. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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IL PICCOLO NULLA

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 21:26
31/03/2013 22:23

Vita della Beata Maria di Gesù Crocifisso (1846-1878)
IL PICCOLO NULLA
Vita della Beata Maria di Gesù
Crocifisso (1846-1878)
PATRIARCHATUS LATINUS
JERUSALEM
  • È per Noi una vera gioia presentare alpubblico la traduzione in italiano, curatadalla Dott. Tina Rizzonedella
"vita di Suor MariadiGesùCrocifisso",composta da P. Estrate, s.c.j.:
la biografia più completa che possediamo della nostra beata.
L'attualità del messaggio di Suor Maria è sempre più grande. Questa piccola galilea,
morta giovanissima nel Carmelo di Bethlemme, è venerata non soltanto
inTerra Santa e nel MedioOriente, ma intutta la Chiesa.
Quale è il segreto della sua santità? Suor Maria ha vissuto profondamente il Vangelo e
specialmente le Beatitudini del Cristo. È stata come un fiore evangelico che è
germogliato in questa terra del Vangelo. Il Papa Giovanni Paolo II ha così riassunto il
messaggio di Suor Maria: "Le Beatitudini trovano in lei il loro compimento. Nel
vederla sembra che Gesù ci dica: beati i poveri, beati gli umili, beati coloro che
cercano di servire, beati i miti, beati quelli che costruiscono la pace. Tutta la sua vita
esprime una familiarità inaudita con Dio, l'amore fraterno degli altri e la gioia, che
sono i segni evangelici per eccellenza" (Discorso ai pellegrini di Terra Santa, 14
novembre 1989).
Questo messaggio è sempre attuale. La nostra società ha bisogno di ascoltare le
Beatitudini del Signore. "Lei, dice ancora Giovanni Paolo II, che è stata spesso
malmenata dagli avvenimenti e dalla gente, non ha smesso di seminare la pace, di
riavvicinare i cuori. Voleva essere la piccola sorella di tutti".
Il suo esempio è prezioso nella nostra società dilaniata e divisa che cade facilmente
nell'ingiustizia e nell'odio.
Lo Spirito delle Beatitudini ha dilatato il cuore della nostra piccola Suor Mariani e l'ha
riempito di fiducia e di amore. Potessimo anche noi seguire le sue tracce!
+ Michel Sabbah, Patriarca
Gerusalemme, 25.12.1999

CASA GENERALIZIA CARMELITANI SCALZI
CORSO D'ITALIA, 38 - 00198ROMA PRESENTAZIONE

Nel presentare questa biografia della beata Maria di Gesù Crocifisso (Miriam
Baouardy) mi torna spontaneo alla memoria un aneddoto letto tempo fa, che ci
permette di avvicinarci ai santi e di comprendere la loro missione nella Chiesa e nel
mondo.
Si racconta che una volta una mamma, portando suo figlio piccolo a visitare diverse
chiese della città, gli disse che tutte le persone raffigurate nelle vetrate erano santi.
Questo impressionò il bambino. In seguito, quando un amico di famiglia gli chiese che
cosa era un santo, il bambino rispose con semplicità: «Un santo è una cosa che
trasmette luce».
Esaminando la vita dei santi ci rendiamo conto della verità di questa immagine
infantile: i santi brillano e abbelliscono, come la luce, il panorama del mondo. La
beata Maria di Gesù Crocifisso adempie da un angolo della Terra Santa, Betlemme,
luogo della nascita di Gesù, la missione di far risplendere, nella trasparenza della sua
vita, come una vetrata multicolore, la luce di Dio. In effetti, una delle caratteristiche
del suo cammino di santità fu sperimentare e testimoniare che Dio si dà gratuitamente,
come la luce del sole; lo si deve solamente lasciar penetrare nel cristallo della nostra
vita affinché lo attraversi e lo illumini anche per gli altri. Ella giunse alla santità non
per mezzo di una vita lunga e densa di meriti. Seppe unicamente aprirsi alla luce di
Dio nella sua vita e accettare la sua volontà in un'esperienza profonda di fede,
speranza e amore.
