. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:28

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precauzioni contro Satana; dovrebbe chiudere tutto in lei, per non lasciare
alcun accesso a questo spirito maligno.
Ciò che mi colpì subito nell'Inferno, fu la vista delle anime che si erano perdute a
causa dei vizi impuri. Erano avviluppate di fiamme che prendevano la forma dell'idolo
che avevano amato con sregolatezza sulla terra. Gli avari erano anche avvolti dalle
fiamme che assumevano la forma dell'oro e dell'argento. In ogni dannato la fiamma
che lo circondava si mostrava sotto la figura dell'oggetto, causa della sua dannazione.
Ho visto nell'Inferno anime appartenenti a tutte le classi, a tutti i ranghi. Non ho fatto
che balbettare, lo sento, dicendo quel che ho detto».
Maria aveva ragione; per parlare di realtà sovrannaturali, occorrerebbe la lingua del
Cielo.
Nostro Signore, durante questa lunga estasi durata quattro giorni, chiese a Maria di
digiunare, con pane e acqua, per un anno intero, al fine d'espiare, per altri, i peccati di
gola, e di vestirsi il più poveramente possibile, al fine di riparare i peccati di vanità.
Il suo confessore, che serviva la chiesa dei Greci-Melchiti, le propose di abbracciare la
vita religiosa: temeva di lasciare per molto tempo esposta al soffio appestato del
mondo un fiore così raro. La giovane serva, la quale non seppe fare altro che ubbidire
al rappresentante di Dio, vi acconsenti malgrado le sue ripugnanze naturali. Questo
sacerdote la presentò senza successo a molte comunità; solo le Suore di San Giuseppe
dell'Apparizione acconsentirono ad accoglierla, come le aveva predetto la religiosa che
le aveva ricucito il collo, annunziandole che sarebbe diventata figlia di san Giuseppe
prima di diventare figlia di santa Teresa.
Entrata in postulantato nel 1865, fu assegnata alla cucina come aiutante. Non
comprendendo ancora molto bene la lingua, faceva spesso il contrario di ciò che le si
diceva; Dio lo permetteva per provare così la sua pazienza. Conservò un silenzio di
tomba su tutti i rimproveri e i cattivi trattamenti che subì da parte della sua compagna.
Ma Dio la vendicò permettendo l'espulsione dalla comunità della disgraziata che era
arrivata al punto di picchiarla.
Le grazie straordinarie qui si manifestarono in maniera più completa. E, in aggiunta a
questi doni sovrannaturali, mostrava un'umiltà a tutta prova, un amore per gli incarichi
più umili, una carità, una devozione e un'amabilità che incantavano. Ricordiamo
alcuni fatti meravigliosi, che ci vengono proprio dalle religiose di San Giuseppe.
Un giorno avverti un fortissimo dolore al fianco sinistro, che la faceva respirare con
molta difficoltà. Questa sofferenza durò tre giorni, senza il minimo sollievo. Il terzo
giorno, disse alla maestra delle novizie: «Questa sera sarò guarita, alle tre: venga e lo
vedrà. E chi ti guarirà? le domandò la maestra. Il buon Dio, rispose. La suora non
mancò di ritornare all'ora indicata, e la trovò perfettamente guarita. Il Signore, le disse
Maria, è passato un momento fa nella mia camera come una grande luce, e mi ha
guarita».
Un'altra volta, era ancora molto sofferente in seguito ad una caduta. La madre sua
maestra andò a visitarla: «Oggi, le disse Maria, guarirò a mezzogiorno, anche se
sembrerò mortalmente ammalata». Alcuni istanti prima di mezzogiorno, la sorella si
recò nell'infermeria. Maria stava prostrata e immobile sul letto. La chiamò a più
riprese: non ebbe risposta. Si sedette allora accanto al letto, dopo aver chiuso la porta,
perché nessuno vedesse l'estasi. Fu dopo molto tempo, che la postulante rinvenne:
Ebbene! le chiese la maestra, sei guarita? «Sì, le rispose subito con gioia, la mia

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Mamma del Cielo è venuta, e mi ha guarita». E nel dire queste parole, si alzò,
si vestì, rifece il letto e scese per riprendere il suo lavoro.
Un altro giorno, si trovò Maria in estasi, in ginocchio, alla porta della cappella. La sua
maestra la interrogò qualche tempo dopo sull'accaduto, Maria le confessò
ingenuamente che era molto afflitta per il fatto che non avesse più tempo da dedicare
alla preghiera e di non poter digiunare come in passato: «La santa Vergine è venuta a
consolarmi, aggiunse; e mi ha raccomandato d'obbedire, di amare gli altri più di me
stessa e di non affliggermi di nulla; da allora sto in pace».
Ecco un fatto più stupefacente ancora. Nel mese di gennaio 1866, chiese alla maestra,
durante la lettura del noviziato,' il permesso d'entrare nel dormitorio per prendere il
fazzoletto che aveva dimenticato. Prima di uscire, si mise in ginocchio per recitare un
Pater, e cadde in estasi. Non vedendola ritornare, la maestra entrò per vedere che cosa
era successo. La trovò rapita, la mano destra appoggiata sul petto, e la sinistra, nella
quale teneva il rosario, rivolta verso terra: la mano sinistra e il rosario erano macchiati
di sangue. Cercò invano di farla rinvenire da quel sonno misterioso; l'estasi durò due
ore e mezza. Alla fine del rapimento, la postulante tracciò su di sé un grande segno di
croce. Scorgendo vicino a sé la sua maestra, le chiese se la lettura del noviziato fosse
terminata. Cosa dici? le rispose quest'ultima; è più di due ore che sei qua, la Comunità
ha anche cenato. «Che fortuna che è stata lei l'unica testimone del mio sonno!» riprese
l'umile Maria. Eh! cosa hai visto durante questo sonno? La postulante, la quale non
aveva mai parlato di questi favori divini, rispose con la massima ripugnanza solo per
obbedienza, dopo un momento di silenzio: «Parecchie volte avevo già visto un'anima
del Purgatorio che mi pregava di chiedere a uno dei suoi nipoti, sacerdote, tre messe e
tre ore d'orazione assicurandomi che così sarebbe entrata in Cielo. Ho chiesto un
segno visibile, che fosse constatato nello stesso tempo da un'altra persona; questo
segno, eccolo», e le mostrò la sua mano e il suo rosario macchiati di sangue.
