satana, non
ama il martirio. Mi ha dunque detto: Se avessi potuto sapere ciò che tu saresti
diventata, avrei strangolato te, tua madre e tutti i tuoi familiari. Egli mi ha parlato così,
Margherita, ma io, io sono niente; sono solo miseria, debolezza, nulla, è Gesù che ha
operato in me. Satana mi ha anche rimproverata di essere fuggita e di essere, con ciò,
la causa della desolazione dei miei parenti. Avrebbe voluto farmi credere che avevo
commesso una grande colpa, gli ho risposto di aver agito sotto ispirazione divina e che
Gesù e Maria avevano fatto tutto. È vero, Margherita, che io, senza Gesù, mi sarei
persa da molto tempo. È Gesù che mi ha chiamata, ritirata dal mondo. È Maria che ha
vegliato su di me. Mi ama tanto, Maria! Mi lamentavo un giorno con questa Madre di
non essere morta all'epoca del mio martirio. Mi consolò dicendomi che sarei diventata
martire d'amore». «Margherita, voglio recitarti la mia preghiera a Maria: Tu eri
vergine nel mondo, oh! Maria. Chi avrebbe mai pensato che saresti diventata Madre di
Dio? Sei la Madre di Dio, per la Tua umiltà. L'angelo del Signore è apparso a Maria
per annunciarle la sua maternità divina. La Vergine, illuminata dalla luce potente di
Dio, si umiliò pensando che Colui il quale ha creato il cielo e la terra stava per
diventare suo Figlio. L'angelo parlava spesso alla Vergine Maria, e ogni volta che
l'angelo parlava, Ella si umiliava. Oh Maria! quanto sei umile e amabile nella Tua
umiltà!
Maria era anche un modello di fede. Oh! quanto la fede di Maria era gradita al Padre
celeste! Grazie alla sua fede faceva crescere Gesù in Lei tutti i giorni. Se noi avessimo
questa stessa fede, Gesù crescerebbe anche nel nostro cuore. A motivo della sua fede e
della sua umiltà, Maria non si sentiva degna di diventare la Madre di Dio.
Sulla terra, i bambini non possono nascere senza una madre: e vengono alla luce per
mezzo di una donna. È anche per mezzo di una donna che noi entriamo in cielo, e
questa donna, è Maria. Dio apre il cielo grazie al Frutto di Maria. Dopo il peccato, gli
uomini aspettavano il Frutto di Maria, di questa Vergine dolce, umile e santa. Sii
benedetta, Maria, sii benedetta!».
Passando in seguito a consigli di altro ordine, ma tutti nutriti della linfa evangelica,
suor Maria di Gesù Crocifisso, sempre in estasi, aggiunse: «Un'anima, chiamata da
Dio alla vita religiosa, dice: Voglio farmi religiosa per seguire Gesù, per praticare
l'umiltà, per morire a tutte le cose e a me stessa. Il demonio viene; spinge quest'anima
a curarsi per potere osservare la Regola. Se l'anima ascolta questa prima tentazione,
Satana continua i suoi attacchi nello stesso senso. I desideri terreni penetrano
impercettibilmente nello spirito di questa religiosa: trova che non è abbastanza vestita,
abbastanza nutrita; crede che le altre sono curate meglio di lei. Cacciate questi
pensieri, non pensate a voi, lasciate che i superiori pensino per voi. Sì, io dirò tutto.
Vai via, Satana, non c'è nessuno qui, non c'è che Margherita. Vai via, non voglio
niente da te, non ti conosco. Per essere una buona religiosa, bisogna annientarsi;

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bisogna assolutamente assomigliare a un essere senza vita, a un bastone. La buona
religiosa si accontenta di poco; non si lamenta mai; crede sempre che si faccia troppo
per lei.
Il demonio cerca, dopo la professione, di ispirare idee ambiziose. Si desidera essere
consigliera, poi sottopriora, poi priora. Una volta ottenuto il primo posto, si vuole
essere amata; non si è soddisfatta fino a quando non ci si sente dire: Mai abbiamo
avuto una simile madre! Quante vittime di questa vana gloria vi sono all'inferno! Non
credetevi capaci di occupare un posto qualunque, ancora meno il primo. Se Gesù
permette che tu venga elevata, non ti rattristare, resta in pace. È sufficiente avere una
grande fede, perché tutto vada bene nella comunità. Gesù fa tutto per una superiora
che vive di fede, senza preoccuparsi di cose inutili. Annientati, sparisci interiormente;
sii dolce, buona per le figlie che Dio ti ha dato. Imita in tutto Gesù, per fare imitare
Gesù. Non desiderare i complimenti; le lodi passano. Tutto passa. Fin quando sei
superiora, credi sempre di essere nulla. Sii buona, con semplicità e fiducia in Dio.
Accostati a Dio sempre con umiltà. Un'anima che vive di fede e di semplicità, si
conserva come la luce nella notte. Man mano che lascerete tutto sulla terra, troverete
tutto nel cielo».
Tali sono gli insegnamenti semplici, graziosi, sublimi e pratici che la novizia dettò,
senza alcun dubbio, durante la sua estasi ininterrotta di un giorno e mezzo. Ritornata
in sé, non ricordava nulla di ciò che era successo. Il suo primo grido fu: «Madre mia,
da dove vengo? Dove sono? Mi dica ciò che ho fatto».
A questa raggiante estasi seguì una tristezza mortale; l'espressione del suo viso
cambiava in ogni istante, a volte diventava tutta nera. In preda a una vera ossessione,
si dibatteva tra le mani delle consorelle. La reliquia della santa Croce e la sola parola
obbedienza bastarono a calmarla in quel momento. Ma gli attacchi si moltiplicavano e
diventavano sempre più forti, bisognò ricorrere alla potenza del sacerdote. Il Superiore
della comunità fu chiamato e la sua presenza trionfò su Satana ma un'ora dopo la sua
partenza, mentre si cercò di far prendere un po' di cibo a questa vittima, il demonio
tornò alla carica gettando degli spilli nella porzione servitale, allo scopo di soffocarla.