Gli insegnamenti della beata Maria di Gesù Crocifisso diventano più vivi quando ci
avviciniamo alla sua vita concreta. Scopriamo che lei, come noi, nella sua esistenza
terrena, assieme agli aspetti positivi sperimentò limitazioni e dovette districarsi,
guidata dalla fede e dall'amore di Dio, in tutto ciò che costituisce la trama di ogni
giorno.
È caratteristica nella sua vita l'esperienza della gratuità di Dio che si comunica ai
poveri e ai semplici e rivela loro i segreti del Regno (cfr Mt 11, 25). Molte cose
straordinarie appaiono nella vita della "piccola Araba", ma tutte si orientano allo
stesso fine: a un'esperienza di Dio che si comunica ai piccoli e agli umili e manifesta
loro i suoi segreti, dà loro la sapienza del Vangelo e li aiuta a crescere nell'amore e nel
servizio del prossimo.
Ornata di grazie mistiche fin dall'infanzia, la beata Maria di Gesù Crocifisso visse
come suora conversa in continua intimità con Gesù Cristo in mezzo alle umili
occupazioni della vita quotidiana. Sperimentò, anche nelle prove più difficili, la bontà
e la fedeltà di Dio che le comunicava pace e gioia in mezzo alla sofferenza. In tal
modo poté testimoniare nella sua vita ciò che aveva detto Gesù: «Prendete il mio
giogo su di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo per
le vostre anime. Infatti il mio giogo è soave e il mio carico leggero» (Mt 11, 29-30).
All'inizio del terzo millennio la vita della "piccola Araba" può aiutarci a tornare
all'essenza del Vangelo: amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l'anima e con
tutte le forze e il prossimo come noi stessi (cfr Mt 22, 36-40). Il suo messaggio è un
messaggio di pace e di fraternità in un mondo di divisione e di odio; un
messaggio di fiducia nel Signore in mezzo alle angustie e alle insicurezze
dell'esistenza umana.
Questa nuova edizione della biografia della beata Maria di Gesù Crocifisso, scritta dal
suo confessore padre Pierre Estrate, è arricchita da una documentazione finora inedita
e da una serie di fotografie che ci situano nell'ambiente in cui ella visse. Ci aiutano
inoltre a rivivere le reazioni dei cristiani di oggi in Terra Santa al momento della
beatificazione della piccola Miriam, figlia di una regione che cerca vie di libertà e di
pace.
Mi congratulo con i promotori e con i responsabili del Messaggero di Gesù Bambino
di Praga di Arenzano per questa magnifica iniziativa che si aggiunge ad altre edizioni
relative ai santi del Carmelo ottimamente preparate e illustrate.
La "piccola Araba" benedica questo lavoro, la cui lettura aiuti quanti si avvicinano a
lei attraverso il libro a vivere lo spirito delle beatitudini, l'unico che può aiutare a
trovare vie di giustizia, di pace e di riconciliazione nel mondo di oggi.
P Camilo Maccise o.c.d. Preposito Generale Roma, 1 ottobre 2000
CRONOLOGIA
Beata Maria di Gesù Crocifisso (Maria Baouardy, 1846-1878)
1846 5 gennaio. Nascita ad Ibillin, nell'alta Galilea. 15 gennaio. Battesimo e Cresima.
1849 Rimane orfana di entrambi i genitori.
1854 Si trasferisce ad Alessandria d'Egitto con lo zio paterno. Confessione e Prima
Comunione.
1959 Rifiuta decisamente convenienti nozze.
È colpita gravemente al collo da un turco, perché si professa cattolica.
1859-62 Peripezie varie: a servizio presso diverse famiglie ad Alessandria, a
Gerusalemme, a Beirut.
1863 A Marsiglia come serva presso la famiglia Nadjar.
1865 Entra fra le Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, a Marsiglia.
1867 giugno. Entra nel carmelo di Pau (diocesi di Bayonne).
27 luglio. Vestizione come corista, ma poi come conversa.
1868 24 maggio. Episodio della trasverberazione del cuore.
26 luglio - 4 settembre. Possessione diabolica.
5-8 settembre. Presenza di uno «Spirito celeste».
1870 21 agosto. Partenza per l'India.
Fine novembre. Arrivo a Mangalore (nel Malabar).