Maria vide soprannaturalmente la morte di una religiosa di San Giuseppe che si
trovava in Palestina, e una lettera, arrivata parecchi giorni dopo, confermò la veridicità
di questa rivelazione. Predisse anche altri avvenimenti, che si compirono nel modo che
aveva indicato.
I superiori tennero segreti, finché poterono, queste grazie speciali; ma Dio permise che
la Comunità ne fosse molte volte testimone e, da allora, tutti ne parlarono. Come
succede sempre in simili circostanze, si formarono due gruppi: il gruppo degli
entusiasti e quello degli increduli. Le cose arrivarono a tal punto che bisogno proibire
ogni conversazione su questo argomento. Si fece di più: si proibì alla postulante di
avere delle estasi in presenza delle suore; e Dio, che è sempre a favore
dell'obbedienza, non accordò più questi favori a Maria che durante la notte.
Qualche tempo dopo, la sua maestra le donò un'immagine di nostro Signore e la
mandò a pregare nella cappella. Gesù le apparve nel tabernacolo con le sue cinque
piaghe e la corona di spine, da dove fuoriuscivano dei flussi di sangue. D'un tratto,
vide come dei carboni ardenti che dalle mani di Gesù cadevano sulla testa dei
peccatori. La santissima Vergine, in ginocchio davanti al suo divino Figlio, lo
scongiurava di risparmiare i colpevoli. Gesù, pieno di tristezza, diceva a sua Madre:
Oh.! Quanto il Padre mio è offeso! quanto il Padre mio è offeso! La postulante si
slanciò verso Gesù, mise la mano sulla piaga del suo Sacro Cuore gridandogli: «Mio
Dio, dammi, se vuoi, tutte queste sofferenze, ma usa misericordia ai peccatori». Dopo

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l'estasi, si trovò la mano coperta di sangue. La sua maestra, testimone del
prodigio, lavò quella mano, che non mostrava la minima ferita. Da quel giorno, Maria
soffri al fianco sinistro: tutti i venerdi, il fianco le sanguinava. Non disse niente a
nessuno, ed ebbe cura di fare scomparire ogni traccia di sangue.
Il divino Maestro volle completare le sue grazie accordandole per intero le stimmate. Il
mercoledi sera della terza settimana di Quaresima del 1867, Maria ebbe una nuova
estasi. «Mi sembrava, diceva, nel renderne conto per obbedienza, di cogliere rose per
ornare l'altare della Madonna: quelle rose sembravano avere delle spine dai due lati, e
le spine s'affondavano nelle mie mani e nei miei piedi. Quando rinvenni, la mia bocca
era molto amara, i miei piedi e le mie mani erano gonfi; al centro delle mie mani e dei
miei piedi, c'erano delle pustole nere». Il giovedì, le sue sofferenze aumentarono fino
all'indomani, venerdì, festa delle Cinque Piaghe. Quel giorno, verso le dieci del
mattino, le pustole nere si aprirono da sole e la corona di spine si disegnò
perfettamente intorno alla sua testa; il sangue colava dalla testa, dalle mani e dai piedi.
Questo prodigio si rinnovò parecchie volte, durante la santa Quaresima, sotto gli occhi
della sua maestra e d'un certo numero di suore.
Malgrado tutta la cura che si metteva nel nasconderli, questi prodigi trapelarono nella
comunità, i contrasti ricominciarono con un nuovo ardore. Per tagliare corto a tutto, la
maestra delle novizie ordinò a Maria di chiedere a Dio che nulla apparisse all'esterno.
Obbedi, e disse alla maestra, da parte della santissima Vergine, che tutto sarebbe
rimasto celato fino alla prossima Quaresima. Le piaghe dei piedi e delle mani si
chiusero in effetti cicatrizzandosi, con grande gioia di Maria, che ha sempre
considerato questi favori come una delle più dure prove della sua vita, convinta che il
Signore le lasciasse questa malattia (è il nome che le dava) per espiare i suoi peccati,
in ragione della confusione che ne provava.
Il postulantato di Maria stava quasi per finire. Il consiglio si riuni in assenza della
Superiora Generale, per esaminare se dovesse essere ammessa ad indossare l'abito. La
maggioranza decise di non ammettere la postulante a causa dei suoi doni straordinari,
giudicando che questo soggetto non era adatto per un Istituto di vita attiva come quello
di San Giuseppe. Ma, pur rimandandola, si rese alla sua virtù la più splendida
testimonianza: Voi potete ringraziare Dio, ci diceva otto anni più tardi la reverenda
Madre Generale, d'avere permesso che io fossi assente in quel momento. Mai, se fossi
stata presente, avrei acconsentito che fosse mandata via. Il Signore ha voluto realizzare
così i suoi disegni su questa creatura meravigliosa: e se non fosse questo io sarei
tentata di lamentarmi per questo furto fatto a san Giuseppe da parte di santa Teresa.