L'infermiera, che li vide, li tolse: essi erano neri e ricurvi come uncini. Il demonio ne
gettò altri e la novizia ne ingoiò uno che restò infilzato nella gola: impossibile
strapparlo. La suora soffriva un vero martirio. La Madre Priora allora le disse: per i
meriti della santa Croce, getta lo spillo, e lo spillo cadde subito a terra. Alle tre, le
condizioni della novizia migliorarono immediatamente, così come lei aveva predetto,
e il suo viso divenne raggiante; tutta la comunità ringraziò Dio per la sua liberazione.
Quanto all'umile fanciulla, ringraziava
. soprattutto Gesù per essere stata vista così da tutta la comunità: «Dio mio, grazie,
diceva, d'aver fatto conoscere la mia miseria; se non mi avessi custodita, avrei ceduto
a tutte le tentazioni che i miei peccati hanno attirato su di me»; poiché, nella sua
profonda umiltà, attribuiva tutto ciò che le andava accadendo alle sue colpe, alla sua
natura corrotta, e si stupiva della carità delle suore nei suoi confronti.
La Chiesa celebrava le Quarant'Ore; entravamo in Quaresima, durante la quale il
prodigio delle stimmate doveva rinnovarsi, secondo la promessa della santissima
Vergine.
CAPITOLO V

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Suor Maria di Gesù Crocifisso dalla
Quaresima del 1868 fino all'epoca della
possessione
Riportiamo a questo punto l'apprezzamento di Madre Elia sulla sua novizia, espresso
nelle note prese su questo argomento per ordine del vescovo di Bayonne e del
superiore del Carmelo, dal momento del suo ingresso al Carmelo di Pau. Ed è proprio
da questi appunti che abbiamo preso i fatti relativi a questo periodo della vita di suor
Maria di Gesù Crocifisso.
«Per quanto mi è possibile, assumo il linguaggio della nostra suorina, per rendere con
più esattezza lo stato di quest'anima. Confesso tuttavia che il mio compito è difficile e
che questa relazione è spoglia del fascino legato alle parole e alle azioni della novizia
e che dà tanto interesse ed espressione a tutto ciò che lei dice.
Sento di non fare il suo ritratto che a metà. Occorrerebbe un'altra penna più esercitata
per fare conoscere questa bella anima: la sua ingenuità, la sua semplicità, la sua
umiltà, la sua generosità, la sua carità, il suo amore per Dio e per il prossimo, la sua
costanza nel lottare contro il suo avversario che la perseguita senza posa, il suo amore
per la vita nascosta, comune, ordinaria. Bisogna vederla e seguirla per farsi un'idea
giusta di questa figlia. Tutto ciò che accade in lei di straordinario, sia nel passato che
nel presente, viene da Dio? Non tocca a noi giudicarne; ma tutto ciò che possiamo dire
è che, se lo spirito di Dio non ne fosse l'autore, la nostra novizia ci sembrerebbe più
degna di ammirazione nel potere, sotto l'azione del demonio, restare fedele al suo Dio,
piena di speranza in Lui, umile e piccola con se stessa, non cercando mai la stima delle
creature, non volendo, in ogni cosa altro che la volontà di Dio e la sua più grande
gloria. Ho ben sondato i suoi sentimenti e mai lei ha deviato dal suo cammino, il quale
è quello di un'anima piena di rettitudine che cerca solo Dio». Ma continuiamo il nostro
racconto.
Il Mercoledì delle Ceneri, suor Maria di Gesù Crocifisso chiese ed ottenne di poter
praticare la Regola, sapendo che non avrebbe più potuto durante la Quaresima. Infatti,
l'indomani, soffriva talmente ai piedi e alle mani, che le era impossibile muoversi.
Ecco la sua preghiera del mattino: «La mia preghiera, diceva, era con Gesù nel
deserto. Entrandovi, ho visto la terra spoglia, gli alberi secchi. Nel momento in cui
Gesù è apparso, la terra si è rivestita di verde; gli alberi si sono coperti di foglie, di
fiori e di frutti. Gli animali hanno riconosciuto il loro Dio, gli uccelli hanno cantato
perché percepivano la tristezza di Gesù. Tutta la creazione cercava di rallegrarlo e
desiderava custodire Gesù. Ogni creatura studiava il modo per fargli piacere, solo le
pietre erano insensibili. Né la luce, né il calore, né la rugiada, né la pioggia potevano
fare loro del bene. Gesù diceva guardando le pietre. Peccatori, ecco la vostra
immagine. Io vi mando l'acqua della mia grazia, e voi non ne approfittate più delle
pietre. . Le anime fedeli dicevano a Gesù: Signore, donaci lo spirito di preghiera,
alfine di potere guadagnare anime che ti serviranno come la terra ti serve nel deserto.
Signore, siamo nude, rivestici del tuo amore; conservaci sempre nella tua presenza,
alfine di potere sempre cantare le tue lodi per far gioire il tuo cuore: facci produrre
fiori e frutti per la Chiesa.
Gesù stette quaranta giorni nel deserto senza bere ne mangiare: digiunava per noi.
Gesù aveva fame e sete di anime; piangeva, e mentre le lacrime scorrevano sul suo
viso, diceva: Poveri peccatori, non entrerete in cielo, se non vi convertirete. Gesù mi
ha mostrato nel deserto alberelli carichi di frutti e mi ha detto: Guarda questi piccoli

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alberi e osserva come l'odore dei loro frutti profuma questo deserto: sono
l'immagine dell'anima umile e piccola ai suoi occhi. Guarda, invece, quegli alberi alti,
non hanno che frutti cattivi e anche l'odore dei loro frutti è cattivo: raffigurano l'anima
orgogliosa.