1871 giugno. Possessione diabolica.
21 novembre. Professione religiosa (la prima di una carmelitana in India!).
1872 3 agosto. Violazione (materiale) della clausura.
settembre. Rinviata a Pau.
1875 20 agosto. Partenza per la Palestina.
24 settembre. In clausura provvisoria a Betlemme.
1876 24 marzo. Posa della prima pietra del nuovo carmelo di Betlemme. Matrimonio
spirituale.
21 novembre. Inaugurazione del nuovo carmelo sulla collina di David.
1878 aprile. Viaggio a Emmaus, monte Carmelo, Ibillin, Nazareth, Tabor, Betlemme.
21 agosto. Caduta nell'orto del monastero di Betlemme, con frattura del braccio e
successiva, inarrestabile, cancrena.
26 agosto. Muore all'alba. Estrazione del cuore. 27 agosto. Sepoltura.
novembre. Trasporto del cuore a Pau. 1983 19 luglio. Esumazione.
13 novembre. Beatificazione.


CAPITOLO I
Nascita e primi anni di suor Maria di Gesù Crocifisso (1846-1858)
La bambina meravigliosa di cui noi incominciamo a raccontare la storia nacque il 5
gennaio 1846, ad Ibillin, piccolo villaggio situato ad una ventina di chilometri a nord-
ovest di Nazareth. La sua famiglia, originaria di Damasco e del monte Libano,
professava un attaccamento inviolabile alla fede cattolica. Molte volte i genitori di
questa bambina furono spogliati dei loro beni da parte dei persecutori della loro
religione, gettati in prigione ed esiliati. E Dio li provava ancora ma per un altro verso.
Giorgio Baouardy e Maria Chahyn (sono i nomi di questi due giusti) avevano visto
morire in tenera età dodici figli, frutto del loro santo matrimonio, e il loro cuore per
dodici volte era stato spezzato. Durante uno dei loro esili ad Ibillin, la madre ebbe
l'ispirazione di chiedere a Dio una figlia, e suo marito, approvando questo pensiero,
disse: Andiamo a piedi a Betlemme, per sollecitare questa grazia alla santissima
Vergine; promettiamole, se ci esaudirà, che la chiameremo Maria e che offriremo a
Dio una quantità di cera uguale al peso che avrà all'età di tre anni. I due sposi
intrapresero insieme questo pellegrinaggio, arrivarono a Betlemme e scesero nella
grotta per pregare. La santa Vergine udì la loro supplica e diede loro una figlia, la
quale fu battezzata nella chiesa di Ibillin, secondo il rito greco-cattolico. Ricevette il
nome di Maria. Questa bambina, ottenuta grazie all'intercessione della Madre di Dio,
la vedremo, chiamata da Gesù, venire a Betlemme per morirvi in qualità di figlia di
santa Teresa. Alcuni anni dopo la sua nascita, Dio accordava ancora ai suoi genitori la
grazia di un figlio che fu chiamato Paolo.
La piccola Maria non aveva compiuto tre anni, che già il Signore la colmava di grazie
singolari. Tutta presa dal pensiero di Dio, la si vedeva allontanarsi dalle distrazioni
delle creature e cercare la solitudine; sospirava come un'anima presa dalla nostalgia
del Cielo. Il Signore non tardò a sottomettere questa bambina così piccola a prove
molto dolorose delle quali non perse mai il ricordo. Suo padre cadde gravemente
ammalato. Per ricompensarlo, Dio volle chiamare a sé questo fedele servitore che
chiese e ricevette con la più viva fede gli ultimi sacramenti. Pienamente rassegnato
alla volontà divina, consacrò a Gesù la propria vita, quella della sua donna e dei suoi
due figli. Quando comprese che l'ultimo momento era prossimo, chiamò Maria, la
prese per il braccio, e, morente girò il suo sguardo verso un'immagine di san Giuseppe
dicendo: Grande Santo, eccoti la mia bambina, la santa Vergine è sua Madre, degnati
di vegliare su di lei anche tu; sii suo Padre. «Queste parole, ci raccontava con gli occhi
pieni di lacrime Maria, divenuta religiosa, le sento ancora, e sebbene fossi molto
giovane, si sono impresse nel mio cuore». Dopo averle pronunciate, il padre spirò: era
un sabato, giorno consacrato alla santa Vergine. La sua sposa non sopravvisse a lungo
a questa perdita dolorosa: morì anche lei, un sabato. Maria poteva dire oramai con il
Salmista: «Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha preso
sotto la sua protezione». Uno zio paterno l'accolse a casa sua, ad Ibillin e suo fratello
fu affidato ad una zia materna la quale abitava nei pressi di quello stesso
villaggio.