CAPITOLO IV
Maria entra al Carmelo di Pau. Le si dà il nome di suor Maria di Gesù
Crocifisso. Il postulantato - La vestizione - Avvenimenti prodigiosi Le prove
(1867-1868)
L'ultima maestra di noviziato di Maria, a San Giuseppe, aspirando ad una vita più
perfetta, aveva ottenuto di poter entrare al Carmelo e il monastero di Pau aveva già
acconsentito a riceverla. Durante le ultime settimane trascorse sotto la sua direzione,
Maria aveva conquistato la stima di questa suora. Questa la presentò dunque alla
reverenda Madre Elia, Priora del Carmelo di Pau, ma senza parlare dei suoi stati
straordinari. Avendo la Madre Elia acconsentito a ricevere anche questa povera orfana,

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Maria lasciò Marsiglia con la sua antica maestra e arrivò al Carmelo di Pau la
vigilia della SS. Trinità nel 1867. Dobbiamo menzionare qui una visione che ella ebbe,
ancora molto giovane, e che lei stessa ci ha raccontato: «Mi sembrava di vedere, ci
disse, Gesù e la sua santa Madre e, ai loro piedi, san Giuseppe e una donna che non
conoscevo. Andai a nascondermi sotto il mantello di san Giuseppe, come se avessi
avuto paura di quella sconosciuta, che tuttavia sembrava molto buona. Gesù e Maria
guardavano e sorridevano. Ma ecco che la sconosciuta prese la parola: Gran Santo,
disse rivolgendosi a san Giuseppe, tu non mi hai mai rifiutato niente sulla terra,
potresti rifiutarmi qualche cosa in Cielo? Dammi questa figlia. San Giuseppe alzò gli
occhi verso Gesù e Maria e mi condusse poi da questa sconosciuta, che capii essere
santa Teresa. Tutto il mio timore scomparve, e amai Teresa come mia Madre». La
visione adesso si era realizzata: Maria, dopo essere stata figlia di san Giuseppe, adesso
diventava figlia di santa Teresa, sotto il nome di suor Maria di Gesù Crocifisso. La
profezia della religiosa, riferita prima, si era ugualmente compiuta.
Maria aveva ventuno anni, non gliene si sarebbero dati più di dodici, tanto il suo fisico
rifletteva la semplicità, il candore e l'innocenza: tutti i suoi modi erano infantili. La sua
gioia, entrando al Carmelo, fu indicibile. Comprese che ella era infine dove Dio la
chiamava. Non potendo ancora esprimersi bene in francese, mostrava la sua
riconoscenza con lo sguardo, con il sorriso, con le lacrime e con i baci che deponeva
sulle mani delle suore, secondo il costume orientale.
«Oh! quanto sono felice, esclamava, ho trovato una famiglia. Le superiore sono
le mie mamme, e le religiose sono le mie sorelle». Tutto le piaceva del Carmelo: la
clausura, il silenzio, la mortificazione, la povertà, le pratiche di umiltà in uso in quel
santo Ordine, e al di sopra di tutto, l'obbedienza. La Madre Priora per lei era il buon
Dio, e le apriva la sua anima. Anche il confessore riceveva tutti i suoi segreti, poiché
per il ministro di Dio, quest'anima era veramente trasparente. Una saggezza celeste
traspariva da ogni sua parola. La sua felicità consisteva nel soffrire, nel nascondersi,
nell'obbedire; in una parola, era impossibile trovare un'anima contemporaneamente
così semplice e prudente, così seria e così candida, così straordinaria e così amica delle
vie ordinarie, direi, cosi umana e così divina.
La Priora comprese molto presto il valore del tesoro che Dio le affidava. Solo per un
momento esitò a custodirlo, dato l'accumularsi di tutti i doni soprannaturali che
sembravano non attendere che il chiostro per manifestarsi in tutta libertà; ma l'umiltà,
l'obbedienza, la carità, l'amore per il nascondimento, il timore di essere vista durante le
sue estasi, tutti segni della mano di Dio, erano così evidenti in quell'anima, che
dissiparono i dubbi, e una riconoscenza, mista a venerazione, prese il posto del timore.
Il giorno stesso della sua entrata, suor Maria vedendo una postulante, dichiarò che non
era per il Carmelo, e l'uscita di questa suora non tardò a confermare la verità di questa
profezia.
La Comunità fu profondamente edificata, durante l'ottava del Corpus Domini, che
seguì subito il suo arrivo, di vederla ai piedi di Gesù. Talvolta ella giungeva le mani,
talvolta inclinava la testa, ora portava la mano destra sul suo cuore come per prenderlo
e donarlo al suo Dio. L'Eucarestia era sempre stata per Maria l'amore più forte. Quante
volte chiese di lasciare il coro, per non cadere in estasi in presenza delle suore!
Sebbene la santissima Vergine le avesse promesso, a Marsiglia, che le sue stimmate
non avrebbero più sanguinato fino alla Quaresima, tuttavia il suo fianco sinistro

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continuò, ogni venerdi, a mandare sangue e acqua, dalle dieci del mattino fino alle
ore tre della sera. I panni che vi si applicavano erano impregnati di sangue a forma di
croce. Durante queste lunghe ore, la postulante sopportava intollerabili e indicibili
sofferenze: la sua sete era bruciante; l'acqua che le si presentava per spegnerla le
sembrava fiele. Isuoi piedi e le sue mani si gonfiavano, il posto dove c'erano le
stimmate diventava rosso; la sua guancia portava il segno dello schiaffo impresso sulla
faccia di Gesù. Se si tentava qualcosa per sollevarla, diceva subito: «Niente
addolcimenti». Ella si sentiva come colpita da tutti, come abbandonata da tutti, e
diceva: «Grazie, mio Dio, sono pronta a soffrire ancora di più per i peccatori, per il
santo Padre, per la Chiesa». Quando, sotto la morsa del dolore, temeva di cedere, la si
sentiva esclamare: «Mio Dio, abbi pietà di me, sono debole. Non sono altro che
peccato e mi lamenterei di soffrire? No, no, mio Dio. O Gesù, quanto hai sofferto!