Gesù mi ha detto ancora: Guarda queste due persone: una è stimata da tutti; possiede
tutti i doni della natura; è bella, ricca. Si compiace di se stessa; ricerca i piaceri terreni,
ma agli occhi di Dio la sua anima è brutta. L'altra è povera, malata, disprezzata; ma il
suo cuore è sempre con me, cerca solo di compiacermi, di fare la mia volontà. Oh!
quanto è bella e ricca quest'anima ai miei occhi! quale gloria l'attende in cielo!
Sentivo Gesù dire ancora: Peccatori, non vi chiedo perché avete peccato, ma perché
non vi convertite affatto. Non guardo più il vostro passato, solo che veniate a me. Mio
Padre ha creato per voi il cielo e la terra; venite, vi salverò.
Gesù nel deserto pregava, pensava a noi, alle nostre debolezze. Vedendo Gesù
piangere, tutti gli animali si fermavano vicino a Lui per piangere con Lui. Questa
compassione degli animali aumentava la tristezza di Gesù, perché vedeva le bestie più
sensibili degli uomini».
Le sofferenze della novizia crescevano continuamente. La trasportarono in infermeria.
Nel passare là vicino, le suore respiravano un profumo soavissimo che il suo corpo
emanava; il suo velo e il suo mantello spandevano lo stesso profumo. Durante la notte
i dolori furono atroci. L'indomani, primo venerdi di Quaresima, verso le sei del
mattino, il sangue cominciò a stillare dalle mani e dai piedi; la corona di spine
perfettamente disegnata attorno alla testa, stillò anch'essa sangue in abbondanza in due
riprese, così come la piaga del costato. A mezzogiorno, il sangue si fermò ma le
piaghe rimasero aperte. Diventavano più profonde ogni settimana fino a Pasqua.
Indichiamo qui una volta per tutte il modo in cui si formavano le stimmate. Il
mercoledì sera o il giovedì mattina di ogni settimana di Quaresima, le sofferenze
della suora raddoppiavano di intensità; si vedeva in seguito una vescica grossa quanto
la testa di un chiodo, apparire sulle mani e sui piedi; la vescica scompariva all'apertura
delle stimmate per riformarsi otto giorni dopo. Dal sabato fino al mercoledì seguente,
le piaghe non facevano che stillare sangue.
li sabato della prima settimana di Quaresima, malgrado le sue vive sofferenze, suor
Maria chiese ed ottenne di essere trasportata nel coro, al fine di potersi comunicare.
Vide due angeli che assistevano il sacerdote sull'altare. Nostro Signore le apparve
sopra il calice, sotto le sembianze di un incantevole bambino. Con le sue piccole mani,
benediceva le suore. Tutto ad un tratto, lo vide crescere fino a prendere la statura di un
uomo: si offriva al Padre per le anime. Questa visione la rese felice; avrebbe voluto
tuttavia capire come Gesù fosse allo stesso tempo in cielo e dovunque vi fossero ostie
consacrate: Che questo mistero non ti stupisca, le disse il Signore, la luce naturale non
è dappertutto contemporaneamente? E perché l'Autore della luce non potrebbe essere,
con il suo Sacramento, contemporaneamente in diversi luoghi?
Le estasi, durante tutta la Quaresima, furono quotidiane. Santa Teresa, san Giovanni
della Croce e molti altri santi, la santa Vergine e nostro Signore stesso la visitarono.
Allorquando la Madre di Dio le appariva, la sua gioia era più grande: «O Madre mia,
diceva, quanto sei bella, quanto sei bella! Non sono degna di essere tua figlia, sono la
tua serva, la tua umile serva».

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Santa Teresa le fece capire che, se in ogni monastero ci fossero tre religiose ricolme
del vero spirito della vocazione, Dio, grazie ai loro meriti, avrebbe usato misericordia
alle consorelle e risparmiato persino le città in cui si fossero trovati simili tesori.
Le stimmate aperte riempivano suor Maria di confusione. Un giorno che supplicava
Nostro Signore di farle scomparire, Gesù le rispose: Guarda i frutti che si producono
sotto terra: crescono e nessuno gioisce alla loro vista. Guarda, invece, un roseto
esposto agli occhi di tutti: produce boccioli che diventeranno belle rose il cui profumo
investe tutti coloro i quali vi si avvicinano; questo profumo non è per il roseto, bensì
per gli altri, il roseto non ha per sé che sterpi e spine. Allo stesso modo, scelgo certe
anime per essere glorificato in loro; i doni esteriori che accordo loro non sono per se
stesse, ma per gli altri; queste anime non conservano che la sofferenza, la quale è
come la spina della rosa, ma dopo che avranno molto sofferto, faranno come la rosa
che si schiude, spanderanno il mio soave profumo e andranno a fiorire nel cielo.
Guarda, le disse ancora Gesù, il frumento: si semina il grano nella terra, marcisce,
muore e poi spunta, la spiga si forma all'estremità del gambo grazie alla mia potenza e
coloro i quali la vedono ammirano la provvidenza di Dio e la sua bontà. Né la spiga né
la rosa crescono grazie a loro stesse, hanno bisogno della terra per nutrirsi, del calore
del sole e della rugiada per crescere; allo stesso modo un'anima non può, per sé stessa,
fare niente per Dio. È Dio che lavora in lei, che si glorifica in lei, che cresce in lei
nella misura in cui l'anima si eclissa, scompare e si annienta.