In questa nuova famiglia, dove non le mancava niente, Maria soffriva tuttavia di
sapersi orfana e invidiava la sorte dei suoi cugini che potevano, in tutta verità, chia-
mare i loro genitori con i dolci nomi di papà e mamma. Per consolarla, le si ricordava
frequentemente che la santa Vergine era la madre per eccellenza degli orfani. Così, la
pregava sovente, dicendole con incantevole semplicità che ella era due volte sua
Madre, poiché non ne aveva più una in terra. Ogni sabato, dall'età di cinque anni
digiunava in suo onore non prendendo alcun nutrimento fino al pasto della sera; e
ancora rifiutava tutti i piatti raffinati che le venivano presentati, dicendo che le
facevano male (male all'anima, pensava), e i suoi parenti non la forzavano, perché la
credevano malata.
La Madre di Dio provò con un prodigio quanto apprezzasse quest'atto di morti-
ficazione. Maria amava deporre davanti alla Sua immagine i fiori più belli e più
profumati; aveva cura di rinnovarli spesso, in modo che fossero sempre freschi. Un
giorno, si accorse che quei fiori avevano messo radici, che erano persino cresciuti e
che espandevano un profumo molto soave. Presa dalla gioia e dalla riconoscenza, non
immaginando per niente che il prodigio era dovuto alla sua mortificazione e alla sua
innocenza, corse verso suo zio per dirglielo. Profondamente commosso da questo
segno di predilezione della Vergine per sua nipote, questi si premurò di riunire le
persone della sua casa, e anche alcuni vicini: tutti insieme, con una candela in mano,
ringraziarono Gesù e la sua divina Madre. Il parroco della parrocchia era stato
convocato prima di tutti. Temendo che il demone della vanità venisse ad impossessarsi
dell'anima della piccola Maria, quest'uomo di Dio le rivolse rimproveri severissimi
dichiarandole che solo i suoi peccati avevano potuto far accadere un avvenimento così
singolare. Si vide subito quest'angelo, più notevole per la sua umiltà che per la sua
innocenza, cadere in ginocchio incrociando le mani e chiedere perdono, con la grande
ammirazione di tutti i presenti.
Le creature, che sono spesso per tanti altri un diaframma, che nasconde loro Dio,
quando non divengono una pietra d'inciampo, non erano, per Maria, che un chiaro
specchio che le mostrava il suo Creatore, e una scala i cui gradini la avvicinavano al
Cielo. Si sarebbe detto che non fosse stata toccata dal peccato originale.
Essendosi accorta, nel suo amore per la pulizia, che degli uccelli, che le erano stati
regalati per distrarla, non si lavavano mai, volle render loro questo servizio.
Essi morirono tutti. Desolata, andò a seppellirli in fondo al giardino. Mentre stava
facendo questo lavoro, sentì una voce dirle: È così che tutto passa! se vuoi darmi il tuo
cuore, io vi resterò sempre. Queste parole si impressero nella sua anima e furono in
seguito quelle che amava ripetere di più.
Non ci si stupisce se da quel giorno Maria non provò che disgusto per tutte le vanità
del mondo. Occuparsi della sua toeletta per lei era come un supplizio. Diceva fra sé
con tristezza, considerando i suoi ricchi vestiti: «Perché coprire così un corpo che deve
diventare il cibo dei vermi?» Il pensiero della morte non la lasciava mai. Il suo gioco
preferito consisteva nello scavare con le mani una fossa, dove poi si stendeva, col
rischio di sporcare il suo vestito bianco, ciò che le attirava i rimproveri della sua
governante negra.