Sono contenta di soffrire per Te».
Nostro Signore le appariva spesso, tenendo nelle mani o sul petto corone di rose; il
sangue colava da queste rose. In una circostanza, ella vide una croce con cinque di
questi fiori, il più bello dei quali sormontava la croce. Avendole Gesù dato la croce e
le rose, ella corse gioiosa verso Maria, dicendole con affascinante ingenuità: «Mia cara
Madre, ho cinque rose: tre per Gesù e due per Te. Non essere gelosa, te ne prego, di
possedere meno rose di Gesù. Se avessi sei rose al posto di cinque, te ne darei
certamente tre, buona Madre». La santissima Vergine le rispose che gradiva quella
divisione. «Poiché le cose stanno così, disse l'ingenua fanciulla, offro la più bella rosa
per la Chiesa; è di un rosso sgargiante e profuma il mondo. Offro la seconda per il
nostro Ordine, la terza per i peccatori, la quarta per la Comunità, la quinta per quelle
che mi cureranno durante la mia malattia». Intendeva parlare delle sue stimmate, che
dovevano riapparire durante la prossima Quaresima, secondo la profezia della santa
Vergine.
Questa divina Madre le annunziò anche che, dopo il mese di agosto, il suo fianco non
avrebbe più sanguinato, e che i suoi piedi e le sue mani avrebbero ripreso il loro
primitivo stato, il che accadde.
Ciò nonostante, lungi dal toglierle il calice della sofferenza, il Salvatore si compiaceva
di crocifiggerla in un altro modo. Maria aveva una predilezione particolare per la Via
Crucis; quando la faceva, Gesù le appariva spesso come era quando saliva sul
Calvario, allo scopo di immolarsi per gli uomini. Questa visione trapassava il cuore
della generosa innamorata; piangeva, singhiozzava davanti ad ogni stazione; le
accadde persino, a più riprese, di versare lacrime di sangue. A volte, le era impossibile
terminare questo pio esercizio: bisognava riportarla nella sua cella, immersa in
un'estasi d'amore e di sofferenza.
Il 20 luglio, festa di sant'Elia nell'Ordine Carmelitano, si mise nel refettorio la statua
del Profeta su un tavolo ornato di fiori, in onore della Priora che portava il suo nome.
Suor Maria di Gesù Crocifisso, alla vista della statua, battendo le mani esclamò:
«Padre Elia, Padre Elia!». Testimone del suo trasporto, una sorella suggerì alla Madre
Priora di fare servire la cena al Profeta dalla postulante. La disposizione in questo
senso fu immediatamente data. Durante tutto il tempo che suor Maria adempì con
tanto rispetto e amore questo dolce compito, sant'Elia le apparve: portava l'abito del
Carmelo, il suo viso era maestoso, la carnagione scura, i suoi capelli bianchi; una
calotta bruna gli copriva la testa e egli teneva in mano un lungo bastone la cui parte

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superiore aveva la forma di una spada. Questa visione la fece cadere in estasi. La
Madre Priora la fece uscire dal refettorio, solo la parola ubbidienza bastò a farla
ritornare in sé. Ma l'estasi subito la riprese: «L'ho visto, il mio Padre Elia! Oh! quanto
è bello! Ha benedetto il refettorio; ha benedetto la comunità, ha steso il suo bastone su
ogni suora per benedirla. Mi ha dato la speranza che presto mi si darà il santo
Abito!...».
Sant'Elia non l'aveva ingannata. Sebbene il suo postulantato fosse iniziato solo da
poco più di un mese, il Capitolo decise all'unanimità che si potesse passare sopra le
regole ordinarie a favore di una tale anima. Avendo approvato l'autorità ecclesiastica
questa decisione, suor Maria cominciò il suo ritiro spirituale di preparazione sotto la
guida della stessa santissima Vergine, che le dava gli spunti di meditazione, controllati
dalla Madre Priora. Il tema fornito dalla Vergine era unico: s'imperniava interamente
sulla felicità dell'anima religiosa fedele ai suoi voti. Il mio divin Figlio, diceva la
Madre di Dio alla postulante, presenterà quest'anima al Padre suo dicendo: ecco una
sposa che ha camminato fedelmente sulle mie orme, che ha lasciato tutto per seguirmi,
che ha rinunciato a tutti i piaceri dei sensi e perfino alla sua volontà. È stata pura,
povera, obbediente. Chi può dire con quale amore il Padre celeste riceve e corona
quest'anima? Il 27 luglio, ottava della festa di sant'Elia, il Rev. Saint-Guily, arciprete
della chiesa di San Martino di Pau e Superiore del convento, le diede l'abito religioso a
porte chiuse, poiché si era giudicato prudente di non fare una cerimonia pubblica a
causa delle sue estasi frequenti. La postulante chiese come padrino e come madrina
sant'Elia e santa Teresa, e fu tra le statue dei due santi, portate nel coro, che ricevette
l'abito del Carmelo. Fu messa tra le suore del coro. Tutta la comunità era lieta nel
saperla destinata a cantare le lodi di Dio. La novizia aveva cominciato già ad imparare
a leggere e aveva scongiurato Sant'Elia di ottenerle la grazia di potere dire il santo
ufficio ma i disegni del Signore su quest'anima erano più mirabili. Egli voleva che Lo
glorificasse nello svolgimento dei lavori più umili. Così non permise che facesse dei
progressi nella lettura e nella conoscenza del breviario; più tardi, le ispirerà perfino di
fare professione come suora conversa.