Questo linguaggio le fece comprendere che il Salvatore non voleva esaudirla. Senza
scoraggiarsi, si rivolse allora alla santissima Vergine ma anche Maria, sempre
conforme alla volontà del suo Gesù, rifiutò. La novizia ricorse a santa Teresa: «Madre
mia, le disse, perché introdurmi nel tuo Ordine, se non mi ottieni di praticare la
Regola? Da quando ho preso l'abito, sono sempre malata; se non mi guarisci, mi si
dovrà mandare via e tu sarai la causa del mio rientro nel mondo». Dicendo queste
parole, sembrava facesse il broncio alla Santa. La lotta tra la madre e la figlia fu lunga
e santa Teresa finì per cedere. «Sarò guarita a Pasqua, sarò guarita a Pasqua, esclamò
la suora tutta gioiosa: la mia madre Teresa me lo promette da parte di Dio. Dopo una
breve convalescenza, spero di poter fare seriamente il mio noviziato».
I due primi venerdi di Quaresima, suor Maria era nel suo stato solito, quando le
stimmate si aprirono: impossibile esprimere la sua pena e la sua confusione nell'essere
vista dall'infermiera. Scongiurò la Priora di lasciarla sola durante gli altri venerdì.
Quella, che non voleva che la novizia supponesse l'aspetto soprannaturale del suo
stato, le rispose: Sei un'orgogliosa! Desideri essere sola il venerdì, perché costa al tuo
amor proprio di essere vista così. Ebbene! voglio, per tua umiliazione, che tutte le
suore siano presenti quando questa malattia si mostrerà di nuovo. II terzo venerdì della
Quaresima, la sua maestra la sorvegliava durante la Messa. Al momento della
Elevazione, la novizia ebbe un rapimento. Subito il sangue colò in abbondanza dalla
sua testa, dalle sue mani e dai suoi piedi. Dopo il ringraziamento, la comunità si recò
in infermeria per essere testimone del prodigio. Era la prima volta che tutte le suore
riunite contemplavano le sue stimmate. Si credettero trasportate su un nuovo Calvario:
guardavano in silenzio, con il cuore pieno di una emozione indefinibile, con gli occhi
pieni di lacrime. Si fece entrare il Superiore della comunità per constatare il prodigio.
Egli posò un dito su una delle sue piaghe: a questo semplice contatto, tutto il corpo
della novizia tremò. La benedisse e subito la suora esclamò sempre rapita: «La parola

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di Dio è scesa su di me». Durante questa lunga estasi, ella parlava del nulla della
vita, dell'accecamento dei peccatori, della perdita delle anime, dei malanni della
Chiesa: «Signore, diceva singhiozzando, abbi pietà di noi! Santa Vergine, allontana le
disgrazie che ci minacciano. Prega per la Chiesa. Verrà ben presto la guerra; come
pregherò per la Chiesa!».
Il 16 marzo, così raccontava la sua estasi, che era durata tutta la giornata: «Vedevo,
diceva, Gesù su una strada; egli lasciava, dietro di sé, camminando, una grande luce
che illuminava le anime fedeli. Seguendo Gesù e la sua luce, si evitavano le spine,
l'acqua, il fuoco e i serpenti. II Salvatore camminava sempre e svelto. Molte persone si
erano messe al suo seguito ma ben presto la maggior parte si fermò. Ce n'era tuttavia
un numero abbastanza grande che continuava a camminare dietro di Lui: esse
godevano della luce, mentre quelle che si erano fermate non vedevano più che tenebre.
Vedendomi a metà cammino, mi fermai un istante per riprendere fiato; Gesù sembrava
aspettarmi vedevo la sua luce. Ma, quale non fu la mia confusione, quando scorsi un
gran numero di anime che venivano a raccomandarsi alle mie preghiere! Non sapendo
che fare, entrai in una chiesa, aprii il tabernacolo con un'ardire che mi fece meraviglia;
depositai nel ciborio tutte le preghiere che mi erano state richieste e aspettai. Gesù
comparve, prese il ciborio pieno di queste preghiere e lo vuotò nelle sue mani; gli
Angeli attinsero dalle sue mani adorabili le grazie ottenute con queste preghiere e
andarono a portarle a tutte quelle anime».
In un'altra estasi, santa Teresa le disse che non era contenta, perché si era troppo
occupata di sé; aggiunse che le sue figlie devono dimenticare se stesse per pensare ai
peccatori; rassomigliare ai bambini che lasciano ai loro genitori la cura di tutto ciò che
li riguarda. Se un'anima, disse, pratica il disprezzo di se stessa e se cammina dietro alle
altre, sarà grande ed innalzata nel cielo.
Un altro giorno, ella disse, sempre in estasi: «Ho preso il santo abito qui, ma non vi
farò la professione: pronuncerò i miei voti nelle Indie. Resterò a lungo novizia. Padre
Elia, tu lo sai, che andrò a piantare laggiù la rosa di Teresa».
Passando in seguito a consigli più pratici, aggiunse, sempre nel rapimento: «La mia
Madre Teresa era fedele nelle piccole cose. Le anime sbagliano spesso cercando di
fare delle grandi penitenze. Tutto ciò non è niente se non si è fedeli alla Regola. La
Regola di Madre Teresa è così saggia! è tutta contro natura. La Regola è la nostra
madre. Ci sembra qualche volta che se non facciamo più della Regola, aggiungendovi
qualche cosa di straordinario, non ci salveremo: è un errore. Ecco ciò che mi ha detto
la santissima Vergine: Se una suora assolve tutti i punti della Regola senza
aggiungervi niente, va diritta in cielo. Se un'altra suora, facendo più della Regola, non
ha il vero spirito della Regola, non andrà diritta in cielo. Pratichiamo la Regola, tutta
la Regola, con il vero spirito della Regola e otterremo tutto da Dio. Lo Spirito della
Regola è tutto lo spirito della Croce.
È bene essere disprezzata, non essere che niente; è bene stare nella tristezza sulla terra
per essere glorificata nel cielo. Ogni anima che cerca il disprezzo sulla terra, avrà la
gioia nel cielo. Tu, o anima, non sarai sempre disprezzata, non sarai sempre sofferente,
sempre povera; la prova non è fatta per durare sempre. Cerca dunque le occasioni di
umiliarti. Se ti si rimprovera di fare ogni sorta di male, ringrazia. Tutto passa sulla
terra, non vi resterai sempre. Raccogli meriti ogni giorno. Ogni volta che sarai

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disprezzata, che ti si mortificherà, che si frantumerà la tua volontà, rallegrati: tutto
ciò vale per il cielo.