Il desiderio di sofferenza si svegliò in lei all'età di sei anni. Nuova Teresa, avrebbe
voluto morire martire per andare più presto in Cielo. Obbligata più tardi, per ob-
bedienza, a dire tutto quello che la riguardasse, confessava ingenuamente che aveva
pensato di gettarsi dalla finestra, allo scopo di arrivare più velocemente nell'eternità:
«Non sapevo, aggiunse, che il buon Dio lo proibisce».
Aveva creduto di comprendere che Nostro Signore esaudisce, la notte di Natale, tutto
ciò che gli si chiede. Pertanto, in quella notte si nascose nel giardino, chiedendo
incessantemente molte grazie: in special modo quella di morire per la fede.
Una virtù così rara doveva necessariamente distinguerla dai bambini della sua età,
come l'episodio seguente sembra provare. Un eremita, sconosciuto e che non si rivide
mai dopo, aveva ricevuto ospitalità presso la sua famiglia. Prima che partisse, gli
furono presentati i bambini perché li benedicesse; alla vista della piccola Maria fu
colto da una emozione indefinibile, le prese le mani, le strinse fra le sue, e dopo un
momento di silenzio, disse a suo zio: Vi scongiuro, prendetevi una cura tutta
particolare di questa bambina, e senza altre spiegazioni, uscì.
Dio stesso mostrava con prodigi quanto quella creatura fosse gradita al suo cuore.
Rimasta, un giorno, sola nella sua camera, dove la cameriera negra le aveva appena
servito un piatto di crema, Maria, come al solito, mentre consumava il suo pasto aveva
il pensiero rivolto a Dio. Diceva tra se e se piangendo: «Ah! se fossi morta come i
miei piccoli fratelli, sarei in Cielo, invece andrò forse all'inferno». Mentre era immersa
in questi pensieri, un enorme serpente, attirato dall'odore del latte, salì sul tavolo: «Ero
molto piccola, raccontava, ma nello stesso tempo così assorta nelle mie riflessioni, che
non provai il minimo spavento. Considerando quella bestia una creatura del buon Dio,
presi la sua testa con le mani e l'affondai nel mio piatto di crema senza che la bestia mi
facesse alcun male». La vista del serpente fece emettere un grido di spavento alla
cameriera, ritornata nel frattempo. Tutti accorsero, mentre il serpente fuggì. Solo la
bambina, tranquilla, non poté spiegarsi lo sgomento dei suoi. Dio permise così che il
serpente, simbolo della nostra rovina, diventasse innocuo davanti alla sua innocenza.
Un altro fatto ci proverà come il Signore, grazie a questa bambina, salvò la vita a tutta
la sua famiglia. Lasciamo che parli lei stessa. «Durante il sonno, raccontava, mi
sembrò di vedere entrare in casa di mio zio un uomo che gli aveva venduto un pesce;
mi fu detto che quel pesce era avvelenato e che tutti quelli che ne avessero mangiato,
sarebbero morti avvelenati. Immaginate il mio stupore, quando, 1' indomani mattina,
scorgo quello stesso uomo che portava un pesce assolutamente somigliante a quello
del sogno. Raccontai tutto a mio zio, che non tenne alcun conto di questa fantasia di
bambina, e comprò il pesce dando ordine di prepararlo. Raddoppiai le suppliche,
chiedendo con le lacrime agli occhi di essere la prima ad assaggiarlo e sperando così
di salvare i miei parenti. Mio zio finì per cedere. Fece esaminare il pesce con cura, e
ne fu chiaramente constatato l'avvelenamento. In fondo al mio cuore, benedico Dio per
avere rivelato ad un piccolo nulla come me, il modo di preservare la mia famiglia da
morte sicura».
Maria aveva otto anni. Da più di un anno, si confessava tutte le settimane ma la sua
felicità non era completa: Desiderava l'Eucarestia e non cessava di attendere l'ora
benedetta in cui avrebbe ricevuto il suo Gesù. Provando una santa invidia per le anime
che andavano a ricevere il buon Dio, le seguiva con gli occhi e con il cuore e diceva
con tristezza: «Quando ti incontrerò, o mio Gesù? Quando potrò introdurti nel mio
cuore? Ah! non ho che otto anni e non ci si comunica per la prima volta che a
dodici anni. Quattro anni di attesa! sono troppi! Affretta, affretta quest'ora, Gesù!