Dopo avere indossato l'abito, le sue estasi diventarono ancora più frequenti. Era presa
dallo Spirito di Dio, persino in mezzo al coro, in presenza di tutte le suore. Niente la
crocifiggeva maggiormente: questo sonno misterioso la rendeva inconsolabile. Si
rivolgeva alle anime che considerava più perfette per fare una santa violenza al cielo,
perché le ottenessero la cessazione di quel sonno che tanto la umiliava.
Ciò che Maria chiamava la sua impotenza nel pregare aumentava la sua pena: «Senza
dubbio, non ho distrazioni, diceva, ma non posso terminare la mia breve preghiera.
Comincio il Padre Nostro e mi arresto a queste due parole senza potere continuare.
Penso, o mio Dio, tu così grande, così potente, sei nostro Padre. Tu, in cielo! e noi,
piccoli vermi, cenere, polvere sulla terra! Oggi in questo mondo, e domani forse morti!
E durante questo rapido momento della nostra esistenza, noi osiamo offenderti, o mio
Dio! abbi pietà di noi! e mi perdo, e mi addormento».
Anche se voglio recitare l'Ave Maria, mi fermo alle prime parole: Vi saluto, Maria, e
dico alla santa Vergine: «Tu così buona, così buona, o Madre mia! Tu, Madre di Dio,
Madre degli uomini! e noi poveri peccatori! e mi perdo, e mi addormento, impossibile
continuare. Come bisogna che mi confessi di non poter pregare».

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Aggiungeva: «Ero molto addolorata da qualche tempo riguardo alla contrizione:
temevo di non avere un dolore sufficiente per le mie colpe. La mia buona Madre Maria
mi ha insegnato a fare tre stazioni prima di confessarmi: la prima, alla porta del Cielo,
la seconda, a quella dell'Inferno, la terza nel giardino degli Ulivi. Faccio come mi ha
insegnato, e da allora, sono tranquilla».
La novizia amava stare sola con Dio nella sua cella, bastava tuttavia un segno da parte
dei superiori perché desistesse. Considerava l'obbedienza in tutte le cose come la
prima delle virtù religiose. Fu privata un giorno della santa Comunione dalla Priora,
che voleva provarla: Tu hai dovuto fare oggi, le disse la sua maestra a questo
proposito, un grande sacrificio? «Non parli di sacrificio, le rispose suor Maria;
l'obbedienza vale molto di più della comunione; vale più di tutto». E se nostra Madre
ti dicesse: dammi il tuo braccio, voglio tagliarlo, che faresti? «Glielo presenterei
dicendole: ecco il mio braccio, lo tagli». E se ella ti dicesse: taglialo tu stessa? «Lo
taglierei immediatamente con gioia».
L'8 agosto, non avendo potuto suor Maria assistere alla Messa a causa del suo stato di
sofferenza, la sua maestra andò a visitarla. Voleva chiederle notizie della sua salute,
quando la novizia la pregò di non parlarle. Era profondamente raccolta in preghiera.
La sua maestra la guardava con religiosa curiosità; tutto ad un tratto, vide che ella si
comunicava: «Oh! quanta grazia la Santa Vergine mi ha ottenuto, le disse suor Maria,
mi sono comunicata». Ella ripetè la stessa cosa alla Priora: «Sant'Elia, aggiunse, mi ha
fatto un sermone: mi permetta, Madre mia, di farmelo scrivere, per non dimenticarlo.
Anche santa Teresa è venuta: portava l'abito della Riforma, il suo mantello bianco era
luminoso. Mi ha detto: Figlia mia, bisogna amare molto la Madonna, è vostra Madre, e
la vostra Regina. Tutto ci viene da Maria, e noi riceviamo tutto tramite Lei».
La santa Vergine la visitava anche per incoraggiarla a soffrire. Sola nella sua cella con
la sua maestra, recitava un giorno l'Ave Maria. D'un tratto, s'interruppe e si coprì il
viso con le mani, abbagliata da una grande luce soprannaturale. «Ascolta,` disse alla
sua maestra, Maria parla», e prestò l'orecchio. Un istante dopo riprese, sempre
rivolgendosi alla sua maestra: «Ha capito ciò che Ella ha detto?». Non ricevendo
risposta, aggiunse: «Esce dalla cella». E colpendosi il petto, esclamò con aria
commossa: «Ella è mia Madre!». U indomani, la sua maestra le chiese ciò che le aveva
detto la santa Vergine. Convinta nella sua incantevole ignoranza che la maestra avesse
visto e udito tutto come lei, suor Maria le rispose con sorpresa: «Non lo sa? Ha detto:
Benedetta, tre volte benedetta l'anima che soffre. Il tempo è breve, molto breve. Dopo
avere sofferto un istante sulla terra, quest'anima sarà sempre con il mio divin Figlio
presso il Padre celeste». Ma non ha detto niente di particolare per te? le disse la
Maestra. «Oh! sì, ella mi ripete sempre: umiltà, umiltà. Quale è dunque quest'umiltà?».
Ai dolori delle stimmate erano succeduti, il venerdì, sofferenze più vive che durante il
suo postulantato. Qualche giorno prima della festa dell'Assunzione, ella sospirava la
morte. E tu vorresti morire prima della professione? le dicevano le suore. «Oh! sì». Ma
la santa Vergine ha promesso di non venire a cercarti che fra tre anni. «Ella può
cambiare questo», si accontentò di rispondere.