Quando nostro Signore è venuto sulla terra, ha posto san Giuseppe sopra di sé, per
poter obbedire; voleva così farci capire il merito dell'ubbidienza. Padre Giuseppe!
Madre Teresa, scoprirete che non avete sofferto abbastanza. Mille anni di sofferenze
non sono niente, poiché noi saremo in seguito per sempre in cielo. Felice l'anima che
soffre!».
La vigilia delle Palme, ella diceva in estasi: «Tutto passa. Mio Dio, copri con la tua
misericordia i poveri peccatori. Se comprendessero la tua parola, se conoscessero la
tua presenza nel tabernacolo, se si ricordassero che tutto passa, si convertirebbero.
Poveri peccatori! Chi fa tutto per voi? È Dio; sì, è Dio che vi fa crescere, che vi dà la
salute, le ricchezze. Perché offendere colui che vi dà tutto? Peccatori, andate a Dio,
ascoltate la sua parola».
Alcuni istanti dopo, aggiungeva, rivolgendosi alla Chiesa: «Chiesa Madre mia, rosa
mistica, io ti amo. Spirito Santo, scendi sulla Chiesa, sui sacerdoti, illumina i figli
della Chiesa».
Scorgendo Gesù esclamava: «Ti saluto, ti saluto, o mio Gesù, ti adoro, ti amo, ti do
tutto ciò che ho, mi dono a te per il tempo e per l'eternità».
Entriamo nella grande settimana giustamente chiamata dalla Chiesa la Settimana
Santa. La domenica delle Palme, il divin Maestro non le fece più sentire la sua
presenza; ella fu in preda all'angoscia, circondata da tenebre e come abbattuta sotto il
peso dell'iniquità del mondo. Si comprendeva, guardandola, che condivideva i
tormenti interiori dell'agonia di Gesù. Il suo sbigottimento era estremo, le sue parole
smorzate. Diceva: «La mia anima dorme; i serpenti sono pronti per divorarmi. Tutte le
bestie, tutti i nemici mi attendono per farmi del male, per uccidermi. Signore,
risvegliati col tuo amore. Sono in un sentiero stretto e pieno di buchi: Signore, tienimi,
sto per cadere nel fuoco, nell'acqua. Ho paura di cadere: Signore, sostienimi. Tutti i
mali mi circondano: Signore tienimi; traimi dalla neve; soffro, sono ghiacciata:
riscaldami col tuo amore. Sono nella notte; rischiarami con la tua luce. Signore, tu sei
la mia speranza, la mia gioia, la mia felicità. Spero in te, spero in te».
Le apparve santa Marta. Suor Maria le disse: «Marta, guarda il tuo Maestro pregare,
offrire tutto a suo Padre, fare con gioia il sacrificio della sua vita per salvare le anime.
Marta, Gesù cammina; vede le anime dormire, vede i peccatori perdersi. Marta, sto per
dirti ciò che Gesù mi ha mostrato: mi ha mostrato cinque sentieri. Nel primo, vedo le
anime che dormono di un sonno profondo e pesante. I serpenti circondano queste
anime. Gesù grida loro: Svegliatevi, altrimenti le bestie vi divoreranno. Nel secondo
sentiero, vedo le anime come sprofondate in un abisso; per uscire da questo abisso,
Gesù presenta loro un'unica scala: la scala della sofferenza, ma queste anime non
hanno il coraggio di salire per questa scala. Nel terzo sentiero, vedo le anime cadere
nelle fosse; un po' di vento e perfino un po' di fumo basta per gettarvele: è il vento, è il
fumo della vanagloria. Nel quarto sentiero, vedo una montagna di neve e delle anime
tuffate in questa neve; esse hanno perduto la carità. Nel quinto sentiero, vedo le anime
tutte occupate di fiori, di piaceri, e dietro ad esse, vedo il fuoco che le segue, che sta
per raggiungerle».
Il Giovedì Santo, alle due del pomeriggio, sudò sangue. Un profumo delicato,
emanava da questo sangue e i lini di cui ci si serviva per asciugarlo, conservavano

38
questo stesso profumo. Un po' più tardi, pati il supplizio della flagellazione. La
Priora e due suore, che erano presenti, sentivano in maniera distinta i colpi di frusta
che si abbattevano su questa vittima. Tutte le circostanze della Passione passarono sot-
to il suo sguardo durante la notte: il suo corpo e la sua anima parteciparono a tutti i
dolori, a tutte le angosce del suo adorabile Maestro. L' indomani, anniversario della
morte di Gesù, le suore ebbero nella sua persona una rappresentazione al vivo del
sacrificio della croce: il sangue scorreva da tutte le sue stimmate. Una volta lavate, si
constatò che la carne era talmente trasparente nel posto dei piedi e delle mani, che da
esse si scorgeva la luce.
Il Sabato Santo, ella si rallegrò e pregò a lungo con santa Maria Maddalena; cantò
l'Alleluia con questa santa e con una folla di altri santi che vennero a visitarla. Tanto
amabile con le sue sorelle quanto lo era con gli abitanti del cielo, ella ricevette, con la
più viva allegrezza l'Alleluia che le suore le portarono, alla fine della sua estasi. Le era
impossibile stare in piedi. Ma non appena la Priora le ebbe ordinato di alzarsi e di
recarsi nel coro, si alzò subito e andò a cantare l'ufficio.