Scendi presto nella mia anima».
Ogni sabato, dopo la confessione, domandava al sacerdote la grazia della comunione,
e ogni volta questi le rispondeva invariabilmente: Lo permetto, mia piccola bambina,
ma un po' più tardi. Questa risposta non la soddisfaceva molto, ma le lasciava una
speranza. Egli ha detto che sarà un po' più tardi, si ripeteva, forse sarà sabato
prossimo. Durante una settimana in cui aveva più speranza di essere esaudita, si
preparò a questo grande atto con doppio fervore. Separata il più possibile dai suoi
cugini, si dedicò alla preghiera e al digiuno; tutta la notte del venerdì la consacrò
all'orazione. Meglio vestita del solito, si recò in chiesa, l'indomani mattina, per
confessarsi; come sempre, rifece la sua richiesta per la comunione, mentre il cuore le
batteva molto forte, il sacerdote le disse: Lo permetto e dimenticò di aggiungere: ma
un po' più tardi. Venuto il momento dalla gioia corse alla sacra Mensa, e, senza essere
vista dalla sua domestica negra, prostrata, ricevette il suo Gesù sotto forma di un
bambino. Solo gli angeli potrebbero spiegarci il primo abbraccio del Salvatore e di
quest'anima. Maria era molto felice, ma occorreva che quella felicità potesse
continuare. Il sabato seguente, domandò al suo confessore di potersi ancora
comunicare. Il sacerdote, stupito, le disse in tono severo: L'hai già fatto? «Sì, Padre
mio», rispose la candida bambina. E chi te lo ha permesso? «Lo ha fatto lei stesso,
Padre mio, sabato scorso. Le ho chiesto questa grazia, come al solito, e lei mi ha
risposto: Lo permetto, mia bambina, senza aggiungere come le altre volte: Ma un po'
più tardi. Io, dunque, ho creduto che me lo permettesse. Per favore, Padre mio, ora che
ho ricevuto e gustato Gesù, non me ne privi più, mi lasci comunicare». Commosso da
un simile linguaggio da parte di una bambina così favorita da Dio, il sacerdote le
concesse la comunione ogni sabato, raccomandandole tuttavia di non rivelarlo a
nessuno, neanche ai suoi parenti, che avrebbero potuto scandalizzarsi. Lei custodi
fedelmente il suo segreto. Quando il tempo ordinario della prima comunione arrivò,
Maria si lasciò festeggiare come gli altri bambini della sua età.
Suo zio, a quell'epoca, stava per stabilirsi definitivamente ad Alessandria con tutta la
sua famiglia.



CAPITOLO II
Maria rifiuta di sposarsi - Persecuzioni - Martirio
Guarigione miracolosa - Visita ai Luoghi Santi - Lavoro come domestica
Quando Maria compì tredici anni, suo zio la fidanzò a un suo parente, ma la fanciulla
aveva già da tempo promesso a Dio la sua verginità, e quando le si disse che il
matrimonio stava per rapire quel suo fiore angelico, dichiarò con tutte le sue forze che
voleva rimanere vergine. Prostrata a terra per tutta la notte, versando un torrente di
lacrime, scongiurava la sua Mamma del Cielo di soccorrerla. Tutto ad un tratto, udì
una voce che le disse: Maria, io sono sempre con te: segui l'ispirazione che ti dò, io ti
aiuterò. Allora Maria si alzò piena di coraggio e tagliò i suoi lunghi capelli. Il velo,
che soleva portare, nascose questo gesto ai suoi parenti. Una grande cena fu
organizzata in occasione delle nozze che dovevano celebrarsi prossimamente; era
d'uso in questa circostanza che la fidanzata, ornata dei suoi gioielli, offrisse il caffè
agli invitati. Al posto del caffè Maria offrì allo zio, in un grande vassoio, i suoi capelli
ornati di gioielli. Lo zio furioso la schiaffeggiò; tutti gli invitati non vedendo
in questo gesto che un fervore passeggero, l'esortarono a mostrarsi docile alla volontà
dei suoi parenti: ella rimase inflessibile.