Cominciò la recita del rosario nella sua cella; la Madre di Dio le apparve: «Mia Madre
è là, esclamò; oh! quanto è bella con la sua corona di angeli! Madre amata, prendimi».
E quando la visione scomparve, aggiunse: «Maria vi ha benedette tutte; mi ha detto

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che sarei guarita e che sarei andata a Mattutino». Tutte le sue sofferenze, in
effetti, erano scomparse come per incanto e poté assistere all'ufficio divino.
La santa Vergine le aveva chiesto di recitare cinque corone del rosario ogni giorno, e
siccome aveva trascurato questa preghiera, la Madre di Dio glielo rimproverò. Per
riparare al suo errore, cominciò, con l'aiuto della sua maestra, il primo rosario. Ma fu
impossibile andare avanti; si fermò ad ogni parola: «Cara Madre, esclamò con aria
rapita, se vuoi le cinque corone del rosario, occorre che mi aiuti. In caso contrario,
offro a Dio e a Te, al posto di questa recita, tutte le sofferenze che vorrai inviarmi».
Nel concludere queste parole, entrò in una vera agonia: «Soffoco, disse, presto il Padre
mio per confessarmi. Non ho niente che mi rattristi, ma desidero una assoluzione
prima di morire». 1 dolori si erano calmati: «Questa settimana ancora, io devo soffrire
molto, disse; solamente sabato prossimo, sarò guarita e potrò recitare le cinque corone
del rosario». Tutto accadde come aveva annunciato.
Fino a quel momento, il demonio non aveva potuto provarla che per la malattia;
ottenne adesso di poterla attaccare di persona. Cominciò dalla lettura. Tutte le volte
che la novizia voleva prendere la sua lezione, il demonio le impediva di vedere le
lettere. Ella ricorreva all'acqua benedetta per cacciare il demonio. Rinnovandosi
spesso la tentazione, la Priora volle che ella chiedesse a Dio se doveva continuare a
prendere lezioni o doveva interromperle. Nostro Signore, per tutta risposta, le apparve
coperto di sangue, durante il sonno, e le disse: Figlia mia, diventeresti troppo
orgogliosa, se apprendessi subito a leggere, questa scienza non ti è necessaria. Tre
cose ti bastano: guardami e pensa a me, sii in tutto l'ultima di tutte, obbedisci
ciecamente.
Satana cercò di gettarla nello scoraggiamento. Ascoltiamo questo dialogo tra la
novizia e il demonio, il giorno dell'anniversario del suo martirio. Il demonio le disse:
Tutte le suore pregano. Tu, non lo fai « È vero, rispose, ma amo il mio Dio». Ti si
metterà fuori prima della professione, perché sei sempre malata; non si avrà sempre
per te la stessa carità. «Tanto meglio, amerò sempre Gesù, e Gesù avrà cura di me».
Ma se la Priora, la Sottopriora, se le altre suore ti accuseranno, ti maltratteranno, tu
che farai? «Amerò sempre Gesù». E se Dio ti gettasse nell'inferno? «Ebbene! anche
nell'inferno, ancora e sempre amerò il mio Dio». Il Maestro e sua Madre non ti amano,
altrimenti non ti avrebbero fatto scendere dal cielo, dopo che ti fu tagliato il collo.
«Quand'anche, per assurdo non mi amassero, io li amerei sempre, sì, sempre di più».
Tu non sei degna di comunicarti sacramentalmente, accontentati della comunione
spirituale; dovrai rendere conto di tutte queste grazie. «È vero che non sono degna
della comunione; ma credo, spero, amo: andrò a comunicarmi».
Il demonio, vinto, ritornò alla carica. Suor Maria aveva ottenuto di fare, per quaranta
giorni, un digiuno a pane ed acqua, secondo l'intenzione del Sommo Pontefice. Satana
si adoperò per farglielo abbandonare. La sbatté, un giorno, con violenza, contro una
porta, il cui lucchetto di ferro le procurò alla testa una ferita profonda ma ella chiese di
continuare il suo digiuno malgrado la viva sofferenza che provava. Un altro giorno, la
gettò dall'alto della scala. Nessuno si trovava lì al momento della caduta, e Maria non
disse niente tutto il giorno. Si accorsero soltanto che camminava con molta fatica. Ben
presto la sua gamba si gonfiò. Il medico che era stato chiamato, constatò una frattura
del piede, e ordinò un riposo assoluto di venti giorni. La beata Maria degli Angeli, di

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cui si celebrava la festa il giorno dopo, la guarì subito, e fino alla fine dei quaranta
giorni, la novizia poté restare fedele al suo digiuno.
Quante volte al refettorio scoprì nel suo piatto un formicaio di vermi! Spesso sentiva,
in quello che le servivano, un odore di cadavere. Tuttavia mangiava tutto, felice che
Satana le fornisse queste occasioni per mortificarsi. Talvolta questo spirito infernale le
toglieva il suo pezzo di pane, di cui non aveva preso che due bocconi; tal' altra
lanciava la sua scodella in mezzo al refettorio: la novizia, senza sconcertarsi, chiedeva
il permesso di raccogliere con la lingua la zuppa rovesciata a terra per mano del
demonio, e quest'atto d'umiltà non faceva che aumentare la rabbia del tentatore.