Le sue forze ritornavano lentamente; ella poté tuttavia lasciare abbastanza presto
l'infermeria. Il suo desiderio sarebbe stato di poter praticare la Regola ma Nostro
Signore le fece ancora capire che ella non lo avrebbe potuto realizzare a lungo, per
essere mantenuta nell'umiltà. Non essendo esaudita su questo punto, scongiurò Gesù di
toglierle almeno quel sonno che la tormentava tanto. Il divin Maestro non l'ascoltò
nemmeno in questo: i suoi rapimenti continuavano ad essere frequenti, soprattutto nel
coro. Quasi tutte le sue notti trascorrevano nell'estasi. Ella non teneva in alcun conto
questi favori, considerandoli come una infermità che il Signore le dava in espiazione
dei suoi errori. Giammai ne avrebbe parlato se non gliene fosse stato fatto un ordine.
Le sue colpe, ecco ciò che lei amava confessare: quelle le avrebbe urlate dai tetti. Nel
mese di maggio, il Carmelo ricevette la visita di Mons. Lacroix, vescovo di Bayonne,
il quale fece una esortazione alle suore nella sala del capitolo. Poi il pio Prelato parlò
della sublimità del santo sacrificio della messa. Le suore che erano accanto alla
novizia si accorsero, dopo alcuni istanti, che ella lottava per non andare in estasi, ma
fu invano: fu rapita e restò in questo stato fino a quando sua Eccellenza ebbe finito di
parlare; una sola parola della Priora la fece ritornare in sé. La sua confusione fu
estrema: «Avrei preferito morire, disse alla Priora, piuttosto che essere vista durante il
mio sonno». Le confessò che, mentre Monsignore parlava, Nostro Signore si era
presentato a lei tutto straziato e coperto di piaghe e che era stata questa vista che
l'aveva fatta uscire di sé.
Suor Maria era stata incaricata dalla Priora di adornare l'eremitaggio dedicato a Nostra
Signora del Monte Carmelo. Niente poteva esserle più gradito. Tutto ciò che c'era di
più bello e di più fresco nella natura era per la sua Madre del cielo. Ogni giorno
approfittava del primo momento libero per passarlo ai piedi della santissima Vergine.
Il 24 maggio di quell'anno 1868, molte suore si erano recate in questo eremitaggio per
recitare il rosario, trovandovi la piccola novizia che pregava col suo solito fervore. Il
suo cuore si infiammava e sembrava traboccare d'amore; era rapita e prorompeva in
trasporti: «O amore, o amore», esclamava. Si intrattenne prima con san Paolo, in
seguito con una religiosa: «Di quale ordine sei?» le disse la novizia con un fare del
tutto disinvolto. Sono dell'Ordine di Santa Maria, rispose questa. Dimmi il tuo nome,
riprese suor Maria. La sconosciuta rifiutò. La novizia insistette e, per farla decidere a

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dirlo: «lo ti dirò, per prima, il mio nome, affinché tu mi dica il tuo: sulla terra, io mi
chiamo la peccatrice, in cielo sono la figlia di Maria dell'Amato Bene». Il loro
colloquio durò alcuni istanti senza che la sconosciuta desse risposta su questo punto,
poi vennero altri santi e sante, ma colui che la novizia cercava non era là ed era Gesù
che le occorreva, era lui che ella chiamava: «Mio Amato Bene, dove sei? Chi ha visto
il mio Amato Bene? Io l'ho cercato e non l'ho trovato. Mio Amato Bene, io cammino,
io corro, io piango, non ho trovato il mio Amato Bene. O Gesù, mio Amore, non posso
vivere senza di te! Dove sei, Amato Bene? Chi ha visto il mio Gesù? Chi ha trovato il
mio Amatissimo? Tu lo sai, Amore mio, tutta la terra è niente senza di te, tutta l'acqua
del mare non basterebbe a ristorare il mio cuore». Attirato da simili accenti, Gesù si
mostrò, trafisse il suo cuore e lo inebriò di gioia e di sofferenza. In ginocchio, gli occhi
fissi sull'unico oggetto della sua tenerezza, ella sollevò il santo abito nel posto del
cuore, gridando: «Basta, basta, o Gesù, non ne posso più; morirò di dolore e di
rapimento». Un istante dopo, aggiunse con un sorriso celestiale: «Chi ha consolato il
mio cuore? Tu, Amato mio Bene. Chi l'ha ristorato? Tu, Amor mio». Pregò in seguito
per il Santo Padre, per i cardinali, per i vescovi, per tutto il clero, per i re, per i magi-
strati, per il popolo, per gli Ordini religiosi, in particolare per la comunità. Scorgendo
santa Teresa, le gridò: «Madre Teresa, Gesù ha trapassato il mio cuore!». Mai, nel suo
stato ordinario, parlò di questa grazia; per lungo tempo lavò in segreto la biancheria
che le serviva per asciugare la piaga sanguinante del suo costato. Sorpresa un giorno
durante questa operazione, dovette confessare tutto alla Priora. Sembrando le sue
sofferenze più vive che nel passato, vi si applicarono delle bende e ci si accorse che il
sangue vi aveva impresso una croce molto chiara leggermente inclinata sulla sinistra,
ai piedi della quale si vedevano due segni, nei quali sembrava abbastanza chiaro di
leggere una O e una J, forse: O Jesus!
Satana domandò a Dio il permesso di provare la novizia come un altro Giobbe e
ottenne di possedere il suo corpo per quaranta giorni. Questa possessione fu an-
nunciata a suor Maria non molto tempo prima. Durante l'ottava di Nostra Signora del
Monte Carmelo, le sembrò che Nostro Signore la mettesse in una prigione molto
oscura: Io ti vedo, ciò basta, le diceva il Salvatore, resta là senza dire niente. La santa
Vergine, a sua volta, venne a immergerla come in un lago circondato da serpenti e le
disse: Io sono tua madre, sono io che ti metto in quest'acqua; non ti muovere. Tu non
mi vedrai, ma io veglierò su di te.