Invano lo zio la confinò fra gli ultimi domestici della casa, e ordinò di maltrattarla;
invano la tenne lontana dalla chiesa e dai sacramenti: l'eroica fanciulla resisté a tutto, e
soffrì con gioia per il suo Gesù. «Trattata, ci raccontava, come l'ultima delle
domestiche, sia nel vestire, che nel nutrimento; totalmente separata dai miei, occupata
in lavori ai quali non ero mai stata abituata, privata della Messa e dei sacramenti,
biasimata perfino dal mio confessore, che considerava la mia decisione solo
testardaggine; abbandonata da tutti, condannata da tutti, la mia anima sovrabbondava
di gioia; il mio coraggio cresceva in misura delle dure prove, perché mi dicevo che le
mie sofferenze non erano minimamente paragonabili a quelle di Gesù. Mi sembrava
che un uccellino cantasse sempre nel mio cuore».
Dopo tre mesi di questa umiliante vita, il desiderio di rivedere suo fratello la spinse a
scrivergli, affinché venisse a trovarla. Fece scrivere la lettera e la portò ad un Turco,
antico domestico dello zio, il quale abitava poco lontano dalla casa e doveva recarsi
nel paese di Paolo. Conoscendo bene la madre e la moglie di quest'uomo, Maria non
temette di andare a trovarlo da sola. Dopo avere consegnato la sua lettera, la fanciulla
avrebbe voluto andarsene; ma quelle persone la invitarono subito a condividere la loro
cena, ed ella accettò solo per fare loro piacere. Era quasi notte. Naturalmente, si parlò
della situazione ingiusta e crudele che Maria subiva a causa dello zio. Il Turco biasimò
questa condotta con forza e con un fervore indomabile passò presto a biasimare anche
la religione cristiana. Maria, le disse con calore, perché restare fedele ad una religione
che ispira simili sentimenti? Abbraccia la nostra. «Mai, gridò Maria con un'energia
sovrumana; io sono figlia della Chiesa cattolica, apostolica e romana, e spero, con la
grazia di Dio, di perseverare fino alla morte nella mia religione che è la sola vera». Il
Turco ferito nel suo fanatismo e divorato dalla rabbia, con un calcio rovesciò Maria a
terra, e impugnando la sua scimitarra, le tagliò la gola. Aiutato dalla madre e dalla
moglie, il barbaro avvolse la ragazza nel suo grande velo, e portatala fuori, la gettò,
favorito dalle tenebre, in un luogo abbandonato. Era il 7 settembre 1858.
Mentre questo crimine si consumava sul corpo di Maria, la sua anima fu rapita: «Mi
sembrava, raccontava, di essere in Cielo: vedevo la santa Vergine, gli angeli e i santi
che mi accoglievano con una grande bontà; vedevo anche i miei genitori in mezzo a
loro. Contemplavo il trono fulgido della Santa Trinità, e Gesù Cristo nostro Signore
nella sua umanità. Non vi erano né sole, né lampade, eppure tutto brillava di un
chiarore indescrivibile. Gioivo di tutto quello che vedevo, quando, ad un tratto,
qualcuno venne da me per dirmi: Tu sei vergine, è vero, ma il tuo libro non è ancora
finito. Aveva appena finito di parlare, che la visione scomparve, e io rinvenni. Mi
trovai, trasportata senza sapere né come né grazie a chi, in una piccola grotta solitaria.
Coricata su un povero letto, vidi accanto a me una religiosa, che aveva avuto la carità
di cucirmi la ferita del collo. Non l'ho mai vista né mangiare né dormire. Sempre
accanto al mio capezzale, in silenzio mi curava con il più grande affetto. Era vestita di
un bell'abito ceruleo, trasparente e come cangiante; il velo era dello stesso colore. Ho
visto da allora molti vestiti religiosi diversi, ma nessuno che assomigliasse al suo.
Quanto tempo trascorsi in quel luogo? non saprei dirlo con precisione; credo di esservi
rimasta circa un mese. Non mangiai nulla durante quel periodo, a rari intervalli, la
[Modificato da MARIOCAPALBO 08/04/2013 21:24]

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