A suor Maria piaceva molto la frutta, in particolare le mele. Il diavolo riuscì un giorno,
grazie alla sua suggestione, a fargliene prendere una senza permesso. Appena l'ebbe in
mano, capì la tentazione; gettandola subito a terra, la schiacciò con il piede,
promettendo a Gesù di non mangiarne più, se non quando i superiori lo avessero
consentito. Satana cercò di turbarla durante il sonno: per due volte, gettò le sue coperte
a terra. La novizia lo scacciò con l'acqua benedetta ed esso si ritirò sibilando. Ancora
una volta, egli escogitò un altro stratagemma. Un giorno che Maria era trattenuta in
infermeria, lo spirito maligno prese la forma di una suora dispensiera e le portò una
magnifica mela, dicendole che era da parte della Priora. La piccola novizia si permise
di fare qualche obiezione; il suo imbarazzo era estremo, non sapendo come fare ad
obbedire e nello stesso tempo a rimanere fedele al suo digiuno di quaranta giorni.
Invocò la santissima Vergine: non le occorse molto per smascherare l'illusione del
maligno. La pretesa suora dispensiera si incollerì e uscì sbattendo la porta con grande
rumore. Ci si volle assicurare dell'accaduto e si interrogò la suora che la novizia aveva
nominato, ma questa fu molto sorpresa e dichiarò che non si era mai avvicinata
all'infermeria. Si accertò effettivamente che, mentre il fatto accadeva, questa suora era
occupata a sorvegliare degli operai che lavoravano nella casa.
Un giorno che Maria era nella sua cella, vide entrare la Madre Priora, la quale con
collera le proibì di fare la santa Comunione quel giorno. La novizia non replicò e si
recò alla Messa durante la quale non si comunicò. Alcune suore, essendosene accorte,
avvertirono la Priora, che ne domandò la causa alla giovane sorella. Questa rispose
ingenuamente: «Ma, Madre mia, era per obbedirle, me lo aveva proibito questa
mattina», e le raccontò ciò che le era successo. La Madre Priora fu molto stupita in
quanto non si era mai avvicinata alla cella della novizia e non le aveva fatto alcuna
proibizione di questo genere in quel giorno.
Per fare in modo che fosse cacciata dal convento, il demonio fece ricorso ad un altro
artificio: prese le sembianze di suor Maria e andò, così travestito, a trovare le sorelle;
parlò contro la carità, e soprattutto contro l'umiltà. Le religiose, credendo di avere a
che fare con la novizia, non sapevano più cosa pensare; nella loro grande carità,
mettevano tutto sul conto delle prove eccezionali di quest'anima, ma casi simili si
moltiplicavano. Esse ne parlarono tra di loro per illuminarsi scambievolmente sulla
condotta da tenere, constatarono con molta gioia l'artificio di Satana, e invece di
rimandare suor Maria, l'apprezzarono maggiormente e la circondarono di una
venerazione più grande.
Non restava al demonio che un'ultima risorsa, quella che utilizza quando tutti gli altri
mezzi falliscono: trasformarsi in angelo di luce per farsi l'apostolo di una santità
illusoria. Lo fece. Hai ricevuto, le disse, delle grazie straordinarie; il tuo sonno non è

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che un'estasi; tutte le tue compagne ne sono rapite testimoni, ti considerano a
ragione come una santa. Ma non temi i fumi dell'orgoglio? Perché restare così esposta
a una tentazione perpetua di vanagloria? Non finirai per soccombere e per perderti? I
doni che Dio ti ha fatti sono talmente particolari, che bisogna andare a nasconderli in
un deserto. Se tu non hai abbastanza coraggio per vivere sola sotto lo sguardo solo di
Dio, fatti mendicante: va per il mondo a chiedere l'elemosina di porta in porta;
raccoglierai disprezzo, e questo disprezzo sarà il felice contrappeso per tutti i favori
celesti di cui Dio ti ha colmata. La novizia era così incline a nascondersi, a vivere in
solitudine e a cercare il disprezzo, che sarebbe stata esposta ad esser presa in queste
reti, se non avesse avuto per regola di sottomettere tutto ai superiori. Grazie alla sua
perfetta apertura e alla sua cieca obbedienza, trionfò di nuovo su questo assalto del
demonio.
Più la Quaresima del 1868, che avrebbe visto la riapparizione delle stimmate, si
avvicinava, e più il demonio raddoppiava i suoi attacchi contro la suora. Assumeva le
sembianze più orribili per spaventarla; le suggeriva pensieri orribili, persino il pensiero
del suicidio. Ma il Cielo non abbandonava mai quest'anima. Gli angeli e i santi la
incoraggiavano, Maria la visitava, l'istruiva e la consolava; il Salvatore stesso si
degnava di manifestarsi a lei, con le sue apparizioni e la preparava a nuovi
combattimenti, seguiti sempre da nuove vittorie.
Nel momento di queste visite soprannaturali, la novizia diceva cose sublimi: «la santa
Vergine, esclamava un giorno, mi ha insegnato che l'obbedienza ci preserva sempre da
ogni male e da ogni trappola di Satana. Per guadagnarsi il regno dei cieli, in religione
sono necessarie tre cose: la prima, è l'obbedienza, attraverso essa, noi rimaniamo
sempre nella retta via. La seconda, è l'umiltà. Con un atto di obbedienza, noi
acquistiamo l'umiltà per un mese; attraverso un atto di disobbedienza, noi perdiamo
l'umiltà per un anno. Senza l'umiltà, noi siamo ciechi, nelle tenebre; invece, con
l'umiltà, l'anima marcia nella notte come di giorno: l'umiltà è la nostra luce. La terza, è
la carità». Una sorella le domandò: E la penitenza? Rispose: «È il demonio che
talvolta la ispira, allo scopo di fare in seguito mancare alla Regola. Quando chiediamo
un permesso, la prima parola della Priora è da Dio. Se noi facciamo un'osservazione,
la seconda parola è del nostro io, e se noi insistiamo, la terza parola, è del demonio».