La novizia parlò a santa Teresa della sua futura prova, annunciata da Gesù e da Maria:
«La mia buona Madre mi ha detto che non la vedrò affatto per quaranta giorni. Mi ha
detto ancora che devo entrare in un sentiero tenebroso, pieno di fosse e di serpenti e
che, entrandovi, sarei tutta insanguinata. Ha aggiunto che un piccolissimo numero di
anime passa per questo sentiero. Gesù mi ha assicurato che tu stessa, o Madre mia,
non vi sei mai passata. In mezzo alle tue tentazioni, a tutte le tue aridità, a tutte le tue
prove, tu hai potuto sempre pronunciare il nome di Gesù nel profondo del cuore ed
esprimerlo con le labbra, mentre io, una volta che sarò in questo sentiero, non potrò
dire e fare niente di simile. Gesù sta per dare a Satana il potere di tormentare il mio
corpo per quaranta giorni: soffrirò molto. Il demonio non avrà potere che sul mio
corpo; la mia anima sarà nascosta. Gesù mi ha promesso di chiuderla in uno scrigno,
dove Satana non saprebbe raggiungerla. Il demonio mi farà commettere molti errori
all'esterno, senza che io pecchi; la mia volontà non sarà per niente consenziente.

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Somiglierò ai bambini nei quali la ragione dorme e che sono perciò incapaci di
qualsiasi peccato».
«Satana vorrebbe essere il mio padrone; ha chiesto il permesso di provarmi. Gesù e
Maria mi custodiranno, e così, cercando di farmi cadere, il demonio mi farà crescere
davanti a Dio. Sì, sì, Satana, io diventerò più grande agli occhi di Dio, grazie alla tua
malizia. La Madre mia ti ha schiacciato la testa, anche io ti vincerò, con Maria e con
Gesù. Santa Vergine, accordami di poter pronunciare il nome di Gesù, come la mia
madre Teresa, durante questi quaranta giorni». Maria rifiutò: «Ebbene, riprese la
novizia, la volontà di Dio!». Un istante dopo riprendeva: «Che possa almeno dire:
Signore, abbi pietà di me!». Maria rifiutò ancora: «Accetto dunque tutto, esclamò
questa mirabile vittima; mi offro a tutto ciò che il buon Dio vorrà. Comprendo che se
potessi dire queste parole, non soffrirei abbastanza. Gesù vuole che io soffra senza
consolazione. Berrò il calice come Gesù, e ancora non ne berrò che una goccia, mentre
Gesù l'ha bevuto tutto intero!». L'orazione si svolse così, poi ella ritornò in se stessa.
L'indomani, rivide la sua buona Madre in una nuova estasi, ed anche santa Teresa.
Suor Maria parlò ancora con la santa Vergine del sentiero nero, della piccola porta che
vi dava accesso e dove si leggevano solo parole che esprimevano l'intensità delle pene
che doveva sopportarvi. Poi la Regina delle Vergini le disse: Quella che ti tiene la
mano avrà l'autorità per farti obbedire. Madre Elia` la teneva effettivamente, ma la
suora non vedendola, rispose alla Santa Vergine: «Mia buona Madre, io sono sola con
te, nessuno mi tiene la mano...».
Si avvicinava mezzogiorno; la novizia sembrava comprendere che il momento della
separazione arrivava. Le sue espressioni erano brucianti d'amore verso Maria ma la
sua pena di non vederla più durante i quaranta giorni era molto viva... «Domenica,
diceva (era l'indomani), sarò nel mare della prova. O mio Dio, offro tutto per la
Chiesa, per il Santo Padre, per la comunità, per tutto l'Ordine, per i sacerdoti, per i
parenti delle suore, per le anime del Purgatorio. Quando sarò nell'acqua, non potrò né
dire, né fare alcunché. O mio Dio, io offro oggi con amore tutto per te, in unione con
Gesù».
A mezzogiorno, ritornò in sé ed impiegò la fine della giornata ad assolvere i suoi
piccoli doveri di novizia. La sera, durante l'orazione, nostro Signore le si presentò, le
mise sulla spalla una enorme croce e si ritirò. Il peso di questa croce le fece provare
vivi dolori. Il collo e la spalla gonfiarono; non poteva più fare alcun movimento. Lo
disse alla sua maestra, così come la promessa che Nostro Signore le aveva fatto di
chiamarla a sé prima della fine della prova, se non avesse potuto sopportarla fino alla
fine: «lo credo, Madre mia, aggiunse, che non potrò arrivare al quarantesimo giorno,
perché non sono che debolezza. In questo caso, mi farà fare la professione, prima di
morire?» Madre Elia le rispose: Spero che la Madre Priora, e le suore del capitolo ti
accordino questa grazia, perché tu muoia sposa di Gesù.
Suor Maria vedeva avanzare verso di lei come un involucro nero nel quale doveva
entrare. La domenica mattina rivide la grande croce che Nostro Signore le aveva dato
la vigilia avanzare verso di lei e posarsi sulla sua spalla. Alle dieci, vide come uno
scrigno nel quale doveva essere rinchiusa. Ancora due ore e questa possessione
straordinaria comincerà: «lo devo combattere, aveva detto in estasi, nove re e nove
nazioni, prima di arrivare alla cima della montagna dove si trova Gesù», indicando,
con queste parole, la sua possessione da parte di nove successive legioni di demoni.

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CAPITOLO VI
La possessione 26 luglio - 3 settembre 18684
L'ora era arrivata: la lancetta segnava mezzogiorno sul quadrante. Il viso di suor Maria
di Gesù Crocifisso si fece scuro, un leggero tremito agitò le sue membra: il demonio
era già entrato. Che cosa balbetta? esclamò attraverso la bocca della posseduta,
sentendo recitare l'Angelus. Oh! come siete nere! Getta per terra la corona del rosario
dicendo: Che cosa sono tutte queste sciocchezze? Imbecille, aggiunse rivolgendosi a
una suora che baciava il suo crocifisso, tu baci un pezzo di legno. È Gesù, rispose la
suora, è il buon Dio. Non c'è Dio, urlò Satana. Dove è la piccola Araba? Andate a
cercarla.