Il Signore le mostrò, un giorno, come la sua collera stava per scoppiare. La giovane
suora gridò: «Signore, risparmia gli uomini. Mettimi nel fuoco, ma lascia cadere il
fulmine dalle tue mani. Gli uomini non comprendono il male che fanno, sono ciechi».
E aggiungeva: «La parola di Dio fa tremare il cielo e la terra. Gesù diceva: non sono io
che scelgo l'inferno per voi; voi stessi fate questa scelta. Non un'anima si perde senza
che io le abbia parlato mille volte nel cuore. Io sono venuto sulla terra, mi sono
rivestito della vostra natura, mi sono fatto fanciullo, obbediente, povero, umiliato. Ho
tutto sofferto per voi. Non sono io che vi ho perduti, siete voi stessi che vi siete
perduti». Ed ella ripeteva: «Signore, salva il mondo, non amare me sola, gettami nel
fuoco per salvare gli uomini», e piangeva e singhiozzava.
La beata Margherita Maria le apparve qualche ora dopo: «Margherita, le disse la
novizia in estasi, sulla terra io non sono che una povera cieca; qui vedo, sì, io vedo il
serpente. Egli non può colpirmi e io rido di lui. Margherita, dì alla Madre nostra di
farmi una piccola visita». Ella fu esaudita. Santa Teresa le apparve. Suor Maria la
salutò con trasporto; e si inchinò dicendole: «Madre mia, benedicimi», e riprendendosi

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subito: «Madre mia, non benedire solo me, benedici tutte; benedici le altre prima
di me; amale tutte come ami me». Prima che santa Teresa scomparisse, la suora le
domandò: «Madre mia, sai se la santa Vergine verrà a visitarmi? Di grazia, Madre
mia, dille di venire, dille di venire».
Maria venne. Era con nostro Signore e con san Giuseppe. La novizia si volse prima a
questi: «Padre Giuseppe! e tu non mi dici nulla? Parla, parla, ti ascolto». San Giuseppe
le parlò della Chiesa, del Santo Padre, dei peccatori. Dopo un istante di attenzione, ella
emise delle esclamazioni dolorose. E volgendosi a Maria: «Madre mia, le disse con
aria supplichevole, prega. Il mondo è cieco, non capisce il male che fa. Madre mia,
trattieni le mani del Tuo divin Figlio; impediscigli di lanciare il fulmine». Gesù non si
lasciava intenerire; enumerava i crimini che provocavano il suo giusto sdegno: «tutto
ciò è vero, diceva la novizia, con il viso inondato di lacrime; ma perdona, Signore,
perdona».
L' indomani il sabato, scongiurò la beata Margherita Maria di concederle di ac-
compagnare la santissima Vergine in Purgatorio.
Il permesso fu accordato; solamente, prima di unirsi alla processione che seguiva la
Madre di Dio, disse alla Priora: «La santa Vergine le chiede per me il permesso di
accompagnarla in Purgatorio». La Priora, si capisce, si guardò bene dal rifiutarlo. La
novizia entrò subito in un profondo silenzio; lo interruppe ogni cinque minuti per dire:
«Gloria a Maria! Gloria a Gesù! Gloria al Padre celeste!». Altre volte, esclamava:
«Signore, benedicici; benedici la Chiesa della terra e la Chiesa del cielo!». E alla fine:
«Ecco la mia Mamma del cielo che viene ad incoronarmi». Nel dire queste parole, si
piegò e sgorgò del sangue intorno alla testa a forma di corona.
«Margherita, disse in seguito alla beata, ti racconto la mia visita in Purgatorio. Ero
l'ultima della processione, ma tutti coloro che la componevano mi amavano molto.
Allorquando Maria è entrata in Purgatorio, tutte le anime erano gioiose, tutte parevano
sperare la loro liberazione. L'una diceva alla santa Vergine: Madre, non Ti ho
conosciuta abbastanza. Un'altra: Madre, io non Ti ho pregato abbastanza. Tutte le
anime parlavano a Maria, e Maria rispondeva a tutte le anime. Impossibile ripetere le
parole di Maria. Quanto è buona mia Madre!».
La novizia aveva annunciato che una processione celeste avrebbe sfilato davanti a lei
quel giorno. Verso le due del pomeriggio, la processione apparve. La suora salutò
ciascuna delle anime beate che la componevano. La sua gioia era traboccante. Quando
scoprì san Francesco d'Assisi, gridò: «Anche tu, Francesco, hai cinque rose», in-
dicando le sue stimmate. Molti consigli le furono dati; ella li ripeteva alla beata Mar-
gherita, con la quale durante le sue estasi ininterrotte ella si credeva sempre sola.
I
«Margherita, le diceva, san Tommaso mi ha dato tre pratiche sulla fede:
1. Guardate Gesù che scende sull'altare durante la messa, discende tramite la parola
del sacerdote. Credete che viene per nutrirvi e che, con lui, niente può mancarvi. Egli è
là come un bambinello; ed è tutto per voi: andate a lui.
2. La fede, quanto è bella, potente! Un'anima che possiede la fede può fare tutto, Dio
le accorda tutto. Guardate le bestie: quando nascondono le loro provviste, hanno cura
di non essere viste, ammucchiano d'estate in vista dell'inverno. Come la bestia attende
la sua soppravvivenza da ciò che ha nascosto sotto terra, credete che Gesù vi nutrirà,
se andrete al santo Tabernacolo dove è nascosto per voi e dove vi attende.

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