La posseduta battè con forza sul suo corpo: domandò un coltello per tagliare i brutti
segni (le stimmate). A un certo momento, si girò verso una religiosa che aveva
assecondato la sua natura in una cosa di minima importanza: «Tu, le disse, tu non sei
nera come le altre, perché hai mancato ad un atto di comunità. Ciò è bene per me. Non
seguite la comunità; domandate sempre delle cose particolari». Si alzò un istante dopo
e si diresse verso la porta del chiostro: «Andiamo, andiamo, esclamò, seguitemi tutte,
andate nel mondo, uscite da questa brutta casa, venite a godere dei piaceri della terra».
Alla vista della Priora esclamò: «Chi è questa vecchia donna? Io non la conosco». Il
gran silenzio suonò; ella parlò più che mai, e spinse le altre ad imitarla. Tentò di
allontanare le suore incaricate di assisterla, mentre si sforzò di trattenere quelle che il
dovere chiamava altrove. E raccomandò soprattutto di non fare niente di ciò che
diceva la vecchia donna (la Priora).
Questa prima legione di demoni diceva: Noi non siamo cattivi, noi; non siamo che dei
piccoli sudicioni; quelli che verranno dopo di noi lo saranno molto di più. Per otto
giorni, il Maestro (Dio) ci ha obbligato ad obbedire alle due vecchie (la Priora e la
Maestra delle novizie). La settimana prossima, occorrerà un sacerdote per fare
obbedire quelli che verranno, e la terza settimana, solo le maniche violette (il vescovo)
potranno sottometterci.
Non si lasciò la novizia un solo istante, perché i demoni non cercavano che di
ucciderla. La si trascinava, malgrado resistesse, alle istruzioni del rito, predicato dal
Rev. abate Manaudas, Superiore del Gran Seminario di Bayonne. La parola di Dio
irritava il demonio al di là di ogni espressione; spesso, egli interrompeva il
predicatore, soprattutto quando costui l'interpellava. No, no, esclamava, tutto ciò non è
vero; questo vecchio mente; io lo schiaccerò; ed accompagnava queste minacce con i
gesti più espressivi. Il sacerdote non era affatto spaventato da queste grida. Alla fine
dell'istruzione, egli faceva avvicinare, in nome dell'obbedienza, la posseduta alla grata;
comandava al demonio di uscire da quel corpo e il demonio era obbligato ad obbedire
dopo molte resistenze. La suora, liberata un istante, diceva tutta in lacrime: «Padre
mio, dove sono? Padre mio, il buon Dio mi ha abbandonato. Io non amo più né Dio né
la santa Vergine. Tutti mi hanno abbandonata, perfino le suore». L'abate Manaudas le
rivolgeva parole consolanti e l'incoraggiava: «Padre mio, lei riprendeva, io voglio
sempre soffrire, io non voglio offendere Dio. Se io potessi un poco amarlo, sarei
contenta». Tu l'ami, sorella mia, le diceva il sacerdote; fa' un atto d'amore con me; ed
ella ripeteva, come un bambino, ogni parola pronunciata dall'abate Manaudas. Ma
aggiungeva subito: "Io mento, Padre mio, io mento", e il demonio entrava di nuovo nel

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suo corpo. Ella si alzava allora con fierezza, teneva testa al sacerdote, batteva
col piede la terra, e quando costui chiamava suor Maria di Gesù Crocifisso, il demonio
gridava: Non c'è; non verrà. Se il demonio era forzato ad uscire ancora nel nome di
Gesù, era per rientrare quasi immediatamente.
Durante questa prima settimana, la legione dei demoni annunciò anzitutto ciò che
doveva accadere fino alla fine della lotta. Essi confessarono che non potevano
pronunciare la parola giovedì, a causa dell'istituzione dell'Eucarestia, e che era loro
proibito di riunirsi dal giovedì al venerdì sera a causa del mistero della Redenzione:
Ogni sera, dicevano, noi rendiamo conto al nostro capo delle vittorie: colui che ne ha
riportate un più grande numero comanda su tutti l'indomani. Satana avrebbe voluto
turbare il sonno della comunità. Una notte esso mandò grida spaventose; la sua
intenzione era di fare mancare al silenzio ma non poté riuscirvi, e il sacerdote gli
ordinò di tacere da allora in poi durante la notte.
Questo sentimento di odio investiva soprattutto la vita della posseduta. Ella sfuggì, un
giorno, alla sorveglianza delle suore e si gettò, da molti metri di altezza, in una riserva
piena d'acqua. La caduta avrebbe dovuto, se non ucciderla, almeno provocarle gravi
ferite. E non si fece tuttavia alcun male, per una protezione speciale della santa
Vergine, cosa che Satana stesso fu forzato a confessare.
Durante la ricreazione, si conduceva questa povera vittima in giardino. Il demonio
temeva, al di sopra di tutto, il romitaggio del Monte Carmelo, ove Gesù le aveva
accordato tante grazie. La posseduta non voleva avvicinarvisi, e ancor meno entravi:
occorreva l'ordine intimato dai superiori per trionfare delle sue resistenze. Non appena
toccava la soglia di questo romitaggio, il demonio la lasciava. La si vedeva, inondata
di lacrime, lamentarsi con Maria di averla abbandonata. Ma Satana ritornava presto, e
subito esclamava: Usciamo di qui, usciamo di qui!
La lotta durava da otto giorni. Secondo la sua predizione, la suora fu liberata la
domenica e poté confessarsi e comunicarsi: «Ero in un mare nero, diceva; ora posso un
po' sollevare la testa;